XIV
COME CHIAMARE LIBERTÀ LA PIÙ ESTREMA
SCHIAVITÙ. CERCHIAMO L'INGHIPPO
Considerando
a questo punto il "reato" di "razzismo e xenofobia",
propugnato dal Consiglio dell'Unione Europea, correlato su scala italiana
alle citate leggi Mancino e Turco-Napolitano32
e su scala mondiale e ONUsiana alla del pari citata convenzione di New
York del 7 marzo 1966, ci pare importante soffermarci sulla sua "ratio",
vale a dire sugli obiettivi che esso si prefigge.
32
Il discorso, ovviamente, mutatis mutandis, vale anche per gli altri Stati
dell'Europa occidentale dove, come si è detto, sotto altri nomi,
vigono analoghe normative.
Non parliamo
qui della vera, inconfessabile ratio - la schiavizzazione universale
- di cui ci siamo ampiamente occupati, ma di quella apparente, che serve
a coonestare di fronte all'opinione pubblica e persino ai parlamentari
e ai giuristi dei vari Paesi la nuova, inaudita legislazione che rade
al suolo tutte le procedure e stravolge dalle fondamenta il concetto stesso
di diritto e con esso le nozioni di giusto e di ingiusto. Tale ratio
risulta chiaramente dal citato articolo 3, 1° comma, lettera a) della
"Proposta di decisione quadro sulla lotta contro il Razzismo e
la Xenofobia": proibendo per legge e sotto pene severe ogni "avversione"
fra gli esseri umani determinata da qualsiasi motivo, razziale, etnico,
nazionale e soprattutto fondata su motivi religiosi o comunque
sulla diversità dei "convincimenti", si stabilirà
ovunque - promette il legislatore europeo - il regno della fratellanza
universale, dell'amore e della pace. In tal modo l'Europa prima e il mondo
poi, unificati al di là e al di sopra di ogni contrasto possibile
e immaginabile, distrutte le linee di confine segnate dalle stirpi, dalle
lingue, dalle tradizioni e dalle religioni, diventerà un vero e
proprio paradiso terrestre: un paradiso garantito dal mandato di arresto
internazionale e da una congrua rete di campi di concentramento, di carceri,
di furgoni, aerei e piroscafi cellulari che toglieranno di mezzo i "cattivi"
pervicacemente legati alle "discriminazioni" e alle "distinzioni".
È in questo ordine di idee che nella premessa alla sua proposta
sul mandato d'arresto il Consiglio dell'Unione Europea afferma che tale
istituto ha per scopo quello di fare della U.E. "uno spazio di
libertà, sicurezza e giustizia" (pag. 3).
A tale riguardo - e qui torniamo
alla ratio occulta - abbiamo appena ricordato come proprio la discriminazione
o distinzione tra vero e falso, bene e male, giusto e ingiusto, diritto
e delitto, dovere e colpa, lecito e peccaminoso, discriminazione che deve
cominciare dal proprio interno dando luogo a dolorosi ma salutari conflitti
spirituali, costituisca la premessa indispensabile di ogni progresso individuale,
sociale, conoscitivo e scientifico dell'uomo, indissolubilmente collegata
alla sua natura di essere razionale. Vietare all'uomo la distinzione significa
- nell'attuale clima di confusione è opportuno ripeterlo benché
si tratti di un'osservazione ovvia - vietargli di essere uomo. Il punto,
però, che qui ci preme individuare, nel contesto del citato articolo
3, comma 1°, lettera a) della proposta in materia di "lotta
contro il razzismo e la xenofobia", è dove consista l'inghippo
che, con capovolgimento veramente diabolico, consente al legislatore europeo
di presentare come ricetta di pace, libertà e giustizia un marchingegno
pseudogiuridico che invece, considerato in prospettiva ONUsiana, e quindi
non solo europea, ma mondiale, è strumento di guerra illimitata
all'umanità in quanto tale, di schiavizzazione universale e di
ingiustizia eretta a sistema. Per meglio comprendere riprendiamo in mano,
riducendola alla sua parte essenziale, la definizione di "razzismo
e xenofobia" contenuta nel detto articolo:
"si intende per "razzismo
e xenofobia" il convincimento che
i convincimenti.. siano fattori
determinanti per nutrire avversione nei confronti di singoli individui
o di gruppi".
Il trucco non solo c'è
ma, a dirla chiara, è estremamente grossolano. Si prendono infatti
le mosse da una premessa implicita, ma chiarissima, che è essa
stessa, a sua volta, un "convincimento": quello, cioè,
secondo cui tutti gli altri "convincimenti"
avrebbero gli stessi "diritti" e lo stesso valore, onde nessuno
di essi, tramite i suoi fautori potrebbe "avversare" quelli
contrastanti e quindi contrapposti proponendosi come più giusto,
e, come tale, più vero. Vengono così banditi come delittuosi
nel nome del "convincimento" più intollerante che si
possa immaginare, tutti gli altri convincimenti, e con essi la polemica
e la critica. In pari tempo viene cancellata, pure come delittuosa, la
distinzione-discriminazione fra giusto e ingiusto, bene e male, vero e
falso.
È il relativismo
integrale e totalitario eretto a filosofia obbligatoria di stato e a sistema
di governo. Non è chi non veda, ove ben ci rifletta, come questo
"convincimento" sia estremamente comodo e vantaggioso per chi
detiene il potere perché criminalizza ogni critica che potesse
essergli rivolta, ogni polemica sulla giustizia o ingiustizia del suo
operare. A questo riguardo è importante sottolineare che, rispetto
a tutti gli altri "convincimenti" religiosi o ideologici
che pur pretendono di imporsi come esclusivi e respingono il principio
democratico e maggioritario, esso presenta per i detentori del potere
un impagabile vantaggio. Infatti chi è preposto a un sistema che
afferma essere oggettivamente giusto e vero, e quindi sottratto
ai gusti mutevoli delle maggioranze, sia pur esso l'islamismo integrale
nella forma instaurata in Afghanistan dai talebani, resta sempre obbligato
e vincolato da una ortodossia religiosa o comunque ideale da cui non può
scostarsi sotto pena di venir delegittimato e abbattuto come deviante
e traditore. All'interno del sistema, insomma, permane una legittimità
di critica e di giudizio su parametri sicuri e ben definiti. Per il Consiglio
dell'Unione Europea, invece, questo grave inconveniente non esiste. Infatti,
dal momento che ogni programma, e quindi ogni politica, non può
essere denunciata come ingiusta e pertanto criticata e "avversata"
sotto pena di incorrere nei rigori previsti dalla legge sul mandato d'arresto
europeo nell'ambito dello "spazio di libertà, sicurezza
e giustizia" da esso garantito, qualunque scelta del potere eurocratico
sarà inconfutabile e qualunque convincimento, e quindi principio
religioso, morale e filosofico, bandito. Nell'Unione Europea il pensiero
in quanto tale è già delitto.
