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Camillo Langone è un giornalista del "Foglio" che si picca di nutrire simpatie cattolico-tradizionaliste, declinate peraltro unicamente sul piano estetico, ma che dedica anche intere paginate alle sue fantasie e vagabondaggi sessuali e alle delizie della buona cucina: la sua autodefinizione di "erotomane ratzingeriano" lo dipinge alquanto bene. Recentemente, su incarico di Giuliano Ferrara, ha dedicato un'intera pagina, sotto il titolo "Ite, Missa est" all'analisi di una quindicina di Messe, cui ha assistito in giro per l'Italia, alla ricerca della Messa più bella, un po' come faceva Mario Soldati alla ricerca dei cibi genuini. Anche qui, infatti, ogni Messa era valutata con varie icone in numero variabile a seconda della maggioree o minore bellezza della liturgia, dell'omelia e delle partecipazione dei fedeli. |
Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione |
Caro Langone, perchè nella Sua ricerca delle Messe più suggestive ha accuratamente evitato quelle in latino celebrate secondo il rito romano antico, che ormai si possono frequentare in ogni regione? Ciò Le avrebbe risparmiato molte delusioni.
Se non voleva vedere le "chierichettone" nel presbiterio a leggere le letture o addirittura a distribuire la Comunione; • se non voleva vedere l'orrore delle sedie di plastica, degli inginocchiatoi imbottiti, dei gabbiotti che impediscono la vista degli altari; • se non voleva sentire prediche da dopolavoro, che come dice Lei allontanano dalla fede, come quella del duomo di Cremona; • se voleva risparmiarsi aberrazioni come lo spazio della cappella Portinari a S. Eustorgio drammaticamente ridotto per fare spazio alla "tavola di Lutero"; • se non voleva sentire lo stridore infernale delle chitarre elettriche e dei canti beat; • se non voleva vedere i fedeli in piedi per tutta la celebrazione come nel duomo di Parma, nonchè altre consimili nefandezze, perchè non ha visitato nemmeno una delle molte chiese e cappelle (ma ci sono anche case private, in cui preti "preconciliari" celebrano come nelle catacombe al tempo dei primi cristiani) • in cui, sfidando i divieti, gli ostracismi e le persecuzioni, che contraddicono persino il Vaticano II, si celebra regolarmente secondo la liturgia tradizionale, quella messa in soffitta da Paolo VI nel 1969? • Dove si canta in gregoriano dall'inizio alla fine, • tutti si inginocchiano non solo alla Consacrazione, anche sul duro pavimento, e • le omelie quasi sempre infiammano i cuori ed edificano le menti? E perché, caro Langone, nel Suo giusto sdegno contro parroci e vescovi sciatti, si è però ben guardato dal coinvolgere la Massima Autorità, cui tutto fa capo, e che, se solo lo volesse, avrebbe il potere di imporre, anzichè solo di esortare o di suggerire, il rispetto almeno del decoro liturgico? Infine, caro Langone, perchè non si interroga sul problema dei problemi, ossia se quelle sciatterie o quegli orrori siano casuali o non siano piuttosto il frutto naturale di un Concilio che ha stravolto la nozione stessa di Messa da sacrificio espiatorio e propiziatorio a gioiosa assemblea celebrante il "mistero pasquale", paragonata nei cartelloni catechistici a una "festa di compleanno", introducendo con il Novus Ordo un rito bastardo, non a caso gradito ai protestanti ma ritenuto illecito e invalido da quasi tutti i "tradizionalisti", che lo evitano non tanto per ragioni estetiche quanto per motivi dottrinali? E siamo veramente sicuri, per restare in tema, che quel "prete in jeans in mezzo a un capannone" sia veramente, agli occhi di Dio, un sacerdote? Forse Le sarà giunta eco di consimili, anzi peggiori aberrazioni avvenute in San Giovanni in Laterano (1) durante una messa celebrata nientemeno che da Ruini, con frati e suore che ballavano tenendosi per mano e simili piacevolezze. Chi, avvezzo da anni a Messe tradizionali, ha la disavventura di dover assistere per ragioni sociali a qualche messa "nuova", ne rimane stordito e nauseato, tanto l'atmosfera da miserabile show prevale ormai su quella del sacro mistero. La invito a scrivere un secondo e magari un terzo articolo in cui, andando a fondo, Lei si ponga queste domande: allora sì ci troveremmo di fronte a una vera inchiesta, di quelle all'antica, e non a un sia pur brillante pezzo di colore al servizio, tanto per cambiare, della causa teocon-ratzingeriana.
Franco Damiani
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(1) Vedasi a tal proposito il nostro articolo pubblicato in precedenza. |