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Il Fascismo, le Comunità Ebraiche e la storia del '900...

di Arcangelo Santoro

Grassetti, colori e sottolineature sono nostri.
«««
       - Parlo non solo a titolo personale, ma anche a nome dei dieci milioni, dico dieci milioni, dei miei connazionali. Siamo stanchi del capitalismo e vogliamo la libertà. -Così si esprimeva il teologo progressista Mons. Consalve, paludato da venditore di banane in viaggio di nozze.
       - Eccellenza, -interloquì Mons Wong- io le dico, ma a titolo personale (non avendo interpellato i mille milioni dei miei connazionali), a lei che parla tanto di libertà, ma in campo di concentramento c'è mai stato?
       - Veramente no.
       - IO sì!!!
»»» (Da Walter Martin "Pio XIV", pag. 141, III ediz., Edizioni Sancti Michaelis, 1983)
   

       L'On. Gianfranco Fini, già prima della svolta di Fiuggi, ha spesso dichiarato che è giunta l'ora di consegnare il passato agli storici e di non leggerlo più attraverso le lenti dell'ideologia.
       Premettiamo che sarebbe stato auspicabile se tale iniziativa l'avessero presa a sinistra, finendola, una buona volta, di porre la bandiera rossa persino in braccio agli Ittiti...
       Alcuni anni fa, anche in Italia, grazie alla pubblicità che vi hanno fatto gli uomini di Forza Italia, dopo l'immenso successo avuto in Francia, è stato un best-sellers il "Libro nero del comunismo" (Edizione Mondadori).
Di passaggio ricordiamo con rincrescimento che non hanno riscosso i medesimi risultati gli equivalenti italiani di detto testo (Bertelli e Bigazzi, PCI la storia dimenticata, Mondadori; Pelizzano, Gladio Rossa, Edizioni Settimo Sigillo; De Simone e Nardiello, Appunti per un libro nero del comunismo italiano, Edizioni Controcorrente).
       Il "Libro nero..." è un'opera fondamentale, anche se c'è sembrato reticente rispetto ad altri che si erano occupati del medesimo tema (come "Il costo umano del Comunismo", di Robert Conquest , Edizioni Borghese). Basti ricordare che indica in 65 milioni di persone il numero complessivo delle vittime dirette ed indirette del comunismo in tutto il mondo. Conquest invece, per il solo comunismo cinese, e solo fino al 1959, parla di cento milioni!
       Come si può vedere si tratta di cifre astronomiche, di fronte alle quali le vittime di tutte le guerre e di tutte le altre tirannie sembrano poca cosa.
       Eppure, nell'immaginario collettivo il colmo della negatività, l'esempio di crimine contro l'Umanità è rappresentato dal nazismo.
       
Attenzione! Non stiamo cercando di assolvere o di minimizzare le colpe di alcuno, né del nazismo né del comunismo! Anzi sosteniamo che, se per assurdo il nazismo o il comunismo non avessero torto un capello a nessuno, non per questo cesserebbero di essere intrinsecamente perversi né la loro naturale nefandezza sarebbe diminuita di un "apice".

       Ritornando al tema, notiamo che l'invenzione della categoria "antifascismo", con conseguente balzo dei comunisti in generale e dei Sovietici in particolare nel campo dei "buoni" (come dichiarò Stéphan Courtois, uno degli autori de Il Libro nero), è stata "funzionale alla necessità degli Ebrei di creare un punto fermo nella storia dei lager tedeschi", rendendo quindi "indiscutibile il ruolo di liberatori dei Russi" (intervista a cura di Tiziana Mian su "L'Uomo qualunque" del 21/07/1997, pagina 15). Pertanto gli alleati dei nazisti sono automaticamente passati dalla parte dei cattivi. Alleanza che -si dice- fu un grave errore di Mussolini (1), nonostante ne fosse stato messo in guardia da tante voci, e forse... non solo di questo mondo (sui rapporti tra Mussolini e la Venerabile Madre Elena Aiello, tramite la sorella del Duce, Edwige, si consulti Dio scrive a Mussolini, di Vincenzo Speziale, Edizioni Segno).
       Il rapporto con Hitler fu all'origine delle leggi razziali del 1938.

