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Rischiatutto. Risposta al sig. Scola
Signor Patriarca, noi giÀ rischiamo

di Franco Damiani

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazion

 
      Il “card.”Scola (“Gazzettino” del 19 ottobre), parlando al convegno ecclesiale di Verona, chiede ai cattolici di “rischiare di più”, “un impegno di testimonianza radicale”, “il rischio della propria fede e della propria libertà”. Aggiunge che “è impensabile che non ci sia unità nei principi”. Noi cattolici integrali (per capirci i cosiddetti tradizionalisti) rischiamo ogni giorno, concretamente, di perdere il lavoro a causa della nostra fede: per questo nessuno, giustamente, ci ringrazia, e va bene, ma in tale “testimonianza radicale” non solo non troviamo al nostro fianco la Chiesa rappresentata dal sig. Scola, ma ne veniamo pure perseguitati, costretti come siamo a sentir Messa a decine di chilometri da casa in case private, in magazzini adattati a cappelle o in salette di ristoranti.
      Quindi questi appelli il sig. Scola li rivolga a se stesso, dopo essersi ripassato l’enciclica “Quas primas” di Pio XI, che, istituendo la festa di Cristo Re. (oggi relegata in un’anonima domenica di novembre, ma che noi celebriamo con solennità domenica prossima), fissò per sempre i lineamenti dell’azione politica dei cattolici, oggi rinnegati in nome dell’anticattolica “laicità dello Stato”.   
 
Franco Damiani
   
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