Osserviamo, a conclusione di
questo capitolo, che un sistema che, tutto relativizzando, nega in linea
generale e di principio il concetto di verità, e con esso, necessariamente,
anche quello di giustizia da esso inscindibile, - perché giusto
è ciò che è conforme a giusti, e quindi veri principî
- non può essere che un sistema fondato sulla menzogna e sulla
ingiustizia. Inoltre la negazione del fondamentale principio logico di
non contraddizione - che discrimina tra vero e falso ed è quindi
la base imprescindibile di ogni ragionamento - significa negazione della
ragione.
Un monito: attenzione a non
ritenere paradossali questi ragionamenti. Paradossale è il principio,
rectius, l'anti-principio che anima i deliri del legislatore europeo:
le conseguenze che paiono (e che sono) follia, rappresentano solo il logico
sviluppo di questo pensiero. In fondo anche chi visse il comunismo ed
il nazionalsocialismo spesso non capì ciò che stava avvenendo:
vivendo la storia dall'interno il diffuso difetto di miopia che inevitabilmente
affligge un po' tutti (è necessario e doveroso uno sforzo per guardare
le cose con un certo distacco) impedisce di vedere dove portano certi
principi. In questi casi chi scivola lo fa lentamente, senza accorgersene,
trascinato dalla marea.
XV
ANCORA SULLA COSTITUZIONE ITALIANA: REQUIEM PER UN
DEFUNTO
Le considerazioni
svolte negli ultimi due capitoli con riferimento al "reato"
di "razzismo e xenofobia" di cui si è vista l'importanza,
per non dire la centralità, nel sistema disegnato dalla proposta
sul mandato di arresto europeo, ci inducono a tornare brevemente sul tema
della Costituzione italiana nel contesto comunitario, già affrontato
al capitolo II di questa sezione. Appare infatti evidente da quanto si
è detto che la proposta di decisione quadro sul mandato di arresto
europeo correlata a quella sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia
- peraltro, come si è visto, sotto questo aspetto già anticipata
in Italia dalla (per ora quasi silente) legge Mancino - comporta non solo
l'abrogazione, ma addirittura il capovolgimento dell'articolo 21
della Carta costituzionale. Il primo fondamentale comma di quell'articolo,
infatti, così suona:
"Tutti hanno diritto
di manifestare liberamente il proprio pensiero con le parole, lo scritto
e ogni altro mezzo di diffusione".
Alla luce delle considerazioni
svolte nei due richiamati capitoli è incontestabile che esso, per
riflettere fedelmente il panorama comunitario che, se non vi saranno salutari
risvegli, ci attende fra breve, andrebbe così riscritto:
"Nessuno ha il
diritto di manifestare liberamente i propri convincimenti né con
la parola, né con lo scritto, né con qualsiasi altro mezzo
di diffusione".
Peccato però che l'articolo
21 nella sua attuale formulazione costituisca la premessa indispensabile
dell'intero sistema democratico, caduta la quale di tale sistema non restano
più neppure le macerie. Con la pratica abrogazione dell'articolo
21, invero, viene svuotato di ogni serio contenuto anche l'articolo 18,
che è la norma che legittima la fondazione e l'esistenza dei partiti
politici. Tale articolo, infatti, stabilisce che "i cittadini
hanno il diritto di associarsi liberamente senza autorizzazione per fini
che non sono vietati dalla legge penale".
Tutto filava liscio finché
tale legge perseguiva il furto, l'omicidio, lo stupro e via discorrendo.
Oggi, però, che la nuova legge penale antirazzista e antixenofoba,
ma soprattutto antidiscriminatoria, criminalizza tutti i "convincimenti"
in quanto fonti di "avversione", se non alle persone, quanto
meno ai "gruppi" che professano idee contrastanti, se
ne deve dedurre che nell'area di "libertà, sicurezza e
giustizia" dell'Unione Europea, le associazioni che potranno
venire "liberamente" costituite saranno quelle bocciofile,
quelle per la pesca sportiva, i circoli di bridge e gruppi affini. In
questo contesto non vi sarà più posto per partiti, sindacati
e associazioni di pensiero, con la relativa dialettica e le conseguenti
contese, in particolare quelle elettorali.
Se il governo di Bruxelles vorrà
mantenere a scopo meramente illusionistico delle parvenze di partiti politici,
essi dovranno ridursi a semplici etichette del tutto prive di contenuti
ideali e anche programmatici, e la scelta degli elettori dovrà
risolversi in una preferenza di mero gusto sulla presenza fisica e la
simpatia dei candidati e soprattutto sulla capacità suggestiva
delle campagne pubblicitarie che li supportano. Ammesso e non concesso
che tali preferenze, che comportano pur sempre una certa contrapposizione,
e quindi "avversione", non vengano alla fine catalogate
da qualche giudice di qualche parte dell'U.E. fra i "convincimenti"
da reprimere in quanto tali.
L'espressione lotta politica
scomparirà così dall'orizzonte lasciando il posto esclusivamente,
secondo il titolo della proposta in materia, alla "lotta
contro il razzismo e la xenofobia", intesa nel senso che si è
visto, vale a dire - si ripete - di lotta contro tutti i "convincimenti".
Possiamo dunque tranquillamente
concludere e ribadire che la legislazione penale europea svuota e travolge
la Costituzione italiana non solo nella parte concernente i diritti della
persona, ma anche nelle sue stesse strutture istituzionali. I parlamenti,
infatti, soppressa la dialettica dei partiti fondata sulla reciproca contrapposizione
- e quindi "avversione" dal momento che i gruppi politici per
prevalere nelle contese elettorali non possono non "avversarsi"
- ammesso che vengano lasciati in vita, si ridurranno a pallidi fantasmi.
Tutto ciò ricorda incredibilmente
da vicino il romanzo dello scrittore massone (anche qui, guarda caso)
George Orwell33: 1984, la
prefigurazione di un sistema tirannico, ossessivo, controllato dal Grande
Fratello, dove tutto è stabilito, fissato, dove nessuno può
dire o pensare diversamente da come vuole il Partito, dove esiste lo psicocrimine,
categoria di reato che in U.E., sotto mentite spoglie, inizia già
ad affermarsi con prepotenza.
