Precisiamo che articoli, recensioni, comunicazioni, eventi, appuntamenti... e quant'altro vengono da noi pubblicati non in base ad una adesione ideologica o morale, ma solo se ce ne viene fatta esplicita richiesta (anche con una semplice comunicazione fatta alla nostra Redazione a scopo di pubblicazione), pur rimanendo noi liberi di soddisfare o meno i desiderata.

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DON SANTORO SCRIVE ALLO SPIRITO SANTO
di Dante Pastorelli

       Con vero piacere pubblichiamo l'articolo del Prof. Pastorelli: ne condividiamo l'analisi e l'arguta critica e vogliamo sperare che la fiducia finale da lui manifestata in Benedetto XVI sia ricompensata da fatti reali: Dio lo voglia!
       Non pensavamo di aggiungere nostre note a quelle già pepate e calzanti dell'articolista, ma l'ignoranza, le assurdità e le fesserie manifestate e scritte dal compagno (crediamo che questo appellativo gli si adatti più del riverenziale e nobilesco "don") Santoro ci hanno fatto tanta violenza da "costringerci" ad aggiungere qualche breve nostra precisazione.

La Redazione

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

       Il tristemente noto parroco delle Piagge, periferia fiorentina, Alessandro Santoro, ha scritto, sul “blog” di Beppe Grillo, in data 25 novembre u.s., una lettera allo Spirito Santo, ma non sappiamo se l’abbia spedita e, in caso positivo, se per posta celeste o divino corriere e, soprattutto, se sia arrivata a destinazione.
       Noi, che siam semplici fedeli, ed in quanto tali lontani dai palazzi del potere spirituale cui ha diretto e facile accesso il Santoro, e pertanto mai messi a conoscenza dell’indirizzo della Terza Persona della SS. Trinità, alla quale ci sforziamo di far giunger la nostra flebile voce solo attraverso la preghiera, abbiam stampato questa ispirata lettera, e l’abbiamo inviata, con terrena affrancatura prioritaria, all’Arcivescovo di Firenze, S. Em.za il Cardinal E. Antonelli, ed al Vescovo Ausiliare, S. Ecc.za mons. C. Maniago —alti personaggi di quei centri di potere disprezzati e condannati dallo strano prete no-global, in cui qualche rara volta ci siam permessi di metter piede con umiltà e reverenza—, accompagnandola con poche parole che esprimono il nostro sgomento e la nostra speranza di cattolici.

 

 

 

A Sua Eminenza Rev.ma
il Sig. Cardinale Ennio Antonelli
Arcivescovo di Firenze

A sua Eccellenza Rev.ma
Mons. Claudio Maniago
Vescovo Ausiliare di Firenze

Firenze 30 novembre 2005

Oggetto: Lettera di don Alessandro Santoro allo Spirito Santo

       Eminenza ed Eccellenza Reverendissime,
      
invio alle SS. VV. copia della lettera in oggetto apparsa sul “Blog di Beppe Grillo”, noto guitto teatrale e televisivo ferocemente anticattolico.
      
Da anni segnalo, anche tramite stampa, gl’inconsulti attacchi portati al cuore della Verità, della Chiesa e delle sue istituzioni da questo sacerdote che pretende d’ergersi ad unico interprete del Vangelo ed a maestro universale.
      
Mi auguro per il bene della Chiesa fiorentina, e soprattutto delle anime degli umili parrocchiani affidati alle cure di un pericoloso sovvertitore della nostra Fede, che vengano presi alfine, sia pur con eccessivo ritardo, i provvedimenti opportuni per estirpare la mala pianta dell’eresia e della ribellione.
      
Nell’approssimarsi del Santo Natale formulo i più fervidi e devoti auguri, con l’assicurazione del mio costante ricordo nel Signore e con l’auspicio che la Luce Divina guidi sempre la Vostra opera episcopale.

