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L'empietà dei lumi

di Joseph De Maistre

       Trascriviamo alcuni brani di Joseph De Maistre, tratti da "Saggio sul principio generatore delle costituzioni politiche e delle altre istituzioni umane", un bellissimo libro che, naturalmente, è quasi impossibile reperire in commercio. L'Autore è visto non troppo bene da alcuni, a causa della sua appartenenza giovanile alla Massoneria. C'è da dire che all'epoca non si conosceva fino in fondo la pericolosità di questa setta e che lo stesso De Maistre riconobbe questo suo errore giovanile quando ne intuì la natura malvagia. Il parere di chi scrive questa nota è che, se è vero che dai frutti vanno giudicati gli alberi, il De Maistre ha lasciato nei suoi scritti un patrimonio di saggezza cristiana e cattolica, che sarebbe un peccato dimenticare. Al lettore il giudizio finale.

PF Palmisano


       Nella nostra biblioteca abbiamo anche il testo citato, ma anche noi nutriamo serie riserve sul De Maistre come sul fatto che "all'epoca non si conosceva fino in fondo la pericolosità di questa setta", tuttavia pensiamo che se ne leggiamo le pagine con animo vigile, potremo prenderne il buono... e lasciare il marcio alla Massoneria.

La Redazione


       Sempre vi sono state religioni sulla terra, e sempre vi sono stati degli empi che le hanno combattute; sempre, ugualmente, l'empietà fu un crimine; infatti come non può esserci religione falsa senza una qualche mistione di vero, così non può esserci empietà che non combatta qualche verità divina più o meno sfigurata; ma non può esserci vera empietà, se non in seno alla vera religione; e, per una conseguenza necessaria, l'empietà non ha mai potuto produrre nei tempi passati i mali che essa ha prodotto ai giorni nostri. [...]
       Ora, sebbene vi siano sempre stati degli empi, mai si era avuta, prima del secolo diciottesimo e in seno al cristianesimo, una insurrezione contro Dio; mai, soprattutto si era vista una cospirazione sacrilega di tutti i talenti contro il loro autore. [...]
       Gli uomini di questo secolo hanno prostituito il genio all'irreligione e, secondo la mirabile espressione di san Luigi IX morente, HANNO GUERREGGIATO CONTRO DIO CON I SUOI DONI. [...]
       Fu soltanto nella prima metà del secolo diciottesimo che l'empietà divenne realmente una potenza. [...] Dal palazzo alla capanna, si insinua dappertutto ed infesta tutto. [...]
       Con un prestigio inconcepibile, si fa amare da quegli stessi dei quali è la più mortale nemica; e la stessa autorità, che essa è in procinto di immolare, l'abbraccia stupidamente prima di ricevere il colpo. [...]
       Allora si manifesta per la prima volta quel carattere dell'empietà che appartiene soltanto al secolo diciottesimo; è un odio mortale, è il tono della collera e spesso della rabbia.
       Gli scrittori di quest'epoca, almeno i più notevoli, non trattano più il cristianesimo come un errore umano senza conseguenze, ma lo perseguitano come un nemico capitale, lo combattono ad oltranza: è una guerra a morte; e, fatto che sembrerebbe incredibile se non ne avessimo le tristi prove sotto gli occhi, molti di quegli uomini che si dicevano filosofi si sollevarono dall'odio contro il cristianesimo fino all'odio personale contro il suo divino Autore.
       Essi lo odiarono realmente, come si può odiare un nemico vivente. Due uomini soprattutto [Voltaire e Diderot], che saranno per sempre coperti dagli anatemi della posterità, si sono distinti per questo genere di scelleratezza che sembrava molto superiore alle forze della più depravata natura umana.
       Tuttavia, poiché l'Europa intera era stata civilizzata dal cristianesimo [...] era inevitabile che la filosofia del secolo non tardasse a odiare le istituzioni sociali che non le era possibile separare dal principio religioso.
       È ciò che avvenne: tutti i governi, tutte le istituzioni d'Europa, le spiacquero, perché erano cristiane e nella misura in cui erano cristiane [Sarebbe più giusto dire "cattoliche", ma è probabilmente quel che l'A. intende, considerando il protestantesimo al di fuori della cristianità]. [...]
       E ben presto, di tante voci riunite formandosi una sola voce formidabile, la si udì gridare in mezzo alla colpevole Europa:

   


       "Abbandonaci! Si dovrà dunque tremare eternamente davanti a sacerdoti e riceverne l'insegnamento che piacerà loro impartirci?
       La verità, in tutta Europa, è nascosta dai fumi del turibolo; è ora che essa esca da questa nube fatale.
       Non parleremo più di te ai nostri figli; starà a loro, quando saranno uomini, sapere se tu sei e cosa sei, e cosa domandi loro.
       Tutto ciò che esiste ci spiace perché il tuo nome è scritto su tutto ciò che esiste.
       Vogliamo distruggere tutto e rifare tutto senza di te.        Esci dai nostri consigli, esci dalle nostre accademie, esci dalle nostre case: sapremo bene fare da soli; la ragione ci basta. Abbandonaci!".
   
       Come ha punito Dio questo esecrabile delirio? L'ha punito come creò la luce, con una sola parola.
       — Ha detto: FATE!
       E il mondo politico è crollato...
   
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