Negli ultimi anni le lobby
anticattoliche hanno scatenato una campagna mediatica contro il Papa
Pio XII. In particolare si accusa Papa Pacelli di non essere intervenuto
adeguatamente a difesa degli Ebrei durante l'ultima guerra mondiale.
A prescindere dalle molteplici
considerazioni che si possono fare sui diversi aspetti della II Guerra
Mondiale, tra cui la questione dell'olocausto, riportiamo alcuni documenti
particolarmente interessanti. I documenti si riferiscono alle testimonianze
di riconoscenza delle comunità ebraiche per l'opera di carità
corporale esercitata da Pio XII anche nei loro confronti. L'importanza
dei documenti prescinde dall'orientamento dell'articolista, schierato
sulle posizioni della storiografia ufficiale.
Documento n. 1 -
Un ebreo
salvato dalla Shoà donò per riconoscenza a Pio XII Villa
Giorgina
Roma - Alla fine delle guerra ci sono state innumerevoli
dimostrazioni di ringraziamento e gratitudine da parte degli ebrei
che si erano salvati grazie all'opera di assistenza delle istituzioni
ecclesiastiche.
Una delle storie più
rilevanti è quella di Abramo Giacobbe
Isaia Levi, uomo illustre e Senatore del Regno fino alla
promulgazione delle leggi razziali, che durante l'occupazione nazista
venne nascosto dalle suore di Maria Bambina nella casa da loro gestita
a fianco dell'Istituto Patristico Augustinianum, adiacente al colonnato
di destra di piazza San Pietro.
Per riconoscenza donò
al pontefice Pio XII la Villa Giorgina, attuale sede della Nunziatura
Apostolica in Italia, che venne istituita nell'11 febbraio del 1929,
successivamente alla firma dei Patti Lateranensi.
Il proprietario era il Senatore
del Regno (Abramo Giacobbe) Isaia Levi che fece costruire la Villa
negli anni Venti con il nome di Villa Levi. Denominata in seguito
Villa Giorgina in memoria della giovane figlia scomparsa prematuramente.
Il Senatore Levi morì
il 6 maggio del 1949. Il suo testamento letto il 9 maggio del 1949
recitava: «Lascio al Pontefice regnante Pio XII Villa Levi attualmente
villa Giorgina in ricordo della mia amata bambina. Ventimila metri
quadrati di superficie e un giardino con piante di valore. Nella villa
ci sono frammenti antichi, e quanto di meglio esiste ai nostri tempi.
L'architettura è di stile neoclassico con sontuosi soffitti
in legno riportati da ville romane del 5/600».
Nell'atto di donazione il
Senatore Levi suggerì anche la finalità d'uso e propose
di adibirla a sede della Pontificia Accademia per le Scienze o come
Nunziatura Apostolica. Volontà che venne esaudita da papa Giovanni
XXIII il quale nel 1959 decise che la Villa, situata in via Po n.
27, divenisse sede della Nunziatura a Roma.
Secondo le sue stesse parole
il Senatore Levi donò questa villa per: «Essere stato
preservato dai pericoli della iniqua persecuzione razziale sovvertitrice
di ogni rapporto della vita umana e grato alla protezione concessagli
in quel turbinoso periodo dalle Suore di Maria Bambina», presso
le quali trovò considerevole ospitalità nel peggior
pericolo delle persecuzioni razziali.
Alla fine della guerra,
grazie al sostegno amoroso della moglie, Nella Coen, il Senatore Levi
si convertì alla religione cristiana ma non dimenticò
mai i suoi correligionari. Donò, infatti, una ingente somma
di denaro agli ebrei vecchi, disabili e che vivevano in stato di povertà.
(Agenzia Zenit del 26 gennaio 2005)
Documento n. 2 -
I ringraziamenti
degli ebrei a Pio XII per l¹opera di assistenza della Chiesa
Roma - A circa 60 anni dalla fine della Seconda Guerra
Mondiale, per buona parte dell'opinione pubblica non è ancora
chiaro quanto il Papa Pio XII e la Chiesa cattolica fecero in favore
degli ebrei durante la persecuzione nazista. Eppure parte di questa
immane opera di assistenza è ampiamente riportata nella stampa
ebraica.
