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Sacrum Imperium
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A Sua Santità Papa BENEDETTO XVI Oggetto: richiesta di privazione della berretta cardinalizia e destituzione da ogni incarico di S. Em.za Rev.ma il Sig. Cardinale Renato Martino, attualmente Presidente del Pontificio Consiglio Justitia et Pax. |
Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione |
Verona,9 marzo 2006 Santità, vasta eco di stampa e non minore e universale esecrazione fra tutti i buoni cattolici hanno destato i ripetuti pronunciamenti espressi da S. Em.za Rev.ma il Sig. Cardinale Renato Martino, attuale Presidente del Pontificio Consiglio Justitia et Pax. In un’intervista rilasciata al quotidiano comunista L’Unità, in data 18 gennaio 2003, alla vigilia della guerra in Iraq, il Cardinale Martino non faceva mistero del suo unilaterale pacifismo e, a palese scusante delle azioni efferate del terrorismo islamista, affermava: “Per vincere il terrorismo non basta eliminare uno, mille o diecimila terroristi. Bisogna agire sulle cause politiche, economiche e culturali che lo determinano. L’Occidente deve farsi un esame di coscienza e pensare all’effetto delle promesse non mantenute”. Dove si manifesta una lettura se non marxista, certo economicistica della storia, condita di terzomondismo antioccidentale con assoluzione rousseiana e collettiva delle colpe individuali del cosiddetto Sud del mondo e di quello musulmano in particolare. Nella stesa intervista, sempre nell’intento di assolvere l’Islam e di salvare il suicida e impopolare dialogo interreligioso iniziato dal Concilio Vaticano II, Sua Eminenza dichiarava, contro ogni evidenza dei fatti, che “non si può accusare nessuna religione di fomentare la violenza”. Nella citata intervista al quotidiano fondato da Antonio Gramsci, S. Em.za Martino affermava inoltre, a riprova del suo incondizionato antiamericanismo e antieuropeismo, che non vi può essere nessuna identificazione fra Chiesa e Occidente e che la pace sarebbe una specie di superdogma della Chiesa (naturalmente egli intende la pace come la dà il mondo, quella da cui ha espressamente messo in guardia nostro Signore Gesù Cristo, in Gv. 14, 27). “Vede” – afferma Sua Eminenza – “per la Chiesa la pace non è un valore qualsiasi, è a fondamento della nostra religione”. Nel dicembre 2003 il Cardinale Martino non trovava miglior causa per cui spendersi di quella a difesa del dittatore iracheno Saddam Hussein, "trattato come una vacca" dalle truppe statunitensi che lo avevano tratto in arresto, trasformando così un persecutore e massacratore di suoi connazionali e correligionari in vittima, con accenti che non hanno mancato di urtare i cattolici d’Oltreoceano, gli alleati degli Stati Uniti e la stessa diplomazia vaticana (cfr. il Blog del vaticanista Sandro Magister, 29 dicembre 2003, alla pagina webhttp://blog.espressonline.it/weblog/archive.php?month=12&year=2003). L’agenzia Zenit del 23 febbraio 2006, nell’edizione in lingua francese da cui la riprendiamo, dava notizia di un lungo e cordiale colloquio di S. Em.za il Cardinale Martino con il sanguinario dittatore comunista Fidel Castro, avvenuto a L’Avana, nel corso del quale l’alto Prelato gli ha regalato il Compendio dell’insegnamento sociale della Chiesa. Com’è noto della dottrina sociale della Chiesa formerebbe parte integrante e non secondaria anche la condanna reiterata della folle e sanguinaria ideologia comunista (cfr. per tutte l’Enciclica di Papa Pio XI Divini Redemptoris promissio del 19 marzo 1937), ma di questa Sua Eminenza non fa cenno, né pare darsi cura. Non pago di aver stretto la mano al carnefice di tanti anticomunisti cubani, molti dei quali cattolici, il Presule ha soggiunto: “Fidel Castro conosce la Dottrina Sociale della Chiesa'. E ancora: “Cuba è un Paese che deve fare ancora molti progressi ma sono contento, perché ho trovato una chiesa molto viva e attiva, i tempi in cui la Chiesa a Cuba era perseguitata sono ormai acqua passata” (Ansa, 3 marzo 2006, in
http://www.ansa.it/main/ collezioni/maincollection/awnplus_mondo/ 2006-03-03_1005143.html).
Tutti i quotidiani ieri, 8 marzo 2006, riportavano le richieste avanzate dalla Consulta Islamica infelicemente istituita presso il Viminale dal Ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu (il miglior Ministro dell’Interno che la sinistra abbia avuto nel Gabinetto di centro-destra). Fra quelle presentate dall’Unione delle Comunità Islamiche in Italia (UCOI) anche “l'introduzione nelle Università di dottorati in scienze religiose comparate, per la formazione degli Imam; l'introduzione nelle scuole dell'ora alternativa di religione islamica e della lingua araba anche per gli italiani; l'invito ad evitare ghetti scolastici e a verificare che i corsi di arabo nei centri islamici siano rispettosi delle leggi; […] la correzione dei libri di testo con «notizie palesemente false sull'Islam ed i musulmani»” (Il Giornale, 8 marzo 2006). Poteva sfuggire questa notizia all’ansia esternatrice del cardinale Martino? Evidentemente no. Ed ecco il via libera da parte sua all’ora di religione islamica nelle scuole italiane. “Se ci sono delle necessità, se in una scuola ci sono cento bambini di religione musulmana, non vedo perché non si possa insegnare la loro religione” (Ansa 9 marzo 2006, pagina web http://www.ansa.it/main/collezioni/maincollection/fattidelgiorno/ 200603091126233941/200603091126233941.html). ).In pieno clima d’indifferentismo e di relativismo religioso, Sua Eminenza Martino, ormai “Cardinale islamico” fa inoltre proprie le richieste della Consulta Islamica, soggiungendo: “L'Europa, l'Italia è arrivata a dei punti di democrazia e il rispetto dell'altro che non può fare marcia indietro. Se quindi ci sono persone di altra religione nella realtà italiana, bisogna rispettarle nella loro identità culturale e religiosa". Santità, Con sentimenti di filiale ossequio in Domino nostro Jesu Christo, qui venturus est iudicare vivos et mortuos, il Coordinatore |
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