In giro si sente dire che gli immigrati fanno figli come conigli -nel senso che
ne fanno a raffica, molti di più rispetto alla media- ma è proprio vero?
Se diamo un’occhiata agli ultimi dati raccolti dall’Istat sul tasso di fecondità scopriamo che è proprio così: nel nostro Paese nascono in media 1,32 figli per ogni donna in età fertile. Si registra una sostanziale ripresa della fecondità rispetto agli ultimi decenni -il minimo storico è del 1995, con 1,19 figli per donna- e il merito va tutto (o in buona parte) agli immigrati.
L’aumento del numero medio di figli per donna è tutto concentrato al Nord e al Centro (rispettivamente +26% e +19% tra il 1995 ed il 2005), mentre nel Mezzogiorno la fecondità continua a diminuire.
A far salire sensibilmente la percentuale di figli sono soprattutto le immigrate.
Nel 2004 le donne italiane hanno avuto in media 1,26 figli, mentre le straniere ne hanno avuti più del doppio (2,61).
Ed è al Nord che si nota di più la differenza: le straniere residenti nel Nord-ovest e nel Nord-est hanno rispettivamente 2,74 e 2,84 figli, contro 1,18 e 1,19 figli delle residenti di cittadinanza italiana.
Hanno invece decisamente meno figli le straniere che risiedono al Sud e nelle Isole (rispettivamente 2,16 e 2,22 figli per donna).
A fronte di questi dati sulle nascite, da cui si evince il trend di crescita della popolazione nel nostro Paese, un vero e proprio esercito si appresta a chiedere la cittadinanza italiana nel caso in cui dovesse diventare legge il provvedimento allo studio del governo (possibilità di ottenerla dopo cinque anni di permanenza in Italia). Saranno infatti almeno 900 mila -come si evince dal “Dossier Statistico Immigrazio-ne” Caritas/Migrantes- i “potenziali” nuovi cittadini italiani. Il numero è inferiore a quello di coloro che avrebbero diritto a presentare la domanda, perché -spiega la Fondazione Migrantes- tra le prime generazioni di emigrati, così com’è avvenuto per i nostri connazionali all’estero, non tutti chiedono la cittadinanza del Paese di accoglienza, specialmente quando questa non è cumulabile con quella del Paese di origine.
Sempre secondo le stime nel 2008 potrebbero essere regolarizzati altri 650 mila stranieri, e si arriverebbe così a superare il milione e mezzo di potenziali nuovi cittadini.
Numeri significativi, su cui le forze politiche riflettono. Il premier Romano Prodi nei giorni scorsi ha chiarito quale sia la linea della maggioranza: «Ogni immigrazione di successo deve sfociare nella cittadinanza». Dunque i numeri di cui si parla sopra rientrano ampiamente nei programmi dell’Unione.
Al tempo stesso una forza politica come la Lega che si batte contro l’idea di estendere il diritto alla cittadinanza, viene stigmatizzata con sdegno: «L'iniziativa della Lega contro la cittadinanza agli immigrati -dichiara Renzo Lusetti della Margherita- dimostra di essere cinica e strumentale. La solidarietà, per il centrosinistra, è un valore».
Tornando ai numeri, per quanto riguarda i minori, che attualmente sono circa 600 mila, si è calcolato che dal 1994 ad oggi 305 mila sono nati in Italia e, quindi, in buona parte -scrive la Migrantes- avrebbero diritto alla concessione della cittadinanza, visto che la nuova legge introdurrebbe il principio dello “ius soli” (se si nasce su suolo italiano si ha diritto automaticamente alla cittadinanza).
A conti fatti il numero effettivo dipenderà dal legame della nascita in Italia alla residenza previa dei loro genitori, considerando anche che queste nascite sono aumentate negli ultimi tempi fino ad arrivare, all’incirca, alle 55 mila unità annue. Bisogna inoltre tenere conto del numero dei minori, figli di entrambi i genitori stranieri, nati in Italia prima del 1994, senz’altro diverse decine di migliaia.
Se si continuerà sulla strada indicata dalla sinistra oggi al Governo è inevitabile, in un futuro non troppo lontano, che gli italiani diventino minoranza nel loro Paese. Accantonati per un attimo i discorsi sull’integrazione, siamo proprio sicuri che arrivati a quel punto gli “autoctoni” accetteranno di fare la fine degli indiani d’America nelle riserve?
Orlando Sacchelli |
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