 

Le ultime esternazioni di Fini, tradiscono ulteriormente la Fede dei Missini di una volta e azzerano la ragion d'essere di un Partito che fu e che ora non ha più motivo per continuare a inserire nel suo simbolo MSI e Fiamma. Al sig. Fini suggeriamo di chiamare la sua creatura DCC, ovvero Democrazia Cristiana Corretta... in peggio! AN del vecchio MSI non ha niente! né idee né ideali né sociale né socializzazione... niente! in compenso si è convertito a quel liberismo economico-politico contro il quale prima combatteva!
"Libero mercato!" proclama Berlusconi, "Libero mercato" applaude Fini... Ma il Cavaliere non s'illuda: Fini ha tradito Mussolini, ha tradito Almirante, ha tradito i Missini... prima o poi tradirà anche Berlusconi!

 

 

Nessuno può o vuole negare le atrocità naziste subite dal martoriato popolo ebreo! Ma è un gravissimo errore storico associare al nazismo il popolo italiano o il fascismo che fece sì delle leggi razziali, costretto dalle circostanze e dalla politica, ma che nello stesso tempo, nella misura in cui gli fu possibile, fece finta di applicarle o non le applicò affatto.
"Il male assoluto" di Fini (ma non fine) memoria è uno sproloquio!



(1) mentre si tace che potè essere conseguenza di certe ingiuste sanzioni... che poté essere desiderata e voluta da un certo Churcil... (quello stesso che ebbe a dichiarare che se fosse stato italiano sarebbe stato il primo fascista d'Italia!)