Dante Pastorelli

 

 

 

       Ed ecco il risultato delle lunghe e appassionate meditazioni di don Santoro, che Beppe Grillo entusiasticamente scopre nell’estasi di un’improvvisa folgorazione sulla via delle Piagge: “Dedico oggi il Post della domenica a un prete, uno di quelli veri, che sta in mezzo alla gente. Proprio come i Francescani a cui il Vaticano ha tolto un’autonomia che durava dal 1969”. La lettera è posta sotto una bella immagine di S. Francesco che parla agli uccelli.

 

 

 

       “Fa che questo Papa

       Caro Spirito Santo, mi rivolgo a te che sei datore di vita e soffio di speranza per l’umanità intera perché tu possa penetrare nelle stanze del potere ecclesiastico per restituire quell’ “alito di vita” e di profonda compassione nel cuore di questo nuovo Papa e del suo entourage perché imparino ad ascoltare la tua voce e non continuino, una volta per tutte, a farsi trascinare nei tatticismi e negli intrighi di palazzo e di potere.
       Fa che questo Papa sia a piedi scalzi, semplice e umile, che diventi compagno di strada e di vita di chi fa fatica e si sente escluso e oppresso, come del resto ha fatto Gesù che ha scelto la Galilea delle genti, luogo dell’esclusione e della emarginazione per ridare vita al mondo.
       Fa che questo Papa abbia il coraggio di incarnarsi nella storia degli altri, che abdichi alla Verità assoluta che schiaccia e uccide
(1) e senta il bisogno di incontrare e nutrirsi delle Verità dell’altro. Dio non ha un nome, prende ed assume il nome dei volti e delle storie degli emarginati di questo mondo e nessuno detiene la verità di Dio e può pretendere di possederla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(1)
Ecco una grossa bestemmia del sig. Santoro! un'assurdità...
La verità, in sé e per sé, non può che essere assoluta, ed assoluta è la Verità per antonomasia, NS Gesù, Seconda Persona della Santissima Trinità ("Io sono la Verità...). Ma chi mai l'ha detto che la Verità assoluta schiaccia e uccide? Il sig. Santoro? E chi è mai costui?

       Fa che questo Papa scenda nei bassifondi della storia, che abbandoni i palazzi del potere, che non viva più in Vaticano, luogo del potere curiale e torni ad essere il pastore di tutti, uomo tra gli uomini senza più nessuna enfasi trionfalistica. Non abbiamo bisogno di un Papa con strutture forti e apparati pesanti, proprie dei sovrani e dei potenti, ma di un Papa che si spogli di tutto quello che lo separa e lo divide dalle persone, che sappia lasciare tutto ciò che lo rende ricco e possa concedersi l’unica ricchezza possibile per chi si fa servo, quella in umanità. Siamo stanchi dei troppi orpelli, troppi luccichii, troppi ori che appesantiscono la sua casa, ed è arrivata l’ora che il Papa possa prendere le distanze da questo sfarzo senza senso e che impari a vivere nella povertà senza ostentazioni.
      Fa che questo Papa sia capace di Vangelo, testimone e profeta di un Vangelo possibile per tutti, che sappia piangere con chi piange, ridere con chi ride, soffrire con chi soffre. Fa che sia intransigente solo nell’amore e continui a gridare forte contro tutte le guerre del mondo e possa aiutarci, e aiutare i grandi della terra, a considerare la guerra, le guerre e la corsa agli armamenti una assurda follia. Fa che possa far diventare la guerra un tabù inaccettabile e cancelli l’ipocrisia assurda di chi, anche nella nostra Chiesa ritiene ancora plausibile una guerra giusta.
      Fa che questo Papa sia capace di perdono, che non abbia paura a riconoscere la violenza e le violenze della nostra
(2) religione, che sappia soffiare nelle nostre vite e nelle nostre comunità umane uno spirito di tenerezza, perché per tutti, chiunque sia, ci possa essere un pezzo di pane, una carezza, un abbraccio e una vera liberazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 


(2) "Nostra", di chi? di Santoro e Grillo? Di certo non della Religione Cattolica, che è religione di Verità, di Giustizia, di Amore.

