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Segnalato da Centro Studi Federici, 8-5-08 |
Un nuovo ordine mondiale, da tempo programmato, sta per essere reso “inevitabile”. Catalizzatore di questa riformulazione del pianeta è la crisi economica di cui siamo vittime, insomma sarà la comoda scusa per instaurare il Nuovo Ordine Mondiale e da vittime, noi pagheremo, mentre i rei riconosciuti e confessi continueranno a godere, a sperperare e a "giocare". Ma quando la si smetterà di credere nel dogma che gli organismi più grandi sono i migliori e che i mondiali sono la panacea di tutti i mali? Invece è vero proprio il contrario! Infatti se è difficile controllare (ammesso che lo si voglia) e gestire un piccolo organismo, di gran lunga più difficile lo sarà per i mondiali! La Redazione Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi |
L’abisso della crisi economica spinge molti a proporre il governo di un organismo mondiale (1) per l’economia, ma anche per la politica. Il dominio della finanza è assicurato anche dal nuovo gabinetto di Barack Obama, costituito da persone fra i responsabili della crisi. Intanto nessuno rivendica il potere al popolo di battere moneta. La democrazia è uccisa dalla finanza. |
(1) Ma quando la si smetterà di credere nel dogma che gli organismi più grandi sono i migliori e che i mondiali sono la panacea di tutti i mali? Invece è vero proprio il contrario! Infatti se è difficile controllare (ammesso che lo si voglia) e gestire un piccolo organismo, di gran lunga più difficile lo sarà per i mondiali! |
Milano (AsiaNews) – Un nuovo ordine mondiale, da tempo programmato, sta per essere reso “inevitabile”. Molti politici ed economisti si affrettano a dire che ciò comporterà gravi sacrifici, ma ad ogni persona “ragionevole” è evidente che si tratta di sofferenze e disagi del tutto “necessari”. |
(2) Ma, da vittime, noi pagheremo, mentre i rei riconosciuti e confessi continueranno a godere, sperperare e a "giocare". (3) Insomma sarà la comoda scusa per instaurare il Nuovo Ordine Mondiale. |
Il nuovo ordine e il G 20 Fino a pochi decenni fa, tale nuovo ordine mondiale sarebbe stato considerato con orrore, un incubo, l’anticamera di una dittatura planetaria. Invece, d’ora in poi i capi delle nazioni saranno lodati per aver dato prova, in un momento difficile, di senso del bene comune per tutti i popoli della terra e di interesse verso tutti gli strati sociali. Beninteso, questo è quanto ci verrà detto –temiamo molto presto– a ben più chiare lettere di quanto oggi possiamo intuire. Del resto, già da tempo, si parla della necessità di “regole”, di una nuova Bretton Woods. L’occasione più probabile in cui ci verrà fornito il nome della medicina “miracolosa” sarà forse la prossima riunione dei vertici politici ed istituzionali del G 20, in programma a Washington il 15 novembre. La “medicina” sarebbe una banca centrale mondiale che regolamenti la moneta unica di riferimento ed i rapporti di questa con le sotto-denominazioni locali del sistema. (4) |
(4) Al momento in cui l'autore di questo articolo scriveva, il G20 non si era ancora riunito, ma possiamo affermare che Maurizio D'Orlando è stato facile profeta, se oggi (16-11-2008) osserviamo le conclusioni dell'avvenuto G20, in particolare teniamo a rilevare la dichiarazione di Berlusconi che pontificando asserisce che il libero mercato non può e non deve essere messo in discussione: il liberismo economico è un dogma! E questo proprio quando il buon senso imporrebbe di studiare e attuare migliori e più intelligenti controlli e restrizioni che evitino la bancarotta e la crisi, che poi saranno poste sul groppone del solito quanto povero Pantalone. |
