Precisiamo che articoli, recensioni,
comunicazioni, eventi, appuntamenti... e quant'altro vengono da noi pubblicati
non in base ad una adesione ideologica o morale, ma solo
se ce ne viene fatta esplicita richiesta (anche con una semplice
comunicazione fatta alla nostra Redazione a scopo di pubblicazione),
pur rimanendo noi liberi di soddisfare o meno i desiderata.
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Tratto dal sito www.unavox.it |
A completamento
di quanto scritto a proposito degli spropositi del "giornalista"
Gianni Messa, pubblichiamo la citata
tesi di un parroco americano "un di quei preti in borghese..." Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature |
[Roger Mac Caffrey:] |
[Rev. Murray:] |
[Roger Mac Caffrey:]
Tramite il cardinale Gandin. |
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[Rev. Murray:]
Esattamente. In séguito il Papa si riferì a questa scomunica nel suo Motu Proprio Ecclesia Dei. |
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[Roger Mac Caffrey:]
Che ha firmato personalmente. |
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[Rev. Murray:]
Esatto, che ha emanato lui stesso. Sorge la seguente questione: in che misura questa scomunica, così come è stata emanata dalla Santa Sede, tocca anche gli altri?. |
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[Roger Mac Caffrey:]
Volete dire: in che misura tocca anche i preti e i fedeli? |
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[Rev. Murray:]
Certo. E la mia conclusione è la seguente: per quello che posso capire essi non sono scomunicati in quanto scismatici, poiché il Vaticano non ha mai detto che lo fossero. I soli chiaramente identificati come scismatici furono sei: Mons. Lefèbvre, Mons. De Castro Mayer (quest'ultimo "in via presuntiva") e i quattro vescovi ordinati. Resta quindi da capire in che modo coloro che abbiano un legame con le cappelle della FSSPX siano toccati dalla scomunica. È per questo che ho fatto delle ricerche e scritto la mia tesi. |
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[Roger Mac Caffrey:]
Ma per giungere alla sua conclusione, e cioè che i fedeli e i preti, in base al nuovo Codice, non sono scomunicati in quanto scismatici, lei ha dovuto porsi la domanda: Mons. Lefèbvre e gli altri cinque vescovi sono stati scomunicati o no? Non è così?!? |
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[Rev. Murray:]
È esatto. |
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[Roger Mac Caffrey:]
Perché ha dovuto affrontare prima questa questione? E qual è la conclusione a cui è giunto? |
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[Rev. Murray:]
Se si va alla radice del problema, il suo sviluppo diventa più chiaro. Se Mons. Lefèbvre è stato scomunicato come scismatico, gli altri rischiano di esserlo anche loro. Se invece Mons. Lefèbvre ha provocato uno scisma e altri lo hanno seguito, allora forse anche questi sono parte integrante dello scisma. A questo punto vi sono due modi diversi di affrontare la questione. Uno che considera che solo Mons. Lefèbvre e i suoi vescovi sono stati scomunicati, e in questo caso gli altri non sono toccati da questa specifica disposizione della legge o del legislatore (il Papa e i suoi collaboratori). L'altro che si sforza di dimostrare che in effetti Mons. Lefèbvre non è stato scomunicato, e quindi, a maggior ragione, nessun altro è scomunicato. In quest'ultima ipotesi, io arrivo alla conclusione che, canonicamente parlando, Mons. Lefèbvre non è colpevole di un atto scismatico punibile a norma di Diritto Canonico. Egli è colpevole di un atto di disobbedienza nei confronti del Papa, ma ha agito in maniera tale che per il suo atto poteva avvalersi di una disposizione di legge che gli evitava di essere scomunicato automaticamente ("latae sententiae"). Certo, anche in questo caso egli avrebbe potuto essere scomunicato "ferendae sententiae", per deliberata decisione del Papa, cosa che non è avvenuta. |
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[Roger Mac Caffrey:]