       Lo storico di sinistra Renzo de Felice, nel 1961 pubblicò, per i tipi delle Edizioni Einaudi (vicine al partito comunista) la "Storia degli Ebrei italiani sotto il Fascismo". Il quadro che ne esce è degno d'analisi particolareggiata. Basti notare che, da quel momento, il de Felice si dedicò alla stesura di una monumentale biografia del Duce.
       Fino al 1938, le autorità italiane negavano l'esistenza di un problema ebraico in Italia.
       A questo punto dobbiamo sfatare un altro luogo comune, secondo il quale nel Fascismo non c'erano correnti né dibattito interno.
       Due piccole correnti razziste c'erano:
       1) il gruppo dei razzisti "spirituali" di Evola e
       2) quello dei razzisti "biologici" di Giovanni Preziosi e Telesio Interlandi (che ebbero tra i loro collaboratori il futuro leader democristiano Benigno Zaccagnini).
       In verità i due gruppi, ma soprattutto quello di Preziosi e Interlandi, riunito intorno alle riviste "Vita Italiana" e "Difesa della razza", se la prendevano anche (non soltanto) con gli Ebrei (infatti Evola aveva tra i suoi amici e collaboratori di pratiche magiche i due psicoanalisti ebrei Musatti e Servadio), ma il loro bersaglio preferito erano negri e Russi.
       Nel 1931, secondo il censimento gli Ebrei in Italia (escluse le colonie) erano 47.500. Si trattava per lo più di bravissime persone, perfettamente integrate nella realtà italiana.
        Comunità Ebraiche erano presenti sul territorio italiano fin dai tempi dell'antica Roma, tanto che alcune sinagoghe italiane hanno sviluppato un rito proprio, diverso sia da quello degli Ebrei di origine ispanico-nordafricana (i cosiddetti "Sepharditi" da "Sephard", la Spagna in Ebraico) sia da quello degli Ebrei dell'Europa Centrale (gli "Askhenaziti" da "Askhenaz" Germania), pur entrambi presenti. Anzi, a San Nicandro di Puglia, proprio in quegli anni, molte famiglie si convertivano all'Ebraismo. Gli Ebrei italiani erano forse tra i più assimilati d'Europa, almeno tra le classi superiori. Basti ricordare che, nonostante i fulmini dei rabbini ortodossi, la percentuale dei matrimoni misti era altissima. A Trieste superava il 93,15%. A Milano pure si stava più o meno su tali valori. A Roma, invece, il discorso era diverso: la presenza di una forte percentuale di Ebrei poveri, faceva sì che i matrimoni misti erano, ancora nel 1928, circa il 4, 23 % del totale.
       Abbiamo accennato alle conversioni di San Nicandro, ma
a Trieste, tra il 1869 ed il 1922, 533 Ebrei si erano convertiti ad altre religioni, mentre 469 non Ebrei erano passati all'Ebraismo (di solito causa matrimonio).
       L'impegno nella politica italiana degli Ebrei era alto. Nello stesso tempo, mentre i leaders antifascisti ebrei (come Leone Ginziburg, i fratelli Rosselli e Umberto Terracini) erano combattuti come antifascisti, e non come ebrei, gli Ebrei iscritti al Fascio erano oltre 5.000, in altre parole quasi il 12% del loro totale.
       Decine di Ebrei avevano partecipato alla Marcia su Roma. Possiamo dire che, nella nascita del Fascismo, il ruolo di almeno due ebrei fu fondamentale: Cesare Goldmann, che procurò la sala in piazza San Sepolcro, dove avvenne la famosa adunata del 1919, e Giuseppe Toeplitz, che finanziò e rese possibile la nascita del "Popolo d' Italia": si può veramente dire che senza di loro il fascismo non sarebbe mai nato. I rapporti di Mussolini con il Rabbino Capo Angelo Sacerdoti furono sempre ispirati alla massima cordialità. Erano Ebrei il podestà di Ferrara Renzo Ravenna e i generali Liuzzi, Modena e Pugliese. Non dimentichiamo, inoltre, che, prima di Claretta, il ruolo di amante (semi)ufficiale del Duce era stato della giornalista ebrea Margherita Sarfatti.
       Le tanto deprecate leggi razziali del 1938 non solo non abrogarono, ma esplicitamente richiamarono e confermarono le precedenti norme del Regio Decreto n. 1731 del 1930. Regio Decreto per il quale, quando fu emanato, le Comunità Ebraiche coniarono una medaglia commemorativa e ne insignirono tanto il re QUANTO Mussolini. Quelle stesse norme sono ancora oggi in parte in vigore e comunque hanno regolato la vita di dette comunità ed i loro rapporti sia al loro interno sia nei confronti dello Stato, fino all' Intesa stipulata il 27 febbraio 1987 e recepita dalla Legge n. 101 dell'8 marzo 1989.
        Quelle norme per prima cosa proclamavano che le singole comunità e la loro Unione erano organismi di DIRITTO PUBBLICO (cioè venivano parificate ad enti statali). Tutti gli Israeliti residenti in Italia ne facevano automaticamente parte ed altrettanto automaticamente tutte le comunità facevano parte dell'Unione. Per il loro finanziamento le comunità imponevano (e impongono) contributi obbligatori ai propri membri. La riscossione avveniva (e avviene) tramite cartella esattoriale, con le modalità previste per le tasse comunali e con la disciplina dei contributi obbligatori, come quelli per l'INPS, compresa la deducibilità dalle tasse.
        Ma veniamo al '38, alle famose leggi razziali.
        Il pretesto per la loro introduzione fu la rivolta degli Ebrei Ortodossi di Tripoli, che, in base ai rapporti dei servizi segreti, sembrò essere stata incoraggiata dalle autorità rabbiniche di Gerusalemme.
        Le brutte novità di tali leggi sono:
                1) è fatto divieto agli ebrei di studiare o insegnare negli Istituti superiori statali (però non venne toccato il riconoscimento dei titoli rilasciati dalle scuole ebraiche, anzi gli insegnanti licenziati dalla scuola pubblica vi furono inviati);
                2) i matrimoni misti sono vietati;
                3) nessun ebreo è accettato nella carriera militare;
                4) gli ebrei non possono avere domestici ariani;
                5) non possono avere apparecchi radio,
                6) recarsi nei luoghi di villeggiatura e
                7) sono espulsi gli ebrei immigrati in Italia dopo il 1919.
L'iniquità di tali norme è palese, basti dire che non pochi gerarchi vi si opposero anche in modo esplicito.
Citiamo solo Balbo, De Bono, Federzoni, Bontempelli, Gentile, Martinetti, Ezio Garibaldi ed Alessi.

