Precisiamo che articoli, recensioni,
comunicazioni, eventi, appuntamenti... e quant'altro vengono da noi pubblicati
non in base ad una adesione ideologica o morale, ma solo
se ce ne viene fatta esplicita richiesta (anche con una semplice
comunicazione fatta alla nostra Redazione a scopo di pubblicazione),
pur rimanendo noi liberi di soddisfare o meno i desiderata.
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28/02/2004 |
SCHEDA SINTETICA
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In che modo
a Satana è concesso di colpirci ed influenzarci? È vero
che, secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992, siamo tutti
esorcisti? Ed in che senso? Come possiamo fare uso di questo potere conferitoci
da Cristo stesso? Arcangelo Santoro Per informazioni e ordinazioni rivolgersi preferibilmente
al seguente indirizzo: |
TITOLO: AUTORE: EDIZIONE: CITTA': PAGINE: ANNO: EDITORE: PREZZO: Distribuz.: |
L'ora di Satana |
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Segnalazione di centrostudi.federici@tiscali.it | 26/02/2004 |
SCHEDA SINTETICA
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Eugenio Zolli Esce l'autobiografia di Eugenio Zolli, che nel 1945
si convertì al cristianesimo. Era a capo della comunità
ebraica di Roma: il libro arriva in Italia dopo 50 anni dalla pubblicazione
in Usa e fa chiarezza su una vicenda storica che ha alimentato polemiche Chi era Eugenio Zolli? Rabbino capo di Roma dalla fine
del 1938, sei anni dopo -nel primo autunno dopo la liberazione di Roma
dall'occupazione tedesca- si convertì al cattolicesimo, e il 13
febbraio 1945 fu battezzato con il nome di Eugenio, quello del papa allora
regnante (Pio XII, Eugenio Pacelli). L'episodio fu clamoroso: esecrata
dagli ebrei, la figura di Zolli divenne in qualche modo un simbolo controverso
e polemico, certamente non per sua volontà, anche per gli eventi
tragici che avevano colpito la comunità ebraica romana. Polemiche
rinfocolate dall'autobiografia di Zolli, che uscì nel 1954 negli
Stati Uniti, in un periodo in cui numerose erano le conversioni di protestanti
ed ebrei alla Chiesa cattolica. |
TITOLO: AUTORE: EDIZIONE: CITTA': PAGINE: ANNO: EDITORE: PREZZO: Distribuz.: |
PRIMA
DELL'ALBA. Autobiografia autorizzata Eugenio Zolli 284 Ed. San Paolo € 16.00 |
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Segnalazione di centrostudi.federici@tiscali.it | 19/02/2004 |
SCHEDA SINTETICA
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Maude Barlow, Tony Clarke L'acqua, fondamentale risorsa del Pianeta, sta rapidamente
sparendo. Infatti, la sua scarsità globale si profila come la maggiore
minaccia di crisi ecologica, economica e politica del ventunesimo secolo.
E chi alimenta il problema? Il grande business. Maude Barlow è presidentessa del "Council of Canadians" e autrice di svariati saggi di grande successo in Nord America. Fa parte del direttivo dell' "International Forum on Globalization" e cofondatrice del "Blue Planet Project", associazione mondiale per la protezione dell'acqua. Tony Clarke è il direttore del "Polaris Institute of Canada". Fa parte del direttivo dell' "International Forum on Globalization". Saggista, è coautore con Maude Barlow di tre libri sui "Multilateral Agreement on Investment", di cui contestano la legittimità animando in Canada un vasto movimento di protesta. Per informazioni e ordinazioni: Arianna Editrice (arianed@tin.it) |
TITOLO: AUTORE: EDIZIONE: CITTA': PAGINE: ANNO: EDITORE: PREZZO: Distribuz.: |
Oro
blu. La battaglia contro il furto mondiale
dell'acqua Maude Barlow, Tony Clarke 300 Arianna Editrice € 14.00 arianed@tin.it |
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Segnalazione di centrostudi.federici@tiscali.it | 05/02/2004 |
SCHEDA SINTETICA
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«Sotto l'affresco una scritta in armeno: "24
Aprile", data d¹inizio dei massacri. Tale data avrebbe dovuto
divenire la giornata mondiale del genocidio, se la proposta non fosse
stata ostacolata dalla lobby ebraica americana su istigazione degli ebrei
di Turchia. L'iniziativa della comunità ebrea di Istanbul fu a
suo tempo criticata da Simon Peres.» VIAGGIO TRA I CRISTIANI D'ORIENTE. COMUNITA' ARMENE
IN SIRIA E IN IRAN, di Pietro Kuciukian, Ed. Guerini e Associati,