33
Sulla militanza massonica di Eric Blair, in arte George Orwell, si veda
Epiphanius, "Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della
storia", ed. Ichthys, Albano Laziale 2002, pag. 401.
XVI
L'ANTICRISTIANESIMO COME PROGRAMMA E IDEOLOGIA DELL'U.E.
- LE PROVE: L'U.E. FINANZIA L'ATROCE E LIBER-TICIDA POLITICA DI LIMITAZIONE
DELLE NASCITE E DI INFANTICIDIO DELLA CINA COMUNISTA. - L'U.E. PER L'EU-TANASIA.
- L'U.E. PER L'OMOSESSUALITÀ, LA PEDERASTIA E LA PEDOFILIA. - GLI
"ORIENTAMENTI SESSUALI" DELL' U.E. E IL MANDATO D'ARRESTO EUROPEO:
PROSPETTIVE INQUIETANTI
Abbiamo visto
che il citato articolo 3, comma 1°, lettera a) della "Proposta
sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia" inquadra nel contesto
di tale "delitto" previsto come causa di estradizione dal mandato
di arresto europeo, "il convincimento che
la religione
sia fattor(e) determinant(e) per nutrire avversione nei confronti
di gruppi". Sul significato assai ampio della parola "avversione",
sostantivo corrispondente al verbo "avversare", ci siamo già
soffermati al capitolo XIII.
Sempre in quella sede abbiamo
fatto rilevare come l'"avversione" verso religioni o
ideologie, e quindi verso "gruppi" religiosi o ideologici
professanti dottrine diverse e contrapposte, sia inscindibile da ogni
convincimento ed in particolare da ogni religione. Riferendoci più
specificamente al Cristianesimo abbiamo osservato come esso non possa
non "avversare", a titolo di esempio, non solo la morale satanista,
ma anche quella pagana, quella castale e politeista hindù che,
a tacer d'altro, considera milioni di uomini, i cosiddetti "paria",
esseri spregevoli e intoccabili, e quella islamica, e con esse le teologie
che a tali morali sono sottese. Questa "avversione" a morali
e teologie considerate erronee, per non dire aberranti, si risolve innegabilmente
in avversione contro le religioni che praticano tali morali e, professando
tali teologie, si identificano con esse.
Ma il cristianesimo non può
essere neutrale neppure di fronte a ideologie, o anche a dottrine non
erette a sistema e quindi meno totalizzanti. Ci si domanda invero: come
può un cattolico, senza con ciò stesso abdicare alla propria
fede, o comunque senza tradirla, non "avversare" l'ateismo
marxista, e quindi i partiti marxisti, il razzismo neopagano nazionalsocialista,
e quindi il partito nazista, i "gruppi" abortisti, quelli
favorevoli all'eutanasia o quelli che propugnano la liberalizzazione delle
droghe o addirittura ne esaltano l'uso considerandole strumenti di illuminazione
mistica?
Ci troviamo, insomma, di fronte
alla criminalizzazione della religione in quanto tale, in perfetta sintonia
con la legge Mancino. Con una differenza però: che mentre quest'ultima,
malgrado il suo delirio punitivo, colpisce pur sempre delle condotte,
sia pure costituite da normali e ragionevolissimi, o addirittura doverosi
discorsi (si pensi all'esempio di un padre che si adopera per convincere
la figlia a non sposare un islamico e quello di un genitore che in base
ai propri principî morali, a scanso di equivoci e senza per questo
criminalizzare anticipatamente nessuno, ammonisce il proprio figliolo
a non frequentare gli zingari, incitandolo così alla "discriminazione"
per motivi, almeno lato sensu, religiosi), il legislatore
europeo, andando al di là persino di questi estremi, condanna e
punisce semplici "convincimenti" e quindi non solo la manifestazione
del pensiero ma anche il pensiero proprio in quanto pensiero, e quindi
pur se non esplicitato in discorsi discriminatorî.
Qual è la differenza
immediata fra le due normative, in pratica? Che in Europa, siccome il
cattolicesimo implica di per se stesso il "convincimento" che
le altre religioni e le altre morali sono false e devianti (non ha forse
detto Gesù "Chi non è con me è contro di
me"? e non dicono forse tanto l'Antico quanto il Nuovo Testamento
che "gli dèi dei pagani sono demonî"?) ne
consegue che il solo fatto di essere cattolici, o comunque cristiani,
costituisce delitto, senza bisogno di ulteriori prove ed indagini, e che
per il diritto penale comunitario il cristianesimo è di per sé
un "gruppo razzista e xenofobo" cui è delitto
aderire e le cui attività sono "criminali" (art.
4, lettera f). Certo, come si è già detto, criminalizzare
tutti (o comunque anche solo la maggioranza religiosa di un paese) non
significa poter punire tutti, ma intanto la criminalizzazione del cristianesimo
è un dato assodato. Decideranno poi l'U.E., i suoi giudici, le
sue "lobbies", chi disturba e va punito e chi no.
A questo punto il lettore che
ci ha seguiti fin qui potrà forse chiederci: "Perché
insisti tanto sul cristianesimo dal momento che, come tu stesso hai dimostrato,
ciò che hai detto di esso può essere riferito, e anzi certamente
sarà riferito, a qualsiasi altra religione o "gruppo"
raccolti intorno a una dottrina; tanto più che l'articolo in esame
parla di avversione non a tutti gli altri gruppi, religiosi o dottrinali,
ma a "gruppi" indeterminati e quindi anche a due o tre gruppi
soltanto?"
La risposta a questa obiezione
è che le due proposte del Consiglio dell'Unione Europea che stiamo
considerando si riferiscono appunto all'Europa, e cioè a un'area
di civiltà il cui comune denominatore è costituito dal Cristianesimo,
onde la religione che in linea primaria, anche se non certo
esclusiva, ci si appresta a perseguitare non può essere che quella
cristiana, come si vedrà meglio e con maggior concretezza più
avanti esaminando i furori politici anti-cristiani della europarlamentare
socialista Izquierdo Rojo.
Abbiamo del resto già
visto la coincidenza fra l'ideale massonico (la fine delle grandi religioni,
delle razze, delle culture, delle specificità) e l'azione dell'Unione
Europea, da noi perciò definita "tomba dei popoli":
estinguere, in un mescolone confuso di stirpi e di culture, all'insegna
di un illimitato relativismo, ogni tradizione, e con essa ogni gerarchia
condivisa di valori, e quindi ogni preciso riferimento morale e religioso.
