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Il genocidio dell'eroico popolo Armeno

PREMESSA

Prendendo lo spunto dalla segnalazione di un libro fattacci dal Centro Studi Federici, abbiamo voluto approfondire l'argomento, se non per altro, almeno per rendere onore all'eroico e martoriato Popolo degli Armeni, che quasi da sempre ha subito vessazioni e aperte persecuzioni forse soprattutto a causa della sua fede cristiana. Dio lo ricompensi dandogli in cielo quel Regno e quella Patria che la cattiveria degli uomini gli nega su questa terra.

Per la realizzazione di questo nostro dossier abbiamo attinto a piene mani dal sito www.comunitaarmenia.it e da una documentata e-mail trasmessaci dall' amico Rafminimi.

Il libro segnalatoci (del quale riporteremo alcune frasi indicandole con la sigla PK seguita dal numero della pagina) è il seguente:
Viaggio tra i cristiani d'Oriente. Comunità armene in Siria e in Iran, di Pietro Kuciukian, Ed. Guerini e Associati, Milano 1996, pag. 94.

Ma procediamo con ordine.
Dopo un breve cenno storico e una scheda geografica, tratteremo più distesamente del genocidio e poi dei rapporti tra gli Armeni e l' Italia, nonché della posizione italiana di fronte a tanta barbarie.

Questo dossier ovviamente è aperto a ulteriori integrazioni e contributi.

Alcuni cenni storici
GLI ARMENI
       Le radici di questo popolo affondano già nel primo millennio a.C. quando, nel VII secolo gli Armeni, discendenti da indoeuropei, giunsero dalla Frigia. Qui si fusero con la popolazione hurrita discendente degli antichi regni preesistenti.
       Nel periodo precristiano si sono succeduti sul territorio dell'Armenia storica varie occupazioni.
Questa zona era di fondamentale importanza per il controllo delle vie di comunicazione tra Oriente ed Occidente ed il suo possesso fu a lungo conteso dalle maggiori potenze militari dell'epoca. Gli Armeni videro perciò passare sulle loro terre Persiani, Greci, Romani ed Arabi, ma, grazie anche alla rivalità esistenti tra le varie potenze, riuscirono a sopravvivere ad ognuna di esse ed a raggiungere in alcuni momenti della storia, la piena indipendenza, anzi, divenendo loro stessi signori di vasti imperi, citiamo a tal proposito Re Tigran il Grande, fondatore dell'Impero Armeno, ricordato da Cicerone come "colui che fece tremare la Repubblica Romana".
       La storia ci racconta di una nazione eternamente contesa e frazionata tra molti grandi imperi, persiano, ottomano, russo e continuamente devastata ed angariata da frotte di invasori
quali i Turchi Selgiuchidi o i Mongoli.
       La tradizione fa risalire il primo annuncio del Vangelo in Armenia agli apostoli Taddeo e Bartolomeo, ma la conversione della corte armena è dovuta all'apostolato di S. Gregorio l' Illuminatore che nel 301 battezzò il re Tiridate III e la sua corte e da allora il cristianesimo fu (prima proclamazione al mondo) religione ufficiale del regno, Religione di Stato. Questa scelta e la posizione geografica di frontiera dell'Armenia sono state cause di molte persecuzioni e guerre.
       La fine del IV secolo è segnata dalla divisione dell'Armenia tra due imperi quello romano e quello persiano (387).
       Altro avvenimento di primaria e fondamentale importanza si ha nel 405 quando il monaco predicatore (Vartabet) Mesrob Mašdotz (361-440) inventò un alfabeto proprio alla lingua armena parlata composto da 36 lettere, capace soprattutto di tradurre la Bibbia. L'invenzione segnò l'inizio di un periodo d'oro nella letteratura e nella vita spirituale della Chiesa. Tali peculiarità e la fissazione dell'armeno come lingua propria, con un proprio alfabeto diverso dal latino, dal greco, dall'arabo e dal cirillico, contribuiranno al mantenimento dell'autonomia culturale e politica degli Assiri, tanto nei riguardi dell'occidente, quanto verso i paesi confinanti di fede musulmana o bizantina.
       Le pressioni per cambiare religione non tardarono; verso la metà del V secolo, la Persia, per la sicurezza e la compattezza politica dell'impero, cercò di assimilare gli Armeni, tentando di imporre il mazdeismo. Gli Armeni pagarono un prezzo alto per il loro rifiuto nella battaglia di Avarayr nel 451, con il martirio del comandante Vartan Mamikonian e dei suoi compagni (Vasn Groni yev Haireniatz - Per la fede e la patria).
       Ciò nonostante tra occupazioni e guerre, il popolo armeno ha conosciuto varie fioriture culturali: il VI e VII secolo hanno visto rifulgere l'architettura armena. Il IX secolo, fortemente segnato dalla figura di Gregorio di Narek, il più

grande poeta mistico, vissuto tra il 945-1003, è il secolo della fioritura della città di Ani, centro economico e culturale di tutta la regione.
       Nell'undicesimo secolo l'invasione dei Turchi Selgiuchidi mette in ginocchio il paese e costringe parte della popolazione alla fuga in Cilicia, dove un principe discendente dall'antichissima dinastia imperiale dei Bagratidi, fonda il regno della Piccola Armenia (1080-1375), con capitale Sis, che rimarrà anche sede secondaria del Catholicos dopo la primaziale Etchmiadzin.
       In questo periodo, dal contatto con i crociati, nascono i primi tentativi di riunione con Roma, coronati dalla nascita di Patriarcati armeni cattolici (1307).
       All'inizio del XVI secolo, l'invasione ottomana occupa la parte occidentale dell'Armenia mentre quella orientale resta sotto il dominio persiano.
       L'Impero Ottomano non attua una politica marcatamente repressiva nei confronti delle minoranze interne, ma impone comunque su tutto il suo territorio la Sharia, la legge coranica, quale unica fonte del diritto, ed il popolo armeno, in quanto cristiano, deve subire pesanti discriminazioni.
       Nel 1800 i Russi occupano il Karabagh e le altre regioni dell'Armenia orientale.
       L'Armenia in questo periodo conosce un risveglio culturale che ha come centri Costantinopoli e Tiblisi dove vive un gran numero di Armeni.
       Tra il 1895 ed il 1907 il Sultano Abdul Hamid II, preoccupato dall'attivismo armeno ed anche dallo sviluppo economico che questo popolo sta vivendo, decide di mettere alla prova le titubanti potenze straniere punendo la popolazione armena con l'esecuzione di alcuni pogrom durante i quali vengono uccisi 200.000 (300.000 secondo altre fonti) Armeni.
       Tutto avviene sotto gli occhi delle potenze europee che, come spesso faranno anche in futuro, non riescono a prendere alcuna iniziativa concreta in difesa delle popolazioni angariate. A questo periodo risalgono i discorsi di Mussolini in difesa degli Armeni e dei Curdi, pubblicati nel 1999 dalla rivista "Orientamenti".
        La reazione armena consiste nell'intraprendere la guerriglia e nella creazione della Federazione Rivoluzionaria Armena, detta anche Dachnak, con basi nella vicina Armenia Russa e fortemente sostenuta dalle popolazioni locali.
       Approfittando degli sconvolgimenti in corso in Russia a causa della rivoluzione, gli Armeni sotto il controllo dell'impero zarista si ribellano e il 28 maggio 1918 dichiarano la propria indipendenza. In seguito, dopo la presa di alcuni territori, nell' Armenia turca viene proclamata la nascita della Repubblica Armena, che nel 1920 sarà sovietizzata.        Durante i lavori del Trattato di Sevrès viene perfino riconosciuta l'indipendenza al popolo armeno e la sua sovranità su gran parte dei territori dell'Armenia storica, ma, come altre volte in futuro, tutto resta lettera morta, carta straccia. Infatti il successivo Trattato di Losanna (1923) annulla il precedente e negha al popolo armeno persino il riconoscimento della sua stessa esistenza.
Nel settembre del 1991 dopo il crollo dell'Unione Sovietica l'Armenia dichiara la propria indipendenza e diventa l'attuale Repubblica d'Armenia.


