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San Giorgio Martire
di Antonio Borrelli

Segnalato da G. Nicolini

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature
e quanto scritto nello spazio giallo sono della Redazione

       Non condividiamo la forma che scrittori "cattolici" dei nostri tempi usano trattando del sacro e dei Santi: usano troppo la minuscola. Noi, anche per un senso di rispetto, preferiamo la maiuscola.
       Altra loro caratteristica è quella d'indurre al dubbio su tutto e su tutti, in modo tale che tutto diventi leggenda e favola... incerto e... antistorico. Anche qui noi la pensiamo diversamente e diciamo che se Santa Madre Chiesa ha onorato un Santo per tanti secoli, possiamo tranquillamente continuare a credere alla storicità di quanto Essa ci ha raccontato, perché Essa non può mentire o raccontare favole ai suoi figli. Perciò il racconto di Antonio Borrelli preferiamo leggerlo nel modo seguente:

       San Giorgio (...) ha il suo sepolcro a Lidda presso Tel Aviv in Israele. Venne onorato, almeno dal IV secolo, come martire di Cristo in ogni parte della Chiesa. La tradizione popolare lo raffigura come il cavaliere che affronta il drago, simbolo della fede intrepida che trionfa sulla forza del maligno. La sua memoria è celebrata in questo giorno (23 aprile) anche nei riti siro e bizantino (Mess. Rom.).
       Patronato: è considerato il patrono dei cavalieri, degli armaioli, dei soldati, degli scouts, degli schermitori, della Cavalleria, degli arcieri, dei sellai; inoltre è invocato contro la peste, la lebbra e la sifilide, i serpenti velenosi, le malattie della testa, e particolarmente nei paesi alle pendici del Vesuvio, contro le eruzioni del vulcano.
       Emblema: Drago, Palma, Stendardo.
       Etimologia: il suo nome deriva dal greco "ghergós" cioè "agricoltore" e lo troviamo già nelle "Georgiche" di Virgilio e fu portato nei secoli da persone celebri in tutti i campi, oltre a Re e Principi, come Washington, Orwell, Sand, Hegel, Gagarin, De Chirico, Morandi, il Giorgione, Danton, Vasari, Byron, Simenon, Bernanos, Bizet, Haendel, ecc.(1)
 




















(1)
Che accozzaglia di personaggi!

       Per avere un’idea del diffusissimo culto che il Santo cavaliere e Martire Giorgio, godette in tutta la cristianità, si dànno alcuni dati. Nella sola Italia vi sono ben 21 Comuni che portano il suo nome; Georgia è il nome di uno Stato americano degli U.S.A. e di una Repubblica caucasica; sei re di Gran Bretagna e Irlanda, due re di Grecia e altri dell’Est europeo, portarono il suo nome.
È patrono dell’Inghilterra, di intere Regioni spagnole, del Portogallo, della Lituania; di città come Genova, Campobasso, Ferrara, Reggio Calabria e di centinaia di altre città e paesi.
   
       Forse nessun Santo sin dall’antichità ha riscosso tanta venerazione popolare, sia in Occidente che in Oriente; chiese dedicate a San Giorgio esistevano a Gerusalemme, Gerico, Zorava, Beiruth, Egitto, Etiopia, Georgia, da dove si riteneva fosse oriundo; a Magonza e Bamberga vi erano delle basiliche; a Roma vi è la chiesa di San Giorgio al Velabro che custodisce la reliquia del cranio del martire palestinese; a Napoli vi è la basilica di San Giorgio Maggiore; a Venezia c’è l’isola di San Giorgio.
Vari Ordini cavallereschi portano il suo nome e i suoi simboli, fra i più conosciuti: l’Ordine di San Giorgio, detto “della Giarrettiera”; l’Ordine Teutonico, l’Ordine Militare di Calatrava d’Aragona; il Sacro Ordine Costantiniano di San Giorgio, ecc.
 

 

       In Italia è diffuso anche il femminile Giorgia, Giorgina; in Francia è Georges; in Inghilterra e Stati Uniti, George; Jörg e Jürgens in Germania; Jorge in Spagna e Portogallo; Gheorghe in Romania; Yorick in Danimarca; Yuri in Russia. La Chiesa Orientale lo chiama il “Megalomartire” (il Grande Martire).
 





