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Noi, gli altri e la Chiesa
Ecumenici a tutti i costi !!!
di
Pia Mancini

Segnalato da: Pasquale Rinaldi

    Gli apostoli dell’ecumenismo continuano, imperterriti, a voler assimilare la fede cattolica a qualsivoglia realtà religiosa, restii a proclamare la Verità assoluta quale unico Bene comune, accettando il prossimo, qualunque ne sia la posizione ideologica e dottrinale. Viene predicato che per essere buoni cattolici occorre disporsi fraternamente alla comprensione di ogni esperienza, senza giudicare.
    A tal fine
    • noi cattolici siamo sollecitati a spogliarci della nostra fede senza erigerci a maestri con il cercare di correggere o guidare,
    • si deforma il dogma trinitario e
    • non si esita a lasciar correre sulle gravi offese a Cristo e alla Sua Chiesa.
    La fede cattolica è, pertanto,  più condizionata che promossa
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Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

    Gli apostoli dell’ecumenismo continuano, imperterriti, a voler assimilare la fede cattolica a qualsivoglia realtà religiosa, con procedure influenzate dalla contraddizione tra le necessità pastorali ed il dialogo che li rende restii a proclamare la Verità assoluta quale unico Bene comune.

 

 

    Le stesse Sacre Scritture, spesso citate a sostegno della loro apertura, sono sentite e commentate con scarsezza di sensibilità verso la Tradizione, nel tentativo di evitare ogni riferimento ai motivi del Cattolicesimo e di proporre un impianto dottrinale più diplomatico.

 

 

 

    I nostri trascorsi religiosi sono, quindi, volutamente ignorati come qualcosa di inadeguato ai tempi, mentre la concezione contemplativa del trascendente è stata mutata in storicità, considerata l’attenzione ai problemi concreti piuttosto che alle esigenze spirituali della collettività.
    Sulla base dei nuovi orientamenti ecclesiali, non privi di riflessi socioculturali, a ciascun soggetto è riconosciuto un ruolo importante solo se ha la capacità di relazionarsi con gli altri, infatti, ci si può affermare come persona unicamente accettando il prossimo, qualunque ne sia la posizione ideologica e dottrinale.

 

 

    La disponibilità a comprendere l’altrui diversità, pur se questa è in contrasto con il messaggio evangelico, è considerata eticamente soddisfacente, in quanto espressione di grandezza d’animo, oltre che di rispetto e tolleranza.
    Le attuali teorie, improntate al pluralismo, sembra che abbiano delineato anche per gli uomini di Chiesa due morali alternative: l’una che scaturisce dalla fedeltà all’insegnamento dei Padri; l’altra, pragmatica, fondata sull’umano interesse.

 

 

    L’attenzione di gran parte del clero pare rivolta prioritariamente a quest’ultima; spesso, infatti, viene predicato che per essere buoni cattolici occorre disporsi fraternamente alla comprensione di ogni esperienza, senza giudicare, perché solo così è possibile acquisire la piena coscienza dei problemi legati alla convivenza e giungere alla loro soluzione.

 

 

    Il debole ed eterogeneo tessuto civile potrebbe trarre forza da simili indicazioni umanitarie, se esse scaturissero dalla piena adesione a Cristo Signore. Non è così, purtroppo: al contrario, noi cattolici siamo sollecitati a spogliarci della nostra fede e possibilmente di ogni virtù per farci l’altro in modo che possa disporre completamente di noi, senza erigerci a maestri con il cercare di correggere o guidare.

 

 

    Il dovere cristiano pare, sostanzialmente, ridursi alla trans-formazione nei propri simili, a qualunque razza o confessione appartengano, assumendone anche le miserie.

 

 

    La via oggi tracciata per la fratellanza non è più, dunque, quella dell’evangelizzazione, bensì quella dell’elezione di chiunque a luce e forza dell’interiorità individuale,(1) dimenticando il Cristo, poco adatto ai rapporti interconfessionali.

 

(1) Oggi nostra luce e nostra forza sono i protestanti, i musulmani e gli ebrei, e persino i pagani: volemose bene, tutto il resto viene da Cristo, che, essendo troppo rigido ("Chi non è com me è contro di me") non va più bene per il nostro tempo!...

    Secondo l’idea sinarchica, abbracciata anche dal clero relativista, si dovrebbe giungere, così operando, nell’amore di un dio di tutti, ma senza specifiche connotazioni, e di una verità all’uopo reinterpetrata, al reciproco donarsi ed all’unione dei popoli e religioni.

