Vigo di Cadore
1959 - Seminario dell'Associazione degli Insegnanti
ebrei d'Italia pubblicato nel 1961 dall'Histadruth Hamorim,
libro ormai esaurito, di cui un caro amico ha trovato due capitoli emblematici:
"Il Risorgimento italiano
non è soltanto un movimento di riscatto nazionale, ma anche e
soprattutto un grandioso movimento sociale, che entra nel quadro di
un più vasto movimento europeo; e per
gli ebrei, Risorgimento non significava solo l'unità d'Italia,
ma anche e soprattutto emancipazione (cioè
estensione alla minoranza ebraica della cittadinanza e di pari diritti
civili e politici con gli altri cittadini).Tutti gli ebrei
partecipano a questa lotta; fanno parte di società segrete; a
Firenze i fratelli Paggi stampano opuscoli e manifesti clandestini per
incitare alla lotta; a Vercelli il Collegio Foà diventa una vera
fucina di patriottismo. Tutti gli ebrei che viaggiano normalmente per
i loro affari diventano i naturali intermediari fra le diverse società
segrete; essi offrono continuamente armi e
denaro. Fra i primi combattenti ebrei del Risorgimento italiano
dobbiamo ricordare: Abramo Fortis, Israel Latis e Angelo Levi
A Modena
Angelo Usiglio e suo fratello Enrico sono collaboratori di
Ciro Menotti; si può dire che tutto il movimento dei patrioti
modenesi è finanziato da banchieri ebrei. Ora la causa degli
ebrei è più che mai legata a quella dei patrioti italiani:
se un governo reazionario crolla, le leggi
antiebraiche vengono abrogate. Così avvenne a Roma
e a Ferrara, dove i governi provvisori abrogarono tali leggi: se pure
parte della popolazione continuasse a nutrire sentimenti ostili nei
riguardi degli ebrei. Ma i moti del 1831, soffocati dall'immediato intervento
delle truppe austriache falliscono e nella città di Ciro Menotti
sono rimesse in vigore tutte le restrizioni
antiebraiche, compreso il "segno giudaico"
( che pertanto non fu un'invenzione nazista, come spesso si vuol far
credere, ma un simbolo che distingueva queste persone, da
secoli, n.d.r.); anzi, il duca di Modena dimostrò un tal furore
contro contro gli ebrei, che persino il comandante austriaco intervenne
per consigliargli un po' di moderazione. Nella dura repressione che
seguì i moti di Modena, patrioti ed ebrei furono accomunati
Le instabili condizioni politiche
caratterizzate in questo tempo da moti rivoluzionari destinati a fallire
per immatura organizzazione (questo non è proprio vero: a
subire la pena capitale furono solo Ciro Menotti e Vincenzo Borelli,
mentre la gran parte dei congiurati israeliti prese il largo grazie
alla rete internazionale della comunità, n.d.r.) seguiti
da rigide repressioni, si ripercuotono nelle condizioni degli ebrei:
a Ferrara le porte del ghetto vengono rimesse e poi ritolte; a Lugo
ed Ancona i portoni del ghetto non vengono rimessi sui cardini, ma gli
ebrei sono costretti ad abitare entro le cinta
Intanto il movimento di liberazione
va affermandosi nella coscienza degli italiani. Giuseppe Mazzini fonda
la Giovine Italia. Il Mazzini, da principio
non ha molta simpatia per gli ebrei, forse per l'influenza
di Guerrazzi, come apprendiamo da una sua lettera inviata da Londra
a sua madre. Ma poi si ricrede e conta tra
i suoi migliori amici degli ebrei. Nell'esilio di Londra
egli ha come compagno Angelo Usiglio; il passaporto l'ha avuto dal rabbino
di Livorno; a Londra egli stringe saldi vincoli di amicizia con la famiglia
del banchiere Nathan, la cui casa era aperta
a tutti gli esuli italiani. Sarina Nathan diverrà
la sua più fida consigliera, ed egli chiuderà la sua travagliata
esistenza a Pisa in casa di Jeannette Nathan Rosselli, figlia di Sarina
( con ogni probabilità il figlio
di Sarina, Ernesto Nathan, iniziato alla loggia Propaganda Massonica,
33 del Rito Scozzese, cittadino britannico e tuttavia sindaco di Roma
nel 1907 era seme di Mazzini e fu sindaco straniero, massone ed ebreo,
eloquente messaggio delle logge al Papa! n.d.r.).
A
Torino il movimento mazziniano è finanziato dalla famiglia Todros.
David Levi di Chieri, il banchiere poeta, scrive un'ode in memoria dei
fratelli Bandiera, la cui nonna pare fosse un'ebrea di Ancona
Tutti gli ebrei anelano al conseguimento di quelle libertà civili
cui sanno di avere diritto. Nel 1842 all'imperatore Ferdinando (d'Asburgo,
n.d.r.) in visita a Milano, una deputazione delle comunità israelitiche
del Lombardo-Veneto chiede l'abolizione delle restrizioni, tra cui l'esclusione
dal notariato, dalla professione di farmacisti, la proibizione di domicilio
stabile di nuove famiglie ebree, la proibizione a maestri israeliti
di istruire discepoli non israeliti, le inabilità testimoniali
ecc
Ma essi non ottennero che vane promesse
Ma se tutti gli ebrei lottavano
per l'unità e l'indipendenza d'Italia, anche tutti
i patrioti, dal canto loro, erano
favorevoli agli ebrei: l'emancipazione
ebraica è considerata un atto di giustizia che fa
parte del programma delle rivendicazioni italiane; lo studio
della storia ebraica può far comprendere la storia di tutti i
popoli se si esamina l'atteggiamento da questi tenuto verso gli ebrei.
