Precisiamo che articoli, recensioni,
comunicazioni, eventi, appuntamenti... e quant'altro vengono da noi pubblicati
non in base ad una adesione ideologica o morale, ma solo
se ce ne viene fatta esplicita richiesta (anche con una semplice
comunicazione fatta alla nostra Redazione a scopo di pubblicazione),
pur rimanendo noi liberi di soddisfare o meno i desiderata.
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Palestina. L'ampiezza della tragedia esige un sostegno impeccabile di Silvia Cattori 30 Gennaio 2005 |
Un ottimo articolo di Silvia Cattori. Agostino Sanfratello |
Non c'è d'aggiungere niente, né all'introduzione del Prof. Sanfratello né al contenuto della Cattori, il cui coraggio, espresso con evidente chiarezza, suona rimprovero per i tanti... timorosi dei sacri furori sionisti! La Redazione |
Le
parole servono per pensare. Quello che possiede il potere di inquinarne
il senso e di introdursi così in modo surrettizio nella
testa altrui giunge ad assicurarsi un ascendente sull'opinione
pubblica ed ad imporre il suo dominio.
Bisogna stare attenti. Le parole distolte dal loro senso diventano armi capaci di distruggerci, capaci anche di impedirci di pensare. È questo processo spaventoso ed il suo uso abusivo da parte del potere che George Orwell aveva descritto nel suo romanzo profetico "1984." È ciò che accade con la parola magica "antisemitismo". Questa parola deviata dal suo vero senso, questa parola tabù, questa parola spaventosa, mira spesso ad imbavagliare quelli che mettono il dito sulle vere poste: il pericolo del sionismo. Israele uno Stato razzista violento, esclusivo, dove il tutto non ebraico è considerato vile e spreggevole ha elaborato dei piani terribili, dei piani concepiti per spogliare, asservire e distruggere l'identità di un popolo intero. Ora, i palestinesi resistono. La prova che non accetteranno mai di vedere le loro terre smembrate, i loro diritti violati, i loro bambini umiliati, è che, se occorre, si batteranno fino all'ultimo per la loro dignità. Rimangono pur sempre molto inquieti. Perché la politica imboccata dal primo ministro Abou Mazen, se incanta Bush e Sharon, non incanta loro. Perché essa rischia di portarli verso qualche cosa di ancora più terribile dell'insuccesso del processo di Oslo. Bisogna dirlo alto e forte. Generazioni di palestinesi hanno pagato con il loro sangue le vigliaccherie della comunità internazionale, ma anche le nostre incomprensioni, le nostre divisioni. Costantemente a confronto con la negazione della giustizia, compresi male dai media e dall'opinione di massa, i palestinesi non potranno vincere le loro immense sfide, senza un sostegno esterno sincero e libero da ogni ambiguità. I massacri, gli assassini e gli imprigionamenti di bambini, le punizioni collettive, avrebbero dovuto spingere l'insieme dell'opinione israeliana ed internazionale a maggior severità verso le violazioni dello Stato ebraico. Mantenere un posizione di "neutralità" in un conflitto, nel quale Israele occupa una posizione di potere assoluto, è un atteggiamento immorale. Una domanda si pone a questo punto: i palestinesi sarebbero caduti così in basso se si fossero avuti degli Stati capaci di imporre in Israele le sanzioni urgenti e necessarie e delle associazioni capaci di portare un sostegno senza errori ai resistenti? Nella guerra di una potenza contro un popolo, non cè che un solo atteggiamento possibile per ogni persona umanamente impegnata: scegliere il campo del popolo oppresso. Ora, a che cosa abbiamo assistito durante questi anni così traumatizzanti, nei quali i palestinesi erano lasciati in balia di sé stessi, in una situazione di abbandono e di blocco completo, e nella quale l'unità di tutte le forze politiche ed intellettuali disponibili si sarebbero dovute imporrre? Agli attacchi e alle calunnie che avevano come scopo principale quello di seminare zizzania nelle file di quelli che volevano dedicarsi in tutta sincerità alle vittime. Le cose sono andate troppo lontano. Settimana dopo settimana, han fatto circolare messaggi che incitavano a non leggere tale autore o a non frequentare un tal altro, sotto pena di essere automaticamente condannati, esclusi. Così, mentre certi responsabili di associazioni soccombevano alla paranoia dell «antisemitismo», le forze di occupazione potevano, esse, continuare tranquillamente le loro estorsioni. Paranoia, intendiamoci, sapientemente mantenuta. Tutti sanno che Israele ha disseminato il mondo di informatori e di agenti per spiare, fare elenchi, redigere rapporti sui suoi "nemici", e che l'infiltrazione e la diffamazione fanno parte della sua strategia di guerra. Ma quando sono degli antisionisti quelli che designano le persone