 

 

    Poiché non può esservi fratellanza senza una paternità comune, coerentemente, si deforma il dogma trinitario e perché tutti si sentano accolti e compresi non si esita a lasciar correre sulle gravi offese a Cristo e alla Sua Chiesa.
    Siamo, dunque, sì, liberi, ma il riconoscimento dell’altrui sacralità è “conditio sine qua non” della libertà personale, perché l’altro vincola la coscienza, non potendosi discutere sul libero arbitrio di ciascuno, neanche in caso di errore.

 

 

    In tal modo l’altro viene imposto come mistero sublime, da avvicinare con buona volontà ed iniziativa di aperture che portino ad una perfetta fusione e, quindi, a sentirsi, vicendevolmente, se stessi e l’altro nello stesso tempo.
    Ciò renderebbe più vitale l’essere cristiani, secondo molti Pastori.
    Dietro certo buonismo si cela il tentativo, subdolo, di restaurazione del vecchio pantheon, dove tutti trovino spazio, secondo i principi massonici che tendono a sbiadire il Cattolicesimo, proprio mescolandolo con la massa di credenze e superstizioni.

 

 

    L’alleanza, a tutti i costi auspicata, con gli appartenenti agli altri ovili, ha assunto il carattere del libertinismo dottrinale, proprio perché tende a stabilire un preciso criterio di separazione tra ciò che è giusto per Dio e ciò che lo è per l’uomo di oggi, proteso al rinnovamento di ogni settore dell’esistenza, ma soprattutto in quello religioso.
    Alcune autorità Vaticane, purtroppo, accondiscendendo alla generale grossolanità spirituale, sono occupate esclusivamente nel ricucire gli strappi con le altre confessioni, accettando qualunque suggerimento e rendendosi disponibili a mutare finanche i termini della Rivelazione e della dogmatica.
    Esse, probabilmente, credono di riuscire a sedare la violenza degli attacchi alla Chiesa Cattolica, tutto sopportando, orgogliose di una benevolenza che non le chiude ermeticamente su rigide posizioni antiecumeniche.

 

 

    Ben poco rimane che possa essere preso per tradizionalmente cattolico; anche se non mancano sporadici accenni al passato, essi tuttavia sono enunciati in forma tale da favorire la convinzione che “l’antico” sia ormai sepolto dalla storia.

 

 

    Per rielaborare la Parola di Dio in chiave moderna, nello scambio fecondo con le altre religioni, si organizzano frequenti incontri di preghiera, convegni e lettura della Bibbia con i loro rappresentanti non in sale anonime, bensì nei luoghi di culto più significativi della fede cattolica.

 

 

    Si va in tal modo modificando e deteriorando la fisionomia della Chiesa Apostolica Romana, lasciata in balía di chi ne vuole l’eclissamento e tenta di dominarla, screditando il ministero del Papa e polemizzando sulle canonizzazioni, pur non avendone il diritto.
    Le recenti recriminazioni su Pio XII sono emblematiche a riguardo!

 

 

    Raccogliamo i frutti velenosi della rivoluzione conciliare contro la fede, non per la fede e con la fede, portata avanti con precisa volontà e lucida coscienza sulle mete future da perseguire attraverso concessioni, accomodamenti e aperture che stanno defrodando Roma del suo mandato divino e universale.

 

 

    Lo stesso clero democratico, che persevera nel boicottare la S. Messa Tridentina, anziché dinanzi al Tabernacolo o nel confessionale, lo troviamo sulle strade, nelle discoteche, negli studi televisivi, nelle sinagoghe e a benedire moschee per incontrare, ascoltare e parlare, parlare, parlare del nulla, mentre le anime hanno sete di spiritualità e di Dio, non di sterili dialoghi.

 

 

    Roma è convinta di saper cogliere i segni dei tempi e con il suo progressismo dottrinale pensa di contribuire alla costruzione di un mondo migliore, dove gli uomini, liberi e felici, nella reciproca promozione, attraverso la compenetrazione dei diversi credo e culture, possano perfezionarsi nella pacifica convivenza, senza assoggettamenti di sorta.

 

 

    La Chiesa che cerca di proporre e non d’imporre, di convincere e non di vincere, che riconosce la libertà di coscienza, che predica la salvezza per tutti, ha finito con l’esercitare il potere solo al suo interno, imponendosi l’autocritica e riducendo, di fatto, il Vicario di Cristo ad un “primus inter pares”.

 

 

    La fede cattolica è, pertanto,  più condizionata che promossa; ma le banalità filantropiche e le transazioni non hanno posto in una Chiesa che voglia dirsi premurosa di se stessa. Non esiste tale diritto: non è riconosciuto da Dio, nemmeno in nome della pace e della dignità umana.

Pia Mancini
24/10/08

 

 

  

 

 

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