Mentre tutto
il mondo ha inviato aiuti al sud-est asiatico, colpito dallo tsunami,
Israele ha mandato un team con un compito davvero unico.
Non molti turisti israeliani
sono stati spazzati via dall'onda gigantesca tre sono le vittime
ufficiali, e circa 20 i dispersi; non molti, se paragonati agli oltre
centomila indonesiani o persino ai tremila svedesi. Eppure i team
israeliani erano molto attivi sul terreno.
Il gruppo di esperti altamente
addestrati, guidato dal rabbino Meshi Zahav, non aveva il compito di
salvare sopravvissuti intrappolati né di alleviare le sofferenze
di milioni di individui; il suo compito era salvare gli israeliani morti
da un destino peggiore della morte essere seppelliti in fosse
comuni assieme ai goyim.
Il quotidiano Ha'aretz ha
riportato: "Il team israeliano di recupero si è diviso in
Thailandia giovedì: un team ha cominciato a lavorare per l'identificazione
dei corpi a Krabi, mentre l'altro ha cominciato a svolgere lo stesso
compito a Phuket. Le troupe israeliane della polizia e di Zaka
(un gruppo non-profit specializzato nell'identificare le vittime dei
disastri) stanno cercando di localizzare gli israeliani morti
prima che vengano sepolti".
Hanno obbligato il governo
thailandese a rimandare le sepolture di massa, anche se esse erano necessarie
per prevenire il propagarsi di epidemie, e Bangkok ha acconsentito.
Ogni israeliano morto deve essere trasportato in Israele o, almeno,
seppellito separatamente da gente di altre religioni. Come ha rimarcato
l'acuto Gilad Atzomon: «gli "altruistici" israeliani
... sentono un senso di panico, noi tutti sappiamo che i loro morti
meritano una speciale sepoltura. Il fatto che 5-10 di essi possano disperdersi
tra 125.000 gentili è orripilante. Sono certo che voi capiate».
Questa questione è
parte integrante del comandamento secondo cui "la Nazione dimorerà
da sola" in base al quale non dovremmo né vivere né
morire in mezzo agli altri. La sepoltura separata è necessaria
a garantire la resurrezione del corpo alla venuta del Messia. Persino
gli ebrei non religiosi seguono questa regola senza pensarci due volte.
[...]
Questo terrificante esclusivismo
deve essere preso in considerazione allorché si voglia comprendere
l'infinito show del ridispiegamento israeliano a Gaza. Il governo Sharon
vuole ritirare le sue truppe dall'interno della striscia al suo perimetro.
Buono e giusto: una decisione ragionevole, dal suo punto di vista. È
più conveniente chiudere a chiave Gaza e circondarla con le truppe
israeliane. Il ridispiegamento non è né buono né
cattivo per i palestinesi -gli israeliani potranno sempre ucciderne
quanti ne vorranno dalle basi al di fuori della stretta striscia- anche
se questo atto viene presentato come un passo importante per la creazione
di uno stato palestinese.
Ora, invece del ridispiegamento,
Israele discute del destino di alcuni (probabilmente 2000) coloni ebraici
nella striscia di Gaza. Sharon vuole evacuarli e ricompensarli con lauti
indennizzi; loro si oppongono all'evacuazione.. L'intera società
israeliana discute se possano essere rimossi; quanta forza debba esservi
applicata; se "gli ebrei possono rimuovere altri ebrei"; se
le dichiarazioni dei rabbini, che si oppongono all'evacuazione abbia
la precedenza sulle decisioni del governo.
Nessuno, assolutamente nessuno
è pronto a considerare una soluzione ovvia: rimuovere l'esercito
e lasciare i coloni dove sono. Se vogliono stare a Gaza, che ci restino.
Che non si paghi un solo centesimo per la loro rimozione: sono uomini
e donne liberi; sapevano quel che facevano quando accettarono terre
e case a Gaza. Ci sono centinaia di ebrei americani che vogliono comprare
le loro case, ci sono palestinesi che vogliono comprare; dunque, nessun
problema: chi vuole restare, resti, chi vuole andar via, venda la sua
casa e vada pure. Se questi coloni saranno odiosi nei confronti dei
loro vicini, andranno via; se saranno buoni vicini, sbocceranno.
In realtà, quando l'impero
britannico lasciò la Palestina, o l'India, o l'Africa, non evacuarono
i loro cittadini con la forza. Chiunque fosse stato consapevole di aver
creato troppa sofferenza ai nativi, tornò in Inghilterra; chiunque
preferì restare, lo fece.
Il Kenya è un buon
esempio da considerare. Il paese aveva una consistente comunità
di coloni inglesi; vi era inoltre la resistenza molto attiva dei nativi
Mau-Mau, molto più violenta di quella palestinese; eppure, quando
il Kenya ottenne l'indipendenza, i coloni restarono. Li ho incontrati
nelle Highlands presso il lago Rodolfo: coltivatori prosperi, vigorosi
e bruciati dal sole come gli israeliani vecchio stile, parlano la lingua
locale e sono coinvolti nella vita locale. Molti di essi hanno minuscoli
aeroplani con cui raggiungono Nairobi per un drink serale quando sono
stanchi di guardare i fenicotteri rosa bagnarsi nel lago. I coloni cercano
di essere buoni vicini per i nativi dopo tutto, il potere politico
è nelle mani dei nativi Kikuyu; e la RAF non è più
lì a difenderli.
Questo è l'esempio
che i coloni israeliani dovrebbero emulare, poiché non è
il governo che dovrebbe dir loro cosa fare e dove vivere. I loro insediamenti
non saranno più "per soli ebrei". Avranno come vicini
i nativi, non solo come braccia da lavoro, ma come dirigenti, poliziotti
e giudici, e questa considerazione non impedì a migliaia di inglesi,
e francesi, portoghesi e spagnoli, russi e tedeschi di restare nei nuovi
paesi indipendenti. Il discorso dell'evacuazione che può portare
Israele sull'orlo della guerra civile non può essere compreso
al di fuori dell' infimo quadro generale dell'esclusivismo ebraico.
Solo della gente che non sopporta
l'idea di essere sepolta in una tomba comune assieme a dei gentili non
può immaginare la possibilità di vivere da eguali senza
che un esercito ed un'amministrazione coloniale difendano la sua supremazia.
Azmi Bishara, il nostro parlamentare
di Nazareth, ha avuto ragione quando ha rifiutato di supportare l'iniziativa
di Sharon; mentre il partito laburista di Peres con l'entrata
nel governo Sharon per sostenere il piano di "disimpegno"
aggiunge un altro vergognoso capitolo alla sua lunga lista di vergogne.
Il caso dei coloni di Gaza può essere usato per minare "il
carattere ebraico dello stato".
Non vi è ragione per
sostenere il gioco dell'esclusivismo ebraico, né in Thailandia
né a Gaza.
Israel Shamir
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Da: http://www.haaretz.com/hasen/spages/521450.html
traduzione a cura di www.arabcomint.com