LA RIVOLUZIONE ATTRAVERSO IL VOCABOLARIO: MANIPOLARE
LA SOCIETÀ MANIPOLANDO IL LINGUAGGIO. - COME RIVOLUZIONARE LA COSTITUZIONE
SENZA CAMBIARE LE PAROLE. - L'UNIONE EUROPEA CONTRO IL MATRIMONIO E CONTRO
LA FAMIGLIA Dedichiamo
questo capitolo ad alcune riflessioni sugli orientamenti ideali che l'Unione
Europea pone a base della sua concezione del diritto perché, come
forse il lettore avrà già compreso, è il concetto
stesso di diritto che viene investito e stravolto dalle enunciazioni di
principio e dalle riforme europeiste. Di tale rivoluzione il mandato di
arresto non è che un aspetto, uno strumento, sia pure particolarmente
importante. 44
Usando la parola "sudditi" intendiamo sottolinearne il senso
etimologico sub-ditus - sottoposto.
Introiettate
da parte dei sudditi attraverso il linguaggio stabilito dagli eurocrati
e popolarizzate attraverso i mass-media queste nuove concezioni di "famiglia"
e di "matrimonio", l'intera società ne risulterà
radicalmente trasformata, a partire dalla sua cellula fondamentale che
è appunto la famiglia. In realtà meglio che "trasformata"
sarebbe appropriato dire "distrutta", perché la famiglia
è il luogo in cui l'essere umano non solo riceve la vita, e viene
accudito amorevolmente nei suoi bisogni fondamentali, ma impara a parlare,
ad essere amato e quindi ad amare, a obbedire, a convivere, a rispettare
ed essere rispettato, a divenire a sua volta padre o madre di una nuova
famiglia, continuatore e donatore di vita. 45
Richiamiamo qui quanto si è detto all'inizio del capitolo XII,
e cioè che il razzismo è legato all'evoluzionismo darwiniano,
che ripudia l'affermazione cristiana secondo cui tutta l'umanità
discende da un'unica coppia capostipite. Ora tale ripudio si ricollega
a sua volta a quel generico deismo senza volto, confinante con l'ateismo,
che costituisce la premessa filosofica e teologica fondamentale della
Rivoluzione francese. Fu infatti in base ad esso che venne abbattuto il
cosiddetto "antico regime", fondato sul concetto di concordia
fra trono ed altare, e quindi di monarchia di diritto divino, di monarchia,
cioè , considerata come custode di una legge immutabile e trascendente
di origine, appunto divina (a partire dai 10 Comandamenti) che l'uomo
non può mutare, ma solo applicare. Inserito, dunque, nella cornice
ideale e dottrinale in cui è sorto, il razzismo - che costituisce
a ben vedere un'esasperazione e un ampliamento del nazionalismo - si rivela,
al pari di quest'ultimo, come un virgulto della Rivoluzione francese,
e quindi dell'illuminismo.
È proprio in virtù di questa manipolazione linguistica e concettuale che criminalizza il pensiero in quanto tale (i famosi "convincimenti"), che il Consiglio dell'Unione Europea ha potuto fare il successivo e conclusivo passo illustrato al capitolo XIV, spingendosi a definire "spazio di libertà, sicurezza e giustizia" quello che invece si appresta a diventare il regno del terrore, dell'incertezza assoluta sul proprio futuro e dell'iniquità eretta a principio di governo. In verità sarebbe prezioso e illuminante uno studio sulla manipolazione delle idee attraverso quella del significato delle parole, a partire dai sostantivi "democrazia" e "dittatura" che hanno contrabbandato, quasi fossero collaudate dai secoli, istituzioni del tutto nuove e diverse rispetto a quelle che tali nomi evocavano nell'antichità greca e romana. È comunque opportuno rilevare come la trasformazione del significato delle parole "famiglia" e "matrimonio" propugnata dall'U.E. venga ad incidere profondamente, praticamente abrogandolo, su un altro importantissimo articolo della costituzione italiana, il 29, il cui primo comma così suona: "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio". Nel nuovo contesto semantico comunitario questo comma