        Le stesse norme, però, prevedevano che non si applicavano
                a) ai reduci di guerra,
                b) ai figli di matrimoni misti seguaci di altre religioni,
                c) agli iscritti al partito da prima del 1925
                d) ed a coloro che, a parere di una commissione del Ministero dell'Interno, erano da ritenersi "arianizzati".

        Comunque, la loro applicazione fu sempre molto "all'italiana".
        Ricordiamo che, proprio dopo il viaggio di Fini a Gerusalemme, un giornale israeliano, l' Haaretz, ha pubblicato numerosissime lettere di persone che possono testimoniare di come l'applicazione molto "all'italiana" di tali leggi, ha fatto sì che, almeno loro che scrivevano, non ne ebbero a soffrire veri fastidi.

   

        La storia non si fa con i "sé" e con in "ma". Certo è che se Mussolini fosse sceso in campo contro Hitler ai tempi della occupazione tedesca dell'Austria (scenario ipotizzato da Chaplin nel film "Il grande dittatore") la storia del mondo avrebbe preso un'altra piega. Purtroppo furono proprio le azioni ostili britanniche che spinsero i due dittatori all'avvicinamento, con le conseguenze che sappiamo.
        Ma parliamo d'Israele. Spesso si sente dire che l'attuale primo ministro israeliano Sharon ed il suo predecessore e oggi ministro delle finanze Netanhiayu appartengono al partito Likud. In effetti il Likud, a rigor di termini, non è un vero e proprio partito, ma un'alleanza di partiti (come il Polo o l'Ulivo, per capirci). Tra i gruppi che ne fanno parte, ricordiamo il Betar (alla lettera "L'Alleanza", ma anche il nome dell'ultima fortezza che resistette ai Romani nel 130 d.C.).
        Tale partito ha una storia che, non solo ci riporta nel pieno degli anni '30 del ventesimo secolo dopo Cristo (o Era Volgare, come scrivono Ebrei e Testimoni di Geova), ma ci costringe all'esposizione di alcuni fatti svoltisi nel passato.

