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L’INFORMAZIONE CATTOLICA
MARIA REGINA GENUAE CIVITATIS, ORA PRO NOBIS

Gli “omicidi rituali” del mediovevo non sono “invenzioni” dei cristiani, ammette in un libro, il figlio di Elio Toaff
Circolare dell’Associazione “San Michele Arcangelo” di Genova
resp. Raimondo Gatto

anno II n.7/07

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazion

       Oggi appare un libro sul delicatissimo tema degli omicidi rituali, da parte di un autore non sospetto, Ariel Toaff, figlio dell’ex rabbino di Roma Elio Toaff; il titolo; Pasque di sangue. Ebrei d’Europa e omicidi rituali. Ariel Toaff insegna Storia del Medioevo e Rinascimento, presso la Bar-Ilan University di Gerusalemme.

       Riportiamo i brani più significativi della sua recensione apparsa sul Corriere della Sera del 6 febbraio a firma di Sergio Luzzatto.:

   

      Durante troppi secoli dell’era cristiana, dal Medioevo sino all’ottocento, gli ebrei si sono sentiti accusare di infanticidio rituale, perchè quelle accuse non abbiano finito con l’apparire alla coscienza moderna niente più che il parto di un antisemitismo ossessivo, virulento, feroce.
      Unicamente la tortura -si è pensato- poteva spingere tranquilli capifamiglia israeliti a confessare di aver ucciso bambini gentili; facendo seguire all’omicidio non soltanto la crocifissione delle vittime, ma addirittura pratiche di cannibalismo rituale, cioè consumo del giovane sangue cristiano a scopi magici o terapeutici.
      Impossibile credere seriamente che la pasqua ebraica, che commemora l’esodo degli ebrei dalla cattività d’Egitto celebrando la loro libertà e promettendo la loro redenzione, venisse innaffiata con il sangue di un “goi katan”, un piccolo cristiano.
      Più che mai, dopo la tragedia della Shoah è comprensibile che “l’accusa del sangue” sia divenuta un tabù…
      Così al giorno d’oggi, soltanto un gesto di inaudito coraggio intellettuale poteva consentire di riaprire l’intero dossier, sulla base di una domanda altrettanto precisa che delicata: quando si evoca tutto questo -le crocifissioni di infanti alla vigilia di “Pesach”, l’uso di sangue cristiano quale ingrediente del pane azzimo consumato nella festa- si parla di miti, cioè di antiche credenze e ideologie, oppure si parla di riti, cioè di eventi reali e addirittura prescritti dai rabbini?
      Il gesto di coraggio è stato adesso compiuto.
     L’inquietante domanda è stata posta alle fonti dell’epoca da uno storico perfettamente attrezzato per farlo: un esperto della cultura alimentare degli ebrei, tra precetti religiosi e abitudini gastronomiche, oltrechè della vicenda intrecciata dell’immaginario ebraico e di quello antisemita…
      Magnifico libro di storia, questo è uno studio troppo serio e meritorio perché se ne strillino le qualità come a una bancarella al mercato. Tuttavia, va pur detto che “Pasque di sangue” propone una tesi originale e in qualche modo sconvolgente.
      Sostiene Toaff che dal 1100 al 1500 circa, nell’epoca compresa tra la prima crociata e l’autunno del Medioevo, alcune crocifissioni di “putti”-o forse molte- avvennero davvero, salvo dare luogo a rappresaglie contro intere comunità ebraiche…
      Né a Trento nel 1475, né altrove nell’Europa tardomedievale, gli ebrei furono vittime sempre e comunque innocenti.
      In una vasta area geografica di lingua tedesca compresa fra il Reno, il Danubio e l’Adige, una minoranza di ashkenaziti fondamentalisti compì veramente e più volte, sacrifici umani…
      Toaff illustra la centralità del sangue nella celebrazione della Pasqua ebraica: il sangue dell’agnello, che celebrava l’affrancamento dalla schiavitù d’Egitto, ma anche il sangue del prepuzio, proveniente dalla circoncisione dei neonati maschi d’Israele. Era sangue che un passo biblico diceva versato per la prima volta proprio nell’Esodo, dal figlio di Mosè, e che certa tradizione ortodossa considerava tutt’uno con il sangue di Isacco che Abramo era stato pronto a sacrificare.
      Perciò nella cena rituale di “Pesach”, il pane delle azzime solenni andava impastato con sangue in polvere, mentre altro sangue secco andava sciolto nel vino prima di recitare le dieci maledizioni d’Egitto.
      Quale sangue poteva riuscire più adatto allo scopo che quello di un bambino cristiano ucciso per l’occasione, si chiesero i più fanatici tra gli ebrei studiati da Toaff?
      Ecco il sangue di un nuovo “Agnus Dei” da consumare a scopo augurale, così da precipitare la rovina dei persecutori, maledetti seguaci di una fede falsa e bugiarda.
      L’autore ritiene che queste pratiche furono eseguite come vendetta a causa dei battesimi forzati, cui furono sottoposti gli ebrei.
      Inoltre il sangue secondo i dettami della Cabbalah, aveva uno scopo terapeutico e “soprattutto rimarginava istantaneamente la ferita della circoncisione. Da qui un mercato nero su entrambi i versanti delle Alpi, un andirivieni di ebrei venditori si sangue umano…
      Con le loro “pasque di sangue” i fondamentlisti del’ebraismo ashkenazita offrirono la propria interpretazione -disperata e feroce- di un analogo genere di pratiche.
      Ma ne pagarono un prezzo estremamente più caro.