risulta talmente stravolto da assumere un senso addirittura contrario a quello inteso dal costituente. A conclusione di questo capitolo osserviamo che la prima bozza del "Preambolo" al progetto di Costituzione europea se, come abbiamo ricordato in nota al capitolo precedente, non parlava neppure del Cristianesimo - nome aborrito e da dimenticare - si richiamava tuttavia alle "eredità" delle "civiltà elleniche e romana". Era evidente l'intenzione dei convenzionali di significare, con questo salto bimillenario, un riaggancio diretto alla paganità rinnegando tutta l'"eredità" cristiana, tutti i 17 secoli di Cristianesimo fino alla nascita dell'illuminismo che, come pure ricordato alla citata nota, veniva invece espressamente richiamato. Tale richiamo comportava un'implicita ma inequivocabile rivendicazione anche del retaggio della Rivoluzione francese, interamente ispirata a quella corrente filosofica. Di fronte alle polemiche sorte in seguito ad una così clamorosa omissione, risolventesi in un troppo patente falso storico e in una troppo aperta enunciazione programmatica, i Soloni dell'U.E. hanno preferito eliminare ogni cenno alle radici ideali dell'Europa mettendo da parte, insieme con l'illuminismo, anche la Grecia e Roma. Sebbene la cancellazione del riferimento alla civiltà grecoromana sia motivata esclusivamente da avversione al Cristianesimo (tutto pur di non menzionare quel nome!) questa correzione di tiro ci pare molto opportuna. Abbiamo infatti visto al capitolo precedente, ed in questo, che, malgrado le sue molteplici aberrazioni, il paganesimo greco-romano giunse a riconoscere e proclamare col giuramento di Ippocrate e con la condanna dell'aborto la sacralità della vita, così come affermava l'altissima dignità del matrimonio che il Digesto definiva "divini et umani iuris comunicatio": comunità di vita di diritto divino ed umano. Quanto alle istituzioni pubbliche, né la Grecia, né Roma conobbero mai il pauroso centralismo tecnocratico europeista ma, al contrario, rispettarono e valorizzarono le autonomie locali. La vera "eredità" ideale dell'Unione Europea, essenzialmente anticristiana, è anche profondamente contraria alla civiltà greco-romana e si identifica proprio con quella illuministica e massonica espressa dalle due grandi Rivoluzioni: quella giacobina e quella bolscevica. Non per nulla il suo inno ufficiale è quello "Alla gioia" sulle parole di Schiller, che apparteneva alla inquietante setta massonica degli Illuminati di Baviera46. 46
Che Schiller fosse un "illuminato di Baviera" lo ritiene
il "fratello" Eugen Lennhof nel suo autorevole testo "Il
libero muratore" del 1929 (trad. it. Bastogi ed., 1981, pag.
93), anche se poi, nel medesimo volume, dà per probabile ma non
certa l'iniziazione massonica di quel poeta (id. pag. 114). Certo si è
che l'opera di Schiller e in particolare l'"Inno alla gioia"
trasuda ideali massonici. In ogni caso è sicuro che la "Nona
sinfonia" di Beethoven, il cui coro finale è ispirato
appunto dall'"Inno alla gioia", fu commissionata a quel musicista
"dalla integralmente massonica Philarmonic Society di Londra"
(Aldo Mola, "Storia della Massoneria italiana dalle origini
ai nostri giorni", Bompiani ed., 1992, pag. 757)
Nonostante
queste modifiche il nuovo "Preambolo" resta un monumento di
ipocrisia, fin dal suo esordio, mutuato dallo storico greco Tucidide:
"La nostra Costituzione si chiama democrazia perché
- hanno avuto l'improntitudine di scrivere i dispotici tecnocrati di Bruxelles
- il potere non è nelle mani di una minoranza, ma della cerchia
più ampia di cittadini". Risum teneatis, amici. In italiano:
vi prego di non ridere.
L'IMPEGNO ANTICRISTIANO DELL'UNIONE EUROPEA: SUA INTROMISSIONE
DIRETTA IN MATERIA DI RELIGIONE. - COME MUORE L'ARTICOLO 8 DELLA COSTITUZIONE.