Tale riferimento costituirebbe in effetti un insormontabile ostacolo all'onnipotenza
della tecnocrazia europeista. Considerato sotto questo aspetto il melting
pot etnico e razziale è subordinato e solo strumentale
rispetto a quello religioso ed etico, onde ben si può dire che
la lotta contro il razzismo e la xenofobia si risolve in realtà
in gran parte in una inconfessata e per il momento ancora inconfessabile
lotta - meglio sarebbe dire persecuzione - contro la religione e la tradizione,
e in particolare contro la religione e la tradizione cristiane che - si
ripete - costituiscono il fondamento dell'identità e della civiltà
europea. La combinazione fra questa "lotta" ed il mandato di
arresto comunitario fornirà agli eurocrati lo strumento per colpire
e distruggere qualunque resistenza (ispirata ai principî cristiani,
anche se meramente dottrinale e interiore) dovesse essere opposta al rullo
compressore e polverizzatore del pensiero unico, privo di "convincimenti"
e, come tale, incapace di giudizî etici, e pertanto anche politici.
Tali giudizî invero (ci sia concessa questa ripetizione, ma si tratta
di un concetto essenziale per comprendere quale sia il reale obiettivo
della conclamata lotta contro il razzismo e la xenofobia) sbiadiscono
sempre più, quando, in un contesto generale di relativismo prodotto
dalla reciproca contaminazione, elisione e neutralizzazione di concezioni
religiose ed etiche contrastanti e sotto l'etichetta ingannevole e buonista
del "politicamente corretto", tende a scomparire nella
collettività la capacità di discriminare fra vero
e falso, e quindi anche fra bene e male, giusto e ingiusto. Il risultato
a cui mira questa operazione è quello che qualunque provvedimento
del potere europeista, per quanto iniquo, liberticida e mostruoso non
trovi la minima resistenza neppure a livello interiore da parte di una
popolazione non solo socialmente ma anche spiritualmente e mentalmente
disgregata.
Si aprirebbe a questo punto
il discorso sulla nuova e sincretistica religione detta del New Age o
della Nuova Era, finanziata e diffusa dal potere mondialista, che è
alla base di questa assurda, perché intimamente contraddittoria,
concezione del vero e del bene. Il suo contenuto in sintesi è il
seguente: la verità è che non vi è distinzione fra
verità ed errore, e pertanto neppure fra bene e male, giusto e
ingiusto, onde chiunque sostiene che esistono l'errore e il male è
in errore e discrimina. Discriminando egli semina contrapposizione e quindi
"avversione" e discordia; egli è dunque un malfattore,
un fattore, un autore di male e va pertanto punito.
Il discorso ci porterebbe troppo
lontano, per cui rinviamo il lettore che volesse approfondirlo a studî
specifici in materia34. Ci
limitiamo qui ad osservare di sfuggita che il ragionamento distorto che
abbiamo testé esposto evoca l'immagine di un serpente che si morde
la coda. Ora il serpente che si morde la coda (in greco "ouroboros")
è precisamente uno dei principali simboli della religione New Age.
34
L'autore di queste pagine si è reiteratamente occupato del New
Age, tema di cui è difficile sopravvalutare l'importanza, in collaborazione
con altri autori ["Atti dei convegni di studi cattolici di Rimini",
anni 1993, 1994, 1995 e 1996, ordinabili presso "Priorato Madonna
di Loreto", via Mavoncello 25, Spadarolo (frazione di Rimini)]. Ci
limitiamo qui a considerare che l'edonismo, vale a dire il culto del piacere,
cancellando progressivamente il senso del peccato, e con esso la distinzione
fra lecito e illecito, giusto e ingiusto, contribuisce potentemente alla
diffusione del relativismo, e quindi alla schiavizzazione di un'umanità
priva di parametri di giudizio. È in quest'ottica che si spiega
la pornografia che dilaga nei programmi televisivi, negli spettacoli cinematografici
e nella stampa, complice, anzi artefice lo stesso Stato che peraltro,
così facendo, si suicida. È poi evidente che l'edonismo,
tutto incentrato sul piano fisico, e quindi materiale, è via sicura
al materialismo filosofico, che si risolve nella negazione della trascendenza
al di là dell'immanenza, e pertanto del dover essere al di là
e al di sopra dell'essere sensibile. Esso rende così impossibile
la distinzione fra giusto e ingiusto, bene e male, distinzione che non
può farsi se non sulla base di un parametro ideale, e pertanto
universale ed astratto, trascendente appunto, che si assume come metro
di giudizio del particolare concreto, e quindi del fatto o della situazione
specificatamente presi in considerazione.
Materialismo e relativismo edonistico
sono dunque due facce della stessa medaglia. Il materialismo relativista
che ispira l'Unione Europea, ne rivela poi la profonda affinità
col marxismo, pure essenzialmente e dichiaratamente materialista, e con
le sue radici ideali che affondano nell'illuminismo settecentesco. Nel
prosieguo di questo studio avremo modo di verificare tale affinità
proprio sul piano legislativo, riscontrando i precedenti storici del mandato
di arresto europeo nella Rivoluzione francese e in quella comunista.
La matrice illuministica e anticristiana dell'Unione è venuta clamorosamente
a galla in questi giorni, quando il "Presidium" della Convenzione
preposta alla redazione della Costituzione europea ha presentato un "Preambolo"
a tale documento in cui, parlando delle radici storiche dell'Europa, non
si fa il minimo cenno al Cristianesimo, che pure ha fondato l'unità
spirituale e culturale del continente, e invece si citano le "correnti
filosofiche dei Lumi" (si noti la riverente maiuscola) correnti
di cui è ben individuata l'origine massonica (cfr. "Avvenire",
29.5.2003, pag. 3). Il successivo compromesso, anche se ha cancellato
questo esplicito richiamo, ha comunque mantenuto fermo il rigoroso, illuministico
bando alla parola "Cristianesimo".
L'avversione
anticristiana che costituisce il minimo comune denominatore di un ampio
schieramento politico trasversale di stampo illuministico, si manifesta
poi con chiarezza, e senza pretese esoteriche, in molte ed assurde linee
politiche in palese contrasto con i principi cardine delle democrazie
moderne. Come può, in democrazia, una minoranza ideologica e/o
religiosa pretendere, e con prepotenza, "democraticamente",
l'eliminazione dei crocifissi dalle scuole, contro l'orientamento religioso
di gran lunga dominante di un Paese? O analogamente spingere per impedire
l'esposizione dei presepi in luoghi pubblici a Natale; fare divieto di
cucinare carni di animali impuri (in senso religioso) nelle mense scolastiche;
riservare orari particolari per l'uso delle piscine pubbliche a favore
delle donne islamiche (che ovviamente non debbono essere viste dagli uomini).