Dal gennaio del 1942 i nazisti
cominciarono ad applicare la «soluzione finale», sterminando
gli ebrei. A ciò la Santa Sede oppose pubblicamente le armi
della diplomazia, agendo poi segretamente per assistere gli ebrei
e nascondendone il maggior numero possibile.
Nel radiomessaggio
del Natale 1942 il Papa denunciò la persecuzione contro
«Quei centinaia di migliaia di individui che, senza qualsiasi
colpa loro, qualche volta solamente per ragioni della loro nazionalità
o stirpe, sono stati designati per la morte o per l'estinzione progressiva».
Mentre oggi alcuni sostengono
che il Papa non si è mai pronunciato in favore degli ebrei,
i nazisti compresero bene ciò che disse. In un rapporto
del Servizio Centrale di Sicurezza del Reich, datato 22 gennaio
1943, è scritto: «In una maniera mai conosciuta prima
il Papa ha ripudiato il Nuovo Ordine Mondiale Nazional Socialista».
«In questo discorso -continua il
rapporto- egli ha virtualmente accusato
il popolo germanico di ingiustizia nei confronti degli ebrei, e si
è fatto portavoce dei criminali di guerra ebrei».
Il 20 gennaio 1943 Chaim
Barlas, rappresentante della Jewish Agency for Palestine, scrisse
una lettera al delegato apostolico in Egitto, monsignor Arthur Hughes,
in cui si legge: «La grande opera umanitaria di Sua Santità
e l'espressione della sua indignazione contro la persecuzione razziale,
sono per noi fonte di conforto per i nostri fratelli».
A partire dal 1943 la Santa
Sede si adoperò in un numero imprecisato di interventi per
salvare gli ebrei in tutta Europa.
Il 16 aprile del 1943 l'Australian
Jewish News pubblicò un breve articolo sulle attività
del cardinale Pierre Gerlier, Arcivescovo di Lione, che si era duramente
opposto alla deportazione degli ebrei francesi, e che aveva salvato
numerosi bambini ebrei. L'articolo riporta che Gerlier aveva obbedito
all'ordine di Pio XII il quale aveva dato precise istruzioni per contrastare
le misure antisemitiche in Francia.
Il 24 settembre 1943 Alex
Easterman, rappresentante britannico del World Jewish Congress,
contattò il delegato apostolico a Londra, monsignor William
Godfrey. Easterman lo informò che 4.000 ebrei croati erano
stati portati in salvo su un isola del mare adriatico: «Sono
certo che gli sforzi di sua Grazia e del Santo Padre hanno permesso
di raggiungere questo stupendo risultato».
Alla fine del 1943 le comunità
ebraiche di Cile, Uruguay e Bolivia inviarono lettere a Pio XII
ringraziandolo per la sua opera di assistenza agli ebrei.
Il 18 febbraio 1944 il delegato
apostolico a Washington, Amleto Cicognani, ricevette una lettera da
parte del Rabbino Maurice Perlzweig, il Direttore politico
del World Jewish Congress, in cui è scritto: «I ripetuti
interventi del Santo Padre in favore delle comunità ebraiche
in Europa evocano un profondo sentimento di apprezzamento e gratitudine
da parte degli ebrei di tutto il mondo».
L'American Jewish Yearbook
1943-1944 riporta che Pio XII «giocò un ruolo decisivo
perché rimase fermo in piedi contro l'oppressione degli ebrei
in Europa».
Nel giugno del 1944 quando
gli alleati liberarono Roma, migliaia di ebrei vennero fuori dai nascondigli
e raccontarono al mondo di essere stati salvati dalla Santa Sede.
I soldati ebrei che componevano
l'Ottava Armata degli Stati Uniti, pubblicarono nel loro bollettino,
chiamato Jewish Brigade Group, un articolo di prima pagina
nel giugno del 1944 in cui è scritto: «Per la perpetua
e perenne gloria del popolo di Roma e della Chiesa Cattolica Romana,
noi possiamo testimoniare che il triste destino degli ebrei fu alleviato
da un autentica offerta cristiana di assistenza, protezione e rifugio».
Il cappellano ebreo della
Quinta Armata degli Stati Uniti spiegò che: «Senza
l'aiuto e l'assistenza del Vaticano e delle autorità ecclesiastiche
romane, centinaia di rifugiati e migliaia di ebrei sarebbero stati
uccisi prima della liberazione di Roma».