- IL VIZIO, E IN PARTICOLARE LA DROGA, COME STRUMENTO DI GOVERNO. - QUALE
LIBERTÀ? La prova del
nove che uno dei principali, se non il principale, obiettivo dell'Unione
Europea e delle leggi globalizzatrici che, come la Mancino, le hanno preparato
il terreno in nome della lotta contro la "discriminazione",
sia quello di combattere e in prospettiva perseguitare il cristianesimo,
è venuta recentemente con la risoluzione del Parlamento di Strasburgo
del 13 marzo 2002 intitolata: "Donne e fondamentalismo".
In quella sede, invero, è stata condannata in quanto discriminante
"l'esclusione delle donne dalle gerarchie religiose"47
e quindi dagli Ordini sacri, compresi l'episcopato e il papato. In siffatto
ordine di idee il Cristianesimo è stato catalogato fra le "ideologie
regressive che pretendono di fornire alle donne risposte valide per il
futuro partendo da posizioni retrograde"48.
Sono queste parole assai istruttive, anche sotto un altro profilo, perché
dimostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, l'esattezza della tesi poc'anzi
sostenuta secondo cui ideologia e religione, nello spirito globalizzatore
che informa le leggi contro la "discriminazione", sono termini
equipollenti. 47 "Avvenire", 14.3.2002, pag. 6. 48 Ibidem. Tanto vale,
invero, equiparare le ideologie alle religioni quanto, come in questo
passo, inquadrare le religioni fra le ideologie. 49 Ibidem "Non
illudetevi: né fornicatori, né idolatri, né
adulteri, né effeminati, né pederasti, né
avari, né ladri, né ubriaconi, né maldicenti, né
rapaci erediteranno il Regno di Dio" (I Cor. 6, 9-10). 50
"Avvenire", 12-3-2002, pag. 13, sotto il titolo: "La
relazione della socialista spagnola Izquierdo strumentalizza le donne
e i loro diritti per colpire le chiese". È curioso notare
che il nome della promotrice ufficiale della risoluzione in esame, "Izquierdo
Rojo", tradotto in italiano significa "Sinistro rosso".
Un nome, un programma.
Riportiamo
qui due commenti alla "risoluzione", uno anteriore al voto dell'europarlamentare
leghista Borghezio, e uno, successivo al voto stesso, apparso su "Il
Foglio" di Giuliano Ferrara. "Questa risoluzione che
pretende di consigliare il Papa in ambito teologico - ebbe a dire il primo
- più che col fondamentalismo ce l'ha con la Chiesa. E se
verrà approvata bisognerà chiedersi se questo è il
Parlamento del popolo europeo o di altri poteri occulti"51.
"Il Foglio", dal canto suo, benché notoriamente
laicista, titolava preoccupato: 51 "Avvenire", 13.3.2002, pag. 6. 52 Citato in "Avvenire", 14.3.2002, pag. 6. 53 "Avvenire", 25.4.2003, pag. 12. 54 "La Repubblica", 4.11.1997, pag. 15. È poi
evidente che persone dedite a questo tipo di "libertà"
sono in realtà infelici schiavi del vizio, sudditi ideali, perché
ottusamente acritici, di un sistema politico in cui il mandato d'arresto
europeo, globalizzato e globalizzatore, dovrà apparire come qualcosa
di assolutamente accettabile e normale. Occorre infatti tenere ben presente
che il vizio - qualunque vizio, ma la droga forse più di ogni altro
- assurgendo a pensiero dominante e ossessivo, distoglie l'attenzione
di chi ne cade in
I PRECEDENTI DEL MANDATO D'ARRESTO EUROPEO: LA LEGGE
DEI SOSPETTI E IL TERRORE GIACOBINO. - LA RIVOLUZIONE FRANCESE E QUELLA
BOLSCEVICA: DUE RAMI DI UN UNICO ALBERO È stato
da più parti denunciato il carattere alluvionale e onnipervasivo
dell'attività legislativa e paralegislativa dell'Unione Europea,
che produce metri cubi di "decisioni", "raccomandazioni",
"direttive", "trattati", "regolamenti",
sentenze della Corte di Giustizia del Lussemburgo, che vincolano anch'esse
i governi e i parlamenti, oltreché i giudici nazionali, ulteriormente
svuotando la sovranità degli Stati. In quella congerie di carte
e statuizioni, anche assai importanti, ma che tutti ignorano e cui nessuno
è lontanamente in grado di tener dietro (alla faccia della "sovranità
popolare"!), la stampa e i giornali radio hanno resa pubblica una
direttiva che ci pare particolarmente illuminante per il nostro tema.
