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I miracoli libanesi di Jacqueline Amidi
Fonte: www.effedieffe.com, 9-10-2006 |
È difficile districarsi nella questione libanese, ma leggendo questo articolo, si potranno finalmente avere idee chiare su uno scenario tanto intricato e apparentemente contraddittorio.
L'autrice, poi, è un'ottima fonte: libanese, cattolica e ben documentata. La Redazione Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi |
Chissà se lo slogan fanfarone «guerra dell’occidente contro la barbarie» è già tramontato? Chissà se la «ridefinizione geopolitica del Medio Oriente» è ancora all’ordine del giorno? Chissà se gli usraeliani «drogati di guerra» [1] e l’occidente «giudeomane» [2] approfittano della tregua per orchestrare una nuova guerra «globale» e si mobilitano per un altro «round»?
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1. Chi sono i nemici del Libano? Questo piccolo paese, che nella sua storia non ha aggredito neppure una volta un paese vicino, si è sempre trovato costretto a difendersi dagli attacchi altrui. In ogni periodo storico, nemici diversi.
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A) Israele «Se gli israeliani non vogliono essere accusati di essere Già prima della sua creazione nel 1948, i fondatori di Israele avevano i loro progetti per un grande “Regno di Israele”. Già disegnavano la rimodellazione del Medio Oriente.
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B) Gli Stati Uniti «Lo zio Sam sta redigendo un copione per un occidente terrificante di buoni contro i cattivi, fino alla morte» Negli Stati Uniti non sono Bush o la sua Amministrazione a governare, ma i neoconservatori, o neocons, una banda di esperti e strateghi, chiamati anche «i falchi», che conducono tranquillamente la politica statunitense, rispolverando periodicamente, da una trentina d’anni, il vecchio piano sionista di rimodellazione del Medio Oriente, ovviamente a favore di Israele.
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C) La Siria «Non solo continueremo a sostenere il presidente Assad, ma cerchiamo di assicurare la continuità del suo regime dopo di lui» L’inimicizia della Siria contro il Libano risale almeno alla fine della prima guerra mondiale, quando, dopo la caduta dell’impero ottomano, la Francia e l’Inghilterra si divisero la tutela dei Paesi del Medio Oriente che i turchi avevano perduto.
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D) I rifugiati palestinesi «I rifugiati palestinesi [...] restano al centro Prima di tutto, sarebbe ora di parlare chiaro a proposito della situazione dei palestinesi. Prima della risoluzione 1701 (che tanto ferocemente si tiene che dai libanesi sia rispettata, ma che Israele, dal 14 agosto, non smette di violare ogni giorno, rosicchiando, con la sua abituale sfrontatezza, parcelle del nostro territorio, uccidendo e sequestrando libanesi sul nostro territorio, violando ogni giorno lo spazio aereo libanese; e tutto questo sotto gli occhi dei caschi blu, dell’Unifil e di tutti gli ipocriti del “mondo libero”, poiché Israele d’altra parte ha già ignorato, dall’inizio della sua esistenza, circa settanta risoluzioni dell’Onu e la convenzione di Ginevra sui crimini di guerra, senza mai subire alcuna sanzione), c’è la risoluzione 1559, e non ancora interamente rispettata.
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2. Per quale miracolo
Descrivere i quattro nemici del Libano -Israele, gli Stati Uniti, la Siria e i rifugiati palestinesi- era un dovere (anche perché non si dica più che la guerra del Libano è stata una «guerra civile»). Tutti e quattro sono estremamente pericolosi e sono ancora decisi a farci pagare caro il non aver loro permesso la realizzazione dei loro piani. Troppi nemici hanno mirato alla vita del Libano.
