Precisiamo che articoli, recensioni,
comunicazioni, eventi, appuntamenti... e quant'altro vengono da noi pubblicati
non in base ad una adesione ideologica o morale, ma solo
se ce ne viene fatta esplicita richiesta (anche con una semplice
comunicazione fatta alla nostra Redazione a scopo di pubblicazione),
pur rimanendo noi liberi di soddisfare o meno i desiderata.
|
di don Giuseppe Rottoli Articolo pubblicato su La
Tradizione Cattolica |
Sottolineature, grassetti e colori
sono generalmente nostri |
Giovanni
Paolo Il il 29 agosto 2000 ha partecipato, a Roma, al Congresso Internazionale
della Società dei Trapianti ed ha tenuto un discorso per l'occasione.
La stampa e i mass media ne hanno approfittato per esaltare il suo discorso
a favore della "scienza".
|
(2) Come
si vede, manca un'adesione entusiasta e un invito all'atto di "carità
estrema". Il Papa dice semplicemente: SE
la morte cerebrale è vera morte, si faccia pure l'espianto,
ma è ovvio che se non lo è, se non è vera morte,
l'espianto non deve essere fatto. |
LA REALTÀ Innanzi tutto
non è vero che la comunità scientifica
internazionale sia favorevole all'unanimità all'attuale criterio
"neurologico" che viene espresso col termine di
"morte cerebrale". Infatti il recente concetto
è stato introdotto per poter effettuare prelievi di organi da
chi si trova in coma cerebrale, mentre, come citeremo, molti
scienziati e professori hanno pubblicato le loro ricerche
ed i relativi risultati su autorevoli riviste scientifiche di medicina
ed hanno espresso la loro disapprovazione
sul concetto di "morte cerebrale", perché
non coincide con la cessazione totale e irreversibile di ogni attività
cerebrale, per cui non è scientifico
e non accerta affatto la morte vera.
|
STORIA DELLA NUOVA TERMINOLOGIA Come è
citato nel documento del Papa, si è passati dalla definizione
tradizionale di morte intesa come arresto delle funzioni circolatoria
e respiratoria a quella di "morte cerebrale" intesa come cessazione
di tutte le funzioni dell'intero cervello, compreso il tronco cerebrale.
Questo criterio neurologico di morte cerebrale è stato introdotto
in seguito al primo trapianto ufficiale di cuore fatto dal prof. C.
Barnard nel 1967, a Città del Capo. Contro queste nuove tecniche
si schierarono diversi professori e scienziati, a causa del fatto che
le persone dalle quali si facevano i prelievi di organi, (chiamati anche
espianti) certamente non erano morte. In Italia il
prof. Stefanini, in televisione, attaccò Barnard affermando
che se non c'è la morte non
si può fare il trapianto e che se
non c'è cadavere c'è omicidio".
Tra gli altri professori in Italia che si opposero ai quei trapianti
ricordiamo il prof. Dioguardi di Milano e i prof. Gasbarrini
e Puddu di Bologna. Un mese dopo il trapianto di Città del
Capo, siccome negli Stati Uniti vi erano 200 medici indagati, fu istituita
una Commissione "ad hoc" dalla Harvad School di Boston
con l'incarico di definire la morte in chiave neurologica, per evitare
accuse legali e morali alle équipes trapiantistiche.
|
AUTOPSIE Solo un'autopsia
del cervello del donatore potrebbe accertare, direttamente e caso per
caso, se le lesioni cerebrali erano veramente di natura irreversibile.
Non si dimentichi che, a fronte di un possibile errore umano di valutazione
o apprezzamento della lettura, il donatore è irrimediabilmente
e legalmente condannato a morte. E'
un po' sospetto il fatto che gli ospedali non prevedano l'autopsia del
cervello delle persone espiantate per vedere se questo organo era veramente
distrutto, infatti nella vera morte come affermava il prof.
