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Giovanni Paolo II è santo? 
VIIª Puntata

Ecco come ti confeziono il miracolo
di S.P.

Su fondo verdino riportiamo quanto scritto nel Settimanale VISTO, n. 47 del 24-11-06.

 
Su fondo giallo riportiamo le nostre osservazioni. Grassetti, colori, parentesi quadre, salti di testo indicate con (...) e sottolineature sono nostre.

Un bambino è guarito dopo la benedizione di Wojtyla

Un’altra eccezionale testimonianza. «Mio figlio era molto malato», racconta la madre, «ma il Papa lo ha accarezzato e lui è come rinato»

di Andrea Tornielli

Fonte: DIPIÙ, n. 17, 2 Maggio. 2005, pagg. 57-58

       Il dotto e preparato Andrea Tornielli sa meglio di me che un "miracolo" non si può fondare sulle parole emozionate ed emozionanti di una mamma: occorrono prove e documenti scientifici inoppugnabili e indubitabili, e non un semplice racconto... Ma forse anche il Dott. Tornielli, sull'onda dell'entusiasmo acritico del "santo subito", si è fatto prendere la mano e non ha adeguatamente usato quel senso critico che di solito caratterizza il buon giornalista.

S.P.

        Roma, aprile

       Non so [1]  se si tratta di miracolo. Ma quello che è certo è che Giovanni Paolo II ha guarito mio figlio con una benedizione [2]. Lo ha guarito da una forma di deficienza immunitaria che i medici consideravano irrimediabile».
       Sono le parole di una mamma [3]  e la vicenda che stiamo per raccontare è uno dei tanti casi contenuti nel dossier conservato segretamente [4]  in Vaticano. È uno dei presunti "miracoli" avvenuti grazie all'intercessione di Giovanni Paolo II, quando il Papa era ancora in vita. In questi giorni infatti stanno arrivando decine di segnalazioni di "grazie" ricevute da persone che hanno incontrato Wojtyla durante il suo lungo pontificato, durato quasi 27 anni [5]. Molte sono ancora da verifìcare, qualcuna si potrebbe rivelare non autentica. Ma questa che Dipìù vi racconta è documentata ed è ben nota nell'ambiente del Papa: si tratta della guarigione di un bambino affetto da una grave forma di deficienza immunitaria. Per proteggere la loro privacy non citiamo i veri nomi e cognomi. Chi scrive li conosce personalmente e ha verificato nei particolari ogni aspetto della storia. Enrica e il marito sono due professionisti e abitano in una città del Nord Italia. Hanno due figli. Il più piccolo, che chiameremo Giuseppe, sei mesi dopo la sua nascita, avvenuta nel 1993, ha cominciato ad avere seri problemi di salute. Ecco l'eccezionale racconto della madre, che nei giorni scorsi è stata a Roma per rendere l'ultimo omaggio al Pontefice.

 

 

[1] L'inizio è corretto.

[2] Questo è da dimostrare! Altrimenti quanto appena detto prima è una bugia.

[3] E la scusiamo perché mamma, ma sbaglieremmo se prendessimo come verità indubitabile le sue asserzioni sul miracolo.

[4] Conservato da quando?! e perché tanta segretazza?! e, se segreto, come mai lo si conosce?!

[5] Quanto tempo ha avuto per rimediare ai guasti del Concilio! Invece ha sprecato ben 27 anni in viaggi turistici. Non si dica più che era pellegrino per il mondo: il pellegrino è di ben altra fattura, cerca luoghi sacri, santuari..., ma prima compie tutti i doveri del proprio stato! non cerca folle oceaniche, non cerca applausi. Insomma GPII avrebbe dovuto fare prima il Papa e poi il pellegrino!

Signora, com'è iniziato il vostro calvario? Che sintomi manifestava il bambino?
       
- «Mangiava poco, dimagriva. All'inizio non abbiamo dato troppa importanza alla cosa. Poi è stato di colpo molto male, con difficoltà respiratorie. Lo abbiamo ricoverato d'urgenza all'ospedale della nostra città: aveva infezioni ai reni, all'intestino, ai bronchi. Era in condizioni gravissime e i medici non ci davano tante speranze che si salvasse. Ha passato mesi in ospedale».

 

 

Che cosa dicevano i medici? Di che malattia parlavano?
       
- «Non riuscivamo a capire esattamente di che cosa si trattasse. I medici parlavano di una forma d'immunodeficienza. Secondo le loro diagnosi, l'organismo del bambino non aveva le difese immunitarie necessarie, non produceva le immunoglobuline. Questo lo esponeva a ogni tipo d'infezione».

 

Può raccontare che cosa è accaduto negli anni successivi?
       
- «Mio figlio Giuseppe è cresciuto, ha resistito, ma è rimasto un bambino diverso dagli altri. Gracilissimo, stava sempre male, non aveva forze, non poteva fare alcuno sport, si ammalava spesso. In più, a causa delle continue infezioni alle orecchie, per molto tempo non udiva bene ed è stato affetto da un problema di dislessia, ossia aveva grandi difficoltà nell'articolare il linguaggio. Per lui e per noi è stata una sofferenza continua».