In particolare il "Corriere della Sera" del 19.12.2002,
informava i suoi ignari lettori, a cose fatte e con due anni di ritardo,
che nel 2000 il Consiglio europeo, revocando una sua precedente statuizione
del 1993, ha deciso che il giorno di riposo dal lavoro non debba più
coincidere con la domenica. L'Italia, commentava l'articolista, non essendosi
ancora adeguata, rischia un procedimento per infrazione. 55
Il generico "deismo", pure illuminista, in pratica equivale
all'ateismo: un dio senza volto, di cui nulla si può dire, che
non è rappresentato da immagini, narrato da storie e da miti e
non detta alcun precetto morale che freni l'arbitrio dell'uomo, è
un puro nome senza alcun contenuto.
56 Rimandiamo il lettore che volesse approfondire il tema dei rapporti fra la massoneria e la Rivoluzione francese al nostro libro "La rivoluzione francese nell'opera della massoneria", 1994, editrice Civiltà, Brescia, Via G. Galilei 121. Questa continuità
con la Rivoluzione francese si manifesta, com'è logico, con tutta
evidenza anche nel campo del diritto penale. Abbiamo visto infatti che
il mandato d'arresto europeo si caratterizza per la genericità
e onnicomprensività delle sue previsioni, così nebulose
che non vi è condotta che non possa esservi fatta rientrare. Orbene,
proprio questa è la peculiarità fondamentale della legislazione
che contrassegnò quel periodo della Rivoluzione del 1789 che gli
storici sono soliti indicare col nome di Terrore, a partire dalla famigerata
"legge dei sospetti" del 17 settembre 1793, una legge
la cui mostruosità è denunciata persino dai più convinti
esaltatori di quel rivolgimento epocale. 57
Pierre Gaxotte, "La Rivoluzione francese", prima edizione
1949, cap. XII ("Il Terrore comunista").
58 Mario Mazzucchelli, "Robespierre", Dall'Oglio ed., 1954, pag. 328. La procedura,
ovviamente, sempre come nel mandato comunitario, era ridotta ai minimi
termini, o meglio, praticamente soppressa: né interrogatorio dell'imputato,
né preventiva istruttoria, né, salvo casi eccezionali, audizione
di testimoni e nemmeno, infine, ministero di difensore. L'accostamento
tra Rivoluzione francese e Unione Europea appare tanto più legittimo
ove si consideri che fu proprio con la Rivoluzione francese che cominciò
a profilarsi il progetto di una unione europea fondata sull'abbattimento
in tutto il continente dell'antico regime. Jean-Jacques Rousseau, che
a giusto titolo è ritenuto il principale ideologo del gran ribaltone
del 1789, nei suoi "Scritti sull'abbé de Saint Pierre"
inserì il programma di una "Repubblica Europea"
basata su cinque articoli fondamentali, retta da una "dieta"
e dotata di "una forza di coazione e di coercizione per costringere
ogni stato a sottostare alle deliberazioni comuni". 59
James H. Billington, "Con il fuoco nella mente - Le origini della
fede rivoluzionaria", "Il Mulino" ed., 1986, pag. 113.
Il libro in cui apparve per la prima volta la parola "comunista"
fu stampato a Lipsia nel 1785 sotto il titolo "Les contemporaines
communes ou aventures des belles marchandes ouvrières etc., de
l'age présent". James Billington è stato professore
di storia alle università di Harvard e Princeton e, dal 1793, direttore
del "Centro Woodrow Wilson" di Washington. La sua profonda
conoscenza delle radici settarie della Rivoluzione nei suoi secolari sviluppi
è ricollegabile anche al fatto che egli stesso, come il Buonarroti
e tanti altri protagonisti della medesima, appartiene alla frammassoneria.
