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La SS. TrinitÀ rivisitata da Kiko Arguello
Scimmiottatura e dissacrazione inqualificabile
di  Maria Guarini

Fonte: http://neocatecumenali.blogspot.com/2009/10/ riproduco-di-seguito-una-mail-ricevuta.html

       Scimmiottando e devastando il quadro della SS. Trinità di Rublëv, Kiko inneggia a se stesso (dipigendosi al posto di N.S. Gesù Cristo) e alla sua Comunità neocatecumenale (arrivando a identificare Dio con i tre momenti della metodologia del Cammino e quindi con la Comunità Neocatecumenale stessa): la bestemmia è evidente! Ma quello che più fa senso è che il clero non solo tace, ma paga con milioni di euri un tale sgorbio (e sgorbi simili), una tale oscenità (e oscenità simili) ed esalta tali profanazioni consentendo di porle nelle chiese messe a disposizione di un eretico, con evidente scandalo dei fedeli: Satana non saprebbe far meglio.

La Redazione

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

       L'immagine ci appare blasfema o quanto meno sta a dimostrare che, se la Chiesa di Cristo è fondata sulla SS Trinità, quella di Kiko è davvero una costruzione solo umana fondata su tre persone distinte (non uguali). E non possiamo fare a meno di sottolineare la eccessiva disinvoltura - che diventa dissacrazione -, con cui Kiko ha sfigurato la stupenda opera di Rublëv, mettendo al posto dei santi Angeli che rappresentano le tre Persone divine, le figure dei tre responsabili ai vertici del cammino, ignorando e cancellando anche il resto dello stupendo simbolismo di Rublëv.(Cliccando qui potrete vederla ingrandita per notare meglio i dettagli).
In effetti essa risale a molti anni fa: il volto dell'Angelo di destra con le sembianze di p. Mario Pezzi è inequivocabile, quello di sinistra dal volto femminile non può che ritrarre una Carmen all'epoca molto più giovane, l'angelo di centro è somigliantissimo a quelli delle icone che rappresentano il Cristo, ma in realtà riproducono l'effige di Kiko riconoscibilissima.

 

 

       Cosa rilevata non solo da noi ma, indipendentemente da noi, anche da Francesco Colafemmina, che così scrive sul suo blog Fides et forma a proposito delle icone che inseriamo a lato: Osservando infatti le numerose icone o affreschi di Kiko Arguello non può non risaltare lo scostamento notevole dallo stile classico delle icone russe cui egli stesso dice di riferirsi. In particolare la curvatura dell'arcata sopraccigliare, nonchè la deformazione del volto (non oblungo secondo lo stile "arabo" dell'icona classica bizantina) e le gote non tonde bensì rientranti, quasi emaciate e cospar-

 

se di una insolita barbetta. Bene, tutto ciò non può non ricordarci i tratti somatici dello stesso Arguello che, dunque, non esita a identificare "artisticamente" la sua immagine con quella di Cristo.

 

 

     Nella migliore delle ipotesi le somiglianze stigmatizzate denotano un pessimo gusto, ma ciò che maggiormente colpisce e lascia assai perplessi, è la scritta in alto ad opera dell'autore dell'icona, che così recita:
"DIO = COMUNITÀ, LITURGIA, PAROLA".
La scritta è inequivocabilmente blasfema, perché riduce la Trinità (dogma cardine del nostro Credo) al cosiddetto "tripode" su cui si fonda il cammino neocatecumenale (appunto: comunità, liturgia, parola). Blasfema in sé la scritta perché riduce e sfigura la grandezza e il mistero del dogma delle tre Persone unite e distinte ai tre momenti della metodologia del Cammino, fra i quali spicca il concetto di comunità, intendendo forse —meminisse horret— che laddove manca la comunità (quella neocatecumenale ovviamente), manca anche la Trinità?

 

 

       Quanto sia fuorviante questo messaggio subliminale blandito attraverso l'icona è presto detto ed evidente anche ai più sprovveduti: com'è possibile confondere (volutamente) la sostanza della Trinità (Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo) con i tre canoni di una prassi di derivazione umana? Per non parlare delle tre persone dei responsabili del Cammino riprodotte nell'immagine sacra!
       Sappiamo però bene che dall'equivoco voluto nasce il fraintendimento e si istilla nelle menti dei piccoli e dei semplici quello che evidentemente vorrebbe essere uno dei nuovi dogmi (tra i tanti) di derivazione NC. Per noi queste cose, come tante altre già richiamate, parlano da sole e andrebbero stigmatizzate con vigore e non passate sotto silenzio (1) da noi cristiani comuni mentre sono idolatrate dai cosiddetti cristiani di serie A appartenenti al cammino NC.

Maria Guarini

 

 

 

 

 

 

(1) Se poi il silenzio è della nostra gerarchia religiosa, il peccato di omissione diventa così grave che il più pesante dei castighi divini sarebbe ben meritato!