        Alla fine del XIX Secolo, tra gli Ebrei sono ben presenti due scuole di pensiero:
                A) gli isolazionisti religiosi (maggioritari nell'Est Europeo e nel mondo arabo) e
                B) gli assimilazionisti.
        I primi ritengono che si deve continuare a vivere come i loro padri hanno vissuto dopo la fine dello stato ebraico (appunto dal 130 d. C., come conseguenza della rivolta del "messia" Simone Bar Kokheba) e cioè separati dai loro vicini, conservando e osservando le proprie usanze.
        I secondi sostengono, al contrario che è ora di mettere da parte i particolarismi e di essere soltanto dei leali cittadini dei paesi in cui si è nati e dove ci si guadagna da vivere, soprattutto perché, dopo la rivoluzione francese, i ghetti sono stati aperti (dall'esterno, nota Adamo Shamir) ed è stata riconosciuta la parità dei diritti. Insomma, cittadini italiani, francesi, inglesi, danesi, tedeschi etc. di religione ebraica, così come ne esistono di religione cristiana, islamica o anche senza qualifiche religiose. Nessuno pensa a creare stati ebraici.
        Per gli ortodossi il regno di Giuda sarà restaurato solo ed esclusivamente da Dio tramite il Messia e chiunque voglia fondare nazioni ebraiche si rende colpevole dello stesso peccato "commesso da Gesù", qeullo di proclamarsi Messia (questa è ancora oggi la tesi della setta ebraica tradizionalista dissidente dei Neturei Karta, che, non a caso, hanno rapporti a dir poco freddi con le autorità israeliane; vedere il loro sito www.netureikarta.org, dove parlano esplicitamente di "persecuzione").
        I fautori dell'assimilazione, a loro volta, si sentono a casa nello Stato di cui si reputano cittadini leali. Nelle società sia cristiane che islamiche esistevano fermenti antigiudaici e/o antitalmudisti legati a fattori religiosi e che, quindi, avevano come scopo la conversione degli Ebrei, ma non la lotta senza quartiere contro di loro. L'antitalmudismo è presente anche nell'ambiente ebraico, dove anzi, secondo ciò che ne scrive A.C.Bouquet nel suo Breve Storia delle religioni, era l'ideologia ufficiale e maggioritaria fino al XIV Secolo, epoca in cui i rabbini chiesero più volte l'aiuto degli inquisitori cattolici per combattere i talmudisti (un capofila dell'antitalmudismo ebraico contemporaneo è stato il recentemente scomparso Israele Shahak).

        A questo punto interviene un fatto nuovo: l'antisemitismo.
        Autori come Arthur de Gobinau scrivono testi sulla disuguaglianza naturale delle razze. Il confronto religioso con gli Ebrei cede il passo ad una critica, paludata di terminologie scientifiche, che, riprendendo i temi delle allora trionfanti filosofie idealistica e positivistica, cerca di trovare spiegazioni razzial-biologiche ai comportamenti, su cui l'educazione, quindi, può poco o nulla.
        In tale contesto, fra gli Ebrei, sotto l'influsso di autori influenzati dalle tesi mazziniane, come Sir Mosé Montefiore e Mosè Hess (colui che rese socialista Marx), nasce un movimento, per decenni ultraminoritario: il Sionismo. Movimento che si propone di ricreare uno stato ebraico.
        Il movimento fin dall'inizio si caratterizza per la presenza di un'ala ufficiale, moderata e pacifista, guidata da Theodor Herzl, e di un'altra ala, che troverà i suoi rappresentanti più qualificati prima nel seguace di Nietzche, Ahad Ha'am, e poi nei suoi discepoli Wladimir Z'ev Yona Jabotinskhy (1880-1941) e Joseph Trumpledor (1880-1920,) fondatori appunto del Betar.
        Nella confusione delle idee e della politica, in Francia il capitano, cattolico ma di origine ebraica, Richard Dreyfuss è accusato di spionaggio a favore della Germania (ironia della sorte!). Le sinistre, guidate da Emile Zola, insorgono in sua difesa, mentre le destre lo accusano.
        Mentre i sionisti ufficiali si limitavano ad organizzare l'emigrazione ebraica in Palestina

   




(quello della Palestina è un territorio scelto, non senza contrasti, in un ampio ventaglio di altre possibilità, tra cui erano stati presi in considerazione il West degli Stati Uniti, l'Uganda, il Madagascar, il Mato Grosso brasiliano e che l'aveva spuntata sulla Patagonia argentina solo per il suo valore simbolico),
   