Alcuni parlamentari, poi, mostrano atteggiamento indulgente per pratiche
come l'infibulazione. Tutto ciò contrasta palesemente anzitutto
con il principio di democrazia, nel nome della quale, contraddittoriamente,
una minoranza ideologica o, sempre più, anche religiosa (numericamente
infima o comunque grandemente minoritaria, e spesso estranea alla civiltà
ed alla terra di cui è ospite) impone regole o stabilisce divieti
stravolgendo tradizioni, abitudini, espressioni di civiltà della
maggioranza. In secondo luogo contrasta spesso con principi di civiltà
comuni, anche se intesi in accezioni essenzialmente diverse, al concetto
cristiano ed anche a quello laico di dignità e libertà dell'essere
umano: si parla qui di molte pratiche religiose islamiche che comportano
la schiavizzazione della donna (per incidens, queste valutazioni
anti-islamiche di per sé sarebbero già reato).
In terzo luogo il contrasto
più flagrante e grave si evidenzia nelle contorsioni ideali di
quel vastissimo schieramento trasversale di cui sopra, che dopo aver combattuto
con violenza, come espressione di oscurantismo, determinati valori cattolici
(ad es. quelli in tema di morale sessuale) oggi concede ad es., come si
diceva, l'uso separato delle piscine a favore delle donne islamiche. Quegli
stessi campioni di libertà che schernivano l'ideale cattolico di
pudicizia, oggi tacciono e assai spesso persino difendono la "cultura
religiosa" islamica. Di quella cultura in nome della quale, a tacer
d'altro, moltissime donne musulmane vengono costrette nel più comune
dei casi a vestirsi perennemente e letteralmente da suore e ad uscire
di casa d'estate, lungo le bollenti vie delle nostre città, coperte
in maniera disumana da capo a piedi, con impenetrabili paludamenti, non
di rado neri.
In questo humus "democratico"
ed "equilibrato" di stampo illuministico, è intuitivo
quale valore assuma l'anticristianesimo di fondo delle "lobbies"
europee, anche di quelle più essoteriche. Ed è intuitivo
anche quale serenità di giudizio possa avere nei confronti del
cristianesimo (e comunque dei futuri imputati per reati religiosi di opinione)
chi parte dal presupposto che credere in una religione, distinguere e
perciò discriminare - dunque pensare - sia un crimine.
* * *
Che l'anticristianesimo
costituisca una delle principali, per non dire la principale caratteristica
dell'U.E., risulta con evidenza da tutta una serie di provvedimenti di
inequivocabile significato. Basti pensare al tema dell'aborto, condannato
dalla Chiesa come omicidio di un innocente e quindi come grave delitto,
e propugnato invece dagli organismi comunitarî come un importante
diritto la cui pratica va estesa anche a costo di sacrifici finanziarî.
A questo riguardo qualche lettore forse ricorderà che nel 2002
(precisamente il 22 luglio) gli USA hanno sospeso il loro contributo annuo
di 34 milioni di dollari alle politiche di aborto forzato praticate in
Cina. Ebbene la Commissione Europea si è fatta immediatamente avanti
elargendo all'UNFPA - un'agenzia specializzata dell'ONU preposta alla
promozione dell'aborto su scala mondiale e operante in stretta connessione
con la "International Planned Parenthood Federation" collegata
alla dinastia petrolifero-finanziaria dei Rockefeller - 32 milioni di
euro prelevati dalle tasche dei contribuenti europei in clima di pur conclamate
difficoltà economiche (cfr. "Avvenire", 22 novembre
2002, pag. 3 sotto il titolo "La U.E. inciampa nello sviluppo").
La notizia appare tanto più preoccupante a chi ponga mente ai metodi
cui notoriamente il regime comunista cinese ricorre per ridurre la natalità.
Questi metodi, cui l'U.E. fornisce il suo complice sostegno, sono stati
più volte denunciati dalla stampa. Per rinfrescare la memoria al
lettore riportiamo alcuni passi tratti da un articolo de "Il Giornale"
del 4 settembre 1995 (pag. 6) a firma di Luca Romano, che affronta specificamente
l'argomento:
"nel 1991 il governo
si accorse che la popolazione aveva ripreso ad aumentare. Decise allora
di adottare misure autoritarie: permessi di nascita per avere un figlio,
inserzione obbligatoria di un contraccettivo intrauterino dopo la nascita
del figlio, aborto obbligatorio dei figli concepiti "illegalmente".
Il sistema è diventato
rapidamente uno dei più rigidi e ignobili del mondo. I medici e
i funzionari che non applicano la legge rischiano di esser rimossi e puniti.
Le donne che rimangono incinte per la seconda volta nelle città
e per la terza nelle campagne sono portate di peso in ospedale per
abortire, anche al nono mese di gravidanza.
La tecnica è stata descritta
da vari medici: nei casi in cui il feto è troppo avanzato viene
iniettata una dose di formaldeide attraverso la fontanella. Se non è
sufficiente, come spesso accade, il medico gli rompe il capo con il forcipe.
Se, nonostante tutto, il bambino è ancora vivo, viene immediatamente
soffocato con una coperta".
L'articolo prosegue riportando
due episodi esemplari di questa politica così gradita all'U.E.:
"Una donna portata in
ospedale dai funzionari per il controllo delle nascite aveva già
le contrazioni. Troppo tardi per farla abortire. Il medico ha violentemente
forato il cranio del bambino attraverso il canale con uno strumento appuntito.
In un altro caso un bambino era ancora vivo dopo un tentativo di aborto
ed è stato subito soffocato con una coperta. L'indomani era ancora
vivo, abbandonato per terra nella sala del parto. L'infermiera lo ha gettato
in un frigorifero per farlo morire congelato". Lasciamo al lettore
di meditare sulle gioie di una madre e di un padre che attendono con amore
un figlio e, grazie anche ai generosi fondi della U.E., se lo vedono trattato
in questa maniera. Ma la cronaca nera, che nasce quando le vittime di
tanta infamia si vendicano35,
lascia filtrare nella stampa occidentale, al di là della cortina
di bambù, altre notizie sulle spietate sanzioni cui in Cina va
incontro la famiglia "criminale" che osa mettere al mondo un
figlio senza permesso.