L' Armenia chiamata anche HAYASTAN , con una superficie di 29.800 km2 (poco più grande della nostra Sicilia), è un paese montuoso che confina a nord con la Georgia, l'Azerbaigian, la Turchia e l'Iran. La capitale è Erevan, l'antica Erepuni fondata nel 782 A.C. che si trova a circa 1000 metri d'altitudine, dominata dal Monte Ararat alto 5165 metri.

Scheda:
Popolazione: 3.336.100 (nel Luglio 2001).
Gruppi etnici (1989): Armeni 93%, Azeri 3%, Russi 2%, altri (soprattutto Yezidi Kurds) 2%.
Nota: come alla fine del 1993, virtualmente tutti gli Azeri erano emigrati dall'Armenia.
Religione: Armeno Ortodossa 94%
Lingue: armeno 96%, russo 2%, altro 2%
Valuta: dracma (AMD)
Tipo di governo: repubblica
Indipendenza: 21 Settembre 1991 (dall'Unione Sovietica)
Costituzione: adottata con referendum nazionale il 5 Luglio 1995
Bandiera: tre nastri orizzontali uguali di colore rosso (in alto), azzurro (al centro) ed arancio (in basso).
Capitale: Yerevan.

Secondo ultime stime la popolazione armena ammonterebbe oggi a circa 9-10 milioni nel mondo di cui 3.500.000 in Armenia, 2.000.000-2.500.000 in Russia e 4.000.000-4.500.000 nella diaspora.



DOSSIER GENOCIDIO
      In sintesi

       Gli Armeni sino all'inizio del secolo erano l'etnia maggioritaria in Anatolia orientale; in un quarto di secolo sono pressoché scomparsi.
Maremoto? Terremoto ? Cataclisma? Peste?
No!
La risposta sta in una parola definita dall'ONU nel 1948 "Genocide". L'Enciclopedia Italiana Treccani scrive: "L'Asia Minore è quale l'hanno voluta i Turchi: vuota di Armeni". I Turchi sterminarono un milione e novecentomila Cristiani Armeni. Le atrocità commesse dai Turchi nei loro confronti portarono gli alleati ad introdurre il concetto di "crimes against humanity" in seguito usato durante il processo di Norimberga. Il massacro degli Armeni nel rapporto della Commissione dei Diritti dell'Uomo all'O.N.U. (Settembre 1973) viene definito come il primo genocidio del XX secolo perpetrato a danno di un popolo fortemente legato al perdono evangelico.
       Una delle pagine più oscure, ed al tempo stesso meno divulgate, della storia del XIX e del XX secolo é quella del genocidio perpetrato, dall'Impero Ottomano prima e dai Giovani Turchi dopo, ai danni delle popolazioni armene stanziate da sempre sul territorio che comprendeva la parte nord-orientale dell'attuale Turchia e sulle terre a nord dell'Impero Persiano, su fino alle cime del Caucaso.
       "Nel 1915 due milioni di Armeni erano stati deportati dai Turchi verso il deserto siriano di Dier es Zor allora sotto il dominio ottomano. Circa due terzi dei deportati furono uccisi dalla

       

fame, dalle epidemie, dai maltrattamenti e dagli attacchi delle bande curde" (PK 14).
       "La coesistenza fra Armeni e Turchi, che per secoli aveva "tenuto" attraverso compromessi e vantaggi reciproci, si ruppe definitivamente circa cento anni fa.
        I sultani ottomani (nel 1896 e nel 1906), i Giovani Turchi (nel 1915) e Mustafà Kemelk (dopo il 1918) scatenarono e portarono a termine il primo genocidio dell'età moderna.
       Gli Armeni scomparvero letteralmente dall'Anatolia e con essi le loro città, le loro chiese, le loro scuole, le loro biblioteche, i loro conventi-università, la loro millenaria cultura.
       Mezzo milione di Armeni riuscirono a riparare all'estero: altri trovarono rifugio a nord-est, nelle regioni transcaucasiche armene sotto dominio russo, dove fondarono la Repubblica indipendente di Armenia, che divenne poi una delle quindici repubbliche sovietiche" (PK 14).
       Oggi le stesse persone che speculano su altri olocausti, impediscono che si denunci l'olocausto armeno per non nuocere alla Turchia, paese alleato di Israele e degli Usa.
       Il "24 Aprile" è la data d'inizio dei massacri. "Tale data sarebbe dovuta divenire la giornata mondiale del genocidio, se la proposta non fosse stata ostacolata dalla lobby ebraica americana su istigazione degli ebrei di Turchia. L'iniziativa della comunità ebrea di Istanbul fu a suo tempo criticata da Simon Peres."
Quello degli Armeni è un olocausto non politicamente corretto