Baldissera c'è la distruzione degli emisferi, del tronco cerebrale
e delle cellule. (15)
|
|
POSSIBILITÀ TERAPEUTICHE Innanzi
tutto occorre sfatare il falso dogma che i pazienti in stato di "morte
cerebrale" siano sempre e assolutamente incurabili e che tutti
debbano necessariamente subire un arresto cardiaco imminente.
|
LA TERAPIA DELL'IPORTEMIA CONTROLLATA Ottimi risultati si sono ottenuti con l'ipotermia cerebrale controllata, metodo applicato da una squadra di ricercatori giapponesi guidata da N. Hayashi (28) (non a caso in un Paese che ha sempre rifiutato di accogliere acriticamente l'equiparazione occidentale della morte cerebrale alla morte vera). Costoro hanno trattato con ipotermia cerebrale controllata (e mantenimento di un'adeguata pressione endocranica) 20 casi d'ematoma subdurale acuto associato a danno cerebrale diffuso e 12 casi d'ischemia cerebrale globale provocata da arresto cardiaco della durata da 30 a 47 minuti. Tutti i pazienti si trovavano in uno stato di coma valutato fra 3 e 4 gradi G.C.S., Glasgow Coma Scale (il valore 3 corrisponde alla situazione più critica in assoluto: concomitante assenza totale di risposta agli stimoli oculari, motori e verbali; i pazienti dichiarati in morte cerebrale sono classificati G.C.S. 3). Essi presentavano dilatazione bilaterale delle pupille e perdita di riflesso alla luce, eppure 14 dei 20 pazienti del primo gruppo e 6 dei 12 del secondo gruppo sono ritornati a una vita quotidiana normale, tutti meno uno con completo ristabilimento delle possibilità di comunicazione verbale.
|
CRONACA Eclatanti
casi di cronaca, apparsi sui giornali dimostrano che diverse volte coloro
che si volevano espiantare, e non lo sono stati, hanno ripreso una vita
normale, riportiamo solo due casi.
|
(30) Evidentemente i civilissimi e atruisti medici del Cardarelli non volevano mollare la preda! neppure di fronte alle ragioni di una vera dottoressa, costretta a sudare per ben due ore prima di aver ragione dei buoni cardarelliani! |
IL MAGISTERO DELLA CHIESA Precedentemente
Giovanni Paolo II il 15
dicembre 1989 (31) aveva invitato
a rinunziare ai trapianti finché non è certo il momento
della morte. Il Card. Ratzinger era intervenuto al
Concistoro Straordinario del 1991 ed aveva affermato: "Siamo
testimoni di un'autentica guerra dei potenti contro i deboli, una guerra
che mira a eliminare gli handicappati, coloro che danno fastidio e perfino
semplicemente coloro che sono poveri e inutili. Con la complicità
degli Stati, mezzi colossali sono impiegati contro le persone all'alba
della loro vita, oppure quando la loro vita è resa vulnerabile
da un incidente o da una malattia e quando essa è prossima alla
fine ... Quelli che la malattia o
un incidente faranno cadere in un coma irreversibile saranno
spesso messi a morte per rispondere alle domande di trapianti
d'organo, o serviranno alla sperimentazione medica"
("cadaveri caldi").
|
CONCLUSIONE La nuova
definizione di "morte cerebrale", introdotta come mezzo per
evitare le conseguenze legali e morali di prelievo di organi vitali
dai morenti prima che siano morti, si basa sul concetto che debba essere
sufficiente la perdita permanente della capacità di coscienza
e di respirazione spontanea (33) e che la morte dell'uomo coincida
con la morte del suo cervello.
Questa equiparazione e la pretesa d'identificare la morte di una parte
del corpo, per nobile che sia, con la morte del tutto, sono assolutamente
indimostrate ed arbitrarie, né trovano alcuna vera giustificazione
scientifica.
|
Note 1) L'Osservatore
Romano dei 30.08.2000. |