 

I medici in tutto questo tempo vi davano qualche speranza? Che cosa dicevano?
       -
«Gli specialisti che abbiamo consultato ci dicevano che non avevano soluzioni al problema di mio figlio. Io, vedendolo in quelle condizioni, ho lasciato il lavoro per seguirlo quotidianamente, per stargli sempre vicino».

 

Poi c'è stato l'incontro con il Papa. Com'è avvenuto?
      -
«Noi avevamo il desiderio d'incontrarlo. Lo abbiamo sempre ammirato e vederlo da vicino è sempre stato un nostro sogno. Un giorno un amico, un prelato che conosceva molto bene Giovanni Paolo II, ci ha dato la possibilità d'incontrarlo. È accaduto nel giugno 2002: siamo stati invitati nell’appartamento del Palazzo Apostolico per assistere alla Messa privata del Papa. Ricordo benissimo quel giorno. Siamo arrivati prestissimo quella mattina. Pensavamo di essere soli, ma quando siamo entrati nella cappella del Papa abbiamo visto che lui era già lì inginocchiato che faceva adorazione silenziosa davanti al Santissimo Sacramento. Oltre a Giuseppe, c'erano anche mio marito e l'altra mia figlia. Abbiamo partecipato alla Messa celebrata dal Santo Padre, poi siamo stati introdotti nel suo studio per un saluto a tu per tu...».

 

Che cosa gli avete detto?
       -
«Ci siamo soltanto presentati. Eravamo incantati e commossi. Non abbiamo avuto la forza di dire altro. Giuseppe non gli ha neanche detto di volere guarire. Mio figlio e il Papa si sono guardati a lungo negli occhi, sembrava quasi si conoscessero da sempre. Ed è stato lo stesso bambino a riferircelo: "In quel momento", ci ha detto "ho avuto la sensazione di conoscere da sempre il Santo Padre"».

 

E poi che cosa è accaduto?
       - «Giovanni Paolo II ha benedetto mio figlio e lo ha accarezzato sul volto. "In quel momento", ci ha poi detto Giuseppe "ho avuto come la sensazione che dalla mano del Papa uscisse del calore". Sì, ci ha proprio detto così».

 

Che cosa vi ha detto ancora vostro figlio appena usciti da quell'incontro con il Papa?
       
- «Ha detto subito: "Mamma, papà, io mi sento bene ! Non sono più stanco!". Era contento, allegro. Non finiva più di parlare. I suoi occhi finalmente erano vivi come mai li avevamo visti. Ci ha raccontato della sua sensazione, di quel calore che ha avvertito nell'istante in cui il Santo Padre lo benediceva. Noi eravamo felici per lui. Ma pensavamo che quella sua sensazione fosse temporanea, frutto del momento esaltante che aveva vissuto. Lo abbiamo anche preso in giro, gli abbiamo detto di non farsi strane illusioni. Ma siamo rimasti colpiti dal fatto che dopo quel giorno il bambino appariva cambiato. Appena tornati a casa non ha più sentito la spossatezza, la mancanza di forze che di norma lo affliggevano. Ma la cosa più incredibile è che dopo quel giorno ha voluto addirittura fare un po' di sport. Insomma, voleva muoversi, saltare. La maestra si è accorta subito che era accaduto qualcosa di straordinario perché Giuseppe era diverso».

 

Avete chiesto ai medici che cosa stava succedendo?
       - «Sì. E la risposta è stata ancora più sorprendente. Dopo averlo sottoposto a vari esami i dottori ci hanno detto: "Non capiamo che cosa sia accaduto: vostro figlio non ha più niente. È guarito". Da allora, tutti i controlli hanno confermato questa guarigione».

 

E Giuseppe come ha reagito?
      
- «Ha voluto subito comunicare al Santo Padre la notizia. Gli ha scritto una lettera. Di suo pugno. Con le sue parole. "Santo Padre", ha scritto "ti ringrazio per prima cosa perché ho avuto la possibilità di conoscere un santo. [6] Ho visto come pregavi Gesù. Ho visto anche che sulle tue spalle quando eri curvo in preghiera c’erano tutti i problemi del mondo. Grazie perché mi hai guarito. [7]  Da adesso io prego il rosario ogni giorno per te e chiedo alla Madonna di guarirti"».

 

[6] Come si vede dalla risposta, GPII accetta il ringraziamento e il "santo", ma un vero santo avrebbe corretto il bambino indirizzzando il suo ringraziamento a Dio e rigettando l'appellativo di santo.

[7] Il bambino insiste, ma GPII continua a gradire, non correggendo, come sarebbe stato suo dovere.

E papa Wojtyla ha risposto?
       -
«Sì. Personalmente. "Ringraziamo il Signore [8], il Signore è buono!", gli ha risposto».

Andrea Tornielli

 

[8]
Di cosa ringraziamo il Signore? della  santità che mi ha dato? dell'elogio che mi hai fatto? Perché tanta reticenza?
Vedi le altre Puntate:  _I_,   _II_,    III ,   IV,    _V_ ,   VI,   VIII,   IX
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