Al G 20, dopo una breve lezioncina ed una frettolosa diagnosi sulle difficoltà attuali –“è tutta colpa di quegli scriteriati liberisti di Bush”– la cura per sanare la terribile crisi ci verrà impartita proprio dai maggiori responsabili di questa stessa crisi. Basta vedere chi ha maggiormente finanziato la più dispendiosa campagna elettorale per la presidenza dell’ex superpotenza americana (oltre un miliardo di dollari, in un momento di pesante recessione). Come sempre e come è ovvio, chi aveva interesse ha giocato su entrambi i tavoli per ogni evenienza; ma alla fine, come sappiamo, ha prevalso Barack Obama, anche in termini di spese: quasi il doppio in termini assoluti di quelle del candidato repubblicano. Oltre ai soliti settori –il mondo dello spettacolo e del’informazione, quello universitario e dell’istruzione, dell’informatica e di internet– i contributi per il nuovo presidente sono venuti in particolare dai fondi speculativi (“hedge funds”); dagli studi legali [anch’essi traggono risorse dalle complesse alchimie dei contratti di finanza creativa]; dai fondi di “private equity”(a). Per non cambiare nulla, occorreva che all’apparenza cambiasse tutto. In fondo, anzi in superficie, è bastato poco: il colore un po’ più scuro della pelle del nuovo presidente. Per il resto, il governo del nuovo presidente è composto, dai “soliti” responsabili, di fatto irresponsabili. Guardiamo ai nomi in lizza per il ministero del Tesoro: Larry Summers, Tim Geithner e Robert Rubin. Sono tutti ultra-liberisti, persone che hanno sempre sostenuto la necessità di svincolare la finanza da ogni regola, dei nemici della legge Glass-Steagall (b). |
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Essi sono coloro che, nel girotondo d’incarichi per i membri del clan –al Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Mondiale, nei governi del presidente Clinton, sotto l’ala di Alan Greenspan e di Ben Shalom Bernanke, o addirittura al vertice della Federal Reserve Bank di New York (Geithner)– hanno di fatto pilotato tutti gli sviluppi precedenti e successivi all’emergere della crisi odierna. |
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I volti vecchi del governo di Obama Come capo di gabinetto, Obama ha scelto Emanuel Rahm, che vanta una carriera a cavallo tra la politica e le grandi case finanziarie di Wall Street. Nel suo caso c’è pure dell’altro. Non solo il padre di Rahm era membro dell’Irgun (c), ma lui stesso ha anche la cittadinanza israeliana, ha combattuto per Israele, è il referente per le forze armate israeliane ed ha patrocinato lo scorso 4 giugno la candidatura di Obama ai vertici dell’AIPAC (d) –l’organizzazione sionista americana finanziata anche dallo Stato di Israele e coinvolta in alcuni recenti casi di spionaggio–. In Israele hanno commentato: “[Rahm ] è il nostro uomo alla Casa Bianca”. Questa osservazione ci porta a considerare che forse la scelta tra i due candidati non era equivalente. A lungo in altalena nei sondaggi, dopo un’apparente prodigiosa rimonta, lo schieramento repubblicano, rafforzato nelle propensioni degli elettori dalla vicenda della Georgia, è iniziato a precipitare in modo definitivo da quando il presidente Bush, a fine agosto, ha negato la fornitura di aerei-cisterna necessari all’aviazione israeliana per un’incursione a lungo raggio (e), rifiutando con ciò l’avallo del governo americano ad un attacco contro l’Iran. Pochi giorni dopo anche le quotazioni delle materie prime ed in primo luogo del petrolio, su cui le grandi banche d’affari avevano pesantemente scommesso per compensare le perdite sui mutui immobiliari, hanno iniziato a sgonfiarsi per poi precipitare con le borse di tutto il mondo a partire dai primi di settembre (f). |
La democrazia e la moneta Da tutte queste premesse è chiaro che la presidenza Obama non porterà cambiamenti di rotta nella gestione della crisi finanziaria; al contrario rafforzerà la tendenza a proteggere le grandi istituzioni ed industrie a scapito delle piccole imprese e del cittadino medio che gli ha dato il voto. Soprattutto è anche chiaro che nel G 20 di Washington non verrà per nulla scalfita la questione centrale dell’attuale crisi finanziaria ed economica –e delle tante altre precedenti crisi della modernità e della postmodernità– cioè la sovranità e legittimità di sistema. Maurizio d’Orlando |
(5) Oggi siamo al paradosso: scandalizzati si grida "NO alle guerre di Religione!", mentre si accettano come doverose quelle della democrazia... (6) Che mai viene consultato e soprattutto mai è tenuto in alcun conto quando il suo parere è in contrasto con i piani di coloro che lo sgovernano.
(7) Ripetiamo: Il paradosso della moderna democrazia è che il popolo sovrano non ha di fatto e di diritto alcun potere all’interno della Fed (o della BCE) in riferimento ad un atto sovrano di primaria importanza. |
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