Gentile Sig.
Guarracino,
trovo interessantissima la
sua lettera, quanto meno per le sue considerazioni e per l'opportunità
che mi offre di dire e chiarire anche le mie.
Comincio
subito col dire che è restrittivo dire che la Chiesa "è
composta da uomini che sbagliano", infatti la Chiesa si divide
in Trionfante, in Purgante e in Militante: gli uomini che sbagliano
(hinc et nunc) possiamo trovarli soltanto nell'ambito della Chiesa militante,
tuttavia Essa rimane sempre SANTA, perché SANTO è il suo
Capo, Gesù Cristo, figlio di Dio e Dio egli stesso. A tal proposito
andrebbe corretta l'idea che si ha del Papa: comunemente si dice che
il Papa è Capo della Chiesa, mentre l'unico e solo vero Capo
è Gesù Cristo! Il Papa è Vicario di Gesù,
non è Gesù; è Vicario del Capo, non è il
Capo. Certamente possiamo però dire che il Papa è la suprema
autorità umana vivente sulla terra, che a lui dobbiamo la massima
ubbidienza... ma fin tanto che non contraddice Pietro, cioè fin
tanto che è fedele al suo mandato, fedele a Gesù, del
quale si è impegnato a farne onorevolmente le veci.
Certamente
ha dei meriti grandissimi San Francesco, e non soltanto lui, non dimendichiamo
un San Domenico, un San Tommaso, una Santa Caterina............, ma
non mi pare che ai giorni nostri esistanto stelle di tale grandezza
e siamo invece costretti a registrare lo scempio che sacerdoti e pastori
fanno del gregge di Cristo, assolvendo in maniera del tutto indegna
e vergognosa alla loro funzione: sono lupi, e non pastori!
Io non so a quali Sacerdoti o a quali Pastori lei si riferisca quando
dice che assolvono egregiamente alla loro funzione. Magari fosse vero!
Potrebbe indicarmene qualcuno? Oh quanto vorrei sbagliarmi! Ma la realtà
è triste e ben diversa: sacerdoti e pastori che vivono nell'apostasia:
sono la conferma del castigo preannunziato a La Salette e a Fatima.
Beatificazioni
e a santificazioni veloci e facili.
Per rispondere alla sua osservazione,
bisogna affrontare il problema dell'infallibilità pontificia.
«Il Papa è infallibile soltanto quando, nella
sua qualità di Pastore e Maestro di tutti i Cristiani,
in virtù della sua apostolica autorità, definisce
una dottrina intorno alla Fede e ai costumi da tenersi da tutta la Chiesa».
[Vedi Catechismo
di San Pio X, Seconda Edizione, Salpan Editore, 2003]
Il Concilio Ecumenico Vaticano
I, nella Costituzione sopra la Chiesa di Cristo, IV Sessione (1870)
definisce: «Perciò noi.... insegniamo e definiamo come
dogma rivelato da Dio: Il Romano Pontefice,
quando parla dalla cattedra, cioè quando,
adempiendo l'ufficio di pastore e di maestro di tutti i Cristiani,
per la sua suprema autorità Apostolica definisce
che una dottrina riguardo alla fede e ai costumi deve essere tenuta
da tutta la Chiesa, per l'assistenza divina a lui promessa
nel beato Pietro, gode di quella
infallibilità, della quale
il Divin Redentore volle donare la sua Chiesa nel definire una dottrina
riguardo alla fede e ai costumi; perciò tali definizioni del
Romano Pontefice sono irreformabili di per
sé, non per il consenso della Chiesa». [Vedi
Catechismo di San Pio X,
Seconda Edizione, Nota 1, Pag. 63, Salpan Editore, 2003]
Qualcuno poi pensa di universalizzare
l'infallibilità ("il Papa non
sbaglia mai"!) obbiettando e asserendo che il Papà
è infallibile anche nell'esercizio del magistero ordinario. Siamo
totalmente d'accordo, a patto che per ordinario non s'intenda
il banale o tutto ciò che ricadendo nell'ordinarietà delle
cose non implichi la Fede e i costumi che devono essere osservati da
tutta la Chiesa. In altri termini il Papa è infallibile anche
quando, fuori della straordinarietà del caso e della forma, pur
stando da solo, pur nel chiuso di una cella, volendo esercitare la sua
funzione di Papa, adempiendo l'ufficio di pastore
e di maestro di tutti i Cristiani, vuole definire e di fatto
definisce una verità, una dottrina intorno alla Fede e
ai costumi da tenersi da tutta la Chiesa. L'ordinario
quindi non riguarda e non può riguardare un giudizio personale
e privato su cose che niente hanno a che vedere con la dottrina intorno
alla Fede e ai costumi... Il suo personale giudizio su quale sia la
migliore squadra di calcio, ad esempio, non gode certo del dono dell'infallibilità!
Ovviamente, perchè
si possa essere certi dell'infallibilità dell'atto pontificio,
occorre che sia manifesta la volontà definitoria, che sia manifesto
che il papa vuole esercitare e adempiere il suo ufficio di pastore e
di maestro di tutti i Cristiani.
Occorrono
quindi, come ben si vede due cose, la materia (costituita dalla verità
riguardante la fede e i costumi da doversi tenere da tutta la Chiesa)
e la volontà definitoria chiara e manifesta.
Ora quando
il papa rinunzia alla sua autorità, quando dice apertamente di
non avere un primato di giurisdizione, ma soltanto quello di onore,
quando crede di essere soltanto un primus inter pares, non impegna
e non può impegnare l'infallibilità assicurata a Pietro
pastore e maestro di tutti i Cristiani
in virtù della suprema autorità apostolica: il
Papa non ha e non può avere pares.