      Fa che questo Papa non ci riempia di encicliche e di documenti, troppe parole hanno inchiostrato la nostra fede, fa che cresca nell’ascolto di quella parola di Dio che è la vita degli uomini e delle donne (3). L’unica parola possibile da rendere viva e vera nella nostra storia è quella del Vangelo. Rendi questo Papa carico di utopia, capace di vedere oltre e di darci il coraggio di fare un passo più in là, un Papa meno maestro e più fratello, meno grande e più debole, meno forte e più dolce, meno sicuro e più compagno.

 

 

 

(3) Il sig. Santoro aggiunge assurdità ad assurdità, stupidità a stupidità: non sapevamo che la parola di Dio "è la vita degli uomini e delle donne"... I termini sono invertiti e capovolti, mentre è la vita degli uomini e delle donne che si deve confare e modellare su quella della Parola di Dio.

      Gesù sognava e praticava il sogno di Dio, fatto di una politica di giustizia, di una economia di uguaglianza e di un Dio pienamente libero (4);

 

 

 

(4) Quante fesserie! una per ogni parola!

fà che negli occhi, nelle mani, nel cuore, nella pancia, nei piedi di questo Papa ci possa essere questo stesso sogno necessario perché questo nostro affaticato mondo riabbia la vita e “l’abbia in abbondanza”.
      Fa che questo Papa abbia il coraggio di abbandonare i segni del potere e possa ritrovare e concedersi il potere dei segni, perché la nostra Chiesa possa spogliarsi della porpora e rivestirsi del grembiule
(5), possa abbandonare i conservatorismi comodi al potere e recuperare la libertà piena e viva dei figli di Dio.

 



 

 


(5)
Massonico?

      Fa che questo Papa ridia spazio e attualità alla rivoluzione del Concilio che voleva che le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e dei poveri diventassero pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce del Vicario di Cristo e delle comunità cristiane. Le grandi aperture e novità del Concilio sono state tradite e burocratizzate, la tensione verso il nuovo si è persa nei meandri delle chiusure, delle prudenze e meschinità curiali.
      Fa che questo Papa possa finalmente ridare spazio ad una collegialità vera, ad una chiesa Popolo di Dio, ad una comunione incarnata, ad una conversione senza mezze misure e compromessi
(6). Dagli la forza ed il coraggio di proporre un nuovo concilio dove la Chiesa ripensi se stessa con il contributo vero e profondo di tutti, proprio di tutti.

 

 

 

 

 

 



(6) Questo non sarebbe simile alla "Verità assoluta" alla quale dovrebbe, secondo Santoro, abdicare il Papa? Santoro cambia idea a seconda della sua convenienza?

      Fa che questo Papa si apra all’idea di libertà e di responsabilità, che rinneghi una Chiesa moralista e sessuofoba (7),

 

(7) In altri termini: abbasso la morale e viva il sesso... ecco cosa vuole Santoro. Ma di quale Chiesa parla? Di certo della sua, e non della Cattolica.

      che possa dare spazio con pari dignità a tutte le relazioni affettive, a quell’amore plurale fatto anche di omossessuali, transessuali, divorziati, separati (8); è anche attraverso di loro che l’amore di Dio, così grande e universale ritroverà spazio nelle nostre comunità, troppo spesso abituate soltanto a giudicare e a condannare e non ad accogliere e a celebrare la vita.
      Fa che questo Papa sappia riconoscere il valore imprescindibile delle donne, perché senza la loro sensibilità, la loro capacità di “precederci” e di amare con tenerezza, la Chiesa rimarrà sempre sterile ed incapace di futuro.
      A Te Spirito Santo l’impegno di portare il respiro di tutti i piccoli e i poveri del mondo e soffiare questa brezza leggera dei perdenti e dei vinti nel cuore del Principe della Chiesa perché possa rinunciare ai titoli e alle lusinghe del Potere e possa farsi degno del Vangelo di libertà e di pace del nostro fratello Gesù di Nazaret. Così lo sentiremo compagno e amico in questa avventura che è la vita. Buon viaggio….”

