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Giovanni Paolo II è santo? 
VIIIª Puntata

Ecco come ti confeziono il miracolo
di S.P.

Su fondo verdino riportiamo quanto scritto nel Settimanale VISTO, n. 47 del 24-11-06.

 
Su fondo giallo riportiamo le nostre osservazioni. Grassetti, colori, parentesi quadre, salti di testo indicate con (...) e sottolineature sono nostre.

PAPA WOJTYLA BACIO’ MIO FIGLIO MALATO E LUI GUARI’

Dal Messico un’altra toccante testimonianza: parla la mamma di un ragazzo che aveva la leucemia e tornò sano dopo aver visto il Papa. Dice la signora Maria Badillo: «Fu un miracolo: a 5 anni si stava spegnendo, ma incontrammo il Pontefice e il male sparì»

di Francesco Cordella e Valeria Chicchi

Fonte: DIPIÙ, n. 18, 9 Maggio. 2005, pagg. 40-42

      È un miracolo che avviene "a mano a mano"..., non "di colpo". O forse il miracolo non c'è mai stato e tutto è dipeso dal ritrovato appetito e dalle forze recuperate? D'altra parte non esiste un giudizio medico che attesti il miracolo, infatti la Signora dice: "Non so che cosa ne pensassero i medici perché da loro non lo portai più."
Secondo lei, lo aveva salvato il Papa con il suo bacio.
Ma è andata davvero così?
È la Signora che non ha bisogno di conferme dalla scienza o qualche signorotto in Vaticano??? Perché a Lourdes si cercano e si pretendono le conferme dalla scienza e qui, trattandosi di GPII, no?

S.P.

        Rio Grande (Messico), aprile

       A 4 anni mio figlio Heron si ammalò di leucemia. I medici ci dissero che la malattia ce lo avrebbe portato via.
       Piombammo nella disperazione, passammo mesi drammatici. E quando ormai stava svanendo anche l'ultima speranza lui, bambino che si stava spegnendo, mi guardò negli occhi e mi disse con un filo di voce: "Mamma, ho sentito in TV che il Papa visiterà il Messico: voglio incontrarlo". [1] Non fu facile accontentarlo, ma alla fine riuscii a portarlo al cospetto di Giovanni Paolo II. Quando il Papa vide mio figlio, malato e sofferente, lo accarezzò e lo baciò. Dopo l'incontro, nel giro di poche settimane, tutto cambiò: la leucemia sparì e Heron tornò a essere un bambino sano. Non ho dubbi: fu un miracolo. Un miracolo di Giovanni Paolo II».

 

 

 

 

 

 

 

 

[1] Difficile crede che un bambino di quattro anni si esprima in tal maniera.

 

Di lui ha parlato anche un cardinale

       Questa clamorosa testimonianza arriva dal Messico: a parlare è la signora Maria Badillo, che ci racconta la commovente storia del figlio Heron, eccezionale vicenda di una guarigione miracolosa che ha fatto il giro del mondo. Dopo la scomparsa del Pontefice [2], il 2 aprile scorso, l'ha riferita pubblicamente un cardinale messicano, Javier Lozano Barragan: «La storia di Heron è un esempio vivente dell'opera miracolosa [3] di Wojtyla», ha detto il porporato. Il caso, quindi, è noto in Vaticano ed è tra quelli entrati nel dossier che raccoglie le segnalazioni di miracoli, in vista della canonizzazione del Papa.

 

 

 

 


[2]
Perché anche in questo caso, prima di svelare il "miracolo", si è atteso che il Papa morisse? E come mai se ne incarica un cardinale prima ancora della famiglia?

[3] Non è un'esagerazione parlare di "opera miracolosa"? Pare che si tratti di un novello S. Antonio! Ma quanti miracoli ha fatto GPII?

