I giudici: «Prima occorrono norme
comuni su reati penali, sanzioni e garanzie per gli imputati»
Il Csm:
no al mandato di cattura Ue
Castelli:
io sono e rimango contrario
Grassetti e sottolineature sono nostre
ROMA - La prima notizia è che la proposta di legge sul cosiddetto
"mandato di cattura europeo" è stata calendarizzata
alla Camera per il prossimo 24 novembre. La decisione è stata
presa ieri dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio, che ha fissato
al 3 novembre prossimo l'avvio in aula dell'iter per approvare il provvedimento
sui tribunali dei minori e per il 18 novembre quello sull'istituzione
della commissione su Tangentopoli. E anche ieri le polemiche sul mandato
di cattura europeo - definito dal ministro Bossi un
mix di rivoluzione francese e rivoluzione russa - non sono
mancate.
Anche il Consiglio superiore della magistratura ha espresso le sue riserve:
per la funzionalità del mandato di arresto europeo, avverte Palazzo
dei marescialli, «è essenziale una collaborazione tra gli
Stati, che presuppone un'adeguata conoscenza dei principi generali delle
rispettive legislazioni nazionali in materia penale, sostanziale e processuale»
da parte dei magistrati dei vari Paesi membri. Ma non basta: presupposto
necessario è anche un «progressivo riavvicinamento dei
sistemi giudiziari». Non si parte da zero: esiste già,
sottolinea il Csm, una Rete europea per la formazione giudiziaria, un'associazione
tra i soggetti dei vari Stati dell'Unione che si occupano istituzionalmente
di questo settore, che ha lo scopo dichiarato di «stimolare il
confronto e la reciproca stima tra i magistrati della Ue» e così
la cooperazione giudiziaria. Proprio per questa via si può favorire
«la conformità dei sistemi giudiziari dei vari Paesi della
Comunità europea».
Riavvicinare i sistemi giudiziari però non basta. Per combattere
almeno le forme più gravi di criminalità transnazionale
occorrono, avverte il Csm, norme comuni europee
su reati penali, sanzioni e garanzie per imputati e indagati.
Al vicepremier Gianfranco Fini le ha da subito mandate a dire il ministro
della Giustizia Roberto Castelli: «Io sono abituato a parlare
per me e mi dispiace che altri parlino per me. Anzi vorrei che non lo
facessero». Castelli ha così risposto a Fini, che l'altro
giorno aveva detto che anche Castelli sarebbe stato d'accordo sul mandato
di arresto europeo. «Mi chiedo come faccia lui ad essere d'accordo
- si domanda il ministro - Non è mica quello che difende il sacro
suolo della Patria?».
«Ho una duplice veste -afferma Castelli - di leghista e di componente
di un governo che attraverso il premier ha sottoscritto l'impegno ad
approvare il mandato di cattura europeo, "a condizione di armonizzare
il diritto interno". Ma resto contrario e fa bene la Lega ad opporsi».
«Esimi costituzionalisti -
spiega ancora Castelli - e penso tra gli altri
a Caianiello e Vassalli, molti magistrati, e gli avvocati Taormina
e Pecorella, sostengono che il mandato di cattura europeo è patentemente
anticostituzionale».
«Come uomo libero resto profondamente contrario», aggiunge,
ma «come ministro mi affido al Parlamento: il legittimo rappresentante
del popolo decida. Aggiungo che io non mi calo le braghe con Bruxelles,
come invece sembra fare Buttiglione». E se il mandato di arresto
dovesse passare con il voto dell'Ulivo? «Spero che non finisca
così - conclude Castelli - Questa eventualità sarebbe
grave».
Contro l'obbrobrio giuridico del mandato di cattura europeo si è
espresso ieri anche il vicecapogruppo dei deputati leghisti Federico
Bricolo: «Questa maggioranza non può approvare il mandato
di cattura europeo perché è incostituzionale e perché
va contro i fondamentali diritti di garanzia che la Cdl ha assicurato
ai suoi elettori, facendone una bandiera del programma elettorale».
Aggiunge poi Bricolo: «Fini e Follini
si sono detti d'accordo sul mandato d'arresto europeo. O ignorano gli
effetti che nasceranno da esso e questo è grave, ma possono rimediare
facendoseli spiegare da qualcuno, oppure, purtroppo, anche in questo
caso hanno deciso di allinearsi al centrosinistra,
da sempre sponsor di questo provvedimento. Noi pensiamo ad
un'Europa che rispetti l'identità e la libertà di tutti
i popoli che la compongono. Invece, quest'Europa
nascente non mi piace, diventa pericolosa e
per molti cittadini italiani diventerà un incubo, che è
già reale dal punto di vista economico»
«Quest'Europa, definita la terra promessa - spiega Bricolo - da
Prodi e da tutto il centrosinistra sta diventando un fardello che
opprime la nostra gente. L'euro ha penalizzato milioni di famiglie italiane
a causa dell'aumento insostenibile del costo della vita. In più,
ora, con questo mandato di cattura che si può
definire forcaiolo, che va contro
la libertà di pensiero e contro i principi di civiltà
giuridica propri della nostra società, si favoriscono
i disegni di chi vuole attentare alla sacrosanta libertà di scelta
e di pensiero»
Ma non c'è solo la Lega a fare le barricate sul provvedimento
che piace tanto a Prodi e banda. «Il
mandato di cattura europeo rischia di essere incostituzionale, riducendo
le garanzie del cittadino previste dal nostro ordinamento giuridico»,
è la secca dichiarazione del vicepresidente della commissione
Giustizia di Montecitorio, il
Verde Paolo Cento. Secondo
Cento «il mandato europeo deve essere accompagnato da un codice
penale europeo uniforme. La questione dello spazio giuridico
europeo non può infatti determinare una limitazione delle libertà
e delle garanzie individuali». Appunto, peccato che a sinistra
la sua voce sia quella di uno che grida nel deserto.
[Data pubblicazione: 24/10/2003]
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