Leggiamo così ne "Il
Resto del Carlino" del 21 luglio 1991 la storia di un contadino
- che per tale "delitto" si è visto confiscare la terra
e rifilare una multa di 7000 yuan, distruttiva perché del tutto
al di fuori dalle sue possibilità - che uccide per vendetta il
funzionario che lo ha denunciato e ne stermina la famiglia, composta di
moglie e due figli. Apprendiamo così che la nascita del secondo
figlio, in quel felice paese dove vive quasi 1/5 dell'umanità,
comporta, per chi non sia funzionario del partito comunista, la condanna
a morte indiretta dell'intera famiglia ottenuta mediante la distruzione
dei suoi mezzi di sopravvivenza36.
35
Inutile dire che la cronaca più "nera" è quella
governativa, incoraggiata e sostenuta dall'U.E. e dall'ONU. Il resto,
in confronto, è nulla.
36
Le discrepanze numeriche tra le fonti giornalistiche da noi citate possono
dipendere da errore, da diversità di regole nelle varie regioni
dell'immensa Cina, ovvero da modifiche legislative. La sostanza della
normativa della Cina comunista in questa materia è comunque fuori
discussione.
Questa scelta di campo dell'U.E. è molto
preoccupante anche perché giustifica il non certo temerario sospetto
che anch'essa aspiri ad attuare simili nefandezze anche nel proprio territorio,
in nome della pianificazione familiare e dell'ecologismo collegato all'idea,
propugnata dall'ONU, di "sviluppo sostenibile" e di equilibrio
ambientale che sarebbe pregiudicato da un'umanità "troppo"
numerosa. Basti pensare alle allucinanti teorie malthusiane, in base alle
quali si auspica e si pianifica la riduzione della popolazione mondiale
dalle cifre attuali sino a circa, nei casi più impressionanti,
pochi milioni di individui. Fra i sostenitori di tali teorie si possono
citare personaggi di fama internazionale come il massone Aurelio Peccei,
fondatore del Club di Roma, Margaret Sanger37
e Julian Huxley. Quest'ultimo, primo direttore generale dell'UNESCO (1947/1948),
co-fondatore del WWF assieme al principe Filippo di Edimburgo, era fratello
di Aldous Huxley, il quale scrisse il noto romanzo "Brave New
World" (Il Nuovo Mondo), ipotizzando appunto un nuovo ordine
mondiale, dove tutto è rigidamente controllato e pianificato, dove
la vita nasce in vitro, dove le donne vengono sterilizzate forzatamente,
dove operano importanti "centri di aborti". Non si tratta solo
di descrizioni romanzesche, infatti anche suo fratello Julian aveva le
idee chiare in campo demografico e in occasione della fondazione dell'UNESCO
ebbe a spiegare che "
l'uomo comincia a diffondersi su tutto
il pianeta come un carcinoma"38.
Analogamente al fratello Aldous, che proponeva in termini romanzeschi
le proprie idee in tema di controllo del mondo, nel programma Unesco:
its Purpose and Philosophy (pubblicato da Public Affairs Press, Washington
1948, pag. 18), Huxley vagheggia una meta che abbiamo già visto
nelle teorie del Gran Maestro Di Bernardo e che al contempo rappresenta
il filo conduttore (anche se in chiave diversa) dell'opera di Orwell:
l'Unesco ha "il compito di unificazione nelle cose della mente",
di raggiungere una "piena unità del mondo". Anche
l'U. E., con il mandato di cattura continentale, attraverso la criminalizzazione
delle idee diverse, delle distinzioni (discriminazioni) sta in effetti
perseguendo con indubbia puntualità questo stesso obiettivo39.
37
Costei (1879/1966), presidente fra l'altro dell'"International Planned
Parenthood Federation", federazione mondiale per la contraccezione
sotto l'egida dell'O.N.U., conciliava il proprio socialismo ad indirizzo
femminista con teorie di stampo marcata-mente razzista e propugnava uno
stretto controllo delle nascite, soprattutto con riferi-mento alle razze
"inferiori". Fra le "razze disgeniche" da sradicare
classificò "neri, ispa-nici, indiani americani
fondamentalisti
e cattolici" (Maurizio Blondet, Certamen n. 16, ottobre 2002, ed
Effedieffe, Milano, pag. 23).
38
Cit. in Franco Adessa, "O.N.U. : gioco al massacro?", ed. Civiltà,
Brescia 1996, pag. 52.
39
Aldous Huxley, non a caso, era esponente di una loggia massonica, la "Golden
Dawn", di derivazione rosacrociana, cui fu legato anche il famoso
mago nero, il satani-sta Aleister Crowley. Le analogie di prospettiva
romanzesca, ma anche di affiliazione massonica di Huxley e Orwell sono
notevoli. V. Epiphanius, op. cit. pag. 166.
A ben vedere
la grande differenza fra Cina ed Europa, quella differenza che fa sì
che in quest'ultima non siano ancora possibili le atroci politiche demografiche
in uso nella prima, consiste nelle radici cristiane del nostro continente,
radici che postulano un estremo rispetto per la vita umana, vigorosamente
tutelata dal V Comandamento. In Cina invece la secolare tradizione religiosa
ed etica ammetteva l'infanticidio, in particolar modo dei neonati di sesso
femminile, che venivano abbandonati anche sulle strade, e che prima della
rivoluzione comunista le suore delle missioni passavano pietosamente a
raccogliere, a volte già intaccati dai denti dei topi.
È importante, peraltro
tener presente che il diaframma cristiano di rispetto per la vita che
ancor ci tutela dalle delizie omicide e liberticide del paradiso comunista
cinese, senza precedenti nella storia dell'umanità, va progressivamente
e pericolosamente assottigliandosi.
Un colpo gravissimo al diritto
alla vita, presupposto imprescindibile di tutti gli altri diritti (se
non mi si riconosce il diritto di vivere, tanto meno mi si riconoscerà
quello di essere libero, o di possedere beni, ecc.) è dato infatti
dalle legislazioni abortiste di cui l'U.E. è strenua assertrice
anche al proprio interno. Il suo Parlamento, infatti, ha varato il 3 luglio
2002 una raccomandazione con cui invita tutti gli Stati membri a introdurre
l'aborto a spese pubbliche.
Acquisito questo primo, grandioso
risultato, che scalza una tradizione cristiana bimillenaria - peraltro
fatta propria dal mondo ancora pagano fin dai tempi dell'imperatore Settimio
Severo allorché l'uccisione del nascituro fu equiparata al "veneficium"
- l'Europa Unita punta ora con grande determinazione verso la cosiddetta
"eutanasia". Sin dal 1991, invero, la "Commissione per
la Protezione dell'Ambiente, la Sanità Pubblica e la Tutela dei
Consumatori" del Parlamento europeo uscì con una "Proposta
di Risoluzione" che al punto 8 suonava:
"mancando qualsiasi
terapia curativa e dopo il fallimento delle cure palliative correttamente
impartite sul piano tanto psicologico quanto medico, ed ogni qualvolta
un malato pienamente cosciente chiede in modo insistente e continuo che
sia fatta cessare un'esistenza ormai priva per lui di qualsiasi dignità,
ed un collegio di medici costituiti all'uopo constati l'impossibilità
di dispensare nuove cure specifiche, detta richiesta deve essere soddisfatta
senza che in tal modo sia pregiudicato il rispetto della vita umana".