 

       Ma raccontiamolo nei particolari, ascoltando la signora Maria Badillo, che parla dalla sua casa di Rio Grande, centro di diecimila abitanti nello Stato di Zacatecas, nel cuore del Messico, dove abita con il marito Felipe, uomo conosciuto e stimato [4]  nella zona, avendo ricoperto fino a poco tempo fa una carica politica di un certo rilievo: era infatti sindaco della sua cittadina.
       Con loro vive il figlio Heron, il giovane protagonista di questa storia straordinaria: ora è un ragazzo sano, studia ingegneria, ha una fidanzata. Per lui, il periodo triste della malattia è un lontano, sfocato ricordo: era solo un bambino quando successe. Ma la madre Maria ha in mente tutto: la sofferenza per la malattia del figlio, il timore di perderlo, l'incontro con il Papa e la prodigiosa guarigione. Lasciamo la parola a lei: ascoltiamo dalla sua voce, senza interrompere la storia del miracolo di Wojtyla in Messico. «Ogni volta che ricordo quello che è successo a mio figlio, mi vengono le lacrime agli occhi. Siamo sempre stati una famiglia religiosa, crediamo nella grande forza della fede, mai avremmo pensato di potere essere testimoni di un fatto tanto straordinario. Fino ai 4 anni, Heron era un bambino come tanti: giocherellone, vivace. Ma nell'inverno 1989 [5] d'improvviso cambiò: cominciò a perdere l'appetito, a manifestare una debolezza sospetta. Carichi di apprensione, lo portammo a far visitare e la diagnosi fu terribile: "Signora, purtroppo suo figlio ha un tumore: leucemia". Ci dissero che quel male terribile lasciava poche [6]  speranze di guarigione. Scoppiai a piangere, cercai conforto in mio marito Felipe, anche lui disperato. Ma non ci perdemmo d'animo. Cominciai a pregare ogni notte per lui. Intanto, Heron iniziò il calvario della chemioterapia, ma nonostante le cure la malattia consumava il mio bambino giorno dopo giorno. Dimagriva a vista d'occhio: da ventidue chili scese a quattordici. Perse tutti i capelli e quasi del tutto l'appetito perché la chemioterapia gli provocava nausea.
       Insomma, la leucemia ce lo stava portando via, in una lenta agonia. Ma era come se la malattia stesse consumando anche noi. Ogni giorno era un giorno di sofferenza. E i medici continuavano a scuotere la testa: "Signora, ci dispiace, ma la situazione è disperata", ripetevano.

 

 

 

 

[4] Maria Badiglio, donna degna di fede perché moglie di Felipe, il quale è "uomo conosciuto e stimato", non per motivi di morale esemplare, ma perché ha ricoperto una carica politica di un certo rilievo! Tutti santi i politici! tutti buoni e pii!

 

 

 

 

 

 


[5] Quindi Heron dovrebbe essere nato nel 1985.

 

[6] Poche, ma non nessuna, quindi potrebbe non trattarsi di miracolo...

«Stavamo perdendo ogni speranza»

       In quei mesi drammatici, spesso pregavo con Heron che, leggendo riviste e guardando la TV [7], era particolarmente attratto da Giovanni Paolo II: ogni volta che lo vedeva [8], sul suo viso compariva un velo di serenità. La fede [9], insomma, dava conforto anche a lui, come a me. Purtroppo, però, le condizioni del mio bambino peggioravano sempre più. E le speranze di vederlo guarito erano ogni giorno di meno.
      

 

 


[7] Interessante il come era attratto da GPII: leggengo riviste e guardando la TV. Si vede che in Messico le riviste sono caste e pure e che lì la TV non fa che trasmettere vite di santi e favole innocenti.

[8] Detto così pare che lo vedesse spesso e che comunque era una visione medicamentosa, infondeva serenità... Non dimentichiamo che stiamo parlando di un bambino di quattro anni.

[9] Che paroloni! La fede dava conforto a un bambino di quattro anni!

