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I TRAPIANTI DI ORGANI

di don Giuseppe Rottoli

Articolo pubblicato su La Tradizione Cattolica
n. 28 del 1996

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       Nel mese di dicembre 1995, il Senato ha approvato un testo di legge che dovrebbe passare alla Camera per facilitare la possibilità dei trapianti di organi. La legge prevede che entro 90 giorni dalla sua approvazione ogni cittadino maggiore di 16 anni riceverà un modulo nel quale dovrà dichiarare se intende donare o meno i propri organi. Chi deciderà per il no sarà considerato non donatore e sulla propria tessera sanitaria sarà apposta la sigla "ND" (non donatore); viceversa chi si pronuncerà per il sì sarà inserito nella lista nazionale dei donatori e sulla sua tessera sanitaria sarà apposta la sigla "D" (donatore). Una novità della legge è che in tale lista di donatori saranno iscritti automaticamente anche tutti coloro che non riconsegneranno il modulo ricevuto, per cui sulla sua tessera sarà apposta la lettera "D" e in caso di probabile morte l'espianto avverrà d'ufficio, anche contro il parere dei parenti.
       La parlamentare Elisabetta Alberti Casellati, favorevole ai trapianti secondo il progetto di legge approvato in Senato e presidente della Commissione Sanità di Palazzo Madama afferma: "La comprensibile preoccupazione è quella che si proceda all'espianto quando ci sono ancora possibilità di sopravvivenza per il soggetto in questione ... ora la legge prevede di procedere all'espianto soltanto quando vi sia la morte cerebrale ... quando sopravviene la morte cerebrale, quando l'elettroencefalogramma è piatto non vi è più alcuna possibilità di vita" (1).
       Ora il concetto di morte cerebrale non è scientificamente sicuro, infatti contro tale legge ingiusta si è costituita a Bergamo la "Lega nazionale contro la predazione di organi a cuor battente", di cui il Prof. Massimo Bondi, libero docente in patologia chirurgica, è il responsabile e condanna esplicitamente il presunto consenso per gli espianti, nonché tale normativa ascientifica.
       Infatti "il Giornale" del 2/ 12/ 1995 riporta che il Prof. Bondi è contro: "l'accanimento con cui le autorità sanitarie e politiche nel 1994 hanno imposto la cosiddetta morte cerebrale anche ai non donatori, e ora l'accanimento del Senato che ha votato il silenzio-assenso al prelievo di organi vivi, dimostra innominabili interessi. Perché mai si deve imporre la certificazione di morte a una persona a cuore palpitante, con organi irrorati, rosea e tiepida, solo perché è sotto ventilazione assistita? Un soggetto che può portare avanti un'eventuale gravidanza e che può muovere arti e tronco è un soggetto vivo. E neppure si può pensare che 30 minuti di elettroencefalogramma piatto ripetuti a metà o alle sei ore di osservazione possano garantire alcunché. Né possono garantire i pochi test clinici soggettivi e fluttuanti. Non a caso sette anestesisti su tredici dell'Addenbrookis Hospital (Inghilterra) hanno dichiarato che l'intervento chirurgico di prelievo lo eseguiranno solo sotto anestesia, in quanto ritengono che le manifestazioni di contrazioni degli arti, di rigidità addominale e la stessa pressione sanguigna che ha picchi elevatissimi starebbero a indicare che il malato soffre. E proprio per questa ragione cardiologi e anestesisti inglesi si sono dimessi dall'ospedale".(2)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




(2) Quando un tal gesto sarà imitato dai medici italiani?