e gli scritti da bandire, ciò diventa incomprensibile Questo si traduce concretamente nella spiacevole tendenza che hanno certe persone, che si credono apparentemente investite di una superiorità, a parlare a nome dei palestinesi, a tacciare senza scrupolo altre persone come «notori antisemiti", "notori néo-nazisti", ed a squalificare ciò che dispiace loro con l'affermazione perentoria: "ciò non serve la causa palestinese!" I dirigenti dell'Unione Ebrea Francese per la Pace (Ujfp) -vicini a Gush Shalom- sono di quelli. Dicendosi antisionisti o solidali dei palestinesi, animano tuttavia frequentemente delle campagne di intimidazione e chiamano alla «più grande vigilanza» le associazioni: "Si vedono apparire su dei siti, in testi di sostegno alla Palestina o in tempo di riunioni pubbliche, discorsi pericolosi. Ci sono innanzitutto, anche se minoritari, degli antisemiti, dei revisionisti o dei negazionisti notori, smascherati da molto tempo e dei quali ci si stupisce che si possano infiltrare tanto facilmente in certi collettivi o che figurino su degli elenchi di diffusione " (1) |
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(1) "Vigilanza s.v.p. Propositi pericolosi. Comunicato all'attenzione di tutte le associazioni amiche della Palestina", 14 marzo 2004, Ufficio Nazionale dell'Ujfp. |
È
così che, durante questi anni tanto crudeli per i palestinesi,
dove le critiche contro la politica brutale d'Israele sono andate amplificandosi,
abbiamo visto il vice presidente dell'Ujfp, Pierre Stambul, intervenire
presso siti o persone che davano (ed è loro diritto) la parola
a personalità, come Israele Shamir o Dieudonné, affermando
che erano degli antisemiti:
"Sono abbastanza sbalordito di trovare questo "colloquio" di Silvia Cattori e di Dieudonné [...]. Se questo genere di articolo continua a essere trasmesso su "Marsiglia solidale" chiederò di essere cancellato" (2). |
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(2) testo che M. Stambul ha inviato al Foro del sito "Marsiglia solidale" il 30-11-2004, per protestare contro la diffusione del colloquio di Dieudonné registrato da Silvia Cattori. |
Il presidente dell'Ujfp, Richard Wagman, non è da meno. Difatti, quando è alla vigilia di una manifestazioni, si mette in guardia e avverte che «un dispositivo speciale è previsto per separare il corteo da ogni elemento insicuro [...] le cui parole dordine rischierebbero di screditare il movimento di solidarietà" (3) |
(3) comunicato del 21 dicembre 2004 dove M. Wagmann
delimita in anticipo la cornice della manifestazione prevista per il
12 gennaio 2005 contro la venuta a Parigi della Polizia di frontiera.
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Alla domanda di un militante indignato, «Chi sono i commissari politici e gli altri inquisitori incaricati di fare l'elenco degli "elementi insicuri"?", M. Wagman risponde: "Io", ed aggiunge: «gli "elementi insicuri" che bisogna tenere in disparte e da cui occorre prendere le distanze sono sostenitori di Israele Shamir che hanno fieramente brandito il suo lavoro antisemita "Il viso nascosto d'Israele"...» (4). |
(4) il titolo del libro citato da R. Wagman non è
"Viso nascosto
", ma "L'altro viso di
Israele", di Israele Shamir, Ed. Al-Qalam, 2004. Libro che
è in libera vendita . [Edizioni Al-Qalam, Libreria del Mondo
Arabo, 220 St Jacques, 75005 Parigi, tél. (0)1-43294022, fax
(0)1-43296629, e-mail: librairiemondearabe@free.fr A.S)].
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Perché
è calunniato con una tale perseveranza Israele Shamir ? E,
per assimilazione, tutti quelli che lo leggono o lo citano? Nei partiti politici le cose non si presentano meglio per le vittime dell'oppressione israeliana. Gli eletti che votano un sostegno cieco allo stato razzista d'Israele non si nascondono neanche. Così Dominique Strauss-Kahn: "considero che ogni ebreo della diaspora, e dunque della Francia, deve, dovunque può, portare il suo aiuto a Israele. È del resto la ragione per la quale è importante che gli ebrei assumono delle responsabilità politiche. Tutto sommato, nelle mie funzioni e nella mia vita di tutti i giorni, attraverso l'insieme delle mie azioni, provo a portare la mia modesta pietra alla costruzione d'Israele" (5). |
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(5) citazione tratta del settimanale francese La Vie, 11-4-2002 |
Gli
esempi di esclusione abbondano e non hanno frontiere. |
(6) Licra (Lega Internazionale Contro il Razzismo
e l'antisemitismo) è un'organizzazione che si differenzia sempre
meno dal Crif (Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche
della Francia [Crijf]) e di altre organizzazioni ebraiche razziste.