Quindi, le ragioni che vi fanno ritenere che i preti e i fedeli laici della Fraternità non sono scomunicati, sono due? E sono di ordine canonico? |
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[Rev. Murray:]
Grosso modo direi di sì. I soli ad essere colpiti di scomunica furono i vescovi. Ora, in Diritto Canonico, la scomunica non dipende esclusivamente da una dichiarazione esplicita fatta dall'autorità della Santa Sede. Il Diritto Canonico contiene le sanzioni dette latae sententiae, le quali prevedono che se si commette un certo atto illegale, a norma dello stesso Diritto, si incorre automaticamente nella sanzione prevista per quest'atto specifico. Ora, per chi diventa scismatico, è prevista una sanzione automatica, di tipo latae sententiae. Ma nel caso dei laici o dei preti della FSSPX, il Vaticano non ha mai dichiarato che un prete o un laico sia diventato scismatico. Il Vaticano ha avvisato i fedeli di non appog-giare uno scisma o di non parteciparvi, ma non ha mai specificato il significato di questo avvertimento. Quindi ci troviamo di fronte ad un dubbio legislativo o ad una incertezza di fatto circa la possibilità di sapere se qualcuno è scismatico o no . Prendiamo il caso del sig. Rossi che va in una cappella amministrata da un prete della FSSPX. Questo prete è scismatico perché è un prete della Fraternità? Questo non è mai stato specificato dal Vaticano. Può sorgere quindi il dubbio. Come si sa, la FSSPX sostiene che non si trova in una posizione scismatica. Il prete potrebbe agire dunque in buona fede affermando: "Non sono scismatico e non aderisco ad uno scisma". Anche un laico potrebbe avere in buona fede la stessa convinzione, e quindi non lo si potrebbe accusare dicendo: "Lei rientra nelle condizioni previste dal Diritto e quindi incorre nella sanzione automatica prevista per cosciente violazione della legge". |
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[Roger Mac Caffrey:]
Il Vaticano ha risolto un caso in maniera chiara. Due anni fa un gruppo di laici, nelle Hawai, venne scomunicato dal suo vescovo, Mons. Ferrario, colpevole di avere assistito a delle Messe celebrate da un vescovo di Mons. Lefébvre. Il Cardinale Ratzinger ANNULLÓ la decisione di Mons. Ferrario. Nella sua tesi ha citato questo caso? |
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[Rev. Murray:]
No. Per questo caso non sono sicuro della motivazione legale presentata dal gruppo in questione per appellarsi al Card. Ratzinger. Ma, secondo il Card. Ratzinger, il vescovo che pronunciò la scomunica non poteva difenderla né di diritto né di fatto. |
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[Roger Mac Caffrey:]
Nel suo decreto di scomunica il vescovo dichiara: "Scomunico queste persone perché frequentano uno scismatico, e le dichiaro scismatiche". Il Cardinale Ratzinger ha annullato la scomunica e ha dichiarato che queste persone non erano scismatiche. Questo dà forza alla sua argomentazione. |
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[Rev. Murray:]
Penso di sì. È la stessa conclusione a cui sono giunto per quanto riguarda i preti e i laici della FSSPX. Io credo che il Cardinale Ratzinger abbia ragione, poiché il fatto di assistere ad un ufficio amministrato da un prete ordinato da Mons. Lefébvre o da uno dei suoi collaboratori non si traduce nella deliberata volontà di rompere la comunione con il Papa o i suoi subordinati, deliberata volontà nella quale consiste lo scisma. |
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[Roger Mac Caffrey:]
Lei non incoraggia i fedeli ad assistere a questi uffici, ma dice semplicemente -come peraltro il Cardinale Ratzinger ha lasciato intendere in una delle sue interviste- che per il solo fatto di assistervi non significa che si sia scismatici. Il cardinale Ratzinger ha dichiarato che conosce dei fedeli che assistono agli uffici della FSSPX "con la convinzione di essere ancora in piena comunione con il Papa". E ha sollecitato un "atteggiamento di generosità nei confronti di questi fedeli di cui molti sono angosciati". In tal modo lei, per un verso, non incoraggia questi fedeli ad assistere a questi uffici, e per l'altro dice che non si tratta necessariamente di un atto scismatico. |