60 Id., pag. 114. Più significativa ancora, e procediamo sempre per grandissime linee, è la figura di Filippo Buonarroti, ultimo discendente del grande Michelangelo. L'importanza di questo personaggio è sottovalutata nei libri di storia per le scuole, anche perché egli, da altissimo iniziato della frammassoneria, preferì sempre l'ombra delle sette segrete alle luci della ribalta politica, la parte nascosta del burattinaio a quella appariscente del burattino. Tale, peraltro, è la sua importanza nella propagazione, ben prima di Marx, del verbo comunista, che di lui è stato autorevolmente detto: "La lunga storia dell'organizzazione rivoluzionaria internazionale comincia con l'esilio di un individuo solitario, Filippo Giuseppe Maria Lodovico Buonarroti"61. 61 Id., pag. 130, cap. IV: "Le origini occulte dell'organizzazione". Formato sui
libri di Rousseau il Buonarroti ebbe parte attiva nella Rivoluzione francese,
fondando nel 1790 il "Giornale patriottico di Corsica" -
che ne propugnava la causa in quell'isola - e partecipando alla fallita
spedizione militare del 1792 della Francia rivoluzionaria contro la Sardegna.
In veste di ideologo ufficiale della Rivoluzione egli aveva approntato sotto il titolo di "Codice della Natura" la costituzione della progettata, ma abortita Repubblica sarda. Venuto a Parigi vi conobbe, nel salotto Duplay, Robespierre di cui divenne amico e rimase sempre fervente ammiratore. Successivamente, al seguito degli eserciti rivoluzionarî, governò Oneglia come commissario della repubblica francese importando in Italia il Terrore giacobino. La sua carriera politica in Francia terminò con la famosa congiura comunistica "degli Eguali" di cui fu, con Gracco Babeuf e Sylvain Maréchal, uno dei tre capi e promotori. La sua opera di gran tessitore delle fila della nascente internazionale divenne più attiva durante i lunghi anni dell'esilio, a Ginevra prima e a Bruxelles poi, dove pubblicò nel 1828 la storia della cospirazione degli Eguali. La sua rete settaria si diffuse largamente in Europa grazie alle onnipresenti logge libero-muratorie. Buonarroti, invero, fu prolifico, instancabile creatore di società segrete paramassoniche. Fra esse però la più significativa e quella che ha formato oggetto di studî più approfonditi, fu proprio la prima da lui fondata, quella denominata dei "Sublimi Maestri Perfetti". Il professor Armando Saitta dell'Università di Pisa, massima autorità in materia di studi buonarrotiani, che tra l'altro fu direttore di "Movimento operaio" e che nel 1950 per primo mise mano sull'intero programma della detta società, ne ha efficacemente riassunto gli insegnamenti articolati in tre distinti gradi, i primi due dei quali, secondo lo stile massonico, erano considerati come scalini per ascendere alla piena luce del terzo. Sempre more massonico il primo grado ignorava tutto, perfino l'esistenza, degli altri due, e il secondo nulla sapeva del terzo, i cui iniziati, rimanendo nell'ombra, orientavano e dirigevano con parole d'ordine e programmi calati dall'alto tutta l'attività degli adepti di rango inferiore. Il Saitta così riassume i tre catechismi fra loro gerarchicamente ordinati: "gli adepti del primo grado professano la religione naturale, il principio della carità universale, dell'eguaglianza fra tutti gli uomini (in questa sede, è evidente, eguaglianza priva ancora di uno specifico connotato sociale), del patto sociale, della volontà generale (concetto che Buonarroti mutua pari pari da Rousseau, N.d.A.) come origine delle leggi e della libertà, della illegittimità di qualsivoglia governo basato su altri principî. Quelli del secondo grado conoscono e proclamano di più: la sanzione popolare della legge, la funzione pubblica derivata sempre dalla elezione a tempo determinato, la dottrina del tirannicidio (intendendosi ovviamente per tiranno il re delle monarchie tradizionali, N.d.A.), la libertà affidata a un insieme di sentimenti morali e a una mediocre agiatezza. Gli ideali dell'anno II, del momento cioè robespierrista della Rivoluzione francese, costituiscono la sostanza del giuramento del Sublime Eletto (il nome che compete all'adepto del secondo grado, N.d.A.). Ma il terzo grado svela ai suoi aderenti l'intero programma: tutto il male è venuto dalla improvvida divisione della terra e, dopo una sequenza quasi ossessionante nel suo graduale ricordo della corruzione dell'anima e del corpo degli uomini, della società, ecco la perorazione finale dell'abolizione della proprietà privata"62 e quindi del comunismo. È pari pari la dottrina di Rousseau nel suo citato "Discorso sulle origini e i fondamenti della disuguaglianza". Appare evidente da quanto si è detto che Buonarroti considerava la Rivoluzione francese come propedeutica a quella comunista. 62
Armando Saitta, "Buonarroti", Compagnia Edizioni Internazionali,
Roma-Milano, pag. 60.
