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Pubblichiamo qui di seguito integralmente un articolo apparso sul Giornale.

L'eterno rito della
Santa Euro Inquisizione
di MARIO GIORDANO

Grassetti e sottolineature sono nostre
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Dunque, credo che funzioni così. Se ti opponi a una legge che ha la maggioranza dei consensi in Parlamento italiano sei all'opposizione. Se ti opponi a molte leggi che hanno la maggioranza di consensi nel parlamento italiano sei all'opposizione dura. Se ti opponi direttamente al governo che propone quelle leggi, sei all'opposizione durissima e dunque ottieni la presidenza della Rai. Per mal che ti vada, passi per un fine intellettuale. Se invece ti opponi a una proposta che ha la maggioranza dei consensi nel Parlamento europeo, addio: altro che fine intellettuale. Sei finito. Non fai in tempo a spiegare la tua posizione e diventi, nell'ordine: disgraziato, sciagurato, doppiogiochista, sovversivo, black bloc delle istituzioni e pericolo pubblico da controllare.
Fateci caso. Di tutto si può parlare male, di questi tempi: della mamma, della Madonna, per non parlare di Garibaldi e della litania dei santi. Come ti giri, senti una bestemmia, che il comune senso del pudore, ormai annacquato come un vino in caraffa, generosamente perdona. Solo una bestemmia non viene mai perdonata: quella all'Europa. E se non è una bestemmia, ma solo una lieve critica, che importa? Lesa euromaestà, e via: già una grandinata di insulti che tanti così non se li piglia nemmeno un arbitro miope su un campetto di terza categoria.
Prendete Bossi. Il senatùr è uno che ci ha abituato nel tempo a ogni tipo di pittoresca sortita, dalle pallottole bergamasche alla secessione passando per ampolle e dio Po. Ma questa volta, in fondo, che cosa avrà mai detto di così grave? Ha detto che «non è d'accordo sul mandato di cattura europeo». Che «siccome prevede il sequestro dei beni delle persone che vengono colpite e la loro deportazione» il provvedimento gli ricorda le leggi staliniane. Che, per questo, teme «il ritorno del terrore» e ritiene che di fatto nessun cittadino «potrebbe sentirsi sicuro». È peccato mortale? Offesa agli dei di Bruxelles? «Attentato» (come direbbe quel tale di Zelig)? E perché? Mica nessuno ha detto che bisogna per forza essere d'accordo con Bossi. Non entriamo qui nella questione di merito, che altri assai più dotti potranno ampiamente discutere: basti però osservare che insigni studiosi hanno sollevato dubbi di legittimità costituzionale sulla norma. In effetti la Carta fondamentale stabilisce, tanto per fare un esempio, che nessuno può essere punito se un fatto non è previsto dalla legge: con il mandato di cattura europeo, invece, un cittadino italiano potrà essere punito per un fatto che non è previsto dalla legge italiana, ma è previsto solo da una legge straniera. Pensateci: bussa alla porta un giudice di un Paese che non conosci e che ti arresta in virtù di una norma che non conosci. Preoccupante. [!!!]
Vi è venuto qualche dubbio? Meglio così. Ma non è questo il punto. Mettiamo che ogni dubbio abbia al più presto una risposta, che in effetti l'Europa sappia convincerci che questo provvedimento è utile, necessario e per nulla pericoloso, che va fatto e basta. Resta la domanda: perché chi dice che non è d'accordo deve essere messo all'indice? Perché appena si contesta qualcosa che profuma di Strasburgo parte la Santa Euro Inquisizione? Perché Bossi deve essere subito violentemente attaccato? Perché Schulz, sempre lui, può permettersi di rovesciargli addosso chili di sarcasmo ai crauti? Perché moderati ex democristiani come Luca Volontè si riscoprono all'improvviso temerari arditi del «no pasaran» («Non passa la linea della Lega»)? Perché persino un alleato di governo come Marco Follini (Udc) si può prendere la libertà di definire quelli di Bossi «ragionamenti, se vogliamo chiamarli così»? Ma che idea ha dei "ragionamenti" l'onorevole Follini? Un ragionamento per lui è tale solo se gli dà ragione? Così pensano all'Udc? In questo stato di confusione etimologica si trovano? Ma la Democrazia Cristiana, da cui i centristi sono nati e di cui vorrebbero essere eredi, non è sempre stato un grande esempio di libertà e di discussione, di dibattito, di circolazione di idee anche molto diverse all'interno dello stesso partito? E adesso, invece, che succede? Ci si scandalizza e si ricopre d'improperi un collega di coalizione solo perché è in disaccordo sul mandato di cattura europeo? Davvero bizzarro. Ma allora domandiamo: a che serve un Parlamento europeo? A che serve se non si può neanche esprimere un'opinione divergente dalla massa? A che servirebbe la cerimonia solenne, queste belle sedute plenarie, la formalità, la doppia sede di Strasburgo, un pied à terre che solo in spese di funzionamento ci costa ogni anno 230 miliardi delle vecchie lire? Se nemmeno si può avanzare una proposta (lo ripetiamo: al di là della bontà o meno della proposta) che ci facciamo con il preziosissimo ambaradan assembleare? La birra? La pizza ai carciofini? I würstel con i crauti, per fare felice Schulz?
Sarebbe bello se la nuova Europa che si sta costruendo fosse un'Europa diversa da questa. Un'Europa che si può criticare, ecco: ci basterebbe questo. Un'Europa che uno può anche dire una volta «non sono d'accordo» senza finire sulla lista nera: «antieuropeista» (nuovo insulto trasversale), «doppiogiochista», «inaffidabile». Un'Europa dove si possono esprimere opinioni senza che si scateni ogni volta il finimondo, attacchi al Tg1, Commissioni di vigilanza, «richiami all'ordine» ed eserciti schierati dal generale Volonté sulla linea del Piave. Un'Europa che tutti sentano come loro, a cui tutti possano portare il loro contributo, più o meno critico. Un'Europa, insomma, che sia meno totem. Che scenda dal piedistallo. Che non si consideri sacra. Che nessuno consideri sacra. E che accetti le regole della discussione, della polemica e della democrazia senza gridare ogni volta all'"Attentato". A far ridere con quello ci pensa già il noto cabaret.
dal Giornale
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[Data pubblicazione: 24/10/2003]
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