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[Rev. Murray:]
Per quanto ne so, la Santa Sede non ha mai dichiarato che il semplice fatto di assistere ad un ufficio celebrato da un prete della FSSPX costituisca un atto scismatico. Ne consegue che ci si possa chiedere: "Siamo di fronte ad una conclusione sensata, derivante dalla semplice interpretazione del Diritto e passibile di essere proposta ai fedeli?" Io non penso che si tratti di questo, visti gli elementi che girano intorno all'insieme della controversia. Quali sono questi elementi? Mons. Lefèbvre o i suoi collaboratori hanno costantemente sostenuto che non hanno operato uno scisma. Coloro che hanno seguito Mons. Lefèbvre, a quanto ne dice lo scrittore francese Jean Madiran, lo hanno fatto perché, davanti a una reli-gione che sembrava cambiare, egli ha offerto loro l'idea e i mezzi per aggrapparsi a una roccia: fare ciò che la Chiesa ha sempre fatto. A chi lo seguiva, gli dava una garanzia, un'assicurazione, quasi una sorta di contratto, dicendo: - Non ho una dottrina personale. Mi sono tenuto sempre a ciò che mi è stato insegnato sui banchi del seminario francese di Roma. Non ho inventato niente di nuovo. A torto o a ragione, loro, cioè Mons. Lefèbvre e collaboratori, hanno fatto condividere tali concetti ai loro associati e ai loro fedeli, e hanno cercato di fondare le loro argomentazioni su un ragionamento canonico. Penso dunque che qualcuno, assistendo ad un ufficio della FSSPX, possa agire in buona fede e possa sinceramente ritenere che non vi sia alcun ostacolo di ordine scismatico. In generale, se si hanno le prove che in una parrocchia vengono celebrate delle Messe invalide, la Gerarchia assume le misure atte a rimediare alla situazione. Nondimeno sappiamo che effettivamente vengono celebrate delle messe invalide. Lo stesso Cardinale Ratzinger, al momento del suo insediamento, ha dovuto emanare una istruzione per i vescovi circa il conforme svolgimento del Sacramento dell'Eucarestia. È ha ordinato di non permettere più delle celebrazioni con del pane non valido, raccomandando che fossero officiate delle Messe per tutte le intenzioni con le quali erano state officiate le messe invalide. Credo che un certo numero di persone che leggono la vostra rivista probabilmente abbiano ricevuto, qualche volta, la Comunione e, trattandosi di "pane scelto a fantasia", abbiano dubitato della sua validità. Guardiamo adesso ad un altro caso. Immaginiamo che un fedele sappia che il prete della sua parrocchia propone degli insegnamenti contrari alla morale o alla dottrina cattolica. Per esempio, che nega l'esistenza dell'Inferno, o insegna che i divorziati risposati possano ricevere la Comunione; e che sappia con sicurezza che il suo comportamento è tollerato dal vescovo. Può costui recarsi in una cappella della FSSPX per ricevere la buona dottrina? Secondo me questa è cosa migliore che ascoltare dei sermoni eretici. Forse mi sbaglio, ma credo che un tale fedele sia più in diritto di essere in pace con la sua Fede piuttosto che essere costretto ad ascoltare delle eresie. |
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[Roger Mac Caffrey:]
Il Cardinale Ratzinger , dal 1988 in poi, si è espresso più volte sulla questione di Mons. Lefèbvre. E non ha mai mancato di esprimere la sua comprensione e talvolta anche al sua simpatia nei confronti dei fedeli che vanno a Messa nelle cappelle della FSSPX. Perché lei ed io non potremmo esprimere la stessa simpatia? Perché dobbiamo essere accusati di mancanza di lealtà ogni volta che esprimiamo simpatia nei confronti dei fedeli della FSSPX? In definitiva, alla lettura di questa intervista, lei sarà accusato di essere filoscismatico. Ne è cosciente? |
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[Rev. Murray:]