       (...) Teodoro Perigeta del 530 circa nel “De situ terrae sanctae” attesta che a Lydda (Diospoli) in Palestina, oggi Lod presso Tel Aviv in Israele, vi era una basilica costantiniana, sorta sulla tomba di San Giorgio e compagni, martirizzati verosimilmente nel 303, durante la persecuzione di Diocleziano (detta basilica era già meta di pellegrini prima delle Crociate, fino a quando il sultano Saladino (1138-1193) la fece abbattere).
       La notizia viene confermata anche da Antonino da Piacenza (570 ca.) e da Adamnano (670 ca.) e da un’epigrafe greca, rinvenuta ad Eraclea di Betania datata al 368, che parla della “casa o chiesa dei santi e trionfanti martiri Giorgio e compagni”.
I documenti successivi (...) offrono notizie sul culto, (...) che solo tardivamente si integrano dell’episodio del drago e della fanciulla salvata da San Giorgio.
       La "passio" dal greco, venne tradotta in latino, copto, armeno, etiopico, arabo, ad uso delle liturgie riservate ai Santi. Da essa apprendiamo (...) che Giorgio era nato in Cappadocia ed era figlio di Geronzio persiano e Policronia cappadocea, che lo educarono cristianamente. Da adulto divenne tribuno dell’armata dell’imperatore di Persia Daciano, mentre secondo alcune recensioni si sarebbe trattato dell’armata di Diocleziano (243-313) imperatore dei romani, il quale con l’editto del 303, prese a perseguitare i cristiani in tutto l’impero.
       Il tribuno Giorgio di Cappadocia allora distribuì i suoi beni ai poveri e dopo essere stato arrestato per aver strappato l’editto, confessò davanti al tribunale dei persecutori, la sua fede in Cristo; fu invitato ad abiurare e al suo rifiuto, come da prassi in quei tempi, fu sottoposto a spettacolari supplizi e poi buttato in carcere.
 

 

       Qui (...) vince il mago Atanasio che si converte e viene martirizzato; (...) opera la conversione del "magister militum" Anatolio con tutti i suoi soldati che vengono uccisi a fil di spada; (...) converte l’imperatrice Alessandra che viene martirizzata; l’imperatore lo condanna alla decapitazione. (...)
 

 

       Il culto per il martire iniziò quasi subito, come dimostrano i resti archeologici della basilica eretta qualche anno dopo la morte (303?) sulla sua tomba nel luogo del martirio (Lydda); la leggenda [allegorica] del drago comparve molti secoli dopo nel Medioevo, quando il trovatore Wace (1170 ca.) e soprattutto Jacopo da Varagine († 1293) nella sua “Leggenda Aurea”, fissano la sua figura come cavaliere eroico, che tanto influenzerà l’ispirazione figurativa degli artisti successivi e la fantasia popolare.
       (...) I miti greci di Perseo che uccide il mostro liberando la bella Andromeda, elevarono l’eroico martire della Cappadocia a simbolo di Cristo, che [difende la Chiesa, rappresentata dalla fanciulla e] sconfigge il male (demonio) rappresentato dal drago. I crociati accelerarono questa trasformazione del martire in un santo guerriero, volendo simboleggiare l’uccisione del drago come la sconfitta dell’Islam; e con Riccardo Cuor di Leone (1157-1199) San Giorgio venne invocato come protettore da tutti i combattenti.
       La “Leggenda Aurea” narra che nella città di Silene in Libia, vi era un grande stagno, tale da nascondere un drago, il quale si avvicinava alla città, e uccideva con il fiato quante persone incontrava. I poveri abitanti gli offrivano per placarlo, due pecore al giorno e quando queste cominciarono a scarseggiare, offrirono una pecora e un giovane tirato a sorte.
       Un giorno fu estratta la giovane figlia del re, il quale (...) dopo otto giorni di tentativi [per sottrarre la figlia al triste destino], (...) dovette cedere e la giovane fanciulla piangente si avviò verso il grande stagno.
       Passò proprio in quel frangente il giovane cavaliere Giorgio, il quale saputo dell’imminente sacrificio, tranquillizzò la principessina, promettendole il suo intervento per salvarla e quando il drago uscì dalle acque, sprizzando fuoco e fumo pestifero dalle narici, Giorgio non si spaventò, salì a cavallo e affrontandolo lo trafisse con la sua lancia, ferendolo e facendolo cadere a terra. Poi disse alla fanciulla di non avere paura e di avvolgere la sua cintura al collo del drago; una volta fatto ciò, il drago prese a seguirla docilmente come un cagnolino, verso la città. Gli abitanti erano atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio li rassicurò dicendo: ”Non abbiate timore, Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: Abbracciate la fede in Cristo, ricevete il battesimo e ucciderò il mostro”.
       Allora il re e la popolazione si convertirono e il prode cavaliere uccise il drago facendolo portare fuori dalla città, trascinato da quattro paia di buoi.
 

 

       Con i Normanni il culto del santo orientale si radicò in modo straordinario in Inghilterra e qualche secolo dopo, nel 1348, re Edoardo III istituì il celebre grido di battaglia “Saint George for England”, istituendo l’Ordine dei Cavalieri di San Giorgio o della Giarrettiera. (...)
 

 

       San Giorgio è onorato anche dai musulmani, che gli hanno dato l’appellativo di "profeta".
 

 

Antonio Borreli
 

 

 

 


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