        Nella primavera 1990 [10]  tutto cambiò. Era un giorno di maggio quando Heron mi disse: "Mamma, ho sentito in TV che domani il Papa verrà in Messico. Ti prego, portami da lui" [11]. Sentendo queste parole, il cuore mi si riempì di gioia ed ebbi una meravigliosa sensazione: scorsi la mano di Dio nel modo in cui mio figlio mi chiese di vedere il Papa. Avrei fatto di tutto per esaudire il suo desiderio, anche se qualche perplessità l'avevo: se le condizioni del tempo fossero state inclementi, Heron avrebbe rischiato di prendere la febbre e le sue condizioni sarebbero peggiorate. Sentivo che avrei dovuto portare mio figlio dal Papa, a ogni costo, e quel timore subito sparì.
       M'informai e venni a sapere che il Pontefice avrebbe visitato Zacatecas, a due ore di macchina dalla nostra cittadina. Ma ci voleva un permesso speciale per unirci ai fedeli che lo avrebbero accolto. Mi rivolsi a un amico di famiglia, che faceva parte del corpo di guardia del presidente della Repubblica e aveva le conoscenze giuste [12]  per aiutarmi. Infatti mi fece avere subito il permesso che migliaia di messicani avrebbero voluto: pensai che fu la mano del Signore a consegnarmelo. [13]  Il giorno dopo ci svegliammo all'alba. Quando mi avvicinai a Heron per vestirlo come facevo sempre, lui mi fermò e mi disse: "Per favore, non mettermi i soliti vestiti. Oggi voglio il vestito più bello. Devo incontrare il Papa". Lo guardai emozionata e lo accontentai.
       Andammo così all'aeroporto di Zacatecas, dove una immensa folla di fedeli attendeva che il Papa scendesse dall'aereo. Provammo a farci largo, ma Heron era debole, debolissimo e non potevo sottoporlo a sforzi eccessivi. Per fortuna riuscimmo ad arrivare nelle prime file. [14]  E sperammo [15]  che il Pontefice passasse vicino a noi. Lo vedemmo scendere dall'aereo, andare verso i fedeli: tutti speravano di toccarlo, di avere una carezza da lui. Io e Heron, da lontano, lo guardavamo commossi. Finché, incredibilmente, lui, a passo lento, si diresse verso di noi: si avvicinò proprio a me e a mio figlio.
       In mezzo alla folla, si fermò vicino a Heron. Lo sfiorai, piansi e l'emozione fu tale che nessuna parola mi uscì di bocca. [16]  Neppure lui disse nulla, ma guardò Heron. debole, senza capelli, malato e si girò verso di me: in quel momento, compresi che sentiva il mio dolore di madre.

 

 

 

[10] Nel 1990 Heron ha cinque anni.


[11]
Anche in questo caso ci riesce difficile immaginare un bambino di cinque anni, ammalato e debilitato, che si esprime in questi termini.

 

 

 

 

 


[12] Le persone giuste al posto giusto, per politici di peso...

[13] Ma non era stato un amico di famiglia?

 

 

 

 

[14] Mica tanto lontano: nelle prime file, nonostante la folla! Chi li avrà aiutati? La fortuna? Non credo.

[15] Non si tratta di speranza, ma di semplice deduzione: il papa passerà vicino alle prime file.

 

 

[16] Anche in questo caso l'emozione non fa parlare la mamma...

«Il Papa aveva il volto di un angelo»

       Era come se mi stesse dicendo: "Non ti preoccupare". Aveva il volto di un angelo [17], sorrideva. Poi, si voltò di nuovo verso mio figlio, lo accarezzò con immensa tenerezza. Abbassò il capo verso di lui. E lo baciò. Baciò mio figlio. Heron sorrise, senza dire nulla, profondamente commosso. [18] Infine, il Papa mi mise tra le mani un dono: un rosario, che conservo come una reliquia. In quel momento, vidi accanto a noi volare una colomba bianca. [19]  Mi sembrava di essere in Paradiso. [20] Heron sorrideva e sorrisi anch'io, sentendo dentro di me una sensazione di pace. Poi, il Papa si allontanò tra la folla. Sulla strada del ritorno verso casa, Heron era felicissimo. Non riuscivo ancora a credere che avevamo incontrato il Papa e che il Papa aveva baciato mio figlio. La sera stessa Heron, che da settimane quasi non mangiava più, mi disse: "Ho voglia di pollo". Mangiò di gusto, quella sera. E così nei giorni successivi.