Jacqueline Amidi Originale francese:
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Note [1] Uri Avnery, Junkies of war [Drogati di guerra], in Gush Shalom, agosto 5, 2006: [2] Jean Robin, La judéomanie. Elle nuit aux juifs. Elle nuit à la République, Ed. Tatamis, 2006, pp. 341. Cfr. anche: Jean Robin, La judéomanie a créé une distinction entre les citoyens français, Intervista, in Observatoire du communitarisme, lunedi 28 agosto 2006: [3] Ilan Pappe, Israeli debacle, in Zmag.org, 23 agosto, 2006: [4] Uri Avnery, Knife in the back. War of the generals, in CounterPunch, 3 agosto 2006: www.counterpunch.org/avnery08032006.html, & in Gush Shalom, 4 agosto 2006 (in ebraico e in inglese). Traduzione francese: Uri Avnery, Le poignard dans le dos, in France-Palestine Solidarité, sabato 5 agosto 2006: www.france-palestine.org/article4354.html. [5] Gilles Munier, Le Hezbollah, rempart contre Israël. La bataille du Litani, in GMunier.blogspot, 8-8-2006: [6] Alla fine della guerra, Hezbollah beneficia di un vasto sostegno da parte della popolazione libanese. «Nello stesso Libano, l’87 % della popolazione ora sostiene la resistenza di Hezbollah, compreso l’80 % dei cristiani e dei drusi e l’89% dei musulmani sunniti, mentre soltanto l’8% crede che gli Stati Uniti sostengano il Libano», in Déclaration de solidarité avec les peuples du Liban et de la Palestine, 12-8-2006. Dichiarazione sottoscritta tra gli altri da Noam Chomsky, John Berger, Eduardo Galeano, Ken Loach, Arundhati Roy, Tariq Ali, Howard Zinn: [8] Cfr. i passaggi relativi al progetto sionista per il Medio Oriente, esposto da Oded Yinon, in Jacqueline Amidi, Une guerre est finie? Passons à l’autre!, in www.effedieffe.com, 26-8-2006: [9] Christian Chesnot, La bataille de l’eau au Proche Orient, L’Harmattan, Parigi, 1993, pp. 105-106. [10] Citato nel «Rapport stratégique arabe», pubblicato dal «Centre d’études politiques et stratégiques» del giornale Al-Ahram, Il Cairo, 1989 (in arabo). [11] Problèmes économiques et sociaux, in La Documentation Française, 7-21 ottobre 1983. [12] Moshe Sharett, Journal, Ed. Maariv, Tel Aviv, 1978, citato in Le Monde diplomatique, n° 342, settembre 1982. [13] Gilles Munier, Le Hezbollah, rempart contre Israël, cit. [14] Yossef Weitz, Journal, Tel Aviv, 1965. [15] Stefano Chiarini, Liban: Cette “bande” que veut Israël Libano [Questa “striscia” che Israele vuole], in Le grand soir, 22-7-2006: www.legrandsoir.info/article.php3?id_article=3898. [16] «Uncle Sam is writing a script for a horrifying western of the good guys against the bad guys, to death»: Gideon Samet, In Uncle Sam’s Cabin, in Ha’aretz, 2 febbraio 2002. Citato in David Hirst,Senza pace. Un secolo di conflitti in Medio Oriente [titolo originale «The gun and the olive branch. The roots of violence in the Middle East», Nation Books, 2003], Nuovi Mondi Media, San Lazzaro di Savena - Bo, 2004, p. 94. [17] Tom Barry, Une diplomatie de gangsters. Eliot Abrams chasse les monstres au Proche-Orient, in Questions critiques, 23 agosto 2006: [18] Tom Barry, articolo citato. Tom Barry precisa: «Abrams, che dichiara orgogliosamente di essere “neoconservatore e neo-reaganiano”, è il genero di Norman Podhoretz e di Midge Decter, una coppia di militanti che hanno svolto un ruolo essenziale, negli anni ‘70, per insediare il neoconservatorismo come influente tendenza politica. [...] Quando non era al servizio del governo, Abrams era affiliato alle istituzioni e ai gruppi di pressione neoconservatori [...]. In quanto reaganiano, Abrams ha prestato servizio al Dipartimento di Stato durante il primo mandato del Presidente Reagan. Vi fu Segretario di Stato delegato ai diritti dell’uomo, poi Segretario delegato agli affari inter-americani. In qualità di diplomatico del Dipartimento di Stato, Abrams ha contribuito a coordinare il sostegno illegale del suo governo ai Contras del Nicaragua, riconosciuti dai reaganiani come “combattenti della libertà”. Ha anche lavorato con il tenente colonnello Oliver North per mettere a punto un’organizzazione triangolare di vendita di armi all’Iran attraverso Israele, i cui introiti erano avviati ai contras del Nicaragua – un’ operazione illegale di cui ha sempre negato d’esserne a conoscenza, a torto, al tempo dell’audizione parlamentare seguita alla sua condanna [per la vicenda Iran-Contras]». [20] Emmanuel Ratier, Portrait. Léo Strauss, in Faits et documents, n° 169, 1-15 marzo 2004, pp. 1-2. Cfr. anche le pp. 6-7 e 9. [21] Jürgen Elsässer, La Cia a recruté et formé les djihadistes, Intervista a cura di Silvia Cattori, in Volteirenet, 15 giugno 2006: [22] IsraelShahak, The zionist plan for the Middle East, in Alabasters archives: [23] Maurizio Blondet, Chi comanda in America?, EffediEffe, Milano, 