Del resto
anche Robespierre, l'eroe prediletto di Buonarroti, si professava fervente
discepolo di Rousseau, tanto che fra le carte di sua sorella Carlotta
si trovò una penosamente retorica e piuttosto grottesca "dedica
di Massimiliano Robespierre ai Mani di Gian Giacomo Rousseau"
nella quale il dittatore giacobino, rivolgendosi al defunto filosofo di
Ginevra, che aveva personalmente conosciuto, fra l'altro declamava: "Il
tuo esempio sta davanti ai miei occhi
Io voglio seguire la tua traccia
venerata
felice se, nella pericolosa carriera di una inaudita rivoluzione,
rimarrò costantemente fedele alle ispirazioni che i tuoi scritti
mi hanno suggerito"63.
63 Mario Mazzucchelli, "Robespierre", cit., pag. 20. I protagonisti
della rivoluzione bolscevica erano perfettamente consapevoli di raccogliere
l'eredità di quella francese. Ciò è tanto vero che
il fratello maggiore di Lenin, Alexandr Ilic Uljanov, nel processo conclusosi
nel 1887 con la sua condanna a morte per complotto terroristico si richiamò
espressamente al "Sacro Trinomio" che aveva costituito la divisa
degli uomini del 1789: "Liberté, Egalité, Fraternité".
"Dopo aver studiato scienze economiche e sociali - disse infatti
ai suoi giudici - si rafforzò in me la convinzione dell'iniquità
del sistema vigente, e le vaghe speranze di libertà, eguaglianza,
fraternità acquistarono nella mia mente forme rigorosamente
scientifiche e socialiste"64.
Lo stesso Lenin, quando gli fu riferito il giudizio formulato sul suo
conto da Plechanov: "Lenin è fatto della stessa pasta di
Robespierre", così commentò: "Sì,
un giacobino unito alla classe operaia è l'unico vero rivoluzionario"65.
64
Ronald W. Clark, "Lenin, l'uomo dietro la maschera",
Bompiani ed., 1990, pag. 20.
65 Id., pag. 309.
IL MANDATO DI ARRESTO EUROPEO E L'ARTICOLO 58 DEL
CODICE PENALE SOVIETICO DEL 1926. "ARCIPELAGO GULAG". - ANCORA
UNA CONSIDERAZIONE SULLA PENA DI MORTE E LE SUE PROSPETTIVE EUROPEISTE.
- L'U.E. PER L'EUTANASIA E CONTRO LE PENSIONI L'equazione
Unione Europea-Francia rivoluzionaria accostata a quella Francia rivoluzionariarivoluzione
comunista, comporta, per la proprietà transitiva, l'equazione Unione
Europearivoluzione comunista. 66 Alexandr Solgenitsin, "Arcipelago Gulag", Mondadori ed., 1974, pagg. 75-76. Con la sua
esperienza di deportato sopravvissuto a nove terribili anni di "gulag",
Solgenitsin passa al commento dei 14 punti dell'articolo 58, illustrando
l'estrema genericità, e quindi l'illimitata offensività,
delle sue previsioni quali anche venivano configurandosi nell'interpretazione
giurisprudenziale. In tal modo egli dà voce, almeno di ricordo,
a milioni e milioni di uomini che non hanno potuto parlare, o perché
sterminati, o perché ridotti a larve, o perché ancora paralizzati
dal terrore di esperienze inenarrabili. 67 Id., pag. 76. "interpretando
in senso lato risulta che il rifiuto, nel lager, di andare a lavorare
quando sei affamato ed estenuato è indebolimento del potere e ha
per conseguenza la fucilazione"68. 68 Ibidem. 69 Id., pagg. 78-79. 70 Id., pag. 78. 71 Id., pagg. 79-80. 72 Id., pagg. 80-81. 73 Id., pag. 81. A conclusione
di questo capitolo si impongono tre osservazioni. La prima è che
quando Solgenitsin definisce, come abbiamo visto, l'articolo 58 del codice
penale bolscevico "grande, possente, abbondante, ramificato, vario,
universale
che esaurisce il mondo", non immaginava che
il legislatore europeo avrebbe escogitato una "universalità"
smisuratamente più estesa. Egli, infatti, ha introdotto delle figure
astratte non solo ancora più universali, ma suscettibili di conformarsi,
articolarsi ed ampliarsi, in (per ora) 25 modi diversi in relazione alle
25 legislazioni dei 25 Paesi dell'Unione e, all'interno di queste 25 legislazioni,
in molteplici giurisprudenze diverse. Quante? Tante quante sono le migliaia
di giudici penali dell'Unione stessa. 74 M. Mazzucchelli, "Robespierre", cit., pag. 83. 75 A. Solgenitsin, "Arcipelago Gulag", cit., pag. 435. Del resto,
a ben vedere, la pena di morte irrogata ad libitum rientra perfettamente
nella logica della concezione europeista dell'uomo, privato di ogni diritto
e quindi ridotto al livello di una cosa o di un animale di cui una ristrettissima
classe di tecnocrati può disporre a proprio piacimento, con potere
quindi di vita e di morte76.