Alessandro Santoro

 


(8)
Che schifo! che porcile! e della Bibbia che ne ha fatto il Santoro? Ha mai letto quel che scrive l'Apostolo S. Paolo, che esclude i sodomiti dalla salvezza? "Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, fino al punto di disonorarsi a vicenda i corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna… allo stesso modo gli uomini, lasciando l'unione naturale con le donne, si sono accesi di passione fra maschi… eppur conoscendo il diritto di Dio, che condanna a morte chi commette tali azioni, essi non solo le commettono, ma persino approvano chi le compie" (Rom. 1,24-32)
Sa il Santoro che uno dei peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio è quello impuro contro natura?
Ha mai letto il Levitico (XXX,13), la 1ª ai Corinti (VI,9-10, 18-19), agli Efesini (V, 3,35,7) o la lettera di S. Giuda (7)?... Per sua comodità...

      (I “grassetti” son nell’originale, come pure i vari errori di lingua, ad es. fa invece di fa’ (9))

 

(9) Ignorante in religione, ignorante in grammatica...

 

      Di questo folkloristico ministro di una religione e d’una Chiesa tutte personali (10), difficilmente compatibili con quelle cattoliche che pure ufficialmente continua impunemente (10) a rappresentare, ci siamo occupati più d’una volta, segnalando le sue pubbliche prese di posizione dottrinali e morali che pugnalano al cuore la nostra Fede. Ma inutilmente. Riprendiamo da un nostro intervento su Il Giornale della Toscana del 10 marzo 2004, titolato Preti eretici: il silenzio della Chiesa, e poi riportato in questo bollettino, Anno III N.1, gennaio-giugno 2004, il paragrafo riguardante il grilliano prete vero:

      “ (… [dal… al] fiorentino Santoro, che dal piccolo schermo enuncia un suo eretico pensiero circa l’inesistenza di verità assolute e la presunzione del Cattolicesimo di sentirsene, invece, detentore. Solerte protettore e guida di centri sociali, il Santoro in una intervista al Tirreno del 24 ottobre scorso, sostiene che col cardinal Piovanelli aveva “un’intesa molto intelligente che andava al di là dei rispettivi ruoli”, sia per quanto riguarda le sue “attività sociali”, sia, persino!, relativamente all’ammissione ai sacramenti di divorziati risposati, conviventi, coppie irregolari d’ogni tipo, cioè, che per la Chiesa vivono in una situazione di peccato. Il Santoro organizza messe per transessuali (11), per toglierli dall’isolamento, afferma, e dalla discriminazione, senza accorgersi che in tal modo li confina definitivamente in un ghetto. Sempre a suo dire, l’attuale nostro arcivescovo, cardinal Antonelli, è contento della sua attività alle Piagge, benché manifesti qualche preoccupazione (soltanto?) per il modo in cui, in quella parrocchia, si vive la liturgia e si applica la morale familiare (12). Dettagli trascurabili, insomma. Ma Antonelli, spera Santoro, finirà per adeguarsi alla realtà della Chiesa fiorentina. Io spero, invece, che questa realtà egli modifichi con urgenza ed energia.”Realtà o millantato credito, non sappiamo: sappiamo soltanto che i venerandi cardinali Elia Dalla Costa ed Ermenegildo Florit non avrebbero permesso il protrarsi per tanti anni di una simile opera di devastazione della vigna del Signore. I tempi cambiano, ed oggi, è noto, la misericordia non è più commisurata con la giustizia nei riguardi dei colpevoli. Ma chi rende giustizia e chi abbraccia con misericordia l’indifeso popolo di Dio?
      La concezione che della Chiesa ha il Santoro (un intrico disumano di tatticismi, trame, ricchezza, isolamento in stanze sfarzose, orpelli, luccichii, ori e smania di potere temporale in cui vivono il Papa e i cardinali) non è certo dissimile da quella che ne avevano due “monumenti” del 1500, i quali l’esponevano in un italiano letterariamente ben più consapevole, ed anche con motivazioni storiche in larga misura non accettabili, ma meglio argomentate ed inquadrate in una visione d’insieme che, nel male più che nel bene, ha lasciato un segno nella storia del pensiero politico italiano. E non accenno alle rampogne di altri illustri personaggi, come Dante, che pur sentì la Chiesa umanamente “noverca” e non madre, perché erano in grado di distinguere tra Chiesa e suoi indegni esponenti, erano animati da un amore indistruttibile per il Corpo Mistico e le loro critiche eran vivificate da intenti costruttivi.
      Sentenzia il Machiavelli, con “ragioni potentissime che…non hanno repugnanzia” (eppure il Manzoni le confuterà appropriatamente) nei Discorsi sopra la prima decade di Tito Livio: “…per gli esempi rei di quella corte [la Chiesa] questa provincia [L’Italia] ha perduto ogni devozione e religione…abbiamo, adunque con la Chiesa e con i preti noi italiani questo primo obbligo, di essere diventati senza religione e cattivi”. Ma al cancelliere fiorentino interessa non la vita morale degli italiani, quanto i guasti politici prodotti da “i rei costumi di quella corte” la quale, a suo avviso, ha impedito l’unità d’Italia.
      Non è da meno il Guicciardini, nelle Considerazioni sui discorsi del Machiavelli: “Non si può dire tanto male della corte romana che non meriti se ne dica più, perché è un’infamia, uno scempio di tutti e vituperi e obbrobbrii del mondo”. Al giudizio morale che collima con quello del Machiavelli, il Guicciardini fa seguire una valutazione storico-politica opposta: la mancata unificazione è stata un bene, perché, a differenza di altre nazioni europee, l’Italia mai ha amato ridursi sotto un regno, grazie ad un vivo “appetito” di libertà: spentasi la Repubblica Romana, gli imperatori persero presto il potere in Italia. Per cui la Chiesa ha consentito al nostro Paese di conservare “quello modo di vivere che è più secondo la antiquissima consuetudine e inclinazione sua”. Insomma la “felicità”, l’Italia dei particolarismi politici la deve alla Chiesa.
