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Pitture dissacranti
Con la scusa di riscoprire certa arte s'inneggia alla bruttezza per profanare il sacro e offendere Dio!
di  Edip

       Con la scusa di riscoprire certa arte [pergiunta superata!] s'inneggia alla bruttezza per profanare il sacro e offendere Dio!
       È quanto ha fatto un presunto «artista» spagnolo, Kiko Arguello, in una chiesa di Perugia dedicata a San Giovanni Battista in particolare con l'icona "Discesa agli inferi".

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

       In questi ultimi tempi si è assistito a un vero e proprio riavvicinamento da parte di molti preti ad un'arte antichissima e abbastanza particolare: le icone bizantine o russe.
       Sicuramente molto suggestive con i loro fondi "oro a 24k", sono abbastanza complesse perché molto cariche di significati teologici e di simboli cristiani e realizzate seguendo veri e propri canoni, quali l'assenza totale della tridimensionalità, le sproporzioni tra le diverse figure, le stilizzazioni e l'anti-naturalismo sotto vari punti di vista.
       Ma la loro lettura per il fedele del nostro tempo è resa ancora più difficoltosa dal tipo di disegno e di raffigurazione che oggi sicuramente appaiono superati.
       Se i parametri dell'arte Bizantina servivano a dare maggiore monumentalità ai dipinti e ad avvicinare il fedele al soprannaturale (ed è forse questa la scusa del riutilizzo...) che dire allora delle magnifiche volte dipinte con effetto trompe-l'oeil che annullavano di fatto il soffitto delle chiese? Perché non cercare di riscoprire questo tipo di arte?

 

 

       
Andrea Pozzo


Giulio Romano


Nicola Menzele

       Ed è questo il punto cruciale della questione: perché utilizzare un'arte che sicuramente, per quanto suggestiva, non è bella esteticamente? Eh già! Se guardiamo un po' più da vicino le icone bizantine i volti non sono poi tanto "angelici e paradisiaci"!
       Il fatto è che con la scusa di riscoprire certa arte s'inneggia alla bruttezza per profanare il sacro e offendere Dio!

       Ancora peggio quando si vuole imitare detta arte, peggiorando l'effetto estetico rispetto all'originale. È quanto ha fatto un presunto «artista» spagnolo, Kiko Arguello, per una chiesa di Perugia dedicata a San Giovanni Battista. Al suo interno ritroviamo delle grandi "icone" ispirate ad alcune celebri tavole di un'artista russo di fine '300: un certo Andrej Rubliev.

       I dipinti, si dice, sono stati realizzati rispettando certi canoni di composizione e di colori, ma, a ben analizzare ogni tavola, le cose non stanno proprio così: mancano i "dettagli" tipici delle icone bizantine. Infatti, sebbene quelle siano caratterizzate da un'assoluta mancanza di tridimensionalità e di naturalismo, erano molto ricche di particolari decorativi: dalle pieghe delle vesti alle ciocche di capelli; dai decori sugli abiti alle ali degli angeli...


 

 

       Le tavole di Arguello sono invece molto superficiali e brutte da questo punto di vista, tant'è che si dice abbia incorporato ad esse l'arte occidentale moderna impressionista, con rimandi a Matisse, Braque, Picasso.... (le cui soluzioni artistiche non servono certo ad avvicinare l'anima del fedele a Dio: si tratta di concetti diametralmente opposti a quelli bizantini....)

       Una tavola in particolare ha attratto l'attenzione di qualche bravo fedele cattolico: si tratta della icona rappresentante la "Discesa agli inferi".

       Senza perdersi molto nei particolari (ci affidiamo all'intelligenza di chi guarda il dipinto), si noterà che la mano sinistra di Gesù è raffigurata in modo poco conveniente. Tra l'altro notiamo che mancano le dita... Quindi è chiusa a pugno, o meglio, è rappresentata a stringere qualcosa...
       A voler leggere l'icona di Arquello, a mio avviso, si perde solo tempo. È senz'altro più conveniente descrivere l'icona originale alla quale il nostro "artista" dice di essersi ispirato.

       Il centro dell'icona è occupato dalla figura del Cristo Risorto che, pieno di luce (raggi e cerchi graduati), scende negli inferi a liberare i giusti (l'atto è raffigurato dal lembo svolazzante del manto). Con una mano prende per il polso Adamo inginocchiato. La donna vestita di rosso è Eva con le mani coperte in segno di adorazione. Le altre figure rappresentano Davide e il figlio Salomone, vestiti con abiti regali, Giovanni Battista, Daniele, Mosè e tanti altri giusti. Ai piedi del Cristo le porte degli inferi spezzate, che prima della discesa ne impedivano l'uscita.
       E la discussa mano sinistra? Generalmente stringe un rotolo di papiro (la parola di Dio) o una croce (simbolo della vittoria sulla morte) o è raffigurata nell'atto di tirare su anche Eva.
       Insomma, a guardare le icone originali, notiamo che la composizione d'insieme è molto armonica, ricca di particolari religiosi e decorativi e con colori ben stesi, impreziositi dai "colpi di luce"... Il tutto porta quasi ad annullare l'effetto bidimensionale tipico delle icone bizantine.

 

 

         

       L'icona di Arguello (tanto maldestramente raffigurata), non solo non provoca effetti visivi di questo genere, ma si presta soprattutto a una lettura fortemente dissacratoria nei confronti di Gesù Cristo.

       Sulle icone di questo "artista" ci sarebbe tanto da dire, sia affrontando la questione da uno stretto punto di vista stilistico, sia analizzando determinate questioni dissacratorie, ma non basterebbero pagine e pagine di un sito per esaurire l'argomento.

       Tanto per capire la figura di questo "umile artista" vi rimandiamo alla lettura di un interessante articolo apparso un anno fa su internet (http://neocatecumenali.blogspot.com/2009/10/ riproduco-di-seguito-una-mail-ricevuta.html).(1)

 

 

 

 

 

 

(1) In allegato riproduciamo detto articolo, "La SS. Trinità rivisitata da Kico", con l'aggiunta di successive postille e osservazioni critiche.

       E che dire ai preti che tanto seguono la moda delle icone bizantine?
       Il mio consiglio è quello di affidarsi a immagini sacre sicuramente più consone al nostro attuale periodo. E se proprio vogliono l'effetto "oro delle icone bizantine", potrebbero far imitare quegli artisti che, pur non rinunciando alla bellezza delle figure e anche a certa plasticità, hanno saputo unire due stili: quello bizantino e quello occidentale senza deformare e imbruttire i dolcissimi volti di Gesù e di Maria.

Edip
10-10-2010

 

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