   Retroscena storico-politico

       L'impero ottomano alla fine del XIX secolo, è uno stato in disfacimento, la corruzione serpeggia in ogni angolo dell'impero, che in breve tempo ha visto scomparire i suoi domini in Europa con la nascita, dopo secoli di barbara oppressione, degli stati nazionali balcanici.
       I Turchi, che si erano installati nell'Anatolia greco-armena di cultura millenaria, paventano la possibilità di rivendicazioni elleniche sulle coste dell'Asia Minore (Smirne e Costantinopoli) e soprattutto la nascita di una Nazione Armena.
       Quando Abdul Hamid sale al trono, nel 1886, i Turchi e le popolazioni assimilate non riescono a raggiungere il 40% dell'intera popolazione anatolica, mentre in Asia Minore le minoranze etniche sono costituite da Greci, Armeni ed Assiri.
       Gli Armeni sono concentrati nell'est dell'impero dove, già dall'indipendenza greca 1821, la Sublime Porta (sultanato) ha fatto insediare tutti i mussulmani dei territori ottomani che via via venivano persi.
        Gli Armeni non richiedono l'indipendenza ma solo uguaglianza e libertà culturale.
       Abdul Hamid viene duramente sconfitto dai Russi, ma le conseguenze per l'impero non sono gravi poiché il primo ministro inglese Disraeli, spinto dalla tradizionale politica filo-turca del suo paese, fa sì che non si venga a formare uno stato armeno libero ma solo che vengano garantiti i diritti personali dei singoli. L'Inghilterra ottiene l'isola di Cipro.
        Il sultano, temendo una futura ingerenza europea nella questione armena e la ulteriore perdita di territori, dà inizio alle repressioni degli Armeni.
       Tra il 1894 e il 1896 vengono uccisi dai due ai trecentomila Armeni ad opera degli Hamidiés (battaglioni curdi appositamente costituiti dal sultano), senza contare le conversioni forzate all'Islam che però non hanno seguito.
       A causa delle persecuzioni si assiste ad una forte ondata emigratoria.
       E' l'inizio di una serie di massacri che durerà, in maniera più o meno forte, per trent'anni sotto tre diversi regimi turchi.
       L'atteggiamento Europeo è d'immobilismo, poichè ogni nazione ha paura che un'altra assuma maggior rilevanza nello scacchiere caucasico e mediorientale.
       Ma un nemico ancor più temibile del sultano si stava preparando: "I Giovani Turchi" ed il loro partito "Unione e Progresso" (Ittihad ve Terakki) . Questi avevano studiato in Europa e si erano imbevuti delle dottrine socialiste e marxiste che avevano elaborato "turco more". La perdita dei possedimenti europei indicava loro -quale possibilità di rivalsa- l'espansione intesa come ricongiungimento ai popoli di etnia turca: tartari, kazachi, uzbechi ecc. A causa dell'impossibilità del mantenimento dei domini europei, essi rivolgono la loro attenzione ai Turchi delle steppe dell'Asia centrale e mirano al ricongiungimento con essi per dare vita ad un entità panturca che possa andare dal Bosforo alla Cina.
       E' principalmente da queste due matrici culturali che nasce l'ideologia del panturchismo o panturanesimo (il Turan è il focolare della nazione turca, da dove i Turchi sono giunti in Asia Minore dopo una lunga marcia durata secoli). Dal marxismo i "Giovani Turchi" avevano preso l'idea di uguaglianza, ma "summum ius, summa iniuria" per essere tutti uguali dovevano essere tutti ottomani e per essere tutti ottomani bisognava essere tutti turchi e mussulmani.
       Gli ostacoli, che si frappongono a queste mire di formazione di un blocco megalitico turco, panturanico, sono costituiti da Armeni e Curdi.
       I Curdi però, pensano i Giovani Turchi, sono mussulmani e non posseggono una forte cultura, possono essere quindi assimilati facilmente (ma gli eventi del nostro tempo mostrano una realtà curda tragicamente diversa).
Gli Armeni, oltre a essere cristiani malgrado le molte e spietate persecuzioni, posseggono anche una cultura millenaria, non possono essere assimilati ed inoltre la loro presenza impedisce l'unificazione con gli altri Turchi. Vanno quindi eliminati.
       Questi concetti vengono magistralmente espressi da una valutazione del 1915 del viceconsole tedesco Dr. Max Scheubner Richter, comandante ed ufficiale di collegamento di una forza speciale turco-tedesca incaricata di azioni di guerriglia, e dall'ambasciatore austriaco Pallavicini.
        Scheubner Richter così asserisce "Ho condotto una serie di conversazioni con eminenti personalità turche, queste sono le mie impressioni: una larga parte dell'Ittihad pensa che l'impero turco dovrebbe essere basato sul principio dell'Islam e del panturchismo. I suoi abitanti non mussulmani e non turchi dovrebbero essere islamizzati con la forza o distrutti".
       Il Pallavicini riporta che, in maniera fortemente confidenziale (streng vertraulich), il Gran Visir gli aveva esposto la sua contrarietà alla politica di Talaat Pascià (capo dell'Ittihad) nei confronti degli Armeni e di non passare sopra la tendenza di dar forma ad uno stato nazionale distruggendo gli elementi estranei (durch vernichtung der fremden Elemente).
       Scrive Winston Churchill: "In 1915 the Turkish government began and ruthlessly carried out the infamous general massacre and deportation of Armenians in Asia Minor… the clearance of the race from Asia Minor was about as complete as such an act, on a scale so great, could will be… There is no resonable doubt that this crime was planned and executed for political reasons. The opportunity presented itself for clearing Turkish soil of a Christian race opposed to all Turkish ambitions, cherishing national ambitions that could be satisfied only at the expense of Turkey, and planted geographilly between Turkish and Caucasian Moslems".
       Per portare avanti il panturchismo non era pensabile appoggiarsi al "sultano rosso", poiché il suo governo era corrotto e debole, c'era invece bisogno di un governo forte e privo di remore. L'ironia della sorte vuole che proprio gli Armeni diano una mano all' Ittihad per raggiungere il potere.
       I Giovani Turchi infatti, mentre segretamente tramavano l'omicidio di massa (Massenmord, secondo il console tedesco di Trebisonda Berfgeld), esternamente si mostravano liberali e laicisti.
       Gli Armeni, pensando all'avvicinarsi di uno stato garante delle libertà fondamentali dell'uomo, appoggiano così i loro carnefici, i quali nel 1908 con un colpo di stato prendono il potere. Gli Armeni ottengono, ma solo teoricamente, uno status di cittadini a tutti gli effetti e nell'Armenia vengono formate sei entità vagamente autonome, chiamate villayet.

