E' da tempo che desideravo scrivervi, illustri assassini
della nostra santa Liturgia. Non già perch'io speri che le mie
parole possano avere un qualche effetto su di voi, da troppo tempo
caduti negli artigli di Satana e divenuti suoi obbedientissimi servi,
ma affinché tutti coloro che soffrono per gli innumerevoli delitti
da voi commessi possano ritrovare la loro voce. Non illudetevi, signori.
Le piaghe atroci che voi avete aperto nel corpo della Chiesa gridano vendetta
al cospetto di Dio, giusto Vendicatore.
Il vostro piano di sovversione della Chiesa, attraverso la liturgia,
è antichissimo. Ne tentarono la realizzazione tanti vostri
predecessori, molto più intelligenti di voi, che il Padre delle
Tenebre ha già accolto nel suo regno. Ed io ricordo il vostro livore,
il vostro ghigno beffardo, quando auguravate la morte, una quindicina
d'anni fa, a quel grandissimo Pontefice che fu il servo di Dio Eugenio
Pacelli, poiché questi aveva compreso i vostri disegni e vi si
era opposto con l'autorità del Triregno. Dopo quel famoso convegno
di "liturgia pastorale", sul quale erano cadute come una spada
le chiarissime parole di Papa Pio XII, voi lasciaste la mistica assise
schiumando rabbia e veleno.
Ora ci siete riusciti. Per adesso, almeno. Avete creato il vostro "capolavoro":
la nuova liturgia. Che questa non sia opera di Dio è dimostrato
innanzitutto (prescindendo dalle implicazioni dogmatiche) da un fatto
molto semplice: è di una bruttezza spaventosa.
E' il culto dell'ambiguità e dell'equivoco, non di rado il
culto dell'indecenza.
Basterebbe questo per capire che il vostro "capolavoro" non
proviene da Dio, fonte d'ogni bellezza, ma dall'antico sfregiatore delle
opere di Dio.
Si, avete tolto ai fedeli cattolici le emozioni più pure, derivanti
dalle cose sublimi di cui s'è sostanziata la liturgia per millenni:
la bellezza delle parole, dei gesti, delle musiche. Cosa ci avete dato
in cambio? Un campionario di brutture, di "traduzioni" grottesche
(com'è noto, il vostro padre, che sta laggiù non possiede
il senso dell'umorismo), di emozioni gastriche suscitate dai miagolii
delle chitarre elettriche, di gesti ed atteggiamenti a dir poco equivoci.
Ma, se non bastasse, c'è un altro segno che dimora come il vostro
"capolavoro" non viene da Dio. E sono gli strumenti di cui
vi siete serviti per realizzarlo: la frode e la menzogna. Siete riusciti
a far credere che un Concilio avesse decretato la disparizione della lingua
latina, l'archiviazione del patrimonio della musica sacra, l'abolizione
del tabernacolo, il capovolgimento degli altari, il divieto di piegare
le ginocchia dinanzi a Nostro Signore presente nell'Eucaristia, e tutte
le altre vostre progressive tappe, facenti parte (direbbero i giuristi)
di un "unico disegno criminoso".
Voi sapevate benissimo che la "lex orandi" è anche
la "lex credendi", e che perciò mutando l'una,
avreste mutato l'altra. Voi sapete che, puntando le vostre lance avvelenate
contro la lingua viva della Chiesa, avreste praticamente ucciso l'unità
delle fede. Voi sapevate che, decretando l'atto di morte del canto
gregoriano della polifonia sacra, avreste potuto introdurre a vostro piacimento
tutte le indecenze pseudomusicali che dissacrano il culto divino e gettano
un'ombra equivoca sulle celebrazioni liturgiche. Voi sapevate che,
distruggendo tabernacoli, sostituendo gli altari con le "tavole
per la refezione eucaristica", negando al fedele di piegare le
ginocchia davanti al Figlio di Dio, in breve avreste estinto la fede nella
reale presenza divina. Avete lavorato ad occhi aperti. Vi siete accaniti
contro un monumento, al quale avevan posto mano cielo e terra, perché
sapevate di distruggere con esso la Chiesa. Siete giunti a portarci via
la Santa Messa, strappando addirittura il cuore della liturgia cattolica.
(Quella S.Messa in vista della quale noi fummo ordinati sacerdoti,
e che nessuno al mondo ci potrà mai proibire, perché
nessuno può calpestare il diritto naturale).
Lo so, ora potrete ridere per quanto sto per dire. E ridete pure. Siete
giunti a togliere dalle Litanie dei santi l'invocazione "a flagello
terremotus, libera nos Domine", e mai come ora la terra ha tremato
ad ogni latitudine.
Avete tolto l'invocazione "a
spititu fornicationis, libera nos Domine", e mai come ora siamo
coperti dal fango dell'immoralità e della pornografia nelle sue
forme più repellenti e degradanti.
Avete abolito l'invocazione
"ut inimicos sanctae Ecclesiae umiliare digneris", e
mai come ora i nemici della Chiesa prosperano in tutte le istituzioni
ecclesiastiche, ad ogni livello.
Ridete, ridete. Le vostre risate sono sguaiate e senza gioia. Certo è
che nessuno di voi conosce, come noi conosciamo, le lacrime della gioia
e del dolore. Voi non siete neppure capaci di piangere. I vostri occhi
bovini, palle di vetro o di metallo che siano, guardano le cose senza
vederle. Siete simili alle mucche che guardano il treno.
A voi preferisco il ladro che strappa la catenina d'oro al fanciullo,
preferisco lo scippatore, preferisco il rapinatore con le armi in pugno,
preferisco persino il bruto e il violatore di tombe. Gente molto meno
sporca di voi, che AVETE RAPINATO IL POPOLO DI DIO DI TUTTI I SUOI
TESORI.
In attesa che il vostro padre che sta laggiù accolga anche voi
nel suo regno, "laddove è pianto e stridor di denti",
voglio che voi sappiate della nostra incrollabile certezza: che quei tesori
CI SARANNO RESTITUITI. E sarà una "restitutio in
integrum". Voi avete dimenticato che Satana è l'eterno
sconfitto.
Monsignor Domenico Celada |
|
|