      Non più raffinate, anzi più rozze e molto meno “idealistiche” son le aggressioni, e mi limito a quelle verbali, che da alcuni secoli ormai si abbattono sulla Chiesa universale, senza peraltro mai poterne scalfire la grandezza e la bellezza che son di natura divina, al di là delle innegabili colpe di suoi membri, laici ed ecclesiastici. Dagli illuministi, agli odierni atei e agnostici, ai laicisti col paraocchi, ai comunisti d’ogni razza e colore, ai preti senza formazione adeguata ed impregnati di un anticlericalismo ammuffito che vuol nobilitarsi ammantandosi di francescanesimo, di un francescanesimo che non hanno mai né vissuto né capito, è tutt’un coro di inveterato odio contro chi propugna una dottrina ed una morale che voglion distaccare l’uomo dai meri interessi terreni e fargli volger gli occhi verso l’alto.
      Questa digressione per dire che il Santoro è una piccola ma cancerogena pedina di questo secolare gioco al massacro, e che i suoi sconsiderati fendenti alla Chiesa ed alle sue istituzioni palesemente non nascono da una coscienza religiosa vibrante e risentita, sibbene da un’acrimonia d’ordine politico-economico-sociale che si esprime nei termini di un pauperismo più cataro che francescano, riletto alla luce della concezione marxista della storia orecchiata da più acuti rappresentanti di quella “teologia della liberazione” che la Chiesa ha condannato ed è ormai in completo disarmo anche nell’America del Sud, per cui i pochi Santoro residui son dei mollicci reperti archeologici, patetici epigoni senza futuro, privi anche della fosca aura di cultura teologico-filosofica propria dei grandi eresiarchi.
      Quale futuro può avere chi sogna di far la rivoluzione ponendosi alla testa di cortei no global rinvoltato in un caldo piumino, con tanto di berrettino di lana sul delicato capo, e ovviamente calzando comode scarpe necessarie per marciare lungo le strade della gloria e del sol dell’avvenire e nello stesso tempo chiede con forza al Papa di confondersi alla gente, semplice ed umile servo, a piedi scalzi per ridare vita al mondo? Via, don Alessandro, togliamogli, a Benedetto XVI, palazzi e orpelli, ori e luccichii vari, spogliamolo della “porpora” ecc., però, oltre al grembiule (massonico?) che Lei è così generoso da concedergli, le scarpe ed un paio di calzini ci permette di salvarglieli, sia pur senza ricambio? Ma andiamo a sottolineare qualcosa di più serio, ché qui siamo alla paranoia populistica.
      La lettura santoriana del Vangelo, della Parola di Dio che è “la vita degli uomini e delle donne” stravolge completamente il messaggio salvifico di Cristo, incarnatosi nella Vergine Maria ed immolatosi sulla Croce per la salvezza delle anime, per ricomporre l’amicizia tra il Padre e l’umanità che il peccato originale aveva rotto. Ma questa liberazione “a malo”, come ripetiamo nel Pater Noster, non è nei fini del nostro pretino, perché il Vangelo, nella sua interpretazione, l’ignora, mentre s’impegna ad instaurare una rivoluzione avente per obbiettivo l’instaurazione di una “liberazione” puramente politica, di un’era di giustizia esclusivamente sociale, di economia egualitaria, di cui lo Spirito Santo deve riempire le mani, gli occhi, i piedi e persino la pancia del Pontefice (sic!). Insomma, come dicevano i vecchi socialisti, e qualche imbecille continua a ripeter pappagallescamente, il primo rivoluzionario socialista è stato Gesù Cristo.
      E’ questo il Vangelo “possibile per tutti” di cui il Papa dev’esser testimone e profeta: defraudato d’ogni dimensione spirituale, d’ogni tensione trascendente, d’ogni essenza soprannaturale, impoverito e sbriciolato al livello di un sociologico inconcludente quanto violento chiacchiericcio da casa del popolo, esso offre l’immagine di un Gesù-Robespierre, un Gesù-Lenin, un Gesù-Stalin, un Gesù-Mao, un Gesù-Castro, un Gesù-Menghistu e via sanguinariamente elencando. Un Gesù che deve fermare la mano assassina dei padroni del mondo impegnati nella corsa agli armamenti ed alle guerre (e chi saranno mai costoro?) ma non deve guardare ai gulag mai chiusi, alle stragi, autentici genocidi, dei cattolici nei paesi islamici, ai milioni di morti all’anno in Cina, in cui i martiri cristiani aumentano invece di diminuire. Un Cristo strabico, dalla ferula unidirezionale, perché, si sa, lo Spirito soffia dove vuole, ma Santoro può modificarne il corso.