       

       Dunque una nuova speranza, presto disillusa. I Giovani Turchi sembrano intenzionati a creare una federazione di tutti i popoli precedentemente inclusi nell'Impero. Ma ovviamente le concezioni di nazionalismo turco e di una federazione ottomana sono decisamente antitetiche e questo porterà a considerare l'elemento armeno come un pericolo interno da combattere ed annientare.
       I Giovani Turchi avviano una prova generale del genocidio nell'aprile del 1909: in Cilicia 30.000 Armeni vengono uccisi dalle forze del loro partito Ittihad ve Terakki (Unione e Progresso).        Tutto ciò fu conseguenza dell'ideologia del panturchismo, caratterizzato da tratti nazionalisti-irredentisti di tipo mazziniano (né più né meno del contemporaneo sionismo ebraico).
       L'unione tra indipendenza nazionale e purezza razziale furono la premessa per la conquista dell'allora provincia russa dell'Azerbaigian. Tra essa e la Turchia vi erano però proprio in mezzo le terre armene. Questa nuova campagna di conquista fornisce ai Giovani Turchi la giustificazione per l'eliminazione del "pericolo armeno".
       Al convegno di Tessalonica dell'Ittihad del 18-19 ottobre del 1910 con sei discorsi il Ministro degli Interni Taalat (prima della convezione segretissima della Politbüro del partito) delinea il principio di omogeneizzazione della Turchia tramite la forza delle armi: segretamente si organizza il genocidio.
       In primo luogo intervengono nelle attività parlamentari facendo approvare una legge che permette lo spostamento di popolazioni in caso di guerra e poi il ministro Enver dà vita ad un' organizzazione speciale (Teškilati Mahsusa), il cui scopo ufficiale è quello di effettuare azioni di guerriglia in tempo di guerra, mentre in verità si tratta di una vera e propria macchina di sterminio: Enver assolda trentamila avanzi di galera, come asserisce il colonnello tedesco Stang (entlassene Sträflinge).
       Poiché alcuni paesi europei minacciano ritorsioni in caso di pericolo per gli Armeni, alcuni di questi documenti vengono salvati dagli esecutori che vogliono premunirsi a loro discolpa di un qualcosa comprovante che loro hanno semplicemente obbedito agli ordini. Questi documenti saranno usati nel processo di Costantinopoli.
       I Giovani Turchi non potevano intraprendere la loro politica di annientamento senza una scusa (Vernichtungspolitik secondo il Feldmareschall, Paul von Hindenburg), dovevano quindi aspettare l'occasione favorevole. Questa si presenta con la guerra, a causa della quale nessuna potenza sarebbe potuta intervenire. Taalat Pascià, parlando al Dr. Mordtman in merito all'abolizione di ogni concessione a favore degli Armeni, asserisce infatti: "C'est le seul moment propice".
       All'entrata in guerra si oppongono i partiti armeni, ma ogni sforzo è vano.
       Nel 1914 la situazione peggiora irrimediabilmente. In quell'anno infatti il governo turco decide di entrare in guerra a fianco degli imperi centrali e subito si lancia alla conquista dei territori azeri "irredenti". I Giovani Turchi iniziano la loro follia e per gli Armeni inizia il METZ YEGHERN (IL GRANDE MALE). Con questo nome gli Armeni chiamano il loro genocidio, causa della formazione di una vasta diaspora armena in tutto il mondo. In sei mesi i Turchi uccideranno circa due milioni di Armeni!!!
       I Giovani Turchi impongono la dittatura militare nel 1913 con Djemal, Enver e Talaat (il triumvirato della morte) ministri, della Marina, della Guerra e dell'Interno, rispettivamente. Ormai hanno pieni poteri per dirigere lo Stato, possono pianificare il genocidio perfetto.
       La Terza Armata turca, impreparata, male equipaggiata, mandata allo sbaraglio in condizioni climatiche ostili, viene presto sbaragliata a Sarikamish nel gennaio 1915 dalle forze Russe.        L'esercito turco indica i responsabili della disfatta negli Armeni che, allo scoppio della guerra avevano comunque assicurato la propria lealtà a sostegno all'impresa turca (tranne pochissime tribù che si erano unite alla rivolta degli Assiro-Caldei).
       Il clima si fa sempre più teso e, tra il dicembre del '14 ed il Febbraio del '15, il Comitato Centrale del partito Unione e Progresso, diretto dai medici Nazim e Behaeddine Chakir, decide la soppressione totale degli Armeni.
       Il piano turco, pensato e diretto dal Ministro dell'Interno Talaat Pascià, prosegue poi con la soppressione della comunità di Costantinopoli ed in particolare della ricca ed operosa borghesia armena: tra il 24, che resta a segnare la data commemorativa del genocidio, ed il 25 Aprile, 2345 notabili Armeni vengono arrestati mentre tra il Maggio ed il Luglio del 1915 gli Armeni delle province orientali di Erzerum, Bitlis, Van, Diyarbakir, Trebisonda, Sivas e Kharput vengono sterminati.
       Solo i residenti della provincia di Van riescono a riparare in Russia grazie ad una provvidenziale avanzata dell'esercito zarista.
       Nelle città viene diffuso un bando che intima alla popolazione armena di prepararsi per essere deportata; si formano così grandi colonne nelle quali gli uomini validi vengono raggruppati, portati fuori delle città e qui sterminati.
       Dopo la conclusione delle operazioni neppure un armeno è rimasto in vita in queste province.
       La seconda parte del piano prevedeva il genocidio della popolazione armena restante, sparsa su tutto il resto del territorio. Tra l'Agosto del 1915 ed il Luglio del 1916 gli Armeni vengono catturati e riuniti in carovane e in condizioni inumane vengono costretti a raggiungere Aleppo, mentre un'altra parte di deportati viene mandata verso Deir es-Zor, in Mesopotamia. Aleppo verrà raggiunta solo da pochi superstiti: i nomadi curdi, l'ostilità della popolazione turca, i tchété e le inumane condizioni a cui sono sottoposti fanno sì che i deportati periscano in gran numero lungo il cammino...

       E l'Europa sta a guardare!!!…
       
Interviene il Papa Benedetto XV, ma senza alcun risultato positivo.

La caduta del regime turco alla fine della Grande Guerra e la seguente ascesa alla guida del paese di Kemal Ataturk non cambiò la situazione, se non in peggio, infatti tra il 1920 ed il 1922 con l'attacco alla Cilicia armena ed il Massacro di Smirne, il nuovo governo portò a compimento il genocidio.
       Dopo questi ultimi crimini non un solo armeno rimane vivo in Turchia (tranne pochissimi che si erano convertiti all'Islam).

      I processi...

