Precisiamo che articoli, recensioni,
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non in base ad una adesione ideologica o morale, ma solo
se ce ne viene fatta esplicita richiesta (anche con una semplice
comunicazione fatta alla nostra Redazione a scopo di pubblicazione),
pur rimanendo noi liberi di soddisfare o meno i desiderata.
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Ti sei mai chiesto cosa metti nello stomaco quando mangi un pollo? Fonte: www.disinformazione.it |
Il mio commento è, come possiamo stupirci se mangiando certo “cibo” che non ha più niente di naturale, poi osserviamo la diffusione di malattie serie tra la popolazione? Un Piero Angela direbbe che le molecole del pollo sono tutte lì, quindi dovrebbe fare comunque bene all’organismo. Il mio sospetto è che mangiare della buona segatura farebbe meno danni. Rinaldo Lampis |
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A leggere questo articolo, monta l'indignazione verso quei tanti "animalisti" che tacciono e intervengono solo quando è il loro comodo o la loro convenienza a richiederlo. Noi pur non essendo "animalisti", diciamo chiaramente e forte che non si può infierire tanto su dei poveri animali, anche se si tratta di "polli": non è lecita tanta violenza. L'animale dovrebbe nascere e vivere secondo natura, mai secondo industria! Oltretutto le conseguenze sono disastrose e terribili anche per l'uomo: salmonella, malattie varie, tumori... e (di recente) "infezione aviaria" !!! La Redazione |
Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature
e quanto scritto nello spazio giallo sono della Redazione |
Tutti i polli che compriamo e mangiamo, in tutto il mondo, appartengono oramai ad un paio di razze ibride (denominate COBB 500, brevettate dalla Cobb Breeding Company), nate in laboratori di genetica applicata, selezionate esclusivamente per l’ingrassaggio. Il risultato di queste selezioni è una vera macchina biologica ad elevatissimo “indice di conversione”: un pollo mangia un chilo e mezzo di mangime e ne “produce” uno di carne. Vive solo 35 giorni (non ha neanche il tempo per diventare pazzo). Questi polli denominati “galletti” quando arrivano a “maturazione” pesano vivi in media sui 2,3 chili, e preparati a busto circa 1,2. Per avere queste rese così elevate e cicli biologici così accelerati servono allevamenti e mangimi adatti. |
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Come vengono allevati Si chiama allevamento industriale integrato, le cui principali fasi sono: produzione della gallina ovaiola, incubatoi delle uova, produzione dei pulcini, macelli, industria di lavorazione, logistica e commercializzazione. Nel nostro paese due aziende controllano oltre il 70% del mercato. Una è l’AIA del gruppo Veronesi e l’altra è del gruppo Amadori. L’allevamento viene svolto in grandi capannoni dove possono stare decine di migliaia di volatili: con una densità di 10-15 per metro quadro, cioè sino a 30 chili di “carne” a mq. (I regolamenti dell’Unione Europea per gli allevamenti biologici stabiliscono invece in tre polli per metro quadrato la densità massima ammissibile). Beccano tutto ciò che ha colore paglierino, giorno e notte, grazie all’illuminazione artificiale. Le temperature sono sempre elevate (anche a causa della luce e delle deiezioni, che vengono raccolte con una ruspa per la produzione della pollina, sottoprodotto usato come concime agricolo o combustibile (e fino a 10 anni fa come mangime per bovini da ingrasso). Le condizioni igieniche sono terribili. Gli animali vivono dal primo all’ultimo giorno della loro breve vita calpestando e dormendo sulle loro deiezioni. Le infezioni batteriologiche sono contrastate dal primo all’ultimo giorno di vita con gli antibiotici contenuti nei mangimi. Ma per i virus – come si sa – non ci sono farmaci. Da qui l’uso di vaccini che, come è noto, creano anticorpi che contrastano le manifestazioni patologiche del virus, ma impediscono l’eradicazione dello stesso, consentendo che animali solo apparentemente sani siano commercializzati, con il rischio che il virus si trasferisca dall’animale all’uomo. A questo si aggiunge il rumore spaventoso provocato dal pigolare di 50.000 – 100.000 animali spaventati, tenuti in quelle condizioni. L’organismo del pollo, che è pur sempre un animale diurno, viene messo a dura prova: l’apparato digerente stressato, la sua capacità di resistenza agli agenti patogeni fortemente indebolita. Nel territorio dove sono inseriti, senza un minimo di criterio di biosicurezza, questi allevamenti sono delle vere e proprie bombe batteriologiche, pericolose e costose per tutta la collettività. Pericolose, in quanto incubatoi di possibili virus trasmissibili agli uomini come salmonelle e influenze; costose, come per il caso dell’ultima peste aviaria, costata alla sola regione veneta 110 miliardi di lire, e ben 500 allo Stato. |
Cosa mangiano |
Cosa si ottiene |
Nessuno protegge i consumatori. Guglielmo Donadello consulente aziendale settore zootecnico |