Milano 1996, pag. 94 «La coesistenza fra Armeni e Turchi, che per secoli
aveva "tenuto" attraverso compromessi e vantaggi reciproci,
si ruppe definitivamente circa cento anni fa. Nel 1896 e nel 1906 i sultani
ottomani, nel 1915 i Giovani Turchi e dopo il 1918 il Mustafà
Kemelk, scatenarono e portarono a termine il primo genocidio dell¹età
moderna. Gli armeni letteralmente scomparvero dall'Anatolia e con essi
le loro città, le loro chiese, le loro scuole, le loro biblioteche,
i loro conventi-università, la loro millenaria cultura. Mezzo milione
di armeni riuscirono a riparare all¹estero: altri trovarono rifugio
a nord-est, nelle regioni transcaucasiche armene sotto dominio russo,
dove fondarono la Repubblica indipendente ai Armenia, che divenne poi
una delle quindici repubbliche sovietiche. «Quello degli Armeni viene ricordato come il primo genocidio "tecnologico" del ventesimo secolo. Con il pretesto del trasferimento di una popolazione cristiana "inaffidabile" che risiedeva in Anatolia da tremila anni, il governo dei Giovani Turchi aveva organizzato la soluzione finale, la distruzione di una cultura antica. La ferrovia in costruzione della Berlino-Baghdad serviva non solo al trasferimento rapido, ma anche all'annientamento: i giovani armeni di leva, disarmati, erano destinati ai lavori forzati lungo la strada ferrata. I consiglieri erano ufficiali tedeschi, mentre medici turchi spostavano gli ammalati da un lager all¹altro per diffondere epidemie, distribuivano veleno al posto di medicine. Telegrafisti turchi annunciavano l¹orario delle partenze dei gruppi (a piedi, verso il deserto), il numero dei deportati e attendevano conferma dell¹arrivo dal posto telegrafico seguente, lontano chilometri, a oriente. Se il numero dei sopravvissuti era ancora elevato si dava ordine alle colonne di tornare indietro sulla stessa pista. Grazie al telegrafo la direzione delle operazioni a Instanbul era tenuta costantemente al corrente della situazione. Si faceva in modo che le piste passassero vicino alle "acque salate" del deserto e si permetteva i deportati di bere. Bere veleno. Alle volte qualche solerte burocrate ottomano prendeva decisioni più ferme: il deserto di Dier-es-Zor cela ancora oggi migliaia di resti umani nelle fosse sotterranee che lo attraversano. Convogliati a bastonate sull'orlo delle foibe, i deportati venivano gettati dentro e si appiccava poi il fuoco sopra le aperture di ingresso. Vecchi, donne e bambini morivano per asfissia sotto lo sguardo inerte dei consiglieri tedeschi, che annotavano tutto per poi inviare in patria dettagliati resoconti, che venivano archiviati con cura» (op. cit., pag. 18). «Dopo di lui hanno inviato Zakky bey, l'ex governatore del Vaspuragan, che era stato sconfitto dagli armeni durante l¹insurrezione di Van. Era la persone più adatta a far pulizia, ha avutrto modo di vendicarsi della sconfitta prendendosela con gli orfani e i deportati. Ha riunito tutti gli orfani salvati da Ali Souad Bey e li ha concentrati in quelle caverne, i quelle foibe che abbiamo visto nel cimitero islamico e li ha fatti bruciare vivi. I turchi non uccidevano subito gli artigiani, gli architetti, gli ingegneri o quelli che avevano posti di responsabilità. Li utilizzavano e li eliminavano dopo averli sfruttati. Qui dove ci troviamo non c'era quel ponte, al suo posto c'era un servizio di barche. I deportati erano traghettati sulla riva opposta dove c'era il deserto e dove morivano di stenti. Qui su questa sponda erano schierati gli zaptiè e chi tentava di tornare indietro veniva ucciso. Il governatore di allora aveva dato ordine di costruire un ponte proprio qui, per velocizzare il passaggio dei deportati e aveva incaricato l'ingegnere armeno della costruzione. Varjabedian costruì un ponte di legno, si vede ancora l'isola dove arrivava la prima arcata, con maestranze armane. Salvò molti armeni ai quali dava da mangiare. Finché lavoravano avevano diritto a un pane secco al giorno" (op. cit., pag. 65). |
TITOLO: AUTORE: EDIZIONE: CITTA': PAGINE: ANNO: EDITORE: PREZZO: Distribuz.: |
Viaggio
tra i cristiani d'Oriente. Comunità armene in Siria e in Iran Pietro Kuciukian Guerini e Associati Milano 94 1996 |
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05/01/2004 |
