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BUSINESS ESPIANTI - LE CARRIERE

TRAPIANTIFICIO NAPOLI
di Rosita Praga

Come vive e prospera l’Alto Comitato Trapianti nella capitale del debito sanitario,
dove esistono porta a porta, nello stesso ospedale, due centri trapianto di fegato.
Uno in area Polo e uno di centrosinistra.

Segnalato da Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi
Fonte: La Voce della Campania, Febbraio 2007
www.lavocedellacampania.it

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazion

       TRAPIANTATE, gente. Anche perchè, se non lo fate abbastanza spesso e in quantità “industriale”, rischiate di dover smantellare reparti, primariati e carriere. Regioni e centri di riferimento trapianti hanno infatti il potere di revocare l'idoneità a quelle strutture che abbiano svolto nell'arco di un biennio meno del 50 per cento dell’attività minima di trapianto prevista dagli standard stabiliti dal decreto del ministro della Sanità. Questo  -secondo quanti si oppongono agli espianti a cuore battente-  spiegherebbe talvolta la fretta. Spiegherebbe i casi di tanti giovani considerati troppo presto donatori di organi.
       I Centri Regionali per i Trapianti (CRT) istituiti dalla legge del ‘99 vedono al vertice il Coordinatore Regionale alla Donazione, nominato dalla giunta regionale con il compito di promuovere nel territorio iniziative di carattere organizzativo, gestionale, di formazione del personale, di informazione e promozione sulle attività di donazione e prelievo di organi. Il coordinatore inoltre «valuta la qualità delle attività svolte dalle unità operative coinvolte a qualsiasi titolo nel sistema regionale di donazione, prelievo, conservazione e trapianto di organi, tessuti e cellule, da attuarsi a cadenza biennale»

 

 

 

 

 

 

       Sul tipo di produttività richiesta per evitare il fantasma della revoca, ci dice qualcosa l’interrogazione parlamentare presentata nel 2002 da Vincenzo Nespoli di AN, secondo cui «il direttore del Centro nazionale trapianti, dottor Nanni Costa, porta avanti una politica che sta configurando un'oligarchia che mira a creare un'egemonia a favore del centro di Torino». Ancor più selettivi sarebbero i criteri di efficienza che riguardano le autorizzazioni (con possibilità di sospensioni o revoche) ai centri che eseguono trapianti di fegato da vivente sano a vivente ammalato: «Dopo un anno, in seguito ad un'analisi di qualità che riguarda l'attività di trapianto di fegato da donatore cadavere riferita agli anni precedenti e non quella da donatore vivente, si ritiene da parte del Consiglio superiore della sanità di adottare provvedimenti di revoca o conferma dell'autorizzazione».
       Una gara, insomma, all’ultimo “sangue”, per aggiudicarsi le autorizzazioni e schivare l’incubo della chiusura. Da notare che ancora a luglio 2002 Nespoli parla di «donatore cadavere», seguendo  -magari in buona fede-  la scia propagandistica che ha oscurato il tormentato dibattito sui confini tra coma grave e “morte cerebrale”. Preoccupato per le sorti dei trapianti di fegato nel suo collegio elettorale, il deputato di Alleanza nazionale faceva sapere che «a Napoli (...) è previsto l'ulteriore sviluppo del trapianto di fegato da donatore vivente».

 

 

 

 

 

 

 

       Previsione azzeccata. Perchè a Napoli le cose, quando le fanno, le fanno alla grande. E così oggi i centri trapianto di fegato al Cardarelli sono due. Il “trapiantando” può scegliere fra il reparto della Casa delle Libertà o quello di centrosinistra. Il primo, denominato “Anestesia e Rianimazione e Terapia Intensiva del Dipartimento di Gastroenterologia-Centro Trapianti Epatici”, si trova nel padiglione D. Vi lavorano a tempo pieno ben 22 “dirigenti medici”, 2 “coordinatori del personale infermieristico”, 1 “collaboratore amministrativo professionale”, 1 “ausiliario specializzato” e 31 “collaboratori professionali sanitari del personale Infermieristico”. Totale: 57 persone.
       L’ “anima” scientifico-sanitaria di questo reparto ha un nome e cognome: quelli del professor Oreste Cuomo. A maggio 2004 Cuomo scese in campo apertamente con la maglia della sua formazione politica del cuore: Forza Italia. In un’affollata conferenza stampa organizzata all’Hotel Majestic, nel salotto buono della città, Cuomo rese note le iniziative del suo partito in materia di sanità, protestando contro le riforme volute dall’ex ministro Rosy Bindi sul conflitto tra pubblico e privato che agita i camici bianchi. Al suo fianco, la senatrice forzista Elisabetta Casellati.