       La disfatta ottomana spinse i principali responsabili del genocidio ad abbandonare il paese e molti di essi fuggirono in Germania. A loro carico venne intentato un processo svoltosi nel 1919 a Costantinopoli sotto la direzione di Damad Ferid Pascià.
       Lo scopo non era evidentemente quello di rendere giustizia al martoriato popolo armeno, ma di addossare le colpe dell'accaduto sulle spalle dei Giovani Turchi discolpando al tempo stesso la nazione turca in quanto tale.
       Il risvolto pratico del processo fu minimo, in quanto nei confronti dei condannati non vennero mai presentate richieste di estradizione e successivamente i verdetti della corte vennero annullati ?!
       L'importanza del procedimento sta comunque nel fatto che durante il suo svolgimento vennero raccolte molte testimonianze che descrivono le varie fasi del genocidio, a partire proprio dalle dichiarazioni di chi ne era stato artefice.
       Altri processi vennero tenuti a riguardo di specifiche situazioni:
       - A seguito di quello per i massacri del

       

convoglio di Yozgat venne condannato il vice-governatore Kemal.
       - Nel processo di Trebisonda si ammise la responsabilità del governatore e si descrisse il modo in cui venivano effettuati gli annegamenti di donne e bambini.
       - Nel processo per il massacro nella città di Karput venne giudicato in contumacia Behaeddin Chakir e si descrisse dettagliatamente il ruolo dell'Organizzazione Speciale.
       A seguito però della riluttanza delle autorità turche ed alleate ad eseguire le sentenze da loro stesse emesse, il partito Dashnag creò un'organizzazione di giustizieri armeni che si incaricò di eliminare alcuni tra i principali responsabili del genocidio. Vennero così freddati Behaeddin Chakir, Djemal Azmi (il boia di Trebisonda), Djemal Pascià (componente del triumvirato dirigente dei Giovani Turchi) e l'ex Ministro degli Interni Talaat, ucciso per le strade di Berlino il 15 Marzo del 1921 da Solomon Tehlirian. In quest'ultimo caso le colpe a carico di Talaat emerse durante il processo furono talmente terrificanti da far assolvere Tehlirian per l'omicidio da lui compiuto.

      Modalità dello Sterminio

       Tutta l'operazione viene mascherata come un'azione di spostamento di persone da ipotetiche zone di guerra. Tutto ciò perché i Giovani Turchi vorrebbero far credere che la sparizione di due milioni di persone sia dovuta al caso.
       Vengono creati speciali battaglioni irregolari, detti tchété, in cui militano molti detenuti comuni appositamente liberati; essi hanno addirittura autorità sui governi ed i prefetti locali e quindi godono di un potere pressoché assoluto.
       L'eliminazione sistematica prende l'avvio nel 1915, quando i battaglioni regolari Armeni vengono disarmati, riuniti in gruppi di lavoro ed eliminati di nascosto.
       Viene messa in atto una rete segreta di comunicazione che, avvalendosi di un codice segreto, praticamente sarà articolata come segue: per impartire l'ordine di sterminio ad ogni comando della gendarmeria si manderà un messaggio ufficiale in cui si dirà di proteggere gli Armeni (la scusa ufficiale sarà infatti quella del trasferimento per motivi bellici) e contemporaneamente un messaggio cifrato che invece ne disporrà la carneficina (unitamente all'ordine di distruggere questo secondo messaggio in modo che non ne rimanga traccia).
       I Turchi non uccidevano subito gli artigiani, gli architetti, gli ingegneri o quelli che avevano posti di responsabilità. Li utilizzavano e li eliminavano dopo averli sfruttati.
       "La ferrovia in costruzione della Berlino-Baghdad serviva non solo al trasferimento rapido, ma anche all'annientamento: i giovani Armeni di leva, disarmati, erano destinati ai lavori forzati lungo la strada ferrata.

       I consiglieri erano ufficiali tedeschi, mentre medici turchi spostavano gli ammalati da un lager all'altro per diffondere epidemie e distribuivano veleno al posto di medicine.
       Telegrafisti turchi annunciavano l'orario delle partenze dei gruppi (a piedi, verso il deserto) e il numero dei deportati, indi attendevano dal posto telegrafico seguente conferma dell'arrivo, lontano chilometri, a oriente. Se il numero dei sopravvissuti era ancora elevato si dava ordine alle colonne di tornare indietro sulla stessa pista. Grazie al telegrafo la direzione delle operazioni a Instanbul era tenuta costantemente al corrente della situazione.
        Si faceva in modo che le piste passassero

       

vicino alle "acque salate" del deserto e si permetteva ai deportati di bere. Bere veleno" (PK18).
       Lungo il cammino, i prigionieri, lasciati senza cibo, acqua e scorta, muoiono a migliaia. Per i pochi sopravvissuti la sorte non sarà migliore: periranno di stenti nel deserto bruciati vivi rinchiusi in caverne.
       "Alle volte qualche solerte burocrate ottomano prendeva decisioni più ferme. Convogliati a bastonate sull'orlo delle foibe, i deportati venivano gettati dentro e si appiccava poi il fuoco sopra le aperture di ingresso. Vecchi, donne e bambini morivano per asfissia sotto lo sguardo inerte dei consiglieri tedeschi, che annotavano tutto per poi inviare in patria dettagliati resoconti, che venivano archiviati con cura" (PK18).
       A queste atrocità scamperanno solo gli Armeni di Costantinopoli, vicini alle ambasciate europee, quelli di Smirne, protetti dal generale tedesco Liman Von Sanders, gli Armeni del Libano e quelli palestinesi.

       Il consuntivo numerico di questo piano criminale risulta alla fine:
       · da 1.000.000 a 1.500.000 di Armeni vengono eliminati nelle manieri più atroci. In pratica i due terzi della popolazione armena residente nell'Impero Ottomano è stata soppressa e, regioni per millenni abitate da Armeni, non ne vedranno più nemmeno uno.
       · circa 100.000 bambini vengono prelevati da famiglie turche o curde (questi ultimi, per certi versi, i più "fortunati") e da esse allevati smarrendo così tutti la propria lingua e, tranne coloro che capitarono in famiglie di curdi cristiani, la propria fede.
       · tutti gli Armeni scampati al massacro non sono più di 600.000.
       Su tutte valga la testimonianza del Console italiano Giovanni Gorrini che così scrisse: "Dal 24 giugno non ho più dormito ne mangiato. Ero preso da crisi di nervi e da nausea al tormento di dover assistere all'esecuzione in massa di quelle innocenti ed inermi persone. Le crudeli cacce all'uomo, le centinaia di cadaveri sulle strade, le donne ed i bambini caricati a bordo delle navi e poi fatti annegare, le deportazioni nel deserto: questi sono i ricordi che mi tormentano l'anima e quasi fanno perdere la ragione."

Le tappe dello Sterminio sono:

      1) Eliminazione del cervello della nazione. Il 24 Aprile 1915 vengono arrestati gli esponenti dell'élite culturale armena.
Tra questi c'è anche Krikor Zohrab, deputato del parlamento, che pensava di essere amico di Talaat.
Questi intellettuali saranno deportati all'interno dell'Anatolia e massacrati. Ci vorranno cinquant'anni per ricostruire una classe pensante.

        2) Eliminazione della forza. Gli Armeni dai 18 ai 60 anni vengono chiamati alle armi a causa della guerra in atto. Questi, da bravi cittadini, si arruolano.
Un decreto stabilisce il disarmo di tutti i militari armeni, che vengono costituiti in battaglioni del genio.
A gruppi di 100 verranno isolati e massacrati. Di 350.000 soldati armeni nessuno si salverà.

