Anche quest’anno il presule veronese Flavio Roberto Carraro è andato a prostrarsi nel tempio di coloro che Karol Wojtila definì “fratelli maggiori”: gli ebrei. Vergogna!
Anche quest’anno il presule veronese ha lasciato in Vescovado il crocifisso che porta al collo per non urtare la suscettibilità dei “fratelli maggiori”. Vergogna!
In occasione della battaglia che stiamo conducendo a difesa dei luoghi di culto cattolici dalla profanazione e dal sacrilegio delle assemblee di altre fedi, abbiamo avuto modo di denunciare in tutte le sedi il falso ecumenismo, in nome del quale si pone la santa religione cattolica sullo stesso piano di credi eretici, scismatici, pagani ed idolatri.
L’abuso liturgico della “Messa dei popoli”, celebrata dal Vescovo, in Duomo, in occasione dell’Epifania, che ha visto la bandiera arcobaleno del “froscismo” militante sull’altare e che ha fatto sfilare giovani d’ogni razza a piedi nudi ed abiti tropical-sahariani succinti , tra canti e balli tribali, ha preceduto l’abuso e lo scandalo della seconda visita in sinagoga, per giunta senza crocifisso.
S.S. Pio XI definì chiaramente l’ecumenismo come il tentativo di “riportare in seno alla Chiesa Cattolica, (in quanto Unica Verità… n.d.r.), chi un giorno ebbe la sciagurata idea di allontanarsene”. Il vero ecumenismo, insomma è il legittimo e doveroso tentativo da parte della Chiesa di convertire chi non crede, sia egli di altra religione, sia egli ateo.
Ma la Chiesa conciliare, occupata dai modernisti, ha deciso di stravolgere questo concetto, di rinunciare alla conversione all’Unica Verità, per rivolgersi ad una più semplice e terrena fratellanza filantropica tra religioni, fondata sul primato dell’uomo e dei suoi presunti diritti, in nome di un pacifismo becero e irraggiungibile sia teologicamente che realisticamente.
Il pessimo decreto conciliare Nostra Aetate ha riabilitato gli ebrei, assolvendoli dall’accusa di deicidio per favorire un dialogo ecumenico che ha portato solamente ad affermazioni e atti unilaterali di apostasia e di pubblico scandalo, più o meno manifesti da parte delle Autorità Cattoliche.
Ci si chiederà:
“Come meravigliarsi del fatto che Mons. Carraro si prostri in sinagoga accanto agli eredi di coloro che fecero appendere Cristo ad una croce, chiedendo che il Suo Sangue ricadesse su di loro e suoi loro figli, quando i primi a compiere questo sacrilegio sono stati Wojtila e Ratzinger?”
E’ vero. Sarebbe limitativo ridurre questa grave crisi alla diocesi di Verona.
E’ giusto ribadire che la Curia di Verona è la degna costola di quella parte della Gerarchia Ecclesiastica che presta il fianco a questi abomini e che non vede più la strenua tutela del Depositum Fidei neppure da parte del successore di Pietro.
I cattolici disorientati del terzo millennio si chiederanno, inoltre, come mai il Vescovo, se è vero, come vogliono farci credere dal Concilio Vaticano II in poi, che gli ebrei non sono colpevoli della morte di Gesù, si è sentito in dovere, per ben due volte, di lasciare a casa il crocifisso?
Non è forse vero, invece, che quel crocifisso dà così fastidio agli ebrei perché è il segno tangibile della colpa del deicidio e della rinunzia da parte del “popolo eletto” all’accettazione della Redenzione, riconoscendo Cristo come vero Dio e Vero Uomo? Altrimenti, perché la croce urterebbe la loro suscettibilità?
Non è forse sconcertante che un Vescovo, che si proclama cattolico, rinunci ad una dimostrazione così importante del dogma trinitario, immolandolo sull’altare del “dialogo” e del buonismo o addobbandolo come un feticcio con il cencio del pacifismo militante?
Matteo Castagna
Resp. del Coordinamento S. Pietro Martire |
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