Precisiamo che articoli, recensioni,
comunicazioni, eventi, appuntamenti... e quant'altro vengono da noi pubblicati
non in base ad una adesione ideologica o morale, ma solo
se ce ne viene fatta esplicita richiesta (anche con una semplice
comunicazione fatta alla nostra Redazione a scopo di pubblicazione),
pur rimanendo noi liberi di soddisfare o meno i desiderata.
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BUSINESS ESPIANTI - LE CARRIERE TRAPIANTIFICIO NAPOLI Come vive e prospera l’Alto
Comitato Trapianti nella
capitale del debito sanitario, Segnalato da Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi |
Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi |
TRAPIANTATE, gente. Anche perchè, se non lo fate abbastanza spesso e in quantità “industriale”, rischiate di dover smantellare reparti, primariati e carriere. Regioni e centri di riferimento trapianti hanno infatti il potere di revocare l'idoneità a quelle strutture che abbiano svolto nell'arco di un biennio meno del 50 per cento dell’attività minima di trapianto prevista dagli standard stabiliti
dal decreto del ministro della Sanità. Questo -secondo quanti si oppongono agli espianti a cuore battente- spiegherebbe talvolta la fretta. Spiegherebbe i casi di tanti giovani considerati troppo presto donatori di organi. |
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Sul tipo di produttività richiesta per evitare il fantasma della revoca, ci dice qualcosa l’interrogazione parlamentare presentata nel 2002 da Vincenzo Nespoli di AN, secondo cui «il direttore del Centro nazionale trapianti, dottor Nanni Costa, porta avanti una politica che sta configurando un'oligarchia che mira a creare un'egemonia a favore del centro di Torino». Ancor più selettivi sarebbero i criteri di efficienza che riguardano le autorizzazioni (con possibilità di sospensioni o revoche) ai centri che eseguono trapianti di fegato da vivente sano a vivente ammalato: «Dopo un anno, in seguito ad un'analisi di qualità che riguarda l'attività di trapianto di fegato da donatore cadavere riferita agli anni precedenti e non quella da donatore vivente, si ritiene da parte del Consiglio superiore della sanità di adottare provvedimenti di revoca o conferma dell'autorizzazione». |
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Previsione azzeccata. Perchè a Napoli le cose, quando le fanno, le fanno alla grande. E così oggi i centri trapianto di fegato al Cardarelli sono due. Il “trapiantando” può scegliere fra il reparto della Casa delle Libertà o quello di centrosinistra. Il primo, denominato “Anestesia e Rianimazione e Terapia Intensiva del Dipartimento di Gastroenterologia-Centro Trapianti Epatici”, si trova nel padiglione D. Vi lavorano a tempo pieno ben 22 “dirigenti medici”, 2 “coordinatori del personale infermieristico”, 1 “collaboratore amministrativo professionale”, 1 “ausiliario specializzato” e 31 “collaboratori professionali sanitari del personale Infermieristico”.
Totale: 57 persone. |
L’equipe di Fulvio Calise
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Fin qui la destra. Passiamo ora al reparto in forte odor di “Unione”. Siamo sempre al Cardarelli e siamo sempre alla ricerca di un trapianto di fegato. Ma non ci fidiamo della Casa delle Libertà. Non occorre fare molta strada. Basta bussare alla porta accanto, sempre al padiglione D, primo piano, per trovare il reparto di Chirurgia Epatobiliare e Trapianto di Fegato diretto dal primario Fulvio Calise. Con lui lavorano altri 7 “dirigenti medici” più 2 “coordinatori del personale infermieristico” più 18 “collaboratori professionali sanitari del personale Infermieristico” più 3 “ausiliari specializzati”. Fanno 31 persone. |
Ma per non scontentare nessuno, la giunta regionale ha inserito fra i membri dell’Alto comitato trapianti sia Cuomo che Calise. Istituito ad agosto 2001 su proposta dell’allora assessore regionale alla sanità Teresa Armato (Margherita, una lunga tradizione familiare nella Dc, di professione giornalista), l’Alto comitato aveva un mandato triennale, che è stato poi rinnovato ad agosto 2004. Suo compito primario è di «incrementare il numero delle donazioni di organo e di trapianti», anche attraverso manifestazioni nelle scuole ed iniziative locali. |
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E vediamo ora chi sono i componenti dell’Alto comitato (oltre ai già ricordati Fulvio Calise, Ds, ed Oreste Cuomo, Forza Italia). Presidente dell’organismo è il cardiochirurgo Maurizio Cotrufo, il “papà” della trapiantistica di cuore in Italia. Di figli veri il quasi settantenne Cotrufo ne ha cinque, di mogli tre. L’ultima, Martina, ha una trentina d’anni meno di lui. «E’ una mia allieva -confida il professore lasciandosi andare dinanzi alla penna birichina di Giuseppe Del Bello, uno dei due o tre giornalisti che in Campania si occupano esclusivamente di sanità (generalmente di quella “buona”, come la definiscono loro) sui principali organi di stampa nazionali- ma la differenza d’età non mi preoccupa». Poi «confessa che da qualche anno predilige la vita familiare fatta di piccole cose. Niente a che vedere con le fastose nozze precedenti celebrate a Capri. Roba da yuppismo stile anni ‘80, con Cotrufo e la giovane moglie Ulla Del Torto (figlia di un big storico dell’ortopedia campana, Pasquale Del Torto, ndr) a bordo del taxi d’epoca alla testa del corteo per le stradine dell’isola azzurra». |
E mentre in queste settimane la Commissione Giustizia del senato esamina gli otto disegni di legge sul testamento biologico, proprio a Napoli il professor Robert Lechler del King’s College di Londra ha annunciato gli enormi progressi compiuti lungo la strada degli xenotrapianti. Presto, insomma, ad essere squartati per prelevare gli organi saranno solo i maiali. |
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Annalisa
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