        3) E' il turno di donne vecchi e bambini. I medici Nazim e Behaeddin Chackir sguinzagliano la loro organizzazione segreta.
Nei luoghi vicino al mare si procede all'annegamento noyades.
Lo sterminio diretto viene applicato anche nelle zone in cui incombeva l'avanzata russa per il timore che alcuni si potessero salvare.

        Deportazioni (tehcir ve taktil = deportazione e massacro) - In primo luogo vengono eliminati i pochi uomini validi rimasti.
        Il capo della gendarmeria locale dà ordine ai maschi armeni di presentarsi al Comune, appena arrivati vengono imprigionati ed eliminati fuori dal villaggio.
        Si incomincia la deportazione con la scusa dello spostamento da zona di operazioni belliche; il console tedesco di Erzurum, Scheubner-Richter non esclude che i deportati venivano uccisi durante la marcia (Es ist nicht ausgeschlossen dass sie unterwegs ermordet werden = Non si nega che sono assassinati strada facendo).
        L'editto di trasferimento dovrebbe essere comunicato con cinque giorni d'anticipo, ma si dà molto meno tempo per non offrire la possibilità di

       

prepararsi.
        Fuori dal villaggio intanto aspettano curdi e turchi per impadronirsi della abitazioni. Con una legge del 10.6.1915 e altre che seguono, i beni della persone deportate vengono dichiarati "beni abbandonati" ("emvali metruke") quindi soggetti a confisca e riallocazione.
Allontanatisi i convogli, questi sono privati dei carri (bisogna camminare) si possono così facilmente eliminare le persone per fatica, senza dover usare proiettili.
        Le donne hanno una possibilità di salvezza, o convertendosi all'Islam o sposando un turco ed affidando i propri figli allo Stato.
        Durante il viaggio questi convogli vengono attaccati e depredati, anche con l'aiuto dei militari di scorta, come afferma il colonnello Stang. "Unter Duldung der militärischen Begleitung, sogar mit deren Mithife", "mit Hilfe von Amgehörigen des Heeres" Il bottino viene spartito tra Stato ed esecutori materiali.
        Dopo lunghe marce, durante le quali gli attacchi dei tchété (30.000 assassini fatti uscire di galera ed incorporati nell'organizzazione segreta) e dei curdi Hamidiés, la fame, la sete e gli stenti decimano i convogli, si giunge ai campi di sterminio della Siria che non presentano reticolati: c'è il deserto.
        Nel luglio del 1916 Talaat dà l'ordine di eliminare i superstiti. Questi vengono costipati in caverne e cosparsi di petrolio, poi viene dato loro fuoco.
        In tutta l'Armenia si può assistere al macabro spettacolo di corpi straziati e lasciati insepolti. In un rapporto del 1917 il medico militare tedesco, Stoffels, rivolgendosi al console austriaco dice di aver visto, nel 1915 durante il suo viaggio verso Mosul, un gran numero di località, precedentemente armene, nelle cui chiese e case giacevano corpi di donne e bambini bruciati e decomposti ("in einer grossen Anzahl früher armenischer Ortschaften in Kirchen und Häusern verkohlte und verweste Frauen-und Kinderleichen gesehen habe").
        I corpi delle vittime non troveranno mai cristiana sepoltura.

        Testimonianze        

        "E' dovere di noi tutti effettuare nelle sue linee più ampie la realizzazione del nobile progetto di cancellare l'esistenza degli Armeni che per secoli hanno costituito una barriera al progresso e alla civiltà dell'Impero… Siamo criticati e richiamati ad essere pietosi; questa semplificazione è una sorta di ingenuità. Per coloro che non cooperano con noi troveremo un posto che stringerà la fibra dei loro cuori delicati". (Ministro dell'Interno Talaat, 18 Nov 1915).
        "Il luogo di esilio di questa gente sediziosa è l'annientamento". (Ministro dell'Interno Talaat, 1 Dic 1915).
        "Dopo aver fatto inchieste, è risultato che solo il 10 per cento degli Armeni soggetti a deportazione generale ha raggiunto i luoghi a loro destinati; il resto è morto di cause naturali, come fame e malattie. Vi informiamo che stiamo lavorando per avere lo stesso risultato riguardo a quelli ancora vivi, usando severe misure". (Abdullahad Nouri, 10 Gen 1916).
        "Il numero settimanale dei morti durante gli ultimi giorni non era soddisfacente". (Abdullahad Nouri Bey, 20 Gen 1916.)
        "…Senza ascoltare nessuna delle loro ragioni, rimuoverli immediatamente, donne, bambini, chiunque essi siano, anche se sono incapaci di muoversi; e non lasciate che la gente li protegga, perché con la loro ignoranza mettono al primo posto guadagni materiali piuttosto che sentimenti patriottici e non riescono ad apprezzare la grande politica del governo. Perché, invece di misure indirette di sterminio usate in altri luoghi, come severità, furia (per portare avanti le deportazioni), difficoltà di viaggio, miseria, possono essere usate misure più dirette da voi, perciò lavorate con entusiasmo..." (Ministro dell'Interno Talaat, 9 Mar 1915).
        "…La Jemiet (Assemblea) ha deciso di salvare la madrepatria dalle ambizioni di questa razza maledetta e di prendersi carico sulle proprie spalle patriottiche della macchia che oscura la storia ottomana. La Jemiet, incapace di dimenticare tutti i colpi e le vecchie amarezze, ha deciso di annientare tutti gli Armeni viventi in Turchia, senza lasciarne vivo nemmeno uno e a questo riguardo è stato dato al governo ampia libertà d'azione…"
(Comitato Unione e Progresso, 25 Mar 1915)
        "Non è un segreto che il piano previsto consisteva nel distruggere la razza armena in quanto razza". (Leslee Davis, Console USA, 24 Lug 1915)
        "Non vi è alcun dubbio che questo crimine sia stato pianificato ed eseguito per ragioni politiche". (Sir Winston Churchill)
        "Credo che la storia della razza umana non comprenda un episodio terrificante come questo. Il grande massacro e le persecuzioni del passato sembrano insignificanti se comparate a quella della razza armena nel 1915". (Henry Morghentau, Amb.USA in Turchia)
        "Il governo turco si è reso colpevole di un massacro la cui atrocità eguaglia e supera qualsiasi altro che la storia abbia mai registrato". (George Cleménceau, Primo Ministro di Francia)
        "…Gli Armeni furono sospettati e sorvegliati dovunque, essi subirono una vera strage, peggiore del massacro. …Fu una strage e carneficina d'innocenti, cosa inaudita, una pagina nera, con la violazione fragrante dei più sacrosanti diritti di umanità, di cristianità e di nazionalità… La questione armena non è morta.
Anzi, essa risorge e si mantiene viva, perché la