      L’immagine della Chiesa tutta orizzontale, inchiodata alla terra, che esce dalla penna di don Alessandro, è quella non di una “società perfetta”, perché fondata da e su Cristo, ma di un’istituzione arida, arcigna, violenta in sé e di violenze fomentatrice, connivente con i signori del terrore elevato a sistema, ipocrita perché ritiene ancora plausibile una guerra giusta, incapace di una carezza, di un gesto d’amore verso i poveri e gli emarginati, intransigente coi peccatori perché non sa perdonare né chiedere perdono: lontana, insomma, da un’Utopia vivente nell’iperuranio delle Piagge. Vien da chiedersi dove viva questo ex-giovanotto se chiude gli occhini dinnanzi al miracolo bimillenario di una Chiesa che dispensa dappertutto carità, aiuto spirituale, morale e materiale, attraverso l’impegno di migliaia di uomini e donne pronti a sacrificare la loro vita per salvare quella dei fratelli più derelitti.
      Gli è che egli auspica una Chiesa “di base”, dove ognuno protestanticamente possa formulare, diffondere ed attuare una sua dottrina, una sua morale; dove ognuno sia orgogliosamente maestro di se stesso, libero di interpretare “i segni” a seconda dei suoi interessi o bisogni particolari contingenti, senza star troppo a riflettere se questi rientrino o meno nell’ambito del diritto divino-naturale. Una Chiesa senza Papa-maestro, ma solo compagno di strada e amico che dà pacche sulle spalle: un Vicario che non eserciti il ministero petrino (che è sì di servizio, ma nella predicazione e nella custodia rigorosa del Deposito della Fede), che non deve pascere le pecore e gli agnelli, che non li deve guidare per prati fertili e verso l’ovile sicuro dall’assalto dei lupi e dei mercenari. Un Papa che non risvegli le coscienze dal loro torpore, ponendo interrogativi scomodi. Un Papa che taccia, finalmente, e smetta di scrivere noiose encicliche che “inchiostrano la nostra fede”, come se esse non fossero la voce di Cristo che si rivolge ai suoi figli, li richiama, li riprende, li rimprovera, pone loro limiti e confini in campo teologico e morale, indica le linee-guida per un reale ed armonico progresso sociale, non per coartarne le coscienze e le libertà, come pensa il buon Alessandro, ma per donar loro la vita eterna e l’eterno gaudio nella visione di Dio. Dov’è scritto: “Andate ed ammaestrate per rendere discepole tutte le genti”? Chi mai s’è inventato la promessa del “fratello” Gesù di Nazaret che avranno la vita eterna soltanto coloro che crederanno in Lui e obbediranno alla Sua legge, che è quella del Padre, confermata e completata? No, la Chiesa lasci perdere queste fandonie, queste favole astutamente propalate all’unico scopo di tener in istato di totale soggezione gli ottentotti.
      Il Vangelo scritto alla Piagge è un programma partitico d’estrema sinistra. La Chiesa, riappropriandosi della spinta propulsiva e “rivoluzionaria” del Vaticano II, deve riunirsi in un nuovo concilio che la ricrei (annosa, insoddisfatta aspirazione del card. Martini) passando una spugna sulla sua struttura verticale, piramidale quale l’ha voluta il suo Fondatore, per diventare una succursale di Rifondazione Comunista, dei movimenti libertari e libertini, magari anarco-insurrezionalisti, ed innalzare al cardinalato i vari Caruso, Casarini, Agnoletto ed ascetica compagnia: al seggio di Pietro don Vitaliano, don Gallo, don Santoro, don Barbero, magari in un quadrunvirato in nome della reclamata “collegialità”.
      Rinnovata dalla costante pratica d’un Vangelo finora sconosciuto ed inattuato di libertà e di pace (quale pace? Quella del “Vi lascio la pace, vi do la mia pace, la pace che io vi do non è come quella del mondo”? o quella di Cuba, Cina, Vietnam, Sudan, Etiopia?), la Chiesa deve esaltare l’imprescindibile valore delle donne, perché solo con qualche Emma Bonino vescovo, potrà vincere la sterilità maschilista.
      E, dulcis in fundo, la Chiesa che è abituata soltanto a giudicare e a condannare (mai ad assolvere: i confessionali son notoriamente camere di tortura con a portata di mano le sedie elettriche) deve rinnegare il suo moralismo sessuofobo, aprendosi a riconoscere finalmente la pari dignità di tutte le relazioni affettive. Non poteva mancare il peana all’amore fuori del matrimonio, al divorzio, alle coppie di fatto, ai rapporti omosessuali che sono strumento indispensabile per la crescita della nostra società e delle comunità locali.