       Il prof. Bondi da parte sua è chiaro: "Io personalmente e i medici della Lega nazionale contro la predazione di organi a cuor battente riteniamo che la morte cerebrale non esista, sia solo una convenzione per il procacciamento di organi e permettere a disposizione della ricerca corpi vivi che però hanno perso i diritti, in quanto dichiarati cadaveri per legge. Altri grossi clinici italiani, come il professor Nicola Dioguardi, emerito di medicina interna all'Università di Milano, il professor Edoardo Storti, emerito della Clinica medica all'Università di Pavia, il professor Paolo Puddu direttore dell'Istituto di patologia medica e metodologica dell'Università di Bologna, hanno pubblicamente dichiarato di aver visto malati dati per spacciati riprendersi e tornare lentamente alla normalità. Il giudizio di irreversibilità di un coma può infatti rivelarsi fallace in quanto la fretta di giungere all'espianto impedisce la diagnosi e la cura, e nega il tempo per l'effetto della cura. Quello che è inamissibile è che i parlamentari e le autorità sanitarie, nonostante siano stati informati, non tengano conto della nuova ondata critica internazionale. In particolare la Harvard School ha diffuso un documento scientifico dal significativo titolo "Rethinking brain death" (Ripensamento sulla morte cerebrale) pubblicato in "Critical Care Medicine, 1992 (volume 20, N° 12), in cui si afferma che non esistono attualmente mezzi clinico-strumentali atti a documentare la "cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell'encefalo". Pertanto la legge italiana che così definisce la morte risulta ascientifica, assurda e violenta, in quanto viene imposta a tutti i cittadini, anche ai non donatori."

 

   

MORALITÀ DEI TRAPIANTI

       Vi sono due tipi di prelievi moralmente leciti: da un vivente il prelievo di organi la cui ablazione non intacca in niente la vita o una funzione vitale, per es. l'espianto di un rene da una persona sana e volontaria; da un morto quello di tutti gli organi ancora utilizzabili, purché la morte sia certa. Sono immorali i prelievi di organi che provocano la morte del donatore o che allontanano una funzione vitale. Il grave problema di molti trapianti è che per avere organi "freschi" si deve andare contro il quinto comandamento: non uccidere. "L'audacia amorale del professor Christian Barnard ha "lanciato" la pratica dei trapianti di cuore che esigono l'estirpazione di questo organo vitale da un individuo vivo. Si scelgono espressamente dei moribondi, "condannati a breve scadenza " e di cui la vita diminuita non ha quasi più valore " ... Ma queste arguzie non cambiano niente all'immoralità di questa pratica che non è che omicidio, e che aggiunge al fatto odioso dell'eutanasia il fatto sordido di un basso recupero". (3)

 

   

LA MORTE IN QUESTIONE

       La morte reale è la separazione dell'anima dal corpo, del principio vitale immateriale dalla realtà materiale, essa come tale non è osservabile direttamente, la si può constatare indirettamente dai suoi effetti fisici. Oggi si parla di morte cerebrale che è inaccettabile (come abbiamo visto) secondo il prof. Bondi, secondo la Harvard School e secondo molti esperti se ci si accontenta di determinarla col solo criterio dell'elettroencefalo-gramma piatto; infatti nei grandi traumatizzati cranici la morte non avviene al momento dell'arresto della funzione neuroencefalica, ma solo al momento dell'arresto della circolazione sanguigna togliendo la respirazione artificiale. In queste circostanze il dubbio della morte reale non è risolvibile, in quanto diverse persone che vivevano in uno stato di coma, di vita vegetativa sono ritornate ad una vita normale.
       In particolare segnaliamo il caso di un contadino austriaco, Hans Lang, di 37 anni che ha ripreso coscienza dopo 6 anni di coma il giorno stesso del suo compleanno. Il risveglio è reale e totale, poichè il paziente adesso parla anche se con difficoltà. Bisogna notare che i medici, l'avevano dichiarato incurabile e affermavano che nessun miglioramento era possibile.        Avrebbe dunque secondo la logica potuto servire da donatore di organi o da cavia per qualsiasi esperimento...        Ammiriamo dunque la prudenza della Chiesa in questa materia.(4)
       Inoltre la stampa ha riportato abbastanza recentemente il fatto che una donna incinta è stata mantenuta sotto rianimazione artificiale quando non vi era nessuna speranza fondata di qualsiasi ricupero cerebrale, al solo scopo di permettere la nascita del bambino che portava in grembo. In tali casi la sopravvivenza permetterà non solo il lieto evento ma anche il Battesimo. (5)

 

   