In parole povere, stravolgendo
non solo la concezione cristiana, ma anche e persino quella pagana più
evoluta della finalità e della natura della scienza medica, con
flagrante violazione del giuramento di Ippocrate, estirpando quindi sin
le radici più remote della civiltà europea, si vuole istituire
una commissione per l'uccisione del paziente. In tal modo il medico da
sacerdote della vita si trasforma in largitore di morte e l'ospedale,
istituzione di origine prettamente cristiana, da tempio della vita in
mattatoio. Chi poi abbia un minimo di esperienza del problema della prova
nel processo penale, non può che sorridere di fronte alla fittizia
garanzia costituita dalla istituzione del collegio di medici preposto
agli accertamenti e dei prevî tentativi di dissuasione.
Invero, come sarà in
concreto possibile, in un eventuale giudizio criminale, provare che il
consenso non ci fu, o che fu carpito inducendo disperazione nel paziente,
indifeso per la sua stessa condizione di malato? Chi e come potrà
smentire la parola dei membri della commissione? Si tratterà di
un vero e proprio tribunale con diritto insindacabile di vita e di morte
su giudicabili innocenti.
Si aggiunga che nel mondo moderno,
dove l'economia domina incontrastata e il "budget" detta
legge anche nel campo della sanità, l'economicissima soppressione
di un malato non più in età produttiva comporterà
la liberazione di un posto letto, con il risparmio delle spese e delle
fatiche di impegnative operazioni e di costose degenze, oltre a preziose
economie per le casse dello Stato (e dell'U.E.), sgravate da pesanti oneri
pensionistici40.
40
Non si vuole con ciò affrontare in questa circostanza il complesso
discorso dell'accanimento terapeutico, che va comunque rigorosamente definito
per evitare abusi.
Vi è
dunque fondato motivo di temere che nell'ottica europeista, tutta protesa,
com'è noto, ai tagli delle spese e al "risanamento" non
dei malati ma dei bilanci, nella classe medica si affermino nuovi parametri
di gerarchia. È verosimile cioè che per l'avvenire il sanitario
più apprezzato dai superiori non sarà più quello
che salva più vite, bensì, al contrario, quello che meno
spende in medicinali, ricoveri e operazioni e in tal modo più alleggerisce
gli oneri di un'istituzione che già oggi molto significativamente,
ha assunto il nome di "azienda sanitaria".
Impagabili poi, nel passo in
esame, sono le parole conclusive: "senza che in tal modo sia pregiudicato
il rispetto della vita umana", esemplare monumento di quella
sfacciata ipocrisia legislativa di cui, come si è visto, gli organismi
europeisti sono campioni.
* * *
L'attacco degli
organi comunitarî alla morale cristiana è a tutto campo.
Il 29 febbraio 2000, invero, la "Commissione" del Parlamento
europeo "Per le Libertà e i Diritti dei Cittadini"
ha varato all'unanimità dei 40 europarlamentari che la compongono,
salvo una sola astensione, una carta morale in forma di raccomandazione
agli Stati membri che si risolve in un riconoscimento della legittimità
di tutte le perversioni sessuali - dalla omosessualità alla pederastia,
alla pedofilia - andando anche qui ben al di là del paganesimo,
che comunque anche nei momenti di maggior decadenza, sempre concepì
la famiglia esclusivamente come unione dell'uomo e della donna tendenzialmente
finalizzata alla procreazione della prole.
Si legge infatti in quel documento,
laddove affronta la questione dell'"Orientamento sessuale"
e degli "stili di vita" che dovranno caratterizzare la
società europea di domani, che il Parlamento europeo "chiede
agli Stati membri di garantire alle famiglie monoparentali, alle coppie
non sposate e alle coppie dello stesso sesso, parità di diritti
rispetto alle coppie e alle famiglie tradizionali, in particolare in materia
di legislazione fiscale, regime patrimoniale e diritti sociali".
In siffatto ordine di idee la
Commissione "osserva con soddisfazione che in numerosi Stati membri
vige un crescente riconoscimento giuridico della convivenza al di fuori
del matrimonio, indipendentemente dal fatto che i conviventi siano dello
stesso sesso; sollecita gli Stati membri che non vi abbiano già
provveduto ad adeguare le proprie legislazioni per introdurre la convivenza
registrata tra persone dello stesso sesso, riconoscendo loro gli stessi
diritti e doveri previsti dalla convivenza registrata tra uomini e donne;
chiede agli Stati che non vi abbiano ancora provveduto, di modificare
la propria legislazione al fine di riconoscere la convivenza al di fuori
del matrimonio indipendentemente dal sesso; rileva la necessità
di compiere rapidi progressi nell'ambito del riconoscimento reciproco
delle varie forme di convivenza legale a carattere non coniugale e dei
matrimonî legali tra persone dello stesso sesso esistenti
nell'Unione Europea".
Il riconoscimento dei "valori"
della sodomia e dei diritti dei sodomiti in quanto tali, insomma, è
uno degli obiettivi più importanti dell'Unione Europea, un punto
qualificante su cui, come si è visto, i "moralisti" della
Commissione delle Libertà e dei Diritti battono e ribattono con
singolare insistenza. Si ricorderà la battaglia politica combattuta
in seno al Consiglio d'Europa dall'europarlamentare Fiorello Provera,
che da solo riuscì a paralizzare, con la richiesta di controllo
del numero legale, l'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali.
Che d'altronde le "lobbies" omossessuali e pedofile siano forti
in seno agli ambienti eurocratici è fuori discussione, se si pensa
che l'attuale Ministro della Giustizia, Castelli, (evidentemente l'uomo
è poco sensibile ai dogmi di Bruxelles e dei suoi acritici sostenitori)
è dovuto intervenire, sconvolto, riuscendo a bloccare - anche qui
combattendo una lotta in solitudine - la proposta normativa comunitaria
che depenalizzava il possesso e l'uso di modiche quantità di materiale
pedofilo41. Difficile fra
l'altro sostenere che tra l'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali
e la liberalizzazione di modiche quantità di materiale pedopornografico
non vi sia un filo conduttore.