     

POSTILLE DELL'AUTRICE

 

       Ce ne sarebbe di che preoccuparsi a livello di gerarchia vigilante; ma così sembra non essere...

 

 

       Quelle dell'Arguello tutto sono tranne che "icone" in senso canonico.

 

 

       C'è comunque da osservare che l'icona è datata a molti anni fa e quindi non riproduce certo le fattezze della Carmen di oggi. Comunque, essendo l'unica donna del trio, una volta individuati gli altri due, le fattezze femminili non possono che ricondursi a lei

 

 

       La Scritta "Dio è comunità liturgia parola" associata all'immagine della Trinità, è blasfema e comunque sviante, perché le Persone della Santissima Trinità sono: IL PADRE, IL FIGLIO, LO SPIRITO SANTO,
[mentre] comunità liturgia parola sono tre elementi del Cammino (che si ritrovano anche nella Chiesa, ma che nel caso di specie sono attribuiti esclusivamente al Cammino).
Ergo, l'equazione Dio è comunità liturgia parola porta poi a dire Dio è il Cammino.

       Quanto ai volti di quelli che nella Trinità di Rublev sono tre Angeli, è facile riconosecre fattezze diverse: non mi dire che il barbuto di destra non è don Mario Pezzi spiccicato, quello di centro è il volto del Cristo somigliantissimo a Kiko che troviamo anche in altre icone, quello di sinistra è un volto femminile: di chi altri può essere se non della più giovane (e forse un po' idealizzata) Carmen dell'epoca della fattura del dipinto?

 

 

       C'è una logica nella cose: DIO E' TRINITA' (nelle Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo) e non può essere ridotto o equiparato a operazioni, momenti o realtà che appartengono all'ordine naturale.

 

 

       C'è una teologia chiaramente antropocentrica che sostituisce a Dio ciò che è costruzione umana. C'è una sola parola per definire tutto questo, tremo nello scriverla; ma è la conclusione di quanto abbiamo visto e su cui abbiamo riflettuto: diabolico...
       Scimmiottatura e dissacrazione inqualificabile.

 

 

       Io non riesco, anche in questa occasione, come per la Madonna di Scandicci, a capacitarmi dei tanti sacerdoti che hanno visto e vedono queste aberrazioni e non ci fanno caso o sorvolano o cosa?

 

 

       Se anche [quelle dipinte da Kiko] dovessero essere immagini di sua madre e di suo padre, al centro c'è comunque lui... e la dissacrazione dell'icona della Trinità resta grave in ogni caso: come si fa a sostituire le Persone Divine con tre persone umane chiunque esse siano?

 

 

     

NOTE CRITICHE E ALTRI INTERVENTI

 

       Tripudio: porre la propria faccia all'adorazione degli adepti è un pessimo indicatore.
Tanta vanità indica mancanza di santità (il che è già preoccupante).

 

 

       Sebastian: Purtroppo oggigiorno non è solo il CNC che storpia l'iconografia cristiana, ma è una tendenza estremamente diffusa.
       Siamo seri!! Diamo un taglio a certe brutture, a tanti personalismi!!
       Kiko e non solo, la smettano di "interpretare" le immagini!!!
       Piantiamola con la scusa dei tempi moderni, delle immagini per l'uomo d'oggi... "non conformatevi a questo secolo" dice san Paolo.


 

 

       Guardiamo l'originale di Rublev.
       La corretta interpretazione dell'icona antica è il Padre a sinistra, il Figlio al centro e lo Spirito Santo a destra. Tutto questo non è scritto da nessuna parte, ma è un'interpretazione diffusa che si basa su alcuni elementi certi: il Figlio e lo Spirito procedono dal Padre, e vediamo che le figure al centro e a destra inclinano entrambe il capo verso la figura di sinistra. D'altro canto il Padre oppone e accompagna il movimento del Figlio e dello Spirito con una mano benedicente e con una inclinazione del capo che esprime autorità e dolcezza allo stesso tempo.
       Se facciamo caso alla gestualità, essa rimanda al rapporto d'amore fra le Ipostasi divine e crea un movimento circolare, che nasce dal Padre e attraverso il Figlio e lo Spirito a Lui ritorna.
       La mano destra del Padre benedice il Figlio, che a sua volta benedice lo Spirito. Quest'ultimo invece poggia delicatamente la mano sull'altare indicando varie cose: il Sacrificio del vitello immolato la cui testa si vede nella coppa al centro (la forma stessa dell'altare definita dalle due figure esterne - tovaglia e frontale - è una coppa); e quella specie di rientranza nel frontale, in basso che rimanda alla porta stretta.
       Anche i colori sono tipici: il blu/azzurro è la divinità e l'ineffabilità di Dio (azzurro è il colore del cielo). Per il resto il Padre veste di rosa, che è segno di regalità, rosso + bianco, quindi con aggiunta di luce; il Figlio presenta i colori blu e porpora, quelli della sua appartenenza al cielo e alla regalità terrena (sono i colori tradizionali che vediamo sempre nell'immagine di Cristo); lo Spirito veste di verde, che è il colore liturgico russo per le feste in suo onore.
       Le ultime cose che vediamo sono la casa sopra il Padre (mi viene in mente la casa nella parabola del figliol prodigo), l'albero, il legno della croce, sopra il Figlio, e la roccia sopra lo Spirito (...ora non mi viene in mente, ma certo ci sono molti riferimenti biblici).

