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Il Prof. Franco Damiani risponde
all'ebreo Franco Ottolenghi

      A stretto giro di posta (sarebbe meglio dire di minuti) il Prof. Franco Damiani risponde al Sig. Franco Ottolenghi. Notiamo semplicemente che ai due Franco non manca la franchezza.

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione
       Il signor Ottolenghi non deve essere lettore molto attento.  Egli non deve infatti prendersela con il sottoscritto, che è solo un modesto lettore e divulgatore, ma con il defunto professor Martin Broszat, già direttore dell'Istituto di storia contemporanea di Monaco di Baviera. È a lui, come ho analiticamente spiegato, che si deve, nel lontano 1960, la dichiarazione, mai contestata da alcuno storico serio, che non ci furono camere a gas omicide nei campi dell'Ovest. È noto altresì che secondo i revisionisti non ci furono nemmeno in quelli a Est. Tale dichiarazione ha trovato conferma in almeno quattro perizie tecniche eseguite indipendentemente tra loro da tecnici di diverse nazionalità (un americano, un tedesco, un austriaco e, mi pare, un bulgaro). Se il signor Ottolenghi vuole mettere alla prova le sue conoscenze tecniche, si impegni a contestare quelle perizie.
       Per quanto riguarda i forni crematori, vi si bruciavano cadaveri. Pratica igienica, necessaria per evitare contagi, in tempo di guerra. Proibita in tempo di pace dalla Chiesa, sotto pena di scomunica, in quanto ritenuta manifestazione di incredulità, fino al 1983, ora largamente praticata da cattolici di solito male informati e ingannati a causa della voluta ambiguità del nuovo CJC, graditissimo ai massoni che tale forma di "sepoltura" hanno incessantemente propagandato. Combattuta strenuamente dai cattolici integristi come il prof. Damiani.

       Sul resto, armamentari retorici e immondizie compresi, meglio stendere un pietoso velo.

Franco Damiani

 

 

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