Nel 1830 Gabriele Pepe scrive un articolo su questo argomento sulla
"Antologia"; nel 1836 Carlo Cattaneo pubblica uno studio
dal titolo: "Ricerche economiche sulle interdizioni imposte agli
israeliti". Vincenzo Gioberti nel suo Primato civile degli
italiani sostiene che gli ebrei devono essere emancipati; Niccolò
Tommaseo, Angelo Brofferio, Cesare Balbo, tutti sono ardenti fautori
dell'emancipazione ebraica; i due fratelli D'Azeglio esplicano la
loro attività in favore degli ebrei, il primo con scritti ("Della
emancipazione civile degli israeliti", dedicato al Papa) il secondo
adoperandosi con fervore per l'emancipazione degli acattolici. Fra gli
amici degli ebrei non dobbiamo dimenticare Ugo Foscolo, di cui
si narra questo episodio significativo: quand'egli era ragazzo, la popolazione
di Zante voleva un giorno dare l'assalto al ghetto. Già le porte
del piccolo ghetto stavano per cedere, quand'egli balzò sul muro
di cinta e gridò alla folla: "Vigliacchi, indietro vigliacchi!".
La rampogna del ragazzo Foscolo fece rinsavire la folla inferocita.
(A
tanta sollecitudine per i diritti degli ebrei non corrispose una pari
sensibilità nei patrioti italiani per i diritti degli italiani
del Sud. L'esercito italiano sabaudo liberatore delle Due
Sicilie, si abbandonò ad un pogrom di cittadini meridionali:"9860
fucilati, 918 case arse, 6 paesi bruciati, 12 chiese depredate, 40 donne
e 60 bambini uccisi, 13629 prigionieri", ha ricordato
Carlo Alianiello. L'esercito italiano occupò per decenni il sud
liberato con 120 mila soldati. Non a caso, tra
il 1876 e il 1914 ben 14 milioni di meridionali migrarono, a causa della
miseria prodotta da questa occupazione e dalle angherie [dei fratelli
d'Italia!]. C'è stato un esodo, c'è stato un
esilio - e quasi un genocidio -
di cui non è consentito
coltivare la memoria! n.d.r.). Ma nel 1846 salì
al soglio pontificio Pio IX, che seppe mantenere e coltivare il vero
spirito cattolico, ma che un'efficace
propaganda tramutò in Papa reazionario per eccellenza, bestia
nera della comunità israelitica, che s'é opposta con furia
alla sua recente beatificazione. Oggi, dopo la riabilitazione
dei giudei avvenuta col Concilio Vaticano
II, non si contano gli atti di meaculpismo da parte della Gerarchia
Ecclesiastica. Cardinali e vescovi, addirittura il Papa, pregano nelle
sinagoghe a fianco di coloro che la teologia cattolica ha sempre definito
"deicidi" ma che adesso vengono singolarmente chiamati "fratelli
maggiori"; un grande Pontefice come Pio XII ha suscitato
imbarazzo al Card. Kasper perchè volle mantenere nella comunità
cristiana i bimbi ebrei battezzati, dopo la guerra.
Si è formato "l'asse
del sistema politically-correct"o "Asse Roma--Londra-New
York" basato sul principio della difesa dei diritti degli ebrei
e dello Stato di Israele, che trae fondamento da una
moralistica tiritera sulla Shoà, ma che, dietro
le quinte, nasconde interessi economici
e geo-politici oscuri alle masse ma ben chiare agli addetti
ai lavori ( sull'argomento, rimandiamo agli studi di Paolo Taufer e
Maurizio Blondet, nonchè ai libri di Massimo Fini).
Intellettuali come Giuliano
Ferrara e tutta la congrega detta "neo-cons", assieme a scrittori
come Oriana Fallaci, storici, filosofi alla Buttiglione, industriali
e uomini influenti, capi di Stato, associazioni di vario genere, organismi
internazionali, partiti centristi ( con esponenti: Casini, Follini,
Adornato ecc.) e di sinistra, lobby radicali, l'"Alleanza Sionista"
di Gianfranco Fini, tutto il mondo cattolico conciliare come
Cl, Azione Cattolica, Opus Dei e tradizional-conservatore deviato dei
"teo-con"(T.F.P. e derivati), i pacifisti, i girotondini
e i qualunquisti, hanno deciso
che chi critica la politica estera di Israele (sionismo) è automaticamente
antisemita (ad esempio si leggano gli atti del convegno tenutosi
a Roma nel dicembre 2004 promosso dall'associazione israelita "Anti
Defamation League"- quella che impose la censura ad un pezzo
del film di Mel Gibson "The Passion"- e il quotidiano
"il Foglio", in cui la tesi principale è quella
secondo cui "l'Antisionismo
è la nuova maschera dell'antisemitismo"
a detta di G. Ferrara, Marcello Pera, Follini e compagnia bella. N.d.r.).
Ecco che nell'arco di un secolo
e mezzo, nonostante un paio di clamorosi stop, si sta realizzando a
livello Europeo il progetto di coloro che pianificarono
il Risorgimento italiano: La necessità di un Mercato Unico Europeo
ben si coniuga con il verbo unificatore di Mazzini: La banca, infatti,
oggi come allora, ha bisogno di una maggiore libertà ed unificazione
politica che consenta sempre nuovi mercati e nuovi risparmiatori da
spremere. Ma è risaputo che il
Risorgimento fece l'Italia e non gli italiani, così come Maastricht
fece l'Europa delle banche, ma non degli europei.
Matteo Castagna
Verona