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Lettera al direttore del "Corriere del Trentino" sul caso Giuliana-Wyzenthal.

del
Prof. Franco Damiani

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature
e quanto scritto nello spazio giallo sono della Redazione

       Egregio direttore,  

       mi complimento per il Suo articolo di fondo del 25 settembre sul "caso" Giuliana - Wiesenthal (o meglio Wyzenthal)
       Effettivamente Trento per l'ebraismo  non è una città qualsiasi: vi fu commesso nel 1475 l'omicidio di S. Simonino, che un regolare processo stabilì essere stato vittima di un omicidio rituale da parte di ebrei, tanto che il bimbo fu beatificato eccezionalmente con il titolo di Santo da Papa Benedetto XIV e la sua festa inserita nel martirologio romano alla data del 24 marzo.
       Pensavo che la "macchia indelebile" per Trento fosse questa, oppure l'invereconda e vile abrogazione della sua festa da parte di sedicenti pavide "autorità" cattoliche, invece apprendo che tale "macchia" sarebbe stato lo stesso processo (1), che Lei, senza fornirne alcuna argomentazione, definisce un "processo-farsa". Possiamo allora sapere, da chi dispensa cotanta scienza, chi furono gli assassini?

 

Facciamo notare al Prof. Damiani che la Iadl, associazione islamica che difende gli ebrei (sic!), precisa: «A seguito di un'attenta revisione storica pubblicata nel 1964, fu riconosciuta l'innocenza degli ebrei e l'anno seguente la Chiesa abolì ufficial-mente il culto di S. Simonino». Insomma, non sa il Prof. Damiani che una revisione storica [fatta da chi? Da un ebreo o da un goym?] ha più valore di un documentato processo? Evidentemente il direttore trentino lo sa...

Si consideri poi che la festa di San Simonino è stata abolita dalla chiesa conciliare per fare un omaggio ai "fratelli maggiori" e per dar posto ai nuovi Beati, più in linea col Concilio e con la Nostra Aetate, ci vuol tanto a capirlo?!

(1) Evidentemente anche il solo processare un ebreo è sempre una colpa, indelebile!

       Apprendo anche che sulla Sua città fu scagliata, nel 1992, un "herem" (maledizione) da "autorità" ebraiche e che tale "scomunica" fu abrogata solo nel 1992 dopo una preghiera (ebraica) di riparazione.
       Credevo che Trento fosse città cristiana e che le uniche maledizioni e scomuniche che la preoccupassero fossero quelle scagliate dal buon Dio o da chi ne fa le veci, non dagli eredi di coloro che L'uccisero. Ma forse, senza che me ne accorgessi, Trento è diventata città ebrea.

 

       Per quanto riguarda le dichiarazioni del consigliere Giuliana, le sottoscrivo al cento per cento: anch'io non provo alcun dolore per la morte di Simone Wizenthal, che ritengo abbia applicato per tutta la vita la legge del taglione anzichè quella cristiana del perdono. Aggiungo che l'ha fatto con la tipica e ben nota chutzpah ("arroganza-supponenza") ebraica.
       Wizenthal non cercava la giustizia, che al contrario di quanto Lei scrive presuppone il perdono, ma cercava  la vendetta, come dimostrano le tante storie di esponenti del nazionlasocialismo cui egli diede la caccia. Tra questi Eichmann (2), che fu poi condannato a morte(3) (in questo caso anche la condanna generalizzata per la pena di morte incontra un'eccezione, non è vero?) e Priebke, strappato a quasi novant'anni e a quasi cinquanta dai fatti da una tranquilla vita in Argentina e sbattuto in carcere al termine di un vero processo-farsa (altro che quello del 1475), contro ogni legge nonché contro l'umanità, per scontare la pena di un crimine che non era tale quando venne commesso, giacché non aveva obbedito che a un ordine di un superiore (esattamente come il pilota americano che sganciò la bomba atomica su Hiroshima). Secondo Wizenthal e i suoi zelantissimi zelatori ogni popolo europeo cristiano dovrebbe vivere per l'eternità sotto il peso di una colpa incancellabile, quella di aver collaborato attivamente o con l'emissione al Crimine Assoluto.
       Quando i popoli potranno voltar pagine e guardare avanti? Quando finirà questa maniacale olo-religione in cui da una parte ci sono solo carnefici e dall'altra solo vittime? Ogni cristiano sa che con la confessione perfetta ogni sua colpa è lavata. Personalmente, nato nel dopoguerra e confessandomi regolarmente,
non mi sento minimamente responsabile dell'Olocausto e vorrei poterne parlare come di qualsiasi altro argomento, senza la spada di damocle dell'accusa di antisemitismo. Sarà mai possibile?
       
Se dire ciò significa essere, secondo un comodo e diffuso stereotipo, antisemiti, ebbene mi glorio di esserlo anch'io.  E trovo ridicola (il diavolo non ha il senso dell'umorismo) prima ancora che agghiacciante la prospettiva di dover provare un cordoglio obbligatorio per qualcuno. Abbasso San Simonino e viva "San" Simone
Wizenthal?

      Rabbrividisco nel salutarLa.
Franco Damiani
 

(2) E non si dimentichi che Eichmann era EBREO, ebreo nazista, ma ebreo!

(3) Come mai nessuno si straccia le vesti per questa condanna a morte? Come mai nessuno grida alla barbarie e alla inciviltà di una tale pena di morte?

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