       Tornando - purtroppo - al dipinto di Kiko, le opzioni sono varie: o lui ha solo preso l'icona della Trinità come modello esteriore e ci ha ricamato sopra a suo piacimento tutto ciò che riguarda il cammino, togliendo quindi tutte le simbologie dei gesti, dei colori e degli elementi che inquadrano l'icona in ambito scritturistico (eccetto l'albero); un'icona del cammino quindi, e soltanto di esso, con i volti dei fondatori seduti a mensa - una sorta di "prima comunità neocatecumenale".

       Oppure il suo è un plagio bello e buono, che presenta la Trinità come qualcosa di limitato ed inquadrato secondo la visione ben precisa: quella dei fondatori. :(

       O ancora, forse, ha ceduto alla solita e ripugnante tendenza all'interpretazione dei giorni nostri. L'anno era il 1973, nel pieno di avanguardie e arte povera... spolpare, impoverire, raschiare, modificare un'immagine dava idea di ricchezza spirituale a scapito di quella materiale. Il tutto condito di una discreta ignoranza del soggetto (che al tempo, tutto sommato, non era forse così conosciuto come oggi).

       Il fatto è che nelle icone, anche se un soggetto è riconoscibile dall'aspetto esteriore, è la scritta che determina il soggetto.
       Qui non c'è scritto "Trinità".

 

 

       Cinzia: I dipinti di Kiko, non solo sembrano autoritratti, ma sono anche molto inquietanti! Le sue iconografie certamente hanno qualche cosa di esoterico ma che spinge al brutto pensiero.
       La sua megalomania o.... qualche cosa di più "grave" ha fatto si che tutte le Chiese da lui Possedute, abbiano le stesse cose in comune..... Non è certamente una casualità! Oserei dire che queste tracce lasciate di proposito hanno certamente una finalità...oscura!

 

 

       Sivan: al tempo della mia permanenza nel CNC avevamo una bella statua della Madonna, nella cappella dove celebravamo la Messa del sabato. In un’occasione era presente anche uno dei presbiteri più “zelanti” del CNC di Trieste. Rimproverò davanti a tutti il parroco, dicendogli di sostituire quella statua con il celebre ritratto mariano di Kiko.

 

 

       Aldo: i suoi quadri fanno "schifo".. sono tutti uguali.. come i canti, basta sapere 3 accordi e li puoi fare tutti...

 

 

       Jonathan: non c'è spazio per interpretazioni più o meno fantasiose: quella frase parla proprio della Trinità. E la Trinità non è, in alcun modo, in alcun senso, comunità-liturgia-Parola. Non per la Chiesa Cattolica. Per il cammino forse sì.

 

 

       Caterina 63: altri che hanno riprodotto la medesima opera si sono sforzati di mantenere proprio questo [la fedeltà al concetto della somiglianza dei TRE].
       Come si potrà notare tutte, seppur rifatte mantengono il concetto dei Tre UNO....i volti si somigliano fra loro e non si specifica il problema del maschio o femmina...
al contrario l'icona fatta da Kiko ha due soluzioni possibili:

       1) o è un pessimo pittore e allora ci dovrebbero spiegare PERCHE' QUALCHE VESCOVO HA USATO I SOLDI DELL'8XMILLE PER STRAPAGARE I QUADRI DI KIKO SPARPAGLIATI IN VARIE CHIESE....

       2) o è un bravo pittore e allora ciò che ha fatto, lo scempio di questa icona DISTRUGGENDO L'UNICITA' DEI TRE, lo ha fatto di proposito...

       Non so se quella figura femminile sia la Carmen, ma di certo è volutamente una donna.. gli altri due NON si somigliano, ma sono due uomini ben distinti e che la figura al centro sia uno con le fattezze di Kiko è visibilissimo...

 

 

       Alessandro: Un mio colloquio con Kiko Arguello proprio sul tema del quadro da Voi in esame.
       Kiko ha negato recisamente di aver ritratto Karmen e Don Mario in tale raffigurazione. Così dicendo ha estratto dal portafoglio due piccole fotografie e guardandomi negli occhi ha detto:
"Questa è mia madre e questo è mio padre, guarda le loro fattezze. C'è altro da aggiungere?!".

       Dipingere la Trinità con quelle facce, anche se familiari, è orribilmente blasfemo.

 

 

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