SCHEDA SINTETICA |
Cesare Fontana, come suo solito, approfitta anche della presentazione
di un libro per dire la sua, interessante ed appropriata. I NOSTRI "AMICI" TESTIMONI DI GEOVA,
di Sergio Pollina, Ed. San Paolo, 1996, Euro 9.30 Libro interessantissimo, in quanto l'autore è stato per circa 20 anni membro dell' associazione Testimoni di Geova, dove ha ricoperto incarichi di rilievo fino alla sua fuoriuscita nel 1988. I seguaci di questa setta, in Italia, sono circa 210.000 unità, e dobbiamo tenere presente che negli ultimi dieci anni, circa 9.000 nostri connazionali sono passati nelle loro file. Il dato, però, anche se rapportabile solo a solo un italiano su 282, deve allarmare il cattolico zelante, anche perché dobbiamo tener presente che il nostro paese è il quarto al mondo per numero di membri di quest'associazione, dopo Stati Uniti ( loro patria d'origine), Messico e Brasile. La prima volta che un nuovo interessato entra nella "Sala
del Regno" (il loro luogo di indottrinamento) viene accolto da un'ondata
di affetto, di calore, di entusiasmo e comincia immediatamente a farsi
degli amici, delle nuove conoscenze; nel frattempo viene esortato a rompere
i legami con le precedenti amicizie e frequentazioni. I testimoni di Geova sono un gruppo molto chiuso e lo sta a dimostrare il fatto che quando un membro rivela alcune sue vecchie convinzioni e comincia a dubitare sulla fede geovista, oppure decide di uscire dal gruppo, viene immediatamente disassociato (cioè espulso) e considerato dal resto dei seguaci una persona morta, e quindi nessun membro deve assolutamente rivilgergli la parola. Il Pollina fa un esempio pratico: "Quando ad uno dei loro anziani fu comunicata per telefono la morte del fratello disassociato da due decenni, la sua risposta fu: Per quanto mi riguarda, è morto già venti anni fa. Arrivederci" (pag.13). Ai testimoni di Geova è assolutamente vietato scrivere libri, saggi, articoli e altro che contenga il risultato di una loro ricerca, di un loro pensiero. Quei pochi che lo hanno fatto sono puniti con la disassociazione. I seguaci di questa setta non credono nella Trinità
e per loro chi crede in Essa è un politeista. Per portare avanti
questa tesi si rifanno al versetto biblico di San Giovanni (14,28) dove
Gesù dice: "Il Padre è maggiore di me" frase presa,
come loro fanno sempre, fuori dal contesto biblico, senza però
prendere in considerazione i versetti: Giovanni 1,1; 20,28; 2ª Pietro
1,1; Timoteo 2, 3; Ebrei 1,8; 1ª Giovanni 5,20; 1ª Timoteo 6,14-16. Per concludere, nella loro storia, hanno detto diverse volte che la fine del mondo era imminente fissandone anche le date di scadenza: 1914 prima, 1918 dopo, 1925 dopo ancora, 1941 ancora dopo e 1975 in fine; dopo tanti fallimenti cronologici, oggi ci raccontano che la fine del mondo è alle porte, ma non ce ne dicono la data, onde evitare di fare ulteriori figuracce. Cesare Fontana |
TITOLO: AUTORE: EDIZIONE: CITTA': PAGINE: ANNO: EDITORE: PREZZO: Distribuz.: |
I
NOSTRI "AMICI" TESTIMONI DI GEOVA Sergio Pollina 1996 Ediz. San Paolo € 9,30 |
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06/05/2005 |
SCHEDA SINTETICA |
I LAGER DEI SAVOIA Le vicende dei
campi di deportazione dei soldati napoletani e pontifìci all'indomani
della campagna per l'Unità rappresentano un'altra tessera
completamente rimossa dalla memoria e dagli archivi che
serve a svelare il vero volto del Risorgimento. |
TITOLO: AUTORE: EDIZIONE: CITTA': PAGINE: ANNO: EDITORE: PREZZO: Distribuz.: |
I
LAGER DEI SAVOIA Fulvio Izzo 208 1999 Ediz. Controcorrente € 10,33 |
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16/06/2005 |
SCHEDA SINTETICA |
LE STRAGI DIMENTICATE Finalmente viene sfatata un'altra favola. Le forze americane che nel luglio 1943 sbarcarono in Sicilia, nell'operazione Husky, si macchiarono di crimini chiaramente banditi dalle Convenzioni di Ginevra: fucilarono a sangue freddo dei prigionieri, militari e civili, eseguendo un ordine diretto del comandante, il generale George Patton. Per avere il testo: gianfranco.ciriacono@tin.it |
TITOLO: AUTORE: EDIZIONE: CITTA': PAGINE: ANNO: EDITORE: PREZZO: Distribuz.: |
LE STRAGI DIMENTICATE |
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