 

L’equipe di Fulvio Calise

 

 


Oreste Cuomo

       Fin qui la destra. Passiamo ora al reparto in forte odor di “Unione”. Siamo sempre al Cardarelli e siamo sempre alla ricerca di un trapianto di fegato. Ma non ci fidiamo della Casa delle Libertà. Non occorre fare molta strada. Basta bussare alla porta accanto, sempre al padiglione D, primo piano, per trovare il reparto di Chirurgia Epatobiliare e Trapianto di Fegato diretto dal primario Fulvio Calise. Con lui lavorano altri 7 “dirigenti medici” più 2 “coordinatori del personale infermieristico” più 18 “collaboratori professionali sanitari del personale Infermieristico” più 3 “ausiliari specializzati”. Fanno 31 persone.
       Fulvio Calise è stato tra i primi firmatari dell’ “Appello per Bassolino” in occasione delle Amministrative 2004. E’ inoltre fratello del sociologo ed editorialista Mauro Calise, vale a dire uno degli intellettuali che da sempre guidano l’azione politica dello stesso presidente della Regione Antonio Bassolino. Il quale, non a caso, lo ha nominato “Responsabile Informazione e Comunicazione presso l’Alto Comitato per i Trapianti della Regione Campania”.
       Sì, perchè in Campania, la regione dei primati in campo europeo quanto a vorgagini nei conti della sanità (2 miliardi di euro come deficit del solo 2005), è stato istituito un “Alto Comitato per i Trapianti”, che a settembre 2006 ha presentato la più recente iniziativa: la distribuzione in 30 mila copie agli alunni delle scuole medie di un libro-agenda sulle donazioni di organi, appositamente commissionato, realizzato e distribuito “a mezzo corriere”,  precisano nel comunicato stampa. Pochi giorni prima la giunta aveva finanziato con 1 milione di euro la nascita di un centro trapianti presso l’ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno, chiamando contestualmente il suo primario, Francesco Tancredi, a sedere nell’Alto comitato.

   

       Ma per non scontentare nessuno, la giunta regionale ha inserito fra i membri dell’Alto comitato trapianti sia Cuomo che Calise. Istituito ad agosto 2001 su proposta dell’allora assessore regionale alla sanità Teresa Armato (Margherita, una lunga tradizione familiare nella Dc, di professione giornalista), l’Alto comitato aveva un mandato triennale, che è stato poi rinnovato ad agosto 2004. Suo compito primario è di «incrementare il numero delle donazioni di organo e di trapianti», anche attraverso manifestazioni nelle scuole ed iniziative locali.
       Ancora un po’ di conti. Nel 2001 (quando si ragionava ancora con la vecchia moneta), l’Alto comitato chiede alla giunta regionale, per la realizzazione del programma, un fondo annuale (da erogare quindi ogni 12 mesi) di 1 miliardo di lire, di cui 500 milioni «per spese di personale » ed altrettanti per l’adeguamento delle strutture. La giunta assegna 1 miliardo al Policlinico della Federico II e 600 milioni all’azienda ospedaliera Monaldi. A settembre 2002 l’esecutivo Bassolino, sempre sotto l’egida dell’Alto comitato, assegna al Centro Trapianti di rene della Federico II «euro 2.582.284,50, necessari per l’adeguamento strutturale del Centro». Mica bruscolini.

 

 

 

 

 

 

       E vediamo ora chi sono i componenti dell’Alto comitato (oltre ai già ricordati Fulvio Calise, Ds, ed Oreste Cuomo, Forza Italia). Presidente dell’organismo è il cardiochirurgo Maurizio Cotrufo, il “papà” della trapiantistica di cuore in Italia. Di figli veri il quasi settantenne Cotrufo ne ha cinque, di mogli tre. L’ultima, Martina, ha una trentina d’anni meno di lui. «E’ una mia allieva -confida il professore lasciandosi andare dinanzi alla penna birichina di Giuseppe Del Bello, uno dei due o tre giornalisti che in Campania si occupano esclusivamente di sanità (generalmente di quella “buona”, come la definiscono loro) sui principali organi di stampa nazionali-  ma la differenza d’età non mi preoccupa». Poi «confessa che da qualche anno predilige la vita familiare fatta di piccole cose. Niente a che vedere con le fastose nozze precedenti celebrate a Capri. Roba da yuppismo stile anni ‘80, con Cotrufo e la giovane moglie Ulla Del Torto (figlia di un big storico dell’ortopedia campana, Pasquale Del Torto, ndr) a bordo del taxi d’epoca alla testa del corteo per le stradine dell’isola azzurra».
       In Campania completano lo staff dell’Alto comitato trapianti i professori Enrico di Salvo, Massimo Pezza, Renato Pizzuti ed Andrea Renda. A coordinare tutta l’attività è il referente regionale del Centro di Riferimento per i Trapianti d’Organo Bartolomeo Farzati, immunoetatologo. Farzati  -altro firmatario dell’appello pro-Bassolino alle ultime Amministrative-  nel 2004 commentava soddisfatto la crescita regionale degli espianti-trapianti: un secco più 40 per cento, con 190 interventi eseguiti in un anno (36 di cuore, 67 di fegato e 87 di rene), con donatori d’organo passati a 12,1 per milione di abitanti, contro i 3 per milione del 2002. Un boom: «Merito  -spiega il professore-  dell'opera di sensibilizzazione portata avanti da tutte le istituzioni, con il varo dell'alto comitato, le iniziative assunte dall'Asl Na1 e dalla Regione, con la formazione nelle scuole degli insegnanti, incaricati di trasmettere il messaggio ai più giovani».