41
In una intervista pubblicata su "La Padania" del 4 gennaio
2002, pag. 5, quel ministro ebbe a dire: "Nel testo proposto sul
tema della pedopornografia c'era un articolo che conteneva una deroga
consentendo di detenere in casa propria quella che potremmo chiamare una
"modica quantità" di immagini pedo-pornografiche purché
gli attori fossero nell'età del "consenso sessuale".
Abbiamo chiesto più volte di chiarire cosa volesse dire questa
clausola dell'"età del consenso sessuale" ma nessuno
ha voluto definirla con precisione. Quindi noi, ancora una volta a costo
dell'isolamento, abbiamo detto no. Nel campo della pedofilia siamo per
la tolleranza zero". La consapevolezza delle "lobbies"
europeiste del fatto che giocare sul significato delle parole rappresenta
la chiave di volta del sistema per consentire ogni nefandezza o per schiacciare
ogni oppositore è qui ancora una volta chiara.
Sodomia,
pederastia e pedofilia sono dunque al vertice delle preoccupazioni, delle
ansie liberatorie e degli ideali del Parlamento europeo. Il documento
in esame prosegue infatti presentando sodomiti, pederasti e pedofili come
vittime innocenti di crudeli pregiudizi discriminatorî, e
come tali, evidentemente, "razzisti" la cui qui taciuta ma sottintesa
origine andrebbe ricercata nell'"oscurantismo" cattolico. Commossa
e indignata, invero, la Commissione "rileva
che i cittadini
europei continuano a soffrire in particolare nella loro vita personale
e professionale, di discriminazioni e pregiudizî dovuti al
loro orientamento sessuale".
Ferita pertanto nei suoi sentimenti
più nobili e profondi essa "chiede
agli Stati membri,
nonché alle istituzioni europee interessate di porre urgentemente
rimedio a tale situazione".
Come potrà il povero
eurocrate o europarlamentare o anche il semplice pederasta o pedofilo
senza incarichi comunitarî, ma profondamente permeato di spirito
europeista proprio in virtù di questi suoi "orientamenti
sessuali", congiungersi liberamente con ragazzini e bambini se
perversi codici penali si ostinano a considerare illeciti o addirittura
delittuosi rapporti di tal genere, così puri e innocenti? Con perfetta
consequenzialità la nostra commissione per le libertà, i
diritti e la giustizia "deplora che nei codici penali di taluni
Stati membri siano ancora vigenti disposizioni discriminatorie sull'età
del consenso del minore per rapporti omosessuali, nonché altre
discriminazioni, sebbene molti organismi competenti per i diritti
umani e il Parlamento europeo abbiano condannato tali disposizioni, e
ribadisce la propria richiesta di abrogarle"42.
42
Gli eurodeputati italiani presenti alla votazione (onore al merito!) erano:
Rocco Buttiglione, Marco Cappato, Luigi Cocilovo, Carlo Fatuzzo, Giovanni
Claudio Fava, Vitalino Gemelli, Giorgio Lisi, Mario Mantovani, Elena Ornella
Paciotti, Maurizio Turco, Gianni Vattimo (rivista "Ex Novo",
luglio 2000, pag. 6).
La correlazione
fra queste illuminate e "progressistiche" direttive europeiste
e il mandato di arresto, del pari europeista, è evidente: quando
le aborrite norme in questione saranno abrogate chi oserà "discriminare"
un pedofilo in particolare o i pedofili in genere e "avversare"
anche solo in linea teorica i "gruppi" di pedofili organizzati
che interagiscono in rete per via dei loro "convincimenti"
od "orientamenti sessuali", si renderà per ciò
stesso colpevole del delitto di "razzismo e xenofobia"
ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera a), della citata "proposta"
in materia di "lotta" contro tali forme di pensiero.
Egli potrà quindi venire estradato in qualsiasi paese e carcere
dell'U.E. ai sensi dell'articolo 2, 2° comma, diciassettesima ipotesi
della proposta sul mandato d'arresto europeo.
E ciò, si badi bene -
in virtù dei nuovi principî giuridici della "libera
circolazione delle decisioni giudiziarie penali" e dell'abrogazione
del preesistente requisito della "doppia incriminazione"43
- anche nel caso che nel suo Paese la pedofilia, o comunque la corruzione
di minorenni, costituiscano ancora reato.
43
Ricordiamo nuovamente al lettore digiuno di nozioni giuridiche che il
principio della "doppia punibilità", avversato dall'U.E.
e ancora vigente è quello in base al quale l'estradizione non può
avere luogo se il fatto per cui è richiesta costituisce reato solo
per lo Stato che ne fa domanda, ma non per quello in cui si trova l'estradando.
Col mandato
di arresto europeo il problema che nel febbraio nel 2000 tanto angustiava
gli europarlamentari della Commissione per le libertà e i diritti
è felicemente risolto. Basterà invero che la direttiva di
quel consesso sia accolta da uno solo dei Paesi dell'Unione, anche il
più piccolo, poniamo la Repubblica di Andorra, per poter togliere
di mezzo in tutta Europa, ovviamente sempre in nome della libertà
e del diritto, tutti gli avversarî. Personaggi impegnati nel contrasto
alla pedofilia, come l'italiano Don Di Noto, possono già preparare
le valigie.
Analogo trattamento sarà
possibile riservare a quei genitori retrivi e ottusi, ostinatamente legati
a superati e medioevali pregiudizî, che facessero troppe storie
perché il loro bambino, magari di pochi anni, ma che comunque non
ha manifestato previamente il proprio dissenso, è piaciuto a qualche
europarlamentare o a qualche pedofilo ben ammanigliato. Lo stesso sdegnato
ed irato rifiuto a consegnare il proprio figlio a chi ne facesse richiesta,
potrebbe costituire significativa prova di un "convincimento"
discriminatorio, avverso e ostile ai "convincimenti"
e agli "Orientamenti sessuali" così caldamente
condivisi, nobilitati e promossi dalla U.E.. Anche qui, ovviamente, si
analizzano le folli ma consequenziali propaggini di un pensiero, senza
per questo concludere che ciò certamente avverrà. È
però vero che all'epoca della fondazione della Comunità
economica europea, ipotizzare che nel 2002 si sarebbe parlato e
legiferato favorevolmente, in seno a quella oramai ex Comunità
"economica", in tema di pedofilia e che un solo ministro si
sarebbe opposto alla liberalizzazione di materiale porno-pedofilo, come
si è visto, avrebbe suscitato un coro di scherno e di insulti nei
confronti della, per definizione, inascoltata Cassandra di turno.
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