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E LA BARCA ITALIA VA,
MA FA ACQUA, ACQUA DA TUTTE LE PARTI

Un equipaggio che non sa navigare
di Antonio Greco

Segnalato da: La Torre

      Pubblichiamo un'analisi del degrado italiano, ad opera di Antonio Greco. I problemi citati, risalgono a circa 10 anni fa: dalla malasanità ai trasporti, passando per le poste nulla è cambiato.

      Eppure voci e personaggi autorevoli ci dicono che dobbiamo avere fiducia nelle Istituzioni!... Ne hanno di coraggio o, per meglio dire, di faccia tosta!!!

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazion

      L`aria, in Italia, é pesante. Per rendersene conto, stare un anno fuori e poi tornare. Allora si respira pesante, si cammina su terreno fangoso. E fangosa quella terra ove diventa complessa, difficile, un`azione che nel resto dell’Europa é ovvia, immediata, senza storia. In Italia invece essa può avere una storia negativa, puo’ effettuarsi solo in tempi lunghi, o con estrema difficoltà, o con l`intervento di un padrino.
      E pesante l`aria di quel Paese ove persino persone dotate di qualità eccelse stentano a emergere, a portare a termine le proprie iniziative. Ove invece le stesse persone, andando in un altro Paese europeo, di latitudine poco piu alta, emergono senza problemi, hanno successo.
      In gennaio ‘98 il procuratore generale segnala che la giustizia italiana non é proprio a livelli europei. Il direttore delle F.S. ha detto poco prima qualcosa di simile delle ferrovie. In luglio ’99 il magistrato capo del pool Mani Pulite denunzia il rischio che una buona metà delle inchieste su tangentopoli cada in prescrizione, in quanto ….”la giustizia non funziona. E spiacevole, aggiunge, poiché sarebbe un segno di impunità”.. Altri responsabili di grosse strutture pubbliche italiane, nel fare paragoni cogli altri Paesi dell’Unione, potrebbero arrivare a conclusioni fallimentari di simile tipo. Non sarebbe sorprendente.
      E la barca Italia va, continua a navigare, ma fa acqua da tutte le parti.
      Le ultime eclatanti notizie confermano quello che sapevamo: il Paese non funziona.
      Se uno degli uomini chiave del vecchio centrosinistra si rifugiò in Tunisia per sfuggire alla giustizia, se un ex-premier é stato indagato per complicità con la mafia, allora non si possono aver dubbi: il sistema Italia ha i piedi d’argilla e rischia il sottosviluppo.
      Guardando fuori dalle frontiere, dove ti volti, vedi qualcosa che gli altri sanno fare, e noi no. O meglio, fingiamo di fare la stessa cosa, o proviamo a farla. O diciamo di volerla fare. Ma poi succede che ci fermiamo a metà strada. O che abbiamo un risultato che non é paragonabile a quello ottenuto negli altri Paesi dell’Unione, ma lo é a quello ottenibile in un Paese del Nord-Africa.
      I media hanno parlato recentemente di due fra i tanti ospedali in sofferenza.
      Sigilli al Policlinico di Roma nel ’97, a seguito di un’infezione diffusa.
      Inoltre le notizie di luglio ’99 dallo stesso ospedale dicono: perquisite dai carabinieri le sale operatorie. Immodizia, ferri arrugginiti, provette sporche. Undici bimbi infettati da un piccolo germe, il quale si é preso il compito (due volte in 24 mesi, o forse erano due germi diversi?) di mostrare a tutti che il grosso ospedale universitario é sporco e mal gestito.
      Cosa che chi lavora in esso sa da anni, ma finge di non sapere, per non essere danneggiato da un sistema mafioso che gestisce personale e risorse in base ai proprii interessi.
      Il Caldarelli, cuore dolente della sanità partenopea, non va meglio. Per cui la marcia della salute, organizzata da un partito, si chiude davanti ai suoi cancelli.
      Bindi, ministro della Sanità, dichiara: “…Il problema é comune alle grandi strutture. Al Caldarelli mancano le camere sterili, a Firenze chiudono le sale operatorie del Careggi, a Pesaro muoiono dieci persone. Realtà diverse, accomunate da un’emergenza.”
      Solo dieci mesi prima lo stesso ministro, con faccia tosta (o per ignoranza?), aveva sostenuto nel talk-show “Porta a porta” che la Sanità italiana é al livello di quella degli altri Paesi sviluppati d’Europa !…… Ma la serietà dei politici italiani é ormai conosciuta in Europa!
      Nel tratto Parigi-Roma dormire in cuccetta puo’ portare a strani confronti.
      Se il vagone cuccette é francese, il condizionamento é in funzione.
      Se la carrozza é italiana, una volta su cinque il viaggio (in inverno) sembra fatto in Siberia. In estate sembra fatto in Africa.
      La differenza: in Francia una carrozza che ne ha bisogno, va in manutenzione. In Italia viaggia.
      C’é da soprendersi del numero di incindenti ferroviari in Italia?
      Le condizioni di costruzione dell’Eurotunnel (Parigi-Londra) e del passante ferroviario Milano-aeroporto sono state elencate da Radice sul Corriere della Sera.
      Eurotunnel, 50 km, il passante milanese 10.5 km.
      Eurotunnel, 380 miliardi/km, il passante 571 miliardi/km.
      Eurotunnel finito in 7 anni, il passante milanese non finito in 17 anni.
      Da La Repubblica (27-1-99), contenente un articolo intitolato Bassa Velocità : «Sui lavori lungo la direttrice Milano-Napoli emerge una realtà sconcertante: uno spaccato di una commedia dell’assurdo, un’inestricabile matassa di contraddizioni ed errori della quale sarà impossibile venire a capo. Cominciando dall’elemento macroscopico dei ritardi e dei rinvii….. tra un progetto bocciato e un cantiere contestato, la data di apertura dell’intera tratta é fissata al 2006. E un gap incolmabile rispetto agli standards degli altri Paesi Europei».
      «L’altro intoppo riguarda invece Napoli. La stazione terminale dei convogli ad alta velocità non sarà quella di Napoli, ma un apposito scalo ad Afragola. Un interscambio, ove i passeggeri dovranno cambiare treno per arrivare a destinazione». Un modo come un’altro per vanificare il riparmio di tempo conseguito! L’articolo conclude : «Poca Europa in tutto questo».
      Panorama,nel novembre 99, tenta di ripondere alla domanda: “Di chi la colpa del caos dei trasporti?”con qualche rilevamento.
      “I tempi medi di realizzazione delle grandi infrastutture restano dalle tre alle cinque volte superiori a quelli europei.
      Per la direttissima ferroviaria Roma-Firenze ci sono voluti più di 30 anni.
      Qualsiasi persona di buon senso sa che, per liberare le strade, le merci dovrebbero viaggiarre in mare e su treno. Ma la percentuale di merci trasportatat sui vagoni F.S. rimane inferiore al 15%.”

