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A PROPOSITO DEL CARD. MARTINI. CHIEDO CHE MI SI DIA UNA RISPOSTA…
di Corrado Gnerre

Fonte: Riscossa Cristiana

Condividiamo in pieno l'articolo di Corrado Gnerre e lo pubblichiamo a edificazione dei fedeli e (speriamo) anche di qualche prete: mette in evidenza le gravi motivazioni che impediscono di tacere sugli errori del Card. Martini e denuncia come scandalosa la sua esaltazione, che nonostante tutto, molto inopportunamente e contrariamente alla realtà, definisce il Martini un grande “uomo di Dio e servitore del Vangelo”.

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

      Mi rivolgo a tutti quei cattolici –gerarchia in testa– che in questi giorni si sono spesi nel cantare le lodi del defunto cardinale Carlo Maria Martini.

Mi rivolgo a costoro per dire semplicemente che ciò che è avvenuto è assai grave. Il Cammino dei Tre Sentieri –che indegnamente guido– nella sua Rassegna stampa n.14 ha fatto un comunicato che in alcuni suoi passaggi dice:

Per la morte del cardinale Martini stiamo assistendo ad uno spettacolo che, se da una parte era ampiamente prevedibile, dall’altra appare del tutto avvilente. Ci riferiamo non tanto agli organi laicisti e progressisti che in un certo senso fanno il loro mestiere, quanto a chi ha idee più chiare rispetto a quelle che ha avuto il Cardinale, ma formula panegirici di cui dovrà render conto al Signore. Tacere sugli errori del cardinale Martini vuol dire continuare a confondere e generare scandalo ai più semplici che potrebbero essere indotti a pensare che essere possibilisti su tante questioni (eutanasia, divorzio, omosessualità, contraccezione, ecc…) non costituisca una grave disobbedienza al Magistero della Chiesa. Un conto è dire che bisogna pregare per la sua anima e sperare che il Signore lo accolga; un conto è offrire sacrifici e penitenze per la sua anima; altro è tacere sui suoi tanti errori. Guai se lo si fa. (…) Un vescovo è chiamato a difendere il gregge dai lupi. I lupi sono: il diavolo, il mondo e la carne … non il Magistero tradizionale della Chiesa.

 

 

      Il punto è proprio questo. Non si tratta qui del dovere di pregare e di sperare per l’anima del defunto cardinale, quanto di essere chiari. E’ un dovere verso la Verità e verso i fratelli, quelli più semplici, che potrebbero facilmente essere scandalizzati da chi rinuncia a fare chiarezza sulle tante cose dette dal cardinale Martini.

Questi non si è limitato ad esprimere opinioni personali su questioni che la Dottrina giudica opinabili. Se si fosse limitato a questo, ovviamente non ci sarebbe nulla da ridire. Si potrebbe condividere o non condividere. Il cardinale Martini ha invece messo in discussione non pochi punti definiti ed inopinabili della dottrina cattolica, soprattutto in materia di morale. Lo ha fatto non nel chiuso di qualche aula di seminario o di università (il che non sarebbe stato ugualmente giustificabile) e nemmeno in qualche ristretta cerchia di teologi, ma giovandosi di un’amplificazione offerta dai mezzi di comunicazione: nella sua ultima intervista, rilasciata al Corriere della Sera, disse chiaramente che la Chiesa sarebbe indietro di 200 anni.

 

 

      Quei pochi che non erano a conoscenza delle sue convinzioni, in questi giorni di “canonizzazione” mediatica hanno avuto modo di sapere ciò che era meglio non sapere, ovvero ciò che il Cardinale ha detto in tema di celibato ecclesiastico, divorzio, fine-vita, contraccezione, omosessualità e altro ancora.

Come dice il comunicato de Il Cammino dei Tre Sentieri, i media, soprattutto quelli di estrazione laicista, progressista e liberal-massonica, non hanno fatto altro che il loro mestiere e non c’è da stupirsene. Ma gli altri? Quei cattolici che non si riconoscono nel laicismo e in una certa teologia progressista cosa hanno detto? E la gerarchia cosa ha detto?

 

 

      Chiedo a quest’ultima: può un cattolico mettere in discussione la validità dell’obbligo del celibato ecclesiastico, essere transigente sulle questioni del fine-vita, affermare che l’enciclica Humanae Vitae sia stata un grosso errore? Il cardinale Martini nel libro-intervista con il gesuita tedesco Sporschill dice che tale enciclica ha prodotto “un grave danno”. A Paolo VI, Martini imputa d'aver celato deliberatamente la verità, lasciando che fossero poi i teologi e i pastori a rimediare, adattando i precetti alla pratica:  "Io Paolo VI l'ho conosciuto bene. Con l'enciclica voleva esprimere considerazione per la vita umana. Ad alcuni amici spiegò il suo intento servendosi di un paragone: anche se non si deve mentire, a volte non è possibile fare altrimenti; forse occorre nascondere la verità, oppure è inevitabile dire una bugia. Spetta ai moralisti spiegare dove comincia il peccato, soprattutto nei casi in cui esiste un dovere più grande della trasmissione della vita".  In effetti, prosegue il cardinale, "dopo l'enciclica Humanae Vitae i vescovi austriaci e tedeschi, e molti altri vescovi, seguirono, con le loro dichiarazioni di preoccupazione, un orientamento che oggi potremmo portare avanti". Un orientamento che esprime "una nuova cultura della tenerezza e un approccio alla sessualità più libero da pregiudizi".