2004, p. 42. [24] Pierre Galand, Une guerre criminelle en Palestine et au Liban, in Association Belgo-Palestinienne, 20-7-2006: www.association-belgo-palestinienne.be, e in & in Csotan - Comité de Surveillance Otan, 20-7-2006: www.csotan.org/textes/texte.php?art_id=305&type=articles. [25] Michel Warschawski, La pace ha perso. Vi spiego perché, Intervista a cura di Geraldina Colotti, in Il manifesto, 15-8-2006. [26] Traduzione italiana: David Hirst, Senza pace. Un secolo di conflitti in Medio Oriente, cit. (cfr. qui la nota 16). [27] Michel Sabbah, Swerios Malki Mourad, Riah Abu El-Assal et Munib Younan, The Jerusalem declaration on christian zionism. Statement by the Patriarch and local Heads of Churches in Jerusalem [Dichiarazione di Gerusalemme sul sionismo cristiano. Comunicato del Patriarca e dei Capi locali delle Chiese di Gerusalemme], in The Episcopal Diocese of Jerusalem, 22 agosto 2006: www.j-diocese.com/DiocesanNews/view.asp?selected=238. [28] Jacqueline Amidi, Mise au point historique et géographique au gouvernement américain, in Revue du Liban, n° 1564, 25 novembre / 2 dicembre 1989. [29] Dichiarazione fatta a un giornalista di Rai1 in agosto 1989, mentre da parte della Siria durava l’intenso bombardamento della popolazione libanese. [30] Jawad Boulos, Les peuples et les civilisations du Proche-Orient, Dar Awad, Beirut, 1987, tomo V, p. 269. [31] Fouad Ephrem Boustany, Le problème du Liban, Ed. Ad-da’Irah, Beirut, 1985, p. 42. [32] Moussa A., Je ne suis plus Frère musulman. Confession d’un ancien terroriste, Prefazione di Jean-Pierre Péroncel-Hugoz, Ed. François-Xavier de Guibert, Parigi, 2005, p. 6. L’autore – che scrive sotto lo pseudonimo di “Moussa A.” (nascondendosi oggi da qualche parte per paura di essere assassinato dai suoi ex- confratelli, dai quali si è separato) – è un Fratello musulmano egiziano, arruolato nelle milizie palestinesi fin dall’inizio della loro aggressione omicida contro il Libano, per schiacciare «i combattenti libanesi [...] che lottano a uno contro dieci», come ricorda ancora Péroncel-Hugoz nella sua Prefazione, che denuncia «la stampa occidentale ingannata o complice». [33] Édouard Sablier, Le fil rouge, Plon, Parigi, 1983. [34] Al-Hayat, 12 aprile 1973. [35] An-Nahar, 15 aprile 1973. [36] Lo scrittore e giornalista israeliano Joseph Halevi – nella sua lettera di rettifica, intitolata «A proposito dell’articolo sul Libano che porta la mia firma sul Manifesto del 5 settembre 2006» e motivata dalle modifiche non condivise introdotte nel capoverso finale del suo articolo – constata che il governo attuale in Libano è un «governo filo Usa-Israele». Nell’articolo in questione, nella parte del suo testo che non è stata in nessun modo oggetto di rettifiche, Joseph Halevi osserva, sulla riunione di Roma del 26 agosto 2006 (alla quale partecipava anche il primo ministro libanese Siniora): [37] Cfr. a questo riguardo il mio articolo Liban-Israël. L’heure de la vérité, in effedieffe.com, 29-7-2006: www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1324¶metro=esteri. [38] Uri Avnery, Libano, il nome giusto è guerra delle colonie, in Il manifesto, 23 agosto 2006. [39] Fouad Ephrem Boustany, op. cit., p. 32. [40] Secondo i nostri vicini israeliani, abitualmente superstiziosi, le sconfitte di Israele durante la sua ultima aggressione contro il Libano sarebbero state causate da una sorta di autentica «maledizione libanese»: come un misterioso e inviolabile «decreto di sventura e disfatta», che perseguiterebbe i violatori e aggressori della nostra terra, la loro arroganza e le loro temerarie «scommesse belliciste». È l’opinione israeliana riguardante un’atavica «maledizione libanese», alla quale fa riferimento Christian Merville: «Giano dai due volti civile e militare – spesso facendone uno soltanto, di questi due – questa società nata nella violenza e da essa nutrita non saprebbe rimanere all’infinito lacerata tra queste due alternative. Né ostinarsi in scommesse belliciste estremamente rischiose, come ha appena dimostrato l’ultima manifestazione della maledizione libanese» (Christian Merville,Dommages collatéraux, in L’Orient - Le Jour, 15-9-2006). [41] Più ancora, le divisioni aspre e accanite che lacerano attualmente Israele sarebbero dovute anch’esse, secondo questa opinione superstiziosa, a una specie di autentico e permanente «maleficio del Libano». Vi fa riferimento, divertito, il Segretariato del Blocco parlamentare del Cambiamento e della riforma (il blocco parlamentare del generale Michel Aoun): tali divisioni sarebbero nate «da quello che essi chiamano il “maleficio del Libano”, che li perseguita»: cfr. Tayyar, 14-9-2006: www.tayyar.org/tayyar/articles.php?article_id=18355&type=news. |