DOTTRINA DELLA CHIESA

       Papa Pio XII in diversi discorsi ha ribadito i principi perenni che devono guidare i cattolici, infatti egli ha affermato: "I poteri pubblici hanno il dovere di vigilare... e prima di tutto di prendere delle misure perché un cadavere non sia considerato e trattato come tale, prima che la morte non sia stata debitamente constatata".(6)
       Nel 1957 lo stesso Sommo Pontefice aveva affermato: "Nel caso di dubbio insolubile, si può ricorrere alle presunzioni di diritto e di fatto. In generale, bisognerà fermarsi a quella della permanenza della vita, perché si tratta d'un diritto fondamentale ricevuto dal Creatore e di cui bisogna provare ch'è venuto meno… Considerazioni di ordine generale ci permettono di credere che la vita continua fino a che le funzioni vitali  —a differenza della semplice vita dei suoi organi—  si manifestano spontaneamente anche con l'aiuto di procedimenti artificiali".(7) Ci sono frontiere ben definite che la scienza medica non può trasgredire senza violare la legge morale...infatti è in gioco la vita umana di cui padrone è solo Dio.
       "Per quanto riguarda il paziente, egli non è padrone assoluto del suo corpo e del suo spirito, non può dunque disporre liberamente di sé medesimo a suo piacimento... egli, infatti, è usufruttuario e non proprietario, non ha un potere illimitato di porre atti di distruzione o di mutilazione di carattere anatomico o funzionale... il paziente non ha dunque il diritto di mettere a disposizione la propria integrità fisica e psichica in esperienze o ricerche mediche allorché da tali interventi dipendono, o subito o poi, distruzioni, mutilazioni, ferite o pericoli seri. Bisogna osservare che l'uomo nel suo essere personale non è ordinato in definitiva all'utilità della società, al contrario, la comunità è fatta per l'uomo... Ora gli interventi medici, di cui qui si tratta, colpiscono immediatamente e direttamente l'essere fisico sia nel suo insieme, sia negli organi particolari dell'organismo umano. Ma secondo il riferito principio, il potere pubblico non ha in tal campo alcun diritto; esso non può dunque comunicarlo ai ricercatori e ai medici". (8)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONCLUSIONE

       Dobbiamo rifiutare come immorali i prelievi sui viventi che non lascerebbero intatta la funzione vitale corrispondente e la pratica sprovvista di ogni rispetto della personalità. Non vogliamo disprezzare il progresso medico né dimenticare i grandi benefici dei trapianti leciti così numerosi e pieni di successo. Il nostro scopo è di denunciare con l'appoggio di fatti e princìpi il totalitarismo medico che ha penetrato e tende a dominare il mondo ospedaliero: totalitarismo mostruoso perché si aggiudica il diritto di disporre a suo piacimento della vita umana. Su una semplice dichiarazione di decreto arbitrario di "morte cerebrale" si strappano dei visceri ancora palpitanti da infelici vittime (9).


   

Note

       (1) Il Giornale, 2 / 12 /1995.
       (3) Le respect de la vie. Prélèvements et greffes d'organes, pag. 89 e ss., Editions Fideliter, 112, route de Waldeck - F 57230 Eguelshardt.
       (4) Cahiers Saint Raphael, n. 31, pag. 78, ACIM, 3 rue A. Coypel - F - 78000 Versailles.
       (5) ibidem, n. 34, pag. 90 - 92.
       (6) Il trapianto dei tessuti, Discorso alle associazioni mediche di aiuto ai ciechi, 14/5/1956. Insegnamenti Pontifici, Il corpo umano, Ed. Paoline, pag. 408.
       (7) Discorso: "Le Dr. Bruno Haid", a numerose personalità della scienza medica, in risposta ad alcuni quesiti importanti sulla "rianimazione", 24/11/1957. Insegnanti Pontifici, ibidem, pag. 566 e 570.
       (8) Discorso ai partecipanti al I° Congresso Internazionale di Istopatologia del sistema nervoso, 14/9/1952. Insegnamenti Pontifici, ibidem, pagg. 209-216.
       (9) Le respect de la vie, op. cit.

   
   
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