      Un lungo salmo, ossessivamente ripetitivo, questo del Santoro: un salmo da invasato riformatore che batte e ribatte, in un crescendo wagneriano, sugli stessi chiodi che risuonano cupi come i colpi di martello sui chiodi non metaforici ma tremendamente reali che trapassavano le ossa del Salvatore, preceduti dalla stridula e funerea giaculatoria “Fa che questo Papa…”.
      Ma tutti i salmi, si sa, finiscono in gloria. E così ecco il Principe della Chiesa rigenerato dalla santa (?) invettiva di Alessandro Santoro camminare, compagno (col pugno chiuso?) ed amico nell’avventura della vita. E sì, perché la vita è soltanto un’avventura umana, che si esaurisce in se stessa, recisa da ogni prospettiva ultraterrena: essa ormai non è più passaggio di prova, non esistenza spesa nell’amore di Dio, e, attraverso di Lui, del prossimo, non continua lode alla Trinità e quotidiano ringraziamento “per averci creati, fatti cristiani e conservati in questa notte ed in questo giorno”, non gioia e dolore accettati ed offerti nell’adorazione e nella preghiera, non ascesa incessante verso le vette della purificazione e della perfezione.
      Questa nuova Chiesa di una nuova religione di cui il Santoro è il Giovanni Battista, questo edificio innalzato all’Utopia palingenetica, è costruito sulle sabbie mobili, anzi, addirittura sul vuoto: a questa Chiesa manca Dio, il Dio dei cattolici, il Dio dei cristiani tutti.
      Il Papa, infatti, su ispirazione dello Spirito Santo, dovrebbe “incarnarsi nella storia degli altri e abdicare alla Verità assoluta che schiaccia e uccide gli altri. La Verità Rivelata, quindi, deve esser nutrita e perfezionata da altre verità. Nessuno può superbamente pretendere di possedere la Verità assoluta.
      Qui si va ben oltre l’indifferentismo ed il sincretismo religioso.
      Infatti, chi è Dio? Il Dio Assoluto-persona, il Padre Onnipotente Creatore per amore e per amore Redentore, l’Uno e Trino, “una sustanza in Tre Persone”, Colui che verrà a giudicare i vivi e i morti? No.
      Don Alessandro crede in un Dio che, non avendo un suo proprio nome (?), lo assume via via dai volti e dalle storie degli oppressi e dei vinti. Dio non è più IAHWEH, “Io sono colui che sono”, l’Essere Perfettissimo che, in quanto tale, da niente e nessuno può esser ancor più “perfezionato”, come la Sua parola da nessun’altra può essere menomamente arricchita, perché contiene l’infinita sapienza: il Dio che si adora nella periferia fiorentina non esiste di per sé ma solo in quanto proiezione delle aspirazioni degli emarginati. Una distorsione demenzialmente marxista dell’invito a veder nel fratello bisognoso l’immagine di Cristo.
      Ne consegue che, insieme all’unicità di Dio, che crolla nel baratro di un nebuloso Pantheon dei diseredati, novelli idoli, viene a negarsi l’essenza della Divinità, e, con essa, la stessa esistenza di Dio. Come lo Spirito Santo possa negare se stesso non comprendiamo: mistero insondabile da occhio cattolico.
      Questo è dunque il programma che deve attuare il Principe della Chiesa, a cui si volge l’insistente, accorata invocazione di don Santoro. Ma tale programma il Principe della Chiesa, Benedetto XVI, accettando l’onerosa successione sul trono di Pietro, questa sì ispirata davvero dallo Spirito Santo, l’ha ripudiato in partenza, perché in esso si incarna inequivocabilmente l’opera dello sghignazzante “Principe di questo mondo”.

Dante Pastorelli

N.B. Nessuna risposta ci è pervenuta dalla Curia fiorentina (13).
 

 


(10) Termini azzeccatissimi: quella del sig. Santoro non è la Chiesa Cattolica e manca la "punizione" delle autorità preposte nei confronti di un simile sproloquiatore e bestemmiatore, vero lupo sbranatore di anime.
Cogliamo l'occasione per ricordare a chi di dovere che l'omissione grave è peccato (non bontà): omettere di "punire" uno come Santoro è molto grave...

 

 

 

 

(11) Gravissimo sacrilegio!

 

 

 

(12) "A suo dire", ma perché il Cardinale dopo tanti avvisi non interviene? Evidentemente similis cum similibus...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(13) Il che è molto, ma molto grave!

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