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24/10/2005 CITTA' del VATICANO - In data 22 ottobre 2005, il vaticanista Andrea Tornielli, su «Il Giornale», ha rivelato l'esistenza di un documento, ancora riservato, di sette cartelle, firmato dal cardinale nigeriano Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e dal suo numero due, l'arcivescovo Domenico Sorrentino, che suggerisce al Papa di «rallentare o persino bloccare» una maggiore generosità nell'applicazione dell'indulto (1984 - 1988) concesso da Giovanni Paolo II, e, a maggior ragione quindi, di non procedere alla tanto attesa liberalizzazione della santa Messa di san Pio V, che sarebbe la misura necessaria per portare armonia e unità perfette nella Chiesa e un passo fondamentale per la soluzione del problema del cosiddetto, per molti alti prelati inesistente, «scisma» di monsignor Lefebvre. |
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(1) Sembra una discussione di lana caprina, assurda nei termini. Il Cardinale Arinze ci crede o no che Benedetto XVI è Papa? Ora, ammesso e non concesso che la Messa di San Pio V (Papa) sia stata abrogata dal Papa Paolo VI, perché mai Benedetto XVI dovrebbe avere meno autorità di Paolo VI e non rimettere in vigore la Messa cosiddetta di S. Pio V? Quindi, secondo Arinze, Benedetto XVI deve fare quel che hanno fatto due Papi (Paolo VI e Giovanni Paolo II), mentre non può fare quello che hanno fatto tantissimi Papi, da S. Pio V a Giovanni XXIII, senza contare tutti i predecessori di S. Pio V fino ad arrivare a S. Pietro, infatti è più che risaputo che la Messa cosiddetta di S. Pio V risale agli Apostoli. Perché si dovrebbe tener conto di un decreto di abrogazione (che nessuno ha mai visto), mentre si deve ignorare la Bolla di San Pio V "Quo primum tempore", che invoca e minaccia terribili castighi contro CHIUNQUE oserà attentare a quel Messale Romano??? |
Più volte ci siamo occupati di questo argomento nel bollettino «Una Voce dicentes», consultando e discutendo documenti di numerosi alti ecclesiastici, canonisti e cardinali, anche a noi diretti. |
(2) C'è da domandarsi: come può Arinze contraddire in pieno tre cardinali di S.R. Chiesa, uno dei quali ora Papa? A voler ben riflettere, ora Benedetto XVI dovrebbe contraddire se stesso: è questa la stima che Arinze ha del suo Papa? |
La posizione del cardinal Ratzinger (2) è nota, essendo stata inequivocabilmente esplicitata in varie opere: severo il suo giudizio sul «Novus Ordo», sugli abusi liturgici e soprattutto sulla rottura con la tradizione liturgica perpetrata da Paolo VI, la quale, invece, ai suoi lungimiranti occhi rappresenta un'immensa ricchezza e non un ostacolo nella vita della Chiesa. |
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Il cardinale Jorge Arturo Medina Estevez (2), in una lettera del 21 maggio 2004 a noi inviata e pubblicata in «Una Voce dicentes» (luglio - dicembre 2004) dichiarava: «ribadisco il mio personale pensiero nel senso che non è provata l'abrogazione del messale di san Pio V, e posso aggiungere che nel Decreto, da me firmato, con la promulgazione della terza edizione tipica del Messale Romano, non c'è alcuna clausola di abrogazione della forma antica del rito romano. Dico 'della forma antica' perché non ci sono due 'riti romani', bensì due 'forme' di questo rito, il quale ha una sostanziale unità. E poi posso aggiungere che l'assenza di qualsiasi clausola di abrogazione non è casuale, né frutto di dimenticanza, ma voluta». |
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Quando il porporato cileno firmò il decreto di cui sopra era prefetto della Congregazione del Culto Divino, predecessore, dunque, di Arinze. |
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Purtroppo bisogna anche riconoscere che nella stessa «Ecclesia Dei» non mancano contraddizioni e tendenze discordanti. (4) |
(4) E purtroppo le contraddizioni non si limitano alla "Ecclesia Dei", ma vanno ben oltre, comprendendo tantissimi personaggi, e di primissimo piano: coerenza avrebbe voluto che almeno quei personaggi che avevano elogiato l'Antico rito abbandonassero definitivamente il nuovo, del quale per altro avevano evidenziato errori e difetti. |
Qualcuno, poi, pensa addirittura di limitarsi ad «offrire» ai «tradizionalisti» un rito paolino qua e là rivisto e migliorato nelle sue carenze più evidenti. Cosa farà Benedetto XVI? «Illustrissimo professore, Joseph card. Ratzinger |
(5) Sinceramente non si riesce a capire il perché di tanta lentezza quando si deve fare il bene, mentre si è veloci nel distruggere e veloci nel fare il male. Sembra che quasi quasi si abbia paura di agire bene, lo si fa in punta di piedi, quasi a dire: scusate se faccio un po' di bene. |
A questa lettera dell'attuale sommo Pontefice, che abbiamo riprodotto due volte in «Una Voce dicentes» (numeri luglio-dicembre 2003 e gennaio-giugno 2005), noi fedeli integralmente cattolici ci attacchiamo, come a tanti suoi saggi pronunciamenti, per nutrire la nostra speranza (6) di vederci accogliere come veri figli e non figliastri (nella Chiesa non esistono cittadini di serie B, ci assicurò in Santa Maria Maggiore il cardinale Castrillon Hoyos), e soprattutto confidiamo nell'assistenza dello Spirito Santo che saprà guidare il Vicario di Cristo sulla via del definitivo paterno abbraccio che, dopo tanti forti segnali precedenti, non ci potrà negare per l'amore che porta alla Sposa di Cristo della cui gloria ed esaltazione - che comportano la perfetta unità interna - è responsabile davanti a Dio ed alla storia. Dante Pastorelli |
(6) Auguriamo al Dott. Pastorelli e a tutti gli speranzosi che non si possa applicare loro il detto "chi di speranza vive, disperato muore!" Noi, certi che Dio è fedele alle sue promesse, ci attacchiamo a quelle da Lui fatte: "Sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo (Mt 28, 20); le porte dell'inferno non prevarranno (Mt 16, 18)". Umanamente parlando, oggi possiamo ben esser i "figliastri", ma siam sicuri che agli occhi di Dio siamo "i figli", sicurezza condivisa ovviamente, come ben si vede nella stoccata finale, anche dal nostro arguto e bravo Dott. Pastorelli |