  L'articolo intero può essere letto in altra pagina del nostro sito sotto il titolo "Il fondamentalismo ebraico nelle tenebre del Medioevo"

        Ariel Toaff: Pasque di sangue. Ebrei d’Europa e omicidi rituali, ediz. Il Mulino, pp.364, euro 25.

   

Aggiornamento:

       Il Corriere della Sera di mercoledì 6 febbraio, in un articolo di Antonio Carioti, riferisce che le tesi di Ariel Toaff sono state criticate dalla gran parte dei rabbini d’Italia, e dallo stesso padre Elio. Il quotidiano La Stampa, in un servizio di Elena Loewenthal riporta il commento amareggiato di Ariel Toaff, il quale accusa i suoi detrattori di aver censurato il suo libro senza averlo letto, infatti, esso sarà nelle librerie a partire dall’otto febbraio.

   

Note:
       1) Dando applicazione al decreto del Concilio Vaticano II, Nostrae Aetate, sotto le pressioni di un libro scritto dalla israelita Gemma Volli (I processi Tridentini ed il culto del beato Simone da Trento) il 28 ottobre 1965, la Sacra Congregazione dei Riti, induceva il vescovo di Trento, mons. Gottardi, a decretare la sospensione del culto di San Simonino (S. Simeone Unferdorben, vulgo “San Simonino” -martirizzato nel 1475 a Trento e canonizzato- fonti-Dizionario Ecclesiastico Illustrato-Vallardi, Milano-1925 ).
       I resti del Santo furono trafugati dalla chiesa di San Pietro nella quale erano esposti alla venerazioni dei fedeli, e deposti in luogo sconosciuto. Vane le proteste dei cattolici trentini, per sapere che fine ha fatto il corpo di San Simonino.

       2) Nel dicembre del 1970, il vescovo di Massa-Carrara-Pontremoli, decretava la soppressione del culto di San Domenichino del Val, nella chiesa parrocchiale a lui dedicata in località Poveromo- Ronchi, di Massa.
       Dominguito, chierichetto della cattedrale di Saragozza (Spagna) (e patrono dei chierichetti), fu martirizzato nel 1250, cui fece seguito la canonizzazione.

       Tuttavia, nel 1975, lo scrivente potè constatare che le reliquie del Santo era ancora esposte al culto nella cattedrale “Del Salvador” di Saragozza, dove sono tutt’ora.
       In seguito ad un colloquio avuto con un canonico dell’insigne basilica, circa la soppressione di questo culto in Italia, egli si indignò del fatto, pronto a mettere a disposizione gli atti del processo canonico del Santo, nei quali si dimostrava che il martirio di Domenichino era tutt’altro che una favola superstiziosa.
       Nel 1990, constato che venivano ancora distribuite le immaginette del Santo “epurato”, il vescovo di Massa inviava una lettera nella quale si affermava che deve scomparire ogni riferimento di devozione al bimbo spagnolo.

       3) Nel 1972, il vescovo di Vicenza, probabilmente sotto le pressioni del Vaticano, e di uno scritto apparso sulla rivista Shalom (M.Nardello, Il presunto martirio del beato Lorenzino Sossio da Marostica), decideva la soppressione della tradizionale processione in onore del piccolo Beato .
      
Il corpo del bimbo, martirizzato nel 1485, all’età di cinque anni, era stato deposto nella chiesa dell’Assunta di Marostica (VI); il suo culto fu confermato da Urbano VIII nel 1625, e dal Beato Pio IX nel 1867. Nel 1947 una cappella era stata costruita in suo onore, per la protezione accordata dal Santo alla cittadina veneta, durante i terribili bombardamenti del secondo conflitto mondiale.
       La soppressione della processione, fu seguita dalla proibizione di deporre fiori e ceri nella cappella dove si conservano le reliquie del piccolo martire. Ma la cappellina costruita sul luogo del martirio, in località Valrovina, è tuttora meta di grande devozione, nonostante le limitazioni poste dalle autorità ecclesiastiche.

 
In queste note si vedono i tristi frutti del Concilio Vaticano II: vergognosamente, pur di far piacere ai "fratelli maggiori" (come li chiamò l'ebreo Wojtyla), si arriva a decretare la sospensione e la soppressione del culto dei nostri Santi e a mortificare la devozione dei fedeli!!!
Sembra proprio che questi modernisti hanno perso la ragione e la stessa fede!

Non temono affatto le conseguenze dei loro apostatici gesti!
Non temono Dio!
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