Sarebbe sorprendente se la Rivoluzione europeista, che si presenta con
un apparato giuridico, e quindi ideale, molto più oppressivo di
quella francese e di quella russa, rinunciasse a questo evidente corollario
dei principî che la ispirano. . 76
In realtà la categoria dei tecnocrati e dei banchieri è
solo l'aspetto più emergente del potere occulto europeista. Vi
sono gerarchie più profonde e ancor più invisibili. Il lettore
nuovo a questo delicato argomento ne avrà avuto forse sentore quando
abbiamo parlato di Filippo Buonarroti e delle sue società segrete,
in particolare di quella dei "Sublimi Maestri Perfetti".
In questa sede, peraltro, non possiamo occuparci di questo pur interessantissimo
argomento che getta gran luce anche sullo spirito e i retroscena del mandato
d'arresto europeo. Rinviamo pertanto il lettore che volesse saperne di
più al già citato volume di Epiphanius, "Massoneria
e sette segrete, la faccia occulta della storia", ed. Ichthys,
via Trilussa 45, 00041 Albano Laziale (Roma).
Una delle caratteristiche
più qualificanti delle due grandi rivoluzioni che hanno preceduto
e preparato l'attuale e che si evidenzia nel loro sistema normativo, è
infatti la negazione dell'individualità, e quindi della persona,
cancellata nella Francia del 1789 dalla "volontà generale"
di Rousseau, che annichila tutte quelle personali, e nella Russia
bolscevica dall'idolatria del lavoro e da una conseguente visione dell'uomo
solo come produttore. In siffatta visione economicistica ed utilitaristica,
Marx nega l'autonomia, e in definitiva la stessa realtà di tutto
ciò che costituisce la personalità: convinzioni religiose
e morali, produzione artistica e letteraria, affetti, e quindi vincoli
familiari, per lui sono solo ingannevoli fantasmi, sovrastrutture inconsistenti. 77 A. Solgenitsin, "Arcipelago Gulag", cit., pag. 325. Sotto il profilo
storico è istruttivo considerare come la riduzione dell'uomo alla
sola dimensione materiale ed economica, vero e proprio capovolgimento
dell'insegnamento di Gesù Cristo: "Cercate prima il regno
di Dio e tutto il resto vi sarà dato per giunta" (Mt
6, 33), abbia portato sia nella Rivoluzione russa che in quella francese
a condizioni di miseria e di fame raramente raggiunti nella storia. Nell'uno
e nell'altro caso, comunque, fu enormemente peggiorato il livello di agiatezza
preesistente. 78
Con questo discorso non vogliamo dire che il potere dei banchieri sia
quello sommo e che il profitto di alcuni sia il principale obiettivo dell'U.E..
Ci riportiamo a quanto già accennato al riguardo in nota a questo
capitolo anche in ordine all'impossibilità di affrontare in questo
studio gli aspetti più profondi della questione. Rinnoviamo pertanto
l'invito alla lettura dell'opera già indicata alla richiamata nota.
|