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Sono
ancora degli eletti socialisti che, nel 2004, hanno voluto scartare
da un elenco elettorale la candidata dei Verdi, Alima Boumédienne-Thiery,
che sospettavano di «antisemitismo" per la sua critica
allo Stato d'Israele, ha avuto un bel protestare: "Sfido chiunque
ad attribuirmi delle dichiarazioni antisemite", il male era
fatto. |
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(7) comunicato stampa del "Collettivo Emergenza Palestine/Vaud" concernente la direzione della conferenza "Un solo Stato democratico in Israele/Palestina", redatto da Pierrette Iselin e P.A. Weber, 15-6-2004 (abbiamo tolto i nomi di persone citate che, nel caso presente, servono a screditare Dieudonné e Shamir). |
I
partecipanti palestinesi che avevano riposto molta speranza in questo
incontro internazionale, erano sbalorditi di scoprire che le persone
che dicevano di agire in nome della loro causa, conducevano delle
campagne sul tema dell «antisemitismo", arma favorita
utilizzata dai sionistici contro gli oppositori alla politica d'Israele! |
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(8) "Coordinamento intercomunitario contro l'anti-semitismo
e la diffamazione". funziona un poco sul model dell'Adl, che si
può considerare come un'antenna al servizio dello Stato dell'Israele.
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Forte della polemica aperta dal "Collettivo Urgenza Palestina",
M. Gurfinkiel poteva rincarare, aumentare la pressione sui media per
fare falliree la conferenza. |
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(9) opinione espressa in "24 Ore", il 18 dicembre 2004 da M. Gurfinkiel. |
Tutto
ciò non regge, ma permette di sfuggire alle vere poste.
Se non avessi visto coi miei occhi, nel dicembre 2003, Israele Shamir battersi contro i giovani soldati israeliani che brutalizzavano dei poveri contadini, se non avessi sentito un resistente, a Jenin, dire che gli scritti di Shamir erano tra i migliori attrezzi intellettuali di cui disponevano per "spiegare la barbarie di cui sono vittime", me ne starei ancora a credere ciò che l'Ujfp proclama. Ecco perché è importante diffidare delle demonizzazioni e cercare di sapere ciò che esse nascondono. Che ciò sia chiaro. Non si tratta di prendere le difese di Israele Shamir o di Dieudonné. Ma se ci sono dei colpevoli, vi siano tribunali per giudicare e avvocati per difendere, perché occorre che tutte queste calunnie cessino. Tutto porta a pensare che quelli che si servono di parole quali "néo-nazista", "negazionnista", "antisemitismo" non sono "neutrali"! Ciò che è al centro delle preoccupazioni di quelli che se ne servono è, spesso, il controllo ideologico della questione palestinese e la preoccupazione di far dimenticare il progetto di dominio e di conquista coloniale di Israele deviando l'attenzione su falsi problemi. Una
domanda si pone a questo punto. |
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(10) Testo diffuso via posta, da D. Breitrach, nel
2004.
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"Peste,
néo-nazista, antisemita patologico...." Quelli che
usano e abusano di queste parole tabù, di queste parole raggelanti
capaci di segnare durevolmente le coscienze, sanno molto bene perché!
Sanno che la persona così insudiciata, sarà subito assimilata
a quel momento terribile della storia: ai crimini di Hitler, alle
camere a gas, ai campi di concentramento, dunque esclusa per sempre
del dibattito. |
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(11) L'editore di Norman Finkelstein è stato
perseguito in giudizio da William Goldnadel, presidente dellassociazione
Avvocati senza frontiere, per avere pubblicato: L'industria dell'olocausto,
Éditions La Fabrique, Parigi, 2001, un libro che denuncia la
strumentalizzazione dell'olocausto da parte di un certo numero di persone
e di gruppi ebraici che si servono della sofferenza del loro popolo
per fini materiali e politici.
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Interrogati
sul loro impegno, in quanto ebrei, ecco ciò che rispondono:
"Siete stati chiamati neo-nazisti, i vostri libri sono stati bruciati, non ne avete abbastanza?." Noam Chomsky: "Sono
accusato di tutto ciò che potete sognare: di essere un propagandista
nazista, un antisemita.... penso che per i tempi che corrono è
un buon segno."
"Siete ebrei.... Che state facendo?" Rabbino M. Webermann: "È precisamente perché siamo ebrei che camminiamo coi palestinesi e che issiamo la loro bandiera! È precisamente perché siamo ebrei che chiediamo di restituire ai palestinesi le loro case e quanto loro appartiene!" Siamo tutti capaci, insieme, ne sono sicura, di ispirarcici al loro esempio, per andare verso una maggiore umanità. Silvia Cattori |
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