Precisiamo che articoli, recensioni,
comunicazioni, eventi, appuntamenti... e quant'altro vengono da noi pubblicati
non in base ad una adesione ideologica o morale, ma solo
se ce ne viene fatta esplicita richiesta (anche con una semplice
comunicazione fatta alla nostra Redazione a scopo di pubblicazione),
pur rimanendo noi liberi di soddisfare o meno i desiderata.
|
|
Il terribile maremoto che
ha colpito i paesi del sud-est asiatico ha commosso tutti gli italiani,
ma a ben pochi ha fornito una occasione di vera riflessione. PF Palmisano |
C'è
qualcuno che abbia sentito nel corso dei lunghi e dettagliati rapporti
televisivi chiedere aiuto a Dio, o semplicemente mominarLo??? "Non
c'è stato nemmeno per ferro vecchio"!!! Nonostante
tutto non ci si è voluto ricordare di Dio, con caparbia suberbia
non si è voluto ricorrere al suo aiuto... La Redazione |
Al
riguardo della lirica che Voltaire scrisse in occasione del terribile
terremoto che sconvolse Lisbona nell'anno 1755, |
Tutti i filosofi del nostro secolo non parlano che di leggi invariabili; lo credo bene: il loro unico scopo è quello d'impedire all'uomo di pregare, e questo è il mezzo infallibile per riuscirvi. Da ciò deriva la collera di questi miscredenti, quando predicatori o moralisti si fanno premura di dirci che i flagelli materiali di questo mondo, come le eruzioni vulcaniche, i terremoti, [i maremoti] ecc., sono punizioni divine. Essi vorrebbero convincerci che era rigorosamente necessario che Lisbona fosse distrutta il 1° novembre 1755, così come era necessario che in quello stesso giorno il sole si levasse. [...] Scrive Voltaire nel suo poema sul disastro di Lisbona: |
No, non offrite più al mio cuore in ansietà
queste immutabili leggi della necessità, questo nesso di corpi, di spiriti e di mondi: o, sogno dei sapienti, o deliri profondi! Dio regge la catena e non è incatenato: tutto da sua benigna scelta è determinato; libero è, giusto, privo d'implacabil rancore. |
Fin
qui, non si saprebbe dir meglio; ma, come se si pentisse di aver parlato
ragionevolmente, aggiunge subito:
|
Perché dunque soffriamo sotto un equo signore?
Ecco il nodo fatale che noi dovremo sciogliere. |
Cominciano le domande temerarie: "Perché
soffriamo sotto un equo signore?". Il Catechismo e il senso comune
rispondono all'unisono: "Perché lo meritiamo". Ecco il
"nodo gordiano" sciolto con saggezza, e non ci si scosterà
mai da questa soluzione senza vaneggiare. Invano lo stesso Voltaire griderà:
|
|
Direte voi, vedendo le vittime ammucchiate:
"Dio si vendica: le lor colpe son castigate"? Qual crimine o colpa han mai commesso questi infanti Sopra il seno materno schiacciati e sanguinanti? |
Quale insensatezza! Quale mancanza di approfondimento
e di analisi! Senza dubbio vi erano bambini a Lisbona come ve n'erano
a Ercolano l'anno 79 della nostra era, come ve n'erano a Lione qualche
tempo prima, o come ve n'erano, se volete, al tempo del diluvio. Quando
Dio punisce una società, qualunque essa sia, per i delitti che
ha commesso, egli attua la giustizia come facciamo anche noi in questi
casi, senza che a nessuno venga in mente di lamentarsi. Una città
si ribella: massacra i rappresentanti del sovrano, gli chiude le porte
in faccia, si difende contro di lui, viene domata. Se il principe la fa
smantellare e la spoglia di tutti i suoi privilegi, nessuno biasimerà
quel giudizio col pretesto degli innocenti che vi sono in quella città.
