Precisiamo che articoli, recensioni,
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Card. Joseph Mindszenty MARTIRE DEI COMUNISTI "L'intrepido Pastore Card. Joseph Mindszenty" di Kevin Grant (estratto da L'ECO DELL'AMORE, n. 5, luglio 1986) Fonte: http://www.floscarmeli.org |
Sempre nell'ambito della celebrazione del 50° anniversario della rivoluzione ungherese contro il disumano e barbaro regime comunista, doverosamente ricordiamo una delle più fulgide figure della Chiesa del Silenzio, il Card. Mindszenty, martirizzato dai comunisti e dal Vaticano conciliare e peccaminosamente ecumenista. La Redazione Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi |
Cari amici, Nella storia della Chiesa è difficile trovare un'epoca in cui i martiri sono stati così sistematicamente ignorati come oggi. | |
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Egli soffrì soprattutto per la decisione di Paolo VI, a lui incomprensibile, di dichiarare vacante la sede arcivescovile di Esztergom nella speranza di alleviare così le sofferenze della Chiesa perseguitata in Ungheria (1). Il fatto che egli non si sia ribellato a questa decisione, ma abbia accettato la croce impostagli da colui dal quale mai se la sarebbe aspettata, dal punto di vista della fede fu il coronamento della sua vita eroica. Il suo destino amaro ci ricorda che tutti gli sforzi per salvare la Chiesa minacciata rimangono sterili senza la silenziosa Via Crucis di martiri ignorati e le suppliche di oranti sconosciuti. Da costoro la Chiesa attinge sempre nuova forza vitale. Cosi, quel che accadde al Cardinale, si manifesterà un giorno come la vittoria della Croce. Ecco perché il Signore lo ha permesso.
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(1) Ci consenta il generoso Werenfried van Straten di non credere affatto ad una tale speranza, infatti non si tradisce per alleviare le sofferenze della Chiesa. |
E' il 26 dicembre 1948. Sulla residenza del Primate d'Ungheria ad Esztergom scende la notte. Il Cardinale Josef Mindszenty sta pregando. Improvvisamente si spalanca la porta. Un colonnello di polizia, di nome Decsi, si precipita nella stanza, alle sue spalle premono gli sgherri: "Sei in arresto". Il Cardinale chiede il mandato. "Non ne abbiamo bisogno", rispondono ridendo con scherno.
Egli crebbe al ginnasio dei Premostratensi a Szombathely. Per poco non dovette abbandonare gli studi quando morì suo fratello minore. I genitori desideravano che egli si occupasse del podere. Cambiarono idea. Josef entrò nel seminario di Szombathely. |
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Il ministero sacerdotale era per Josef fonte della più profonda gioia. La sua prima parrocchia fu a Felsopathy. Il parroco gli insegnò il servizio e l'amore a poveri e ricchi (2), e notò ben presto le eccellenti doti di predicatore del giovane cappellano.
"Voglio essere un buon pastore", disse "un pastore che in caso di necessità dà la vita per il suo gregge, la sua Chiesa e la sua patria".
Il Primate combatteva con i suoi mezzi. |
(2) Solo certi ammalati di classismo pregano e servono per i poveri soltanto, dimentichi che anche per i ricchi Gesù si fece ammazzare, che anche i ricchi hanno un'anima da salvare. |
Ma il Papa (3) appoggiava fermamente il suo cardinale.
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(3) Pio XII, ovviamente. |
In quei 39 giorni e notti i boia e gli aguzzini comunisti spezzarono una delle più nobili figure delle Chiesa (4).
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(4) Ma ottengono dei risultati di nessun valore giuridico: il tutto dimostra il loro totale e assoluto fallimento, mentre la vittoria, quella vera, rimane di colui che solo apparentemente è stato sconfitto. "Devictus vincit". |
Il mondo libero ascoltò la sua voce e ne condivise lo sdegno senza badare alle pesanti bordate di insulti provenienti da Mosca.
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La stessa cosa i sovietici intendevano fare con il Cardinale. Il potere di Kadar si basava unicamente sul tradimento. Ora accusava il Cardinale di essere stato l'ispiratore della rivoluzione e, sebbene Kadar stesso avesse fatto parte del governo che aveva dichiarato nulla la sentenza contro Mindszenty, nel marzo 1957 annunciò che la condanna del 1949 restava in vigore come prima.
