Ottobre 2004: nasce la Costituzione
Europea, fondata sui valori dell'«umanesimo» laicista
sbandierato da tutti gli scribacchini asserviti al grande Capitale
come un importante traguardo per l'unione dei popoli europei.
In parole povere, dopo aver creato
un mercato unico a Maastricht, dopo aver imposto l'euro come moneta
di scambio del Vecchio Continente, ora si sono dotati gli Stati nazionali
di una carta dei diritti (pochi) e dei doveri, finalizzata alla
creazione di un pensiero unico basato sui principi della Rivoluzione
Francese: libertà (non di fare ciò che si deve,
ma ciò che si vuole), uguaglianza (non di fronte
a Dio, ma fra tutti gli uomini: negazione delle diversità),
fratellanza (solidarietà filantropica, che nulla ha a che
vedere con la carità cristiana).
Coerentemente, non si è
voluto fare accenno alle radici cristiane: infatti, non
è possibile parlare di radici cristiane, quando la pianta Europa
non ne ha minimamente le caratteristiche.
Già durante l'estate,
nei nostri ambienti si prevedeva la riconferma netta di Gorge W. Bush
alla guida dell'unica superpotenza mondiale ed il rafforzamento della
corrente repubblicana al Congresso.
Tutti i poteri forti si sono
mobilitati per "il più grande amico di Israele" di
tutti i tempi come lo ha definito l'ambasciatore israeliano
a Roma e, a ruota, gli ha ridato fiducia tutto "il
popolo bue", desideroso di sicurezza dopo l'11 settembre e certamente
poco affascinato dalla figura fiacca e priva di personalità
di Kerry, nonostante una politica economica
interna da brivido ed un aumento
esponenziale della disoccupazione.
Il New York Times e il
Wall Street Journal sottolineano, in questi giorni, la gioia
dei colossi dell'economia statunitense e delle multinazionali,
dal comparto automobilistico a quello della difesa, dall'alta finanza
a quello farmaceutico, fino ad arrivare a quello petrolifero e delle
telecomunicazioni. Borsa, Nasdaq e Daw Jones sono andati tutti in
ascesa.
Per quanto riguarda la politica
estera, tutto resterà invariato e finalizzato alla conquista
dell'Heartland, preconizzata dal politologo Mackinder, da una
parte attraverso la risoluzione del "problema iracheno",
dall'altra favorendo l'ingresso della Turchia
nell'Unione Europea per consentire uno sbocco da nord sul Medio Oriente
e poi, spingendosi sempre più a est, preparando
le basi per la "risoluzione preventiva del problema Cina"
(e lì ne vedremo delle belle!).
Alla fine, quand'anche la Russia, accerchiata da tutti i lati economicamente
e militarmente, capitolerà definitivamente sotto il controllo
diretto degli Stati Uniti, l'Unico Governo Mondiale a stelle e strisce
sarà pronto a dirigere il pianeta, solo e incontrastato, nell'interesse
del grande amico Israele.
Quanto alla politica interna,
gli integralisti protestanti hanno prevalso, illusi che dai proclami
contro i matrimoni omosessuali e contro l'aborto si passi ai fatti:
le unioni matrimoniali tra gay sono state proibite in California tramite
referendum, ma guarda caso, non esiste ancora una legge federale che
li vieti in tutti gli stati. Speriamo che gli omosex californiani
non vadano a sposarsi oltre confine! Vedremo per quanto concerne l'aborto.
Anche se certamente sono condivisibili
le posizioni di Bush in materia morale, esse
sono frutto di quella tipica mentalità puritana protestante,
perbenista e bigotta, che, disgiunta dal patrimonio dell'intero Magistero
dell'Unica Vera Chiesa di Cristo, risulta insufficiente ed evanescente
per condurre in porto la Buona Battaglia. Oltretutto su
tali temi, l'America di Gorge W. non è riuscita a condizionare
i governi europei, troppo impegnati nella lotta a oltranza contro
la Chiesa Cattolica e i suoi principi, come da più di due
secoli viene pianificato nelle Logge della Sinarchia francofona.
In questo solo si differenziano e si scontrano la Massoneria anglosassone
e la Sinarchia centroeuropea.
In questo contesto internazionale,
certamente poco favorevole ai palestinesi, ecco che lo stato confinante
con Israele prende l'ennesima botta: il 12 Novembre, dopo un'"improvvisa
ricaduta" muore il leader storico Yasser Arafat, lasciando nel
disorientamento di una lotta per la successione i suoi seguaci e consentendo
un'accelerazione degli interessi dello stato guidato da Sharon.
La costituzione Europea spiana
la strada all'ingresso della Turchia, Bush trionfa e Arafat muore:
in poche parole, la Rivoluzione avanza per affermare il Nuovo Ordine
Mondiale. Pure coincidenze? Ai posteri l'ardua
sentenza.
Matteo Castagna