       

giustizia internazionale, anche se tardi, ho fede che finirà per imporsi. Spero che l'auspicato avvenimento, o presto o tardi, si realizzerà; e lo auguro di gran cuore; come spero e auguro che a ciò possa contribuire principalmente l'Italia" (Giacomo Gorrini, Console d'Italia in Trebisonda) .
        "Il massacro degli Armeni è considerato come il primo genocidio del XX secolo" (Sottocommissione Diritti Umani dell'ONU, 1973)
        Durante la Prima Guerra Mondiale i massacri perpetrati dalla Turchia costituiscono crimini riconosciuti dall'ONU come genocidio. La Turchia è obbligata a riconoscere tale genocidio e le sue conseguenze". (Parlamento Europeo, 1987)

        Armin. T Wegner è stato testimone oculare dello sterminio del popolo armeno iniziato a Istanbul il 24 aprile 1915 con una retata che lasciò la nazione armena priva di una guida spirituale, culturale e politica.
        "E' a nome della Nazione Armena che io mi appello a voi, come uno dei pochi europei che sia stato testimone oculare, fin dal suo inizio, dell'atroce distruzione del Popolo Armeno nei fertili campi dell'Anatolia, oso rivendicare il diritto di farvi il quadro delle scene di sofferenza e di terrore che si sono snodate davanti ai miei occhi per circa due anni, che non si potranno mai cancellare dalla mia memoria." (Armin T. Wegner)
        "... io non accuso il popolo semplice di questo paese il cui animo è profondamente onesto, ma io credo che la casta di dominatori che lo guida non sarà mai capace, nel corso della storia, di renderlo felice, perché essa ha distrutto totalmente la nostra fiducia nelle loro capacità di incivilire ed ha tolto alla Turchia, per sempre, il diritto all'auto-governo".(Armin T. Wegner)


        In occasione dell' 85° anniversario del genocidio armeno…
        "…Tristissime furono invece le sorti della parte d'Armenia rimasta all'Impero Ottomano (Province di Erzurum, Bitlis, Van, Sivas, Mamuret -ora Elaziz- e di Diyarbakir). Dopo aver invano sperato indipendenza e libertà civili dall'interna evoluzione della Turchia… il sultano 'Abdul-Hamid ed i suoi fautori opposero il terrore organizzato in grande stile ad opera di irregolari curdi sobillati dal Governo.
        Nell'Agosto-Settembre 1894 si ebbe il primo massacro di Armeni, cui tenne dietro la vera e propria strage del 1895-96.
        L'Europa inorridì, ma la mancata unione tra diplomazia inglese (misure coercitive verso la Turchia) e quella russa (diffidenza verso un'Armenia autonoma) permise la prosecuzione della carneficina…
        La situazione si aggravò per l'inserirsi del nazionalismo dei Giovani Turchi: si ebbero così il massacro di Adanà del 1909 e, durante la prima guerra mondiale…, lo sterminio in massa del popolo armeno… La questione armena è stata così risolta distruggendo gli Armeni in quanto tali.
        L'attuale repubblica di Turchia disconosce anche il nome di Armenia, ha turchizzato le regioni orientali e eguagliato nominalmente i superstiti agli altri cittadini, cercando ad un tempo di eliminarli dalla vita dello Stato". (Dizionario Enciclopedico Italiano TRECCANI - voce "Armenia").



Il riconoscimento del Genocidio
da parte della comunità internazionale
       Il genocidio armeno è stato riconosciuto come realtà storica di cui la Turchia dovrà farsi carico in diverse sedi.
       L'ONU, anche se in sordina, ha riconosciuto il genocidio il 29 Agosto del 1985, mentre il Parlamento Europeo si è pronunciato in proposito il 18 Giugno 1997.
       Tra le prime nazione attivatesi in questo senso vi sono l'Uruguay ed alcuni stati degli USA (Massacjusetts, California, New Jersey, New York, Wisconsin, Pennsylvania, RhodeIsland, Virginia ed Illinois in ordine di tempo a partire dal 1978 al 1995), mentre né il Governo federale statunitense né il Consiglio di Stato hanno preso iniziative simili.
       Anche la Duma della Federazione Russa ha ufficialmente riconosciuto quanto accaduto agli Armeni.
       A tutt'oggi il riconoscimento del genocidio da parte della comunità internazionale sembra ancora ben lontano dall'essere una realtà ed i timidi tentativi, quali quello dell'Assemblea Nazionale Francese, di dare dignità storica ai fatti avvenuti in quegli anni sono stati tutti immediatamente insabbiati dalle inconsulte reazioni turche e dal vergognoso silenzio-assenso delle grandi potenze, primi fra tutti gli USA, che hanno sempre dato maggiore importanza ai propri interessi politici ed economici, piuttosto che alla giustizia ed al rispetto di quei principi morali ai quali spesso loro stessi fanno appello e di cui si sentono custodi.
       7 Novembre 2000: Il Parlamento Europeo riconosce ufficialmente il Genocidio. In una seduta del Parlamento europeo è stato ufficializzato un documento che riconosce ufficialmente i fatti del 1915. Il documento ha una grande valenza storico-politica sia perché rende giustizia al popolo armeno sia perché pone chiaramente alla Turchia la questione in funzione della sua candidatura per l'ingresso nella Comunità Europea.

       8 Novembre 2000 : Il Senato francese riconosce ufficialmente il Genocidio. Anche il Senato Francese nella seduta del 8 Novembre 2000 ha riconosciuto il Genocidio armeno con un unico articolo che recita "La Francia riconosce pubblicamente il genocidio armeno del 1915". Il Testo è stato approvata con 164 voti a favore e 40 contro.
       9 Novembre 2000: Il Papa riconosce il genocidio. Il Patriarca degli Armeni, Katholicos Karekin II, è stato ricevuto in Vaticano dal Papa Giovanni Paolo II ed insieme hanno pregato in una suggestiva cerimonia svoltasi nella basilica di San Pietro. Il Papa ha inoltre ricordato le persecuzioni subite dagli Armeni a causa della propria fede cristiana, mentre in un comunicato congiunto con l'armeno Katholicos ha denunciato il genocidio compiuto dai Turchi, dichiarando che "il genocidio degli Armeni, che ha dato inizio al secolo, è stato il prologo agli orrori che sarebbero seguiti".
       17 Novembre 2000: La camera dei deputati italiana ammette il genocidio. La camera dei deputati italiana ha finalmente discusso ed approvato, dopo anni di lunghe insistenze, un documento presentato già nel '98 dall'onorevole G. Pagliarini (Lega Nord) e sottoscritta da 165 deputati di vari partiti che chiede formalmente alla Turchia di riconoscere il genocidio degli Armeni e di ristabilire relazioni diplomatiche e commerciali con la Repubblica armena abolendo l'embargo attuato contro di essa. La risoluzione è stata sottoscritta da parlamentari e capigruppi di tutte le aree politiche. Anche in questo caso il governo turco ha reagito in malo modo minacciando addirittura la possibilità di riconsiderare la sua richiesta di ingresso nell'unione europea e definendo la mozione approvata "infelice" ed il comportamento del Parlamento Italiano "poco serio"[!!!].
[Il Governo italiano accetta un simile insulto?]