 

 

      Io –semplice fedele- voglio che la gerarchia mi risponda su questo. Potrebbe dire qualcuno: è inutile una risposta perché il Catechismo della Chiesa Cattolica parla chiaro: non è possibile transigere sui punti elencati. E allora, se non è possibile per un semplice fedele, a maggior ragione non dovrebbe essere possibile per un vescovo, cioè per un successore degli apostoli. Ma chi ha avuto il coraggio di dirlo?

 

 

      In tempi più seri (mi duole dirlo) … in tempi più seri le cose sarebbero state risolte diversamente … a beneficio di coloro che nella loro semplicità esigono sapere dall’autorità quale strada percorrere e in quali insegnamenti credere.

Qualcuno potrebbe anche dire: in realtà ci si è limitati a riconoscere lo spessore culturale del personaggio. Ora, oltre al fatto, che non ci si è limitati solo a questo; verrebbe da dire che anche questo è tutto da dimostrare. Un conto è la conoscenza intellettuale della Scrittura, altro la sapienza della Scrittura … che non è data dal mero studio. Quando manca quest’ultima, non c’è da stupirsi se si dicono cose  talmente contraddittorie che possono essere confutate anche da un bambino. Può darsi che sia io a non capire, ma faccio un solo esempio: come si fa a coniugare il “non separi l’uomo ciò che Dio ha unito” (Matteo 19,8) con affermazioni come queste, dette nella sua ultima intervista: “Io penso a tutti i divorziati e alle coppie risposate, alle famiglie allargate. Questi hanno bisogno di una protezione speciale. La Chiesa sostiene l'indissolubilità del matrimonio. È una grazia quando un matrimonio e una famiglia riescono (...). L'atteggiamento che teniamo verso le famiglie allargate determinerà l'avvicinamento alla Chiesa della generazione dei figli. Una donna è stata abbandonata dal marito e trova un nuovo compagno che si occupa di lei e dei suoi tre figli. Il secondo amore riesce. Se questa famiglia viene discriminata, viene tagliata fuori non solo la madre ma anche i suoi figli. Se i genitori si sentono esterni alla Chiesa o non ne sentono il sostegno, la Chiesa perderà la generazione futura.” E’ conoscenza della Scrittura questa?

 

 

      Qualcuno potrebbe dire: ma non si deve giudicare nessuno. Verissimo. Nessuno pretende giudicare la coscienza del cardinale Martini, che solo Dio conosce e quindi solo Dio può giudicare. Ma gli errori sì: questi si possono e si devono giudicare. Altrimenti va bene tutto … e se va bene tutto, ognuno può costruirsi il suo cristianesimo.

 

 

      Qualcuno potrebbe dire ancora: non conviene condannare per non offrire il “destro” a chi cerca ogni occasione per sparlare della Chiesa con il desiderio di scoprire in essa divisioni e litigiosità. E la salvezza delle anime? Torniamo alla questione della contraccezione. Un semplice fedele che pratica la contraccezione (anche quella che può essere abortiva, come per esempio la spirale) se conosce ciò che il cardinale Martini ha detto in proposito e sente poi che il cardinale in questione viene definito un “grande uomo di Dio e servitore del Vangelo”, perché dovrebbe smettere? E’ giusto dinanzi a Dio prendersi questa terribile responsabilità facendo silenzio?

 

 

      Siamo in un mondo in cui gravi vizi come: la sodomia, la tossicodipendenza, la pornografia -e crimini come l’aborto- vengono tollerati, mentre si fanno le “crociate” contro qualche sigaretta in più (preciso che io non fumo né sopporto fumatori a fianco a me) o contro qualche bollicina di troppo nelle bibite. Diciamocelo: negli ambienti ecclesiali siamo quasi allo stesso punto. Sono stato fra i firmatari tempo fa dell’appello perché il Papa non andasse all’incontro interreligioso di Assisi per evitare che i media tornassero ad interpretarlo come un assenso al relativismo religioso … apriti cielo! Eppure, insieme ad alcuni amici, ci permettemmo di dire la nostra su una scelta del Santo Padre su cui si poteva e si può discutere. Vengono rifiutati verità su verità della dottrina ed è come se non succedesse nulla. Il cardinale Martini ha firmato una sorta di prefazione di un libro di Mancuso, che – a detta della Civiltà Cattolica (rivista dei gesuiti) – nega o perlomeno svuota circa una dozzina di verità del Cattolicesimoed è come se non fosse successo nulla, anzi: viene definito un grande “uomo di Dio e servitore del Vangelo”. Gesù dice: “ … filtrano il moscerino e ingoiano il cammello.” (Matteo 23,24).

 

 

      Chiedo scusa per l’impeto delle mie parole, ma –sottolineo- è per amore della Chiesa e della Sua Santa Verità che ho deciso di intervenire … e inoltre è già è molto ciò di cui dovrò render conto al Signore, non voglio che a questo si aggiunga anche la sciagurata scelta di aver fatto silenzio in questi giorni.

Corrado Gnerre

 
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