comprando terreni dai Palestinesi, in specie da quelli di religione Drusa,
        i betaristi ne teorizzavano la conquista armata e presero ad organizzare squadre di cocchieri e macellai (cioè di persone abili nell'uso di fruste e coltelli).
        La loro partecipazione, poco più che simbolica, alla Prima Guerra Mondiale, fu il pretesto della famosa Dichiarazione di Balfuor, con cui il governo inglese si impegnò alla costruzione del "focolare" nazionale ebraico in Palestina. Dopo la guerra la Palestina fu assegnata agli Inglesi, che non si rimangiarono il patto, ma esercitarono forti controlli sull'immigrazione ebraica.
        Tuttavia i Betaristi, in funzione antibritannica, si avvicinano a Mussolini. Sarà proprio il Duce del Fascismo italiano a coniare, per la Palestina, la formula "Due Stati per due popoli" (Popolo d'Italia 8 settembre 1933 e 17 febbraio 1934) e, su richiesta di Jabotinskhy, Mussolini fece addestrare uno squadrone completo del Betar, presso la Scuola marittima delle Camicie Nere di Civitavecchia.
        I Betaristi, che indossavano, inizialmente, camicie azzurre (forse proprio quelle smesse dai nazionalisti di Federzoni dopo la fusione con i Fascisti) ed in seguito camicie brune (ispirate o forse ispiratrici delle naziste SA [= Squadre di Assalto]), avevano il loro cappellano, nella persona del Rabbino Aldo Lattes, al seguito del quale più volte intonarono "Giovinezza" in italiano ed in ebraico.
        Nel 1936 Mussolini in persona consegnò i brevetti ai 162 primi licenziati, che saranno il nerbo della futura Marina Israeliana.
        I rapporti di Mussolini con i sionisti di tutte le tendenze risalgono a prima del 1922, ma nel dicembre (1922) ci fu il primo incontro ufficiale del Duce con i rappresentanti dei sionisti. Incontri che si intensificarono negli anni seguenti.
        Il futuro presidente di Israele, Chaim Weizmann, incontrò il Duce nel 1923 e poi nel 1926.
        Il leader ufficiale dei sionisti italiani, Alfonso Pacifici, uomo piissimo che diede al movimento una particolare dimensione spirituale, nel 1932, in occasione del decimo anniversario della Marcia su Roma, cantò le lodi del regime italiano e, nello stesso tempo, fece notare le differenze tra esso ed i movimenti filo-fascisti di mezzo mondo, che definì degli "pseudo-fascismi", schiavi di fisime antisemite, delle quali l'Italia era fortunatamente priva.
        Inoltre non mancarono contatti persino con il gruppo più estremista dei sionisti, la cosiddetta "Alleanza dei Bruti", guidata da Abba Hahimer (1897-1962) ed Uri Greenberg (1896-1971). Da tale ambiente ideologico sorsero organizzazioni come la banda Stern e l'Irgun, guidato dal futuro Primo ministro di Isreale Begin, che non si limitavano a teorizzare la lotta armata con gli Arabi e gli occupanti Inglesi, ma che la praticavano, anche ricorrendo all'attentato terroristico.

        Chiudiamo (per ora) le presenti note sul rapporto Mussolini-Ebrei, ricordando la figura del giurista e filosofo Giorgio del Vecchio. Si trovò accanto a Mussolini durante l'attentato di Zaniboni. Fece scudo al Duce con il suo corpo e fu il primo a prestargli soccorso. Ne tamponò le ferite con un fazzoletto che rimase inzuppato di sangue. Lo conservò come reliquia. Appena furono approvate le leggi razziali, non trovandosi in nessuna delle ipotesi di "esenzione" si rifiutò di fare domanda di "arianizzazione" e, pertanto, fu rimosso dall'insegnamento. Rimase però fascista e continuò a collaborare anche con il MSI nel dopoguerra (1).

Arcangelo Santoro
arcsan@infinito.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



(1) Ma quel geniale
Archiviatore della Storia, quell'acuto Fini,
argutamente se n'è scordato durante i suoi sproloqui in Gerusalemme!

Nota bibliografica:
La principale opera consultata è "I guerrieri di Israele"di Emanuel Ratier, pubblicato in Italia dalle Edizioni "Sodalitium"di Verrua Savoia (Torino)   Tel 0161839335
   

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