Riconoscimenti del Genocidio nel mondo
       Dichiarazione Congiunta dei Governi Alleati (1915)
       Senato degli Stati Uniti d'America (1916, 1920)
       Tribunale Militare di Turchia (1919)
       Trattato di Sevres (1920)
       Corte Criminale, Berlino (1921)
       Commissione per i Crimini di Guerra dell'ONU (1948)
       Camera dei Rappresentati dell'Uruguay (1965)
       Senato dell'Uruguay (1965)
       Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d'America (1975, 1984, 1996)
       Assemblea Mondiale del Consiglio delle Chiese (1979, 1983, 1989, 1995)
       Assemblea Nazionale del Quebec, Canada (1980, 1993, 1995)
       Parlamento d'Ontario, Canada (1980)
       Corte di Giustizia, Ginevra (1981)
       Parlamento di Cipro (1982, 1983, 1990, 1995)
       Tribunale Permanente dei Popoli, Parigi (1984)
       Sottocommissione per i Diritti dell'Uomo dell'ONU (1985, 1986)
       Parlamento Europeo (1987, 2000)
       Parlamento d'Argentina (1993)
       Senato d'Argentina (1993)
       Corte di Giustizia, Parigi (1995)
       Duma della Federazione Russa (1995)
       Parlamento di Bulgaria (1995)
       Parlamento di Grecia (1996)
       Camera dei Comuni di Canada (1996)

       Parlamento di Libano (1997, 2000)        Parlamento di New South Wales, Australia (1997)
       Lega dei Diritti dell'Uomo, Parigi (1998)
       Senato del Belgio (1998)
       Assemblea Nazionale di Francia (1998, 2000)
       Consiglio dell'Assemblea Parlamentare Europea (1998, 2001)
       Parlamento di Svezia (2000)
       Senato di Francia (2000)
       Vaticano (2000, 2001)
       Il Consiglio Comunale di Roma riconosce il Genocidio Armeno
       Il Parlamento Italiano riconosce il genocidio del 1915
       Camera dei Deputati 17.11.2000
       Legge Francese (2001)
       Senato Canadese (2002)
       Parlamento Europeo (2002)
       Senato Argentino (2003)
       Consiglio Nazionale della Svizzera (2003)
       14 Stati degli Stati Uniti d'America
       18 Consigli Comunali della Francia
       39 Consigli Comunali Italiani

E la Turchia quando riconoscerà il suo vergognoso genocidio???
Quando chiederà perdono a Dio, agli Armeni, all'umanità???


Riconoscimenti del Genocidio
dai Comuni d'Italia
Camponogara 05.06.1997 unanimità
Bagnacavallo 17.07.1997 unanimità
Russi 08.09.1997 unanimità
Fusignano 29.09.1997 unanimità
Montorso Vicentino 30.09.1997 unanimità
Monteforte d’Alpone 27.10.1997 unanimità
Padova 27.10.1997 unanimità
S.Agata sul Santerno 28.10.1997 unanimità
Sanguinetto 29.10.1997 unanimità
Conselice 15.11.1997 unanimità
Cotignola 17.11.1997 unanimità
Asiago 20.11.1997 unanimità
Lugo 20.11.1997 unanimità
S.Stino di Livenza 22.11.1997 unanimità
Milano 24.11.1997 unanimità
Ponte di Piave 26.11.1997 unanimità
Villafranca Padovana 27.11.1997 unanimità
Solarolo 28.11.1997 unanimità
Parma 22.12.1997 unanimità
Faenza 04.02.1998 unanimità
Imola 23.03.1998 unanimità

Venezia 30.03.1998 unanimità
Feltre 11.05.1998 unanimità
Ravenna 19.05.1998 unanimità
ANCI 17.06.1998 unanimità
Firenze 06.07.1998 unanimità
Castelsilano 14.09.1998 unanimità
Thiene 24.09.1998 unanimità
Genova 2.10.1998 unanimità
Com. Montana Feltrina 28.04.1999 unanimità
Massa Lombarda 28.09.1999 unanimità
Roma 06.03.2000 unanimità
Belluno 27.03.2000 unanimità
Salgareda 17.04.2000 unanimità
Sesto S.Giovanni 19.05.2000 unanimità
Mira 05.12.2000 unanimità
Udine 26.02.2001 unanimità
Bertiolo 24.04.2001 unanimità
XX Municipio di Roma 06.06.2001 unanimità
Provincia di Roma 16.06.2001 unanimità
Bergamo 22.10.2001 unanimità
Mogliano Veneto 13.05.2003 unanimità



Breve bibliografia
       · Un utile testo di riferimento per approfondire la vicenda armena, ma anche molti altri genocidi del XX secolo, è costituito dal testo di Yves Ternon "Lo Stato Criminale".
       · Un altro testo molto sintetico ma altrettanto significativo è "Breve Storia del Genocidio Armeno" di Claude Mutafian e Metz Yeghérn ed. Guerini ed Associati che ripercorre tutte le fasi del genocidio in modo preciso ed essenziale.
       · Un testo fondamentale è "I quaranta giorni del Mussa Dagh" scritto nel 1933 da F. Werfel ed edito da Mondadori. A questo testo si deve in pratica la memoria che in Italia si ha del genocidio.
       · Un secondo romanzo molto toccante e significativo scritto da V. Katcha è "Il pugnale nel

giardino. La saga degli Armeni" edito da Sonzogno nel 1982.
       · Il testo HAYASTAN, Diario di un viaggio in Armenia scritto da Alice Tachdjian Polgrossi è un reportage che parla degli Armeni e della loro repubblica. Edizioni del Girasole.
       · Per alcune notizie sulla storia degli Armeni gregoriani è utile il testo "Le minoranze religiose in Italia" di Silvio Ferrari e Giovan Battista Varnier, edizioni San Paolo.
       · Tutti i volumi di P. Kuciukian come Le terre di Nairì. Viaggi in Armenia editi da Guerini.
       · Viaggio tra i cristiani d'Oriente. Comunità armene in Siria e in Iran, di Pietro Kuciukian, Ed. Guerini e Associati, Milano 1996, pag. 94.


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