Non dobbiamo mai trattare due problemi alla volta. La città
è stata punita a causa del suo delitto e senza quel delitto essa
non avrebbe sofferto. Ecco una proposizione vera ed indipendente da
tutte le altre. [...] Mi lusingo che Voltaire avesse più di me una sincera pietà per quegli infelici bambini "sopra il seno materno schiacciati e sanguinanti"; ma è pazzia addurli come esempio per contraddire il predicatore che grida: "Dio si è vendicato, questi mali sono il prezzo dei nostri delitti", poiché nulla è più vero in generale. Si tratta soltanto di spiegare perché l'innocente sia coinvolto nella pena inflitta ai colpevoli. [...] D'altra parte io dubito che Voltaire abbia notato che invece di trattare una questione particolare, relativa all'avvenimento di cui si occupava in quell'occasione, ne trattava una generale: si domandava, senza rendersene conto: "perché i bambini, che non hanno ancora potuto né meritare né demeritare, sono soggetti in tutto il mondo agli stessi mali che possono affliggere gli adulti?" [leggendo l'intero libro si capirà che il motivo è da ricercarsi nel peccato originale]. [...] Occorrerebbe dunque guardare ancora più in alto, e domandarsi in virtù di quale causa sia diventato necessario che una folla di bambini muoia prima ancora di nascere; che la metà precisa di quelli che nascono muoia prima dei due anni; e che altri, in numero sempre molto elevato, muoiano prima dell'età della ragione. [naturalmente De Maistre non poteva neppure immaginare che ai giorni nostri sarebbe stato, non solo consentito, ma addirittura pianificato ed organizzato dallo stato, l'assassinio dei bambini nel seno materno!] [...] Volete sentire un altro sofisma sullo stesso argomento? È ancora Voltaire che ve l'offre, e sempre nella stessa opera: |
Lisbona che è scomparsa, è stata più
viziosa
Di Londra o Parigi, immerse in dolce vita e oziosa? Lisbona è inabissata, e a Parigi si danza. |
Gran Dio! Quest'uomo pretendeva che l'Onnipotente trasformasse
le piazze di tutte le grandi città in luoghi di esecuzione? O voleva
che Dio non punisse mai, dal momento che Egli non punisce sempre e dappertutto,
e nello stesso momento?
Voltaire possedeva dunque la bilancia di Dio per pesare il delitti dei re e degli individui, e per determinare esattamente il tempo dei supplizi? E che cosa avrebbe detto questo temerario, se nel momento in cui scriveva queste righe insensate, in mezzo alla città immersa "in dolce vita e oziosa", avesse potuto vedere all'improvviso, in un avvenire a lui tanto prossimo, il Comitato di Salute Pubblica, il tribunale rivoluzionario, e le lunghe pagine del "Moniteur" tutte rosse di sangue umano? [sta parlando della tremenda tragedia della Rivoluzione francese, 1789] [...] Permettetemi di farvi osservare una qualità caratteristica del cristianesimo, che mi sembra giusto citare a proposito di queste calamità di cui stiamo parlando. Se il cristianesimo fosse frutto dell'uomo, il suo insegnamento varierebbe con le opinioni umane; ma poiché esso deriva dall'Essere immutabile, è immutabile come Lui. Certamente questa religione, che è madre di ogni giusta e vera scienza che esista al mondo, si guarda bene dal proibirla o dall'intralciarne il cammino. Ma d'altronde, trovandosi in relazione diretta con il Sovrano, sa di essere fatta per pregare e non per discutere, poiché già sa tutto ciò che deve sapere. La si approvi o la si biasimi, la si ammiri o la si ponga in ridicolo, essa rimane impassibile; e sulle rovine di una città sconvolta dal terremoto grida, nel secolo diciottesimo come nel dodicesimo: "Noi vi supplichiamo, Signore: degnatevi di proteggerci; consolidate con la vostra grazia suprema questa terra scossa dalle nostre iniquità, perché il cuore di tutti gli uomini conosca che è il vostro sdegno che ci invia queste punizioni, così come è la vostra misericordia che ce ne libera". |