Io spero di no. Io sono uno studente in Diritto Canonico. Ho ottenuto una licenza in questa disciplina avendo scelto per la mia tesi la scomunica di Mons. Lefèbvre. Vi è ancora un vasto spazio da esplorare relativo agli aspetti tecnici, prescindendo dall'aspetto emozionale e polemico delle critiche di Mons. Lefèbvre nei con-fronti del Papa, critiche più volte ripetute. Sappiamo che Mons. Lefèbvre ha fatto molte dichiarazioni di fuoco che non sono tutte sostenute da delle prove. Una cosa è certa: che all'interno della Chiesa è in atto una crisi. In una certa misura, Mons. Lefèbvre l'aveva capito, e alcune delle sue considerazioni sono state ri-prese da altri vescovi e Cardinali. |
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[Roger Mac Caffrey:]
In privato. |
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[Rev. Murray:]
In privato, e talvolta anche in pubblico. Io penso che per quanto attiene a ciò che sta accadendo nella Chiesa, il rapporto Ratzinger avesse molto in comune con le analisi di Mons. Lefèbvre. Ma per quanto riguarda le questioni di ordine canonico, bisogna ammettere che il diritto si comprende meglio quando è espresso in termini giuridici, ed esso dev'essere studiato prescindendo dalle passioni. È questo che mi sono sforzato di fare. Coloro che pensano che io incoraggi lo scisma, hanno torto. Mi piacerebbe vedere una riconciliazione con la FSSPX e i suoi fedeli. Credo che il loro punto di vista, quando sostengono di non aver perseguito alcuno scisma, meriti un esame attento. Si guadagnerebbe in chiarezza se il Papa promulgasse un decreto in cui fosse stabilito grosso modo che: "Entro X giorni, chiunque continui ad assistere ad una Messa celebrata da preti legati alla FSSPX sarà scomunicato automaticamente e sarà considerato come scismatico". Credo che la chiarezza di una tale definizione stimolerebbe i fedeli a prendere una decisione, in un senso o nell'altro. |
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[Roger Mac Caffrey:]
Ma il fatto che il Papa non prenda un provvedimento del genere indica che egli si accontenta della situazione ambigua che deriva dall'interpretazione del Diritto Canonico e dalla definizione di scisma. Se ne fosse contristato, non crede che agirebbe come lei ha suggerito? |
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[Rev. Murray:]
Sono convinto che oggi vi sia un'assenza di rigore giuridico -cioè che siano stati emanati degli avvertimenti imprecisi senza che siano seguiti da ulteriori chiarimenti- e che prevalga il convincimento che meno sanzioni si impiegano più sarà facile la riunificazione e la soluzione amichevole del conflitto. Si può discutere della fondatezza di questo ragionamento, ma credo che lo si faccia in questa ottica. Lo stesso Papa, mi sembra, si è dispiaciuto a dover trattare la questione. Per quello che posso giudicare, a meno che non vi siano altri negoziati, questo movimento continuerà ad allontanarsi dalla Chiesa, proprio per giustificare la sua esistenza. |
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[Roger Mac Caffrey:]
Ben presto diventerà scismatico, se non lo è già. |
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[Rev. Murray:]
Certo, e si ritorna alla distinzione che ho fatto prima. Può anche trattarsi di un movimento scismatico, ma esso non è stato colpito da sanzioni canoniche contro lo scisma, molto semplicemente perché la nuova legge esige che si esamini l'atto soggettivo di Mons. Lefèbvre al momento delle consacrazioni. |
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[Roger Mac Caffrey:]
È questo che stabilisce il nuovo codice? |
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[Rev. Murray:]
Esattamente. |
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[Roger Mac Caffrey:]
Se il nuovo codice stabilisce così, tutto sta in una decisione del Papa. È qui che risiede il dilemma. |
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[Rev. Murray:]