      Le Ferrovie dello Stato hanno ammesso (lettera al Corriere del 1-11-99): “Il quadruplicamento degli assi Nord-Sud e Est-Ovest e il potenziamento dei nodi fondamentali, partiti 20 anni fa, subiscono ritardi a causa delle interrminabili procedure amministrative”.
      L’indagine ISTAT sulle università (Il Corriere, 5-11-99) mette in rilievio l’alto tasso di insuccesso che non ha eguali negli altri Paesi evoluti:
      solo il 40 % degli iscritti raggiunge il traguardo della laurea.
      Inoltre, nel ’98, l’esercito dei fuori corso nelle università supera l’88 % del totale iscritti.

      C’é da chiedersi come mai l’Italia sia in Europa e non in Africa!
      Le Poste Italiane hanno da decenni il primato europeo per la lentezza della consegna, per la lunghezza delle code agli sportelli e per l’inaffidabilità dei servizi.
      Nel luglio ’99 la proposta del ministro Piazza per l’abolizione della coda agli sportelli: un coacervo di buone intenzioni, indice del livello della maturità civile italiana.
      In un’altro Paese il problema dalla coda si sarebbe risolto senza impegnare il parlamento, in modo più semplice: rilevamento delle cause del problema e realizzazione pratica dei correttivi necessarii ad eliminarlo. In Italia si propone una legge. La commedia dell’arte é italiana!
      Sergio Bocca afferma : «Ferrovie e crimininalità. Non passa giorno o settimana senza morti o ammazzati dalla malavita organizzata o senza treni che deragliano e locomotive che s’incendiano…..
      Al ministro dell’interno va bene che esista una non piccola provincia italiana, la Aspromontana, in cui lo stato in cento anni non ha mai trovato uno dei sequestrati della ‘ndrangheta».

      Nelle riunioni internazionali ove vengono discussi e definiti gli standards di trasmissione per le telecomunicazioni, o dei collegamenti internazionali, o per la costruzione di apparecchi industriali, i rappresentanti degli altri Paesi dell’Unione Europea proteggono gli interessi delle proporie economie. I rappresentanti italiani raramente ci provano, se lo fanno rischiano brutte figure. [..]
      Vale la pena di ricordare che non c’é nessun Paese dell’Unione Europea che sia al livello italiano, cosi basso, in tutti i settori menzionati? E quali ne sono i motivi? E come mai nessuno li ricerca e li scopre? L’intellighentia italiana dorme, o non esiste?
      Se vogliamo andare a fondo e scoprire le cause del sottosviluppo italiano, non c’é alternativa ad un riesame dei nostri comportamenti. Questa lettera dall’Europa é un piccolo contributo preliminare.

Antonio Greco

   
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