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«C'è qualcuno all'inferno?»

di Guarracino

Con l'amico Guarracino invitiamo, per una maggiore e migliore "riflessione", a leggere gli altri nostri articoli sull'argomento: «I Novissimi secondo Giovanni Paolo II» e «I Novissimi secondo Giovanni Paolo II. «Geografia» dell'aldilà. Discussione». "Il pesce puzza dalla testa!..."

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature
e quanto scritto nello spazio giallo sono della Redazione



       Un'amara riflessione mi è toccata fare martedì 1 febbraio verso le ore 24 e 30 circa.
       Esattamente alle ore 23 e 40 di lunedì 31 Gennaio, è andata in onda su Rai 3 una trasmissione televisiva intitolata "Piazza degli Eroi", che nella puntata del 31 Gennaio è stata dedicata alla figura di Dante Alighieri.
       Indipendentemente dal giudizio sul programma in sé che potrebbe essere anche interessante, è l'intervista ad un prete, di cui, non so se sia un bene o un male, non ricordo né il nome né il luogo dove egli eserciti il suo ministero, che mi ha creato per così dire turbamento.
       La domanda fatidica era:"c'è qualcuno all'inferno?"
       Il nostro caro sacerdote ha risposto pieno di buon(ista) sentimento, con gli occhi illuminati dalla sua "beata" convinzione che nell'inferno non c'è nessuno; tutti vanno in paradiso e, come ovvio che sia, il purgatorio non esiste, anzi il purgatorio è quello che si vive in terra in quanto le sofferenze della vita terrena costituiscono già di per sé l'espiazione.
       Al che mi sono domandato: sarà ignoranza oppure superficialità? Inganno o, cosa ben peggiore, malafede? A tale questione non voglio rispondere, però posso fare delle riflessioni.
       Per fugare il dubbio se esista o no l'inferno e se qualcuno, in base alla propria condotta vada a finirci dentro, basta leggere il vangelo, e quindi stare a ciò che dice Gesù Cristo a tal riguardo.        Non è tuttavia sulla confutazione di ciò che ha detto il nostro prete che voglio fermarmi, visto che tale compito è stato assolto meglio sicuramente di quello che potrei fare io da altri, e comunque basta leggere le Scritture. Ciò che voglio mettere in evidenza è la portata distruttiva di questa eresia, perché proprio di eresia si tratta.
       Nel corso dei secoli dell'era cristiana, le dottrine eretiche hanno cercato di colpire quegli aspetti essenziali del Cristianesimo sui quali si gioca la salvezza e che di più hanno scandalizzato e scandalizzano chi è fuori dalla fede cristiana. Gesù stesso, che non era un imbonitore, aveva avvertito che il seguirlo avrebbe comportato la conseguenza di essere deriso, insultato e perseguitato. Ad esempio, pare assurdo che il figlio di Dio, il Salvatore, possa morire in croce. Da ciò qualcuno ha pensato, ragionando secondo la "carne", che quello non fosse Dio oppure non fosse morto realmente. Ma ogni cristiano sa bene che se non si crede che il Signore ha riscattato le nostre colpe con il sacrificio del suo unici Figlio tutto è vano. Allo stesso modo crea scandalo il fatto che nell'Eucarestia sia presente realmente Gesù, per cui si arriva a dare un senso solo simbolico alle parole pronunciate nell'ultima cena.
       Nel corso dei secoli abbiamo visto sorgere sempre eresie apparentemente nuove, ma che avevano sempre lo stesso DNA che le portava ad aggredire quegli aspetti della fede più importanti e che richiedevano una forza grande e tanta umiltà per essere mantenuti saldi. Questo nascere, morire, rinascere sotto nuove sembianze dell'errore, ci rivela la fonte dalla quale traggono ispirazione le eresie: l'avversario, il maligno.
       È il maligno stesso che tenta ed inganna Adamo ed Eva sulle conseguenze dell'atto di disubbidienza; che fa credere che l'avvertimento dato da Dio riguardo alla morte nel caso in cui avessero mangiato dell'albero sarebbe stato senza conseguenze.        Così, per tornare a noi, la persuasione che nessuno vada all'inferno ha la stessa matrice. Il fatto che Dio sia giusto, che punisca, che condanni coloro che peccano impunemente senza pentirsi, senza riconoscere il sacrificio di suo Figlio, al giorno d'oggi fa scandalo a molti cristiani.
       Se realmente l'inferno è destinato ad essere vuoto, a che pro seguire i comandamenti? A che pro fare penitenza, pregare, fare la volontà di Dio? Tanto vale darsi alla bella vita, infischiandosene di tutto come ha fatto il ricco Epulone. Conviene dare sfogo ai più bassi istinti, anzi alimentarli. Quale sarebbe il fine dell'Eucarestia? Soltanto la commemorazione di un amico? I Sacramenti poi sarebbero svuotati a dei meri rituali con i quali si fa l'ingresso in società.
       Se è così poi, cioè che si vada comunque in cielo, conviene sfuggire subito alle sofferenze della terra e suicidarsi quanto prima per arrivare immediatamente in Paradiso. In questi ultimi anni non abbiamo forse sentito parlare nei fatti di cronaca di suicidi di gruppo messi in pratica da certe sette per entrare nella dimensione della piena felicità? Questa è la logica satanica camuffata dietro la maschera di un falso bene.
       Perciò alla domanda che mi sono posto all'inizio -se sia stato inganno, superficialità, ignoranza, malafede- non posso rispondere in quanto non conosco personalmente il nostro amico sacerdote, tuttavia, posso affermare con sicurezza che le sue parole recano il marchio di fabbrica di colui che fu omicida sin dall'inizio.

Guarracino

   
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