È così. Il Papa agisce nei limiti del Diritto Canonico, al pari di chiunque, ma con una enorme differenza, che lui stesso è il legislatore ed ha facoltà di cambiare il diritto. Se non lo cambia e se non promulga quello che potremmo chiamare un "precetto particolare", che è una particolare applicazione del diritto o un aiuto al diritto come è sancito, allora il Papa rimane sottomesso a questo diritto. Egli ha la facoltà di cambiarlo, ma in questo caso preciso non lo ha fatto. E la legge stabilisce che se qualcuno ha ritenuto di avere un grave motivo, una necessità imperiosa, nel compiere un atto illegale, costui non può essere sottoposto alle sanzioni latae sententiae. Io direi che il Papa stesso non è un legislatore del Diritto canonico: si sono pubblicati dei consigli che gli sono stati dati -l'Osservatore Romano presenta un comunicato in cui si dice che lo stato di necessità al quale fa appello il canone 1323 non era applicabile. Io ritengo che i suoi consiglieri abbiano sostenuto che Mons. Lefèbvre non avesse il diritto di avvalersi dei canoni 1323 e 1324; è per questo che il Papa non ne parla nella sua dichiarazione. Io sono convinto che i suoi consiglieri avessero torto, poiché, a mio avviso, il caso di Mons. Lefèbvre è proprio un esempio di quanto il nuovo diritto sia tanto meno rigoroso per quanto il precedente fosse del tutto chiaro. Secondo il precedente Diritto Canonico, se qualcuno compiva un atto illegale, veniva considerato colpevole fino a prova contraria. Il nuovo codice, invece, prevede che se qualcuno commette un atto illegale che ritiene soggettivamente necessario, non necessariamente incorre in una sanzione. Certo, il Papa potrebbe imporre una sanzione sulla base della sua autorità ed enunciarla come tale, ma è su questo punto che ci troviamo di fronte ad un dilemma. Mons. Lefèbvre ha fatto valere che egli doveva agire per il bene della Chiesa; noi potremmo replicare che egli ha agito per il suo bene, per il suo interesse; se ne può discutere. Ed è su questo punto che io penso ci si potrebbe rivolgere al Papa, in rispetto della sua funzione pontificale e della sua autorità, dicendo: "Santità, io penso che il canone 1324 si possa applicare a questo caso". Quindi Mons. Lefèbvre non può essere stato scomunicato, e a maggior ragione ritengo che nessuno dei suoi fedeli lo sia stato o lo sia. In questo caso si vede bene che tutto è partito dalla dichiarazione pubblica del Cardinale Gandin, secondo il quale i due canoni relativi allo scisma e alla consacrazione illegale sarebbero stati violati intenzionalmente. Infatti, la dichiarazione pubblica diceva che: "È accertato pubblicamente che costoro non solo hanno violato la legge, ma lo hanno fatto in maniera tale da incorrere nella relativa sanzione". Ora, il fatto di dichiarare questo non determina l'applicazione della sanzione, ma solo che quest'ultima esisteva già. È per questo che si può affermare il proprio disaccordo, dicendo: "Rispettosamente, io credo che la vostra applicazione della legge sia scorretta." Meglio ancora, Mons. Lefèbvre poteva dire: "Che il Cardinale Gandin sia o MENO dello stesso parere, io reputo di poter invocare il canone 1324", poiché il giudizio soggettivo delle circostanze è lasciato all'apprezzamento del singolo. Se colui che viola la legge afferma con sincerità: "Nel mio animo e nella mia coscienza non ho avuto l'intenzione di fare alcunché di male, poiché reputavo che era necessario che io agissi contro la lettera della legge", non gli occorre altro per invocare il canone 1324 ed evitare le sanzioni latae sententiae. Ora, il Papa potrebbe dire, come diceva lei: "Dimentichiamo questi canoni: io dichiaro che a partire da oggi, in virtù della mia autorità, queste persone sono scomunicate"; ma il Sovrano Pontefice non ha agito così. Egli si è lasciato guidare da i suoi consiglieri e dal codice in vigore. E io penso che si tratti di una lacuna del nuovo codice. Dal momento che si permette alle conclusioni soggettive di prevalere sulle sanzioni, si determina una incertezza giuridica e, in ogni caso, una mancanza di certezza generale. Naturalmente la maggior parte delle persone che violano una legge, ritiene che ciò sia stato un suo dovere, a meno che non si tratti di depravati o della volontà di farlo per contraddire l'autorità. Francamente, io non credo che Mons. Lefèbvre l'abbia fatto con queste intenzioni. |
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