Esecuzioni e repressioni dilagarono. Con amarezza il Cardinale doveva osservare le sofferenze del suo popolo e l'atteggiamento "paralizzato e impotente" dell'Occidente. La sua più grande consolazione era Pio XII che difendeva instancabilmente lui e la sua patria. La vita quotidiana del Primate nell'ambasciata era, nonostante la cordiale ospitalità, opprimente. Giorno e notte gli agenti della polizia segreta sedevano in un'auto davanti all'ambasciata, pronti ad arrestarlo in qualsiasi momento, se avesse messo piede fuori dall'edificio. Il 5 febbraio 1960 morì sua madre, ormai ottantacinquenne. Gli ambasciatori italiano e francese portarono la corona di fiori del figlio al funerale. La lunga processione funebre brulicava di agenti della polizia segreta che attendevano solo che osasse accompagnare sua madre all'ultima dimora. La sua vita all'ambasciata si svolgeva tra studio e preghiera. Aveva accesso alla biblioteca e a tutti i giornali. Molte cose che leggeva lo addoloravano profondamente. Nel giro di tre anni il regime aveva rimesso in carica tutti i preti per la pace che lui aveva allontanato. L'Ufficio per gli Affari Ecclesiastici si arrogava nuovamente gli stessi poteri di prima. Nell'ottobre 1958 morì Pio XII. Il nuovo papa Giovanni XXIII trasmise la sua paterna benedizione al Cardinale assediato e si rammaricò profondamente di non poterlo abbracciare a Roma. Nel suo primo messaggio, il Papa parlò dei "sacri diritti della Chiesa che vengono brutalmente calpestati". Con grande nostalgia anelava di raggiungere i suoi figli perseguitati oltre cortina. Nell'enciclica "Pacem in terris" espresse questa speranza. Si avviarono trattative con l'Ungheria nell'aprile 1963. Il Papa offrì al Cardinale un posto in Curia. Un anno più tardi le trattative furono portate a termine sotto Paolo VI, con un accordo parziale che, tuttavia, comportava pochi vantaggi per la Chiesa. Il più importante "vantaggio" era la nomina di sei vescovi, per lo più preti per la pace, che intimiditi o comprati non erano che abulici esecutori degli ordini dei comunisti. Ben presto arrivarono all'ambasciata messaggeri per offrire al Cardinale un'amnistia. Si scontrarono col granito; egli rifiutò, non voleva l'amnistia, ma la riabilitazione. La situazione politica generale intanto mutava. La nuova parola d'ordine era distensione. Ora l'irremovibile Primate intralciava i piani degli USA. Spuntarono voci circa il presunto peggioramento della salute del Cardinale, anche se stava bene. E poi, improvvisamente, il 28 settembre 1971, il mondo sbalordito venne a sapere che il Cardinale era in viaggio per Roma su invito del Papa, dopo che Budapest lo aveva "graziato". I retroscena erano piuttosto sconcertanti. Il Vaticano aveva trattato con il regime un accordo che un inviato speciale sottopose al Cardinale. Egli avrebbe mantenuto il suo titolo, ma doveva rinunciare alle sue funzioni, abbandonare in modo discreto l'Ungheria ed evitare tutto ciò che avrebbe potuto guastare i rapporti tra Roma e il regime. Inoltre non doveva pubblicare le sue Memorie. Naturalmente il Cardinale rifiutò di firmare un simile documento. Si rivolse al Presidente Nixon e al Papa. Ambedue consigliarono di fare concessioni. Il Papa infine fece pressioni affinché venisse a Roma, senza accennare alle condizioni. Solo più tardi il Cardinale venne a sapere che erano già state date assicurazioni anche senza il suo consenso. In questo modo veniva deposto il seme di nuove sofferenze, quando dall' asilo passò all'esilio.
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(7) conditi con tanta, ma tanta ipocrisia: pronto a tradirlo e sacrificarlo sull'altare dell'ostpolitik! |
Nella casa premonstratense di Roma, dove abitava allora padre Werenfried, incontrò per la prima volta i cardinali perseguitati Slipy, e Wyszynski.
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Ancora una volta fece notare il deplorevole stato della Chiesa in Ungheria e mise in guardia il Papa contro gli attacchi ai quali sarebbe stato esposto se l'avesse destituito. Non servì a nulla. |
(10) Dove va a ridursi l'onore! A tradire il proprio sangue, un ministro di Dio, per rispettare l'accordo con i ministri di satana. Ma questo non ha niente a che vedere con l'onore, si chiama tradimento! |
Il 5 febbraio il Vaticano annunciò che il Cardinale si era dimesso (11).
Con profondo dispiacere il Cardinale dovette chiarire che non si era dimesso, bensì era stato destituito. Accettò la decisione. Le sue Memorie però terminano con queste amare parole: "Così mi trovo ora alla porta dell'esilio definitivo e totale". Ondate di protesta sommersero il Vaticano (12). La stampa del mondo libero era irritata, e criticava violentemente la destituzione. L'intera Ostpolitik fu stigmatizzata come compromesso con gli atei. Ma Padre Werenfried scrisse: "Nonostante dubbio e timore ci rifiutiamo di bollare come irresponsabile la condiscendenza del Papa nei confronti degli atei, bensì preghiamo che l'ulteriore evoluzione dei fatti gli dia ragione. E se l'aspettativa del Papa dovesse andare delusa, vogliamo credere che egli sia stato in questa decisione, dolorosa anche per lui, l'organo esecutore di una politica di salvezza divina, per ora incomprensibile" (13). I nemici del Cardinale erano felicissimi. |
(11) Anche le bugie adesso servono all'onore di Paolo VI?!
(12) Ma la faccia tosta del Vaticano non se ne curò e continuò sulla strada del tradimento, pardon dell' ostpolitik...
(13) Quando la faccia tosta si fa parola... |
Imre Miklos, direttore dell'Ufficio per gli Affari Ecclesiastici a Budapest, dichiarò: "La destituzione di Josef Mindszenty è stata salutata con comprensione dall'opinione pubblica ragionevole e progressista, sia all'interno che all'esterno degli ambienti ecclesiastici".
Ferito, ma indomito, il Cardinale Mindszenty riprese i suoi viaggi pastorali. Pur criticando l'Ostpolitik, sottolineò sempre la sua fedeltà al Santo Padre. Nell'ottobre