L'American Jewish Welfare
Board, facente parte del Comitato per le attività religiose
dell¹Esercito e della Marina degli Stati Uniti scrisse al Papa:
«I nostri cappellani militari presenti in Italia ci hanno raccontato
dell'aiuto e della protezione che il Vaticano e istituzioni della
Chiesa hanno fornito a moltissimi ebrei durante l'occupazione nazista».
«Siamo profondamente
commossi di fronte a queste incredibili testimonianze di amore cristiano
-continuavano-. Più conosciamo queste storie più ci
rendiamo conto del pericolo corso da coloro che hanno rischiato la
vita pur di fare da scudo agli ebrei ricercati dalla Gestapo».
«Dal profondo del
cuore, noi vogliamo porgere a Lei Santo Padre l'assicurazione della
nostra eterna gratitudine per la sua nobile espressione di religiosa
fratellanza ed amore».
Il 7 luglio del 1944 il
Jewish News di Detroit scrisse che: «Risulta sempre più
chiaro che gli ebrei sono stati salvati dentro alle mura del Vaticano
durante l'occupazione tedesca di Roma». Il
Congress Weekly, il giornale ufficiale dell'American Jewish
Congress pubblicò il 14 luglio dello stesso anno un'editoriale
in cui sosteneva che «la Santa Sede aveva fornito ai rifugiati
ebrei anche cibo kasher».
Sempre il 14 luglio l'American
Hebrew di New York pubblicò una intervista con il Rabbino
Capo di Roma, Israel Zolli, il quale disse che: «Il Vaticano
ha sempre aiutato gli ebrei e gli ebrei sono grati alla carità
del Vaticano, fatta e distribuita senza distinzione di razza».
Il 31 luglio 1944 l'American
Jewish Committee e altri organizzazioni ebraiche organizzarono
una manifestazione al Madison Square Park di Manhattan, a New York,
per mobilitare l'opinione pubblica contro la deportazione degli ebrei
ungheresi. Nel suo discorso
il Giudice Joseph Proskauer, presidente dell'American Jewish
Committee, disse: «Noi abbiamo sentito quanto grande è
stata l'opera del Santo Padre nel salvare gli ebrei in Italia. Sappiamo
anche da diverse fonti, quanto questo grande Papa ha cercato di fare
per aiutare e salvare gli ebrei in Ungheria».
Nei mesi successivi Joseph
Hertz (Rabbino Capo dell'Impero Britannico), il compositore Irving
Berlin, il congressista Emmanuel Cellar di Brooklyn, il
Comitato di Emergenza per Salvare gli Ebrei d'Europa, l'Unione
dei Rabbini Ortodossi di USA e Canada e la World Agudas Organitation
ringraziarono pubblicamente Pio XII per aver salvato gli ebrei dallo
sterminio.
Il 22 aprile 1945 Moshe
Sharrett, futuro Ministro degli Esteri e Primo Ministro di Israele,
dopo aver incontrato il Papa inviò un dettagliato rapporto
all'Esecutivo della Jewish Agency in cui è scritto: «Mio
primo dovere è stato quello di ringraziare il Papa e la Chiesa
cattolica da parte del popolo ebraico, per tutto quello che hanno
fatto nei diversi Paesi per proteggere e nascondere gli ebrei, salvare
i bambini e gli israeliti in generale»
Il 26 maggio del 1955 l'Orchestra
Filarmonica di Israele, composta da 95 ebrei provenienti da 14
nazioni, sopravvissuti alla persecuzione, tenne un concerto in Vaticano.
Il Jerusalem Post del 29 maggio scrisse a tal proposito che:
«Il Maestro Paul Kletzski ha richiesto che lOrchestra,
nella sua prima visita in Italia, suonasse per il Papa come gesto
di gratitudine per laiuto che la Chiesa ha fornito a tutti i
perseguitati dal nazifascismo».
Quando
l'8 ottobre del 1958 Pio XII morì, il Zionist Record, il Jewish
Chronicle, il Canadian Jewish Chronicle, il Jewish Post, l'American
Hebrew, insieme ai Rabbini di Londra, Roma, Gerusalemme, Francia,
Egitto, Argentina ed alla quasi totalità delle associazione
ebraiche piansero la scomparsa di quel Papa che Golda Meir, politica
israeliana, e Primo Ministro dal 1969 al 1974, definì «un
grande servitore della pace».
(Agenzia Zenit del 28 gennaio 2005)