Oggi noi
ci troviamo per l'appunto con un Papa, Giovanni Paolo II, che nei fatti
e con i fatti ha rinunciato alla sua suprema autorità, che non
vuole imporre niente, che non condanna l'errore, che democraticamente
riconosce il diritto di cittadinanza alle idee più strambalate,
che vuole essere democratico, che crede nella democrazia, che crede
nell'ONU, che invoca e si augura l'intervento dell'ONU, che crede di
non avere il primato di giurisdizione... Un tale individuo, pur
essendo realmente Papa, non vuole fare il Papa nel senso
in cui la Chiesa lo ha sempre inteso... semplicemente perché
non ci crede, non crede di potere insegnare a tutti, e quindi,
coerentemente, non vuole insegnare a tutti: si
crede un primus, non un
Pastor, agnus
inter agnos, ovis inter oves.
E con le
beatificazioni e le santificazioni come la mettiamo?
Per le beatificazioni il problema
non si pone, dal momento che generalmente i teologi son d'accordo nel
dire che essa non impegna l'infallibilità pontificia. Diverso
è invece il caso della santificazione, per la quale i più
credono che venga impegnata l'infallibilità. Perché? Perché
-dicono- con la santificaione si pone un beato alla venerazione di tutti
i Cristiani, di tutta la Chiesa. Ma non tutti i teologi, ripeto, sono
d'accordo e anch'io (che non sono un teologo) non lo sono per questa
semplice considerazione: proclamando
santo un Cristiano, non si proclama una verità di Fede. Mi
si potrebbe obiettare che si proclama un costume, un modus vivendi da
seguire... Io credo invece che più realisticamente si proclama
che Tizio, lui, ha seguito il costume, il modus vivendi che ogni buon
Cristiano dovrebbe seguire, quel modus vivendi che scaturisce dal Vangelo,
dall'insegnamento della Chiesa, anche perché UNO è il
Maestro e l'esempio da seguire, Gesù. San Francesco ha seguito
il modus vivendi insegnato da Gesù, il mio maestro e modello
rimane solo e sempre Gesù, Francesco mi incoraggia col suo esempio;
rifletto e dico: Francesco ha seguito Gesù, perché io
no? anch'io Lo voglio seguire come Francesco. Il modus vivendi del Santo,
in altri termini, non può soppiantare, sostituire o porre in
ombra quello di Gesù, anche perché il modus vivendi del
santo in tanto è santo in quanto segue quello di Gesù.
Tutto questo comunque non toglie niente alla solennità, alla
grandezza, all'importanza della santificazione, non è che chiunque
possa e debba essere proclamato santo.
D'altronde sia che la santificazione
impegni l'infallibilità, sia che no, rimane il fatto che questo
Papa non vuole impegnarla, perché non crede di essere il Pastor,
ma soltanto il primus.
In conclusione certe beatificazioni
e certe santificazioni possono risultare giustamente sospette e incredibili,
sembrano mosse tattiche dimostrative di un certo modo di pensare (che
di sicuro non è quello della Chiesa), quasi a volerne cercare
una conferma e, perché il giuoco non sia troppo scoperto, ci
si mischia dentro anche qualche Santo vero, del tipo PIO IX o Padre
PIO.
Lei non crede alla santità
del Fondatore dell'Opus Dei (mi trova d'accordo), ma che dire di quella
di Madre Teresa di Calcutta? Può essere santa una suora che disubbidendo
gravemente e pesantemente all'ordine perentorio di Cristo ("Predicate
il Vangelo a tutte le creature..."), andata in missione,
pensava soltanto a curare il corpo dei malati, mentre ne lasciava marcire
l'anima, dichiarando che lei "non voleva convertire"?
Può essere santa una suora che si preoccupa più
del corpo che dell'anima?
Grazie a
Dio, la Chiesa non è un'istituzione umana, nella Chiesa quel
che conta non è certa esteriorità o certa formalità
dell'atto: nella Chiesa, l'unico e solo vero Capo, Gesù Cristo,
vede nell'anima di ogni fedele e giudica con precisione divina. Può
pertanto succedere che un prete (per miopia o per interesse) procami
Tizio buon cattolico e grande amico, ma che Gesù (di certo non
miope e non mosso da sporchi interessi) lo giudichi invece pessimo cattolico
e grande nemico: nella Chiesa quel che conta non è il giudizio
del prete, ma quello di Gesù!
Similmente tanti credono "all'interno"
della Chiesa, come partoriti dalla Chiesa e in linea col suo insegnamento,
certi movimenti che invece sono nemici della Chiesa e spesso in totale
opposizione alla sua dottrina. E' questo il caso dei Neocatecumenali
[che apprendono e derivano da una pastora protestante...], del Rinnovamento
dello Spirito [...di Satana], dei Focolarini [ovvero piccole
anticipazioni di quel mare di fuoco... eterno]. Ma è ovvio che
tali movimenti non hanno niente di che spartire con l'Immacolata e Santa
Sposa di Cristo, con la Chiesa. Il sapere e vedere che uomini di chiesa,
frati, suore, preti e vescovi sono all'interno di quei movimenti, certo
non li rende buoni, ma dimostra soltanto quanto frati, suore, preti
e vescovi siano caduti in basso e quanto abbiano tradito e venduto (veri
novelli Giuda) Gesù.
Non mi dilungo sull'argomento
che richiede pagine e pagine di riflessione, per non rischiare di essere
incompleto e inesaustivo, ma mi riservo di affrontarne il problema in
seguito.
Spero, Sig.
Guarracino, di aver risposto alle sue domande e di averle esposto chiaramente
il mio pensiero, pertanto chiudo salutandola cristianamente: Christus
regnet per Mariam et Joseph!
In Gesù, Maria e Giuseppe,
l'Editore
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