 

 

 

 


[17] Indubbiamente aveva il suo fascino, ma non offendiamo gli Angeli con paragoni fuori luogo ed esagerati.

[18] Come faccia un bambino di cinque anni a commuoversi profondamente qualcuno ce lo dovrebbe spiegare.

[19] Sarà vero? Pare una scena evangelica... Chi sa se la colomba non ha pure parlato? "Questo è il mio papa diletto. Ascoltatelo".

[20] E torna il "Paradiso" gianpaolino...

«All'improvviso, ritrovò le forze»

       A mano a mano [21], recuperò le forze sempre meglio, cominciò a uscire, a correre, a giocare. Dal giorno in cui incontrò il Papa, cominciò la sua prodigiosa guarigione. Nel giro di poco tempo, ritrovò la sua vitalità. Sparirono ogni male, ogni sofferenza, ogni dolore. Non so che cosa ne pensassero i medici perché da loro non lo portai più. Per me lo aveva salvato il Papa: con il suo bacio, aveva miracolato mio figlio. Perciò lo affidai solo alle mani del Signore. Del resto, stava sempre meglio, non avevo bisogno di conferme dalla scienza.[22]  Poche settimane dopo, guarì del tutto, senza alcuna cura.
       Scoprimmo poi che un fotografo aveva una foto dell'incontro tra noi e il Papa: la inviammo subito in Vaticano e, grazie all'intercessione del cardinale messicano Barragan che conosceva la storia della guarigione di Heron. [23] Il Pontefice ce la rispedì firmata da lui. con una scritta di suo pugno in latino: "Cum benedictione”. cioè "Con la mia benedizione". Poi. l’anno scorso, siamo andati in udienza privata dal Papa in Vaticano per ringraziarlo. [24] Un incontro breve, ma molto commovente. "Mi ricordo di te" [25], gli ha detto Giovanni Paolo II. E Heron, con gli occhi lucidi, gli ha risposto: "Grazie, Santo Padre. Lei mi ha regalato una seconda vita".
       Adesso Heron è un ragazzo sano, forte e molto devoto: qualche anno fa, ha perfino pensato di diventare sacerdote, stava per entrare in seminario, poi però non l'ha fatto perché la vocazione non è arrivata. E ora sogna di diventare ingegnere.
       Ma non ha mai smesso di pregare l'uomo [26] che lo ha salvato: Giovanni Paolo II».

Francesco Cordella e Valeria Chichi

 

 

[21] Non è un miracolo "di colpo", ma "a mano a mano... O forse il miracolo non c'è mai stato e tutto è dipeso dal ritrovato appetito e dalle forze recuperate? D'altra parte non esiste un giudizio medico che attesti il miracolo, infatti la Signora dice: "Non so che cosa ne pensassero i medici perché da loro non lo portai più."
Secondo lei, lo aveva salvato il Papa con il suo bacio.
Ma è andata davvero così?


[22] Ma è la Signora che non ha bisogno di conferme dalla scienza o qualche signorotto in Vaticano??? Perché a Lourdes si cercano e si pretendono le conferme dalla scienza e qui, trattandosi di GPII, no?

[23] Come mai  questo cardinale conosceva la storia della guarigione? La conosceva soltanto lui?


[24]
Addirittura un'udienza privata per ricevere un grazie!!! Quanta umiltà in questo grande santo!

[25] È stato sincero o ha detto una bugia di circostanza? Nel 2004 come ha fatto a ricordarsi di un bambino visto tra la folla 15 anni prima? Chi sa se si ricorda anche di me, quando lo vidi gradire l'affettuoso saluto di una ballerina?...

[26] Ecco finalmente l'esaltazione dell'uomo! Quell'uomo che viene pregato al posto di Dio, quell'uomo che ha salvato un bambino al posto di Dio... Perché farlo santo? È troppo poco!!! Non sarebbe più giusto farlo Dio?

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