   

       E mentre in queste settimane la Commissione Giustizia del senato esamina gli otto disegni di legge sul testamento biologico, proprio a Napoli il professor Robert Lechler del King’s College di Londra ha annunciato gli enormi progressi compiuti lungo la strada degli xenotrapianti. Presto, insomma, ad essere squartati per prelevare gli organi saranno solo i maiali.

 

 

 

 

 

 

Annalisa


       ALTRA PERSONALITÀ che siede nell’Alto comitato trapianti della Regione Campania è Maurizio Postiglione. Il suo nome era balzato alle cronache dopo la notte di fuoco che sabato 27 marzo 2004 costò la vita alla giovane e bella Annalisa Durante, colpita per sbaglio durante una sparatoria di camorra del clan Giuliano nel suo quartiere, Forcella. In sala operatoria, al Loreto Mare, viene chiamato d’urgenza il professor Postiglione. Annalisa ha solo 14 anni. Un proiettile le si è conficcato nella nuca.
      Meno di 24 ore dopo, la domenica sera alle 19 e 22, il bollettino sanitario emesso dall'ospedale informa che la giovane «non é morta, ma in coma irreversibile». «Di fronte alla ineluttabilità del destino di Annalisa -annotano le agenzie- il cui cervello é secondo i medici irrimediabilmente danneggiato, il padre e il parroco (don Luigi Merola, ndr) avevano riferito ai giornalisti che la ragazza era morta. E avevano chiesto l'autorizzazione ai funerali. Ma, sebbene le sue condizioni non lascino spazio ad alcuna speranza, i medici hanno riferito che la ragazza rimane in osservazione in ospedale e non é ancora stata dichiarata la morte cerebrale».
      29 marzo. Alle 10 e 33 nuovo lancio d'agenzia: «Il direttore generale della Asl Napoli 1 Angelo Montemarano (attuale assessore alla Sanità della Regione Campania in quota De Mita, ndr) fa sapere che sono state avviate le procedure tanatologiche per verificare se ci sia o meno morte cerebrale».
      Alle 12 e 30 Giannino, il padre di Annalisa, é al Loreto Mare. Vi rimane appena 10 minuti: il tempo per parlare con Maurizio Postiglione del reparto di rianimazione ed accettare di donare gli organi della ragazza. «Un convincimento  -racconterà in seguito- maturato con l'assistenza spirituale del giovane parroco (1)», rimasto sempre accanto alla famiglia. Quella stessa notte il fegato della quattordicenne Annalisa viene trapiantato su un coetaneo di Ragusa. Cuore e polmoni raggiungono un bambino romano in fin di vita, mentre destinazioni diverse seguiranno reni e cornee espiantati alla ragazza.
      In nottata alle agenzie arriva il fax della Lega nazionale contro la predazione di organi a cuore battente: è un duro j’accuse contro i medici che stanno effettuando l'espianto. La tragedia di Annalisa e la donazione dei suoi organi fanno nuovamente divampare la polemica fra i sostenitori dei trapianti e la vasta parte del movimento scientifico che nella "Dichiarazione internazionale" spiega perché si oppone alla dichiarazione di "morte cerebrale". «Il termine "coma irreversibile"  -attacca Nerina Negrelloscatta subito per la povera gente, ma non é mai pronunciato per i politici e per le persone importanti. Per loro vige la speranza a oltranza, con ricoveri protratti a lungo, senza fretta. Tutto questo é indicativo di una crudele funzione dei proletari, destinati al ricambio di organi all'interno di questa società di predatori»
       «Parliamoci chiaro -aggiunge il medico e ricercatore Massimo Bondì-  la fretta con la quale vengono effettuati gli espianti é dovuta al fatto che molte ore di ventilazione artificiale danneggiano gli organi da trapiantare. E così, invece di eseguire ripetuti accertamenti sul paziente in coma e verificare la reale entità ed evoluzione delle sue lesioni cerebrali nel tempo, si preferisce sottoporlo celermente all'espianto»

 

 

 

 

 


Annalisa Durante

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) Che terribile conto dovrà rendere a Dio questo giovane parroco per il suo consiglio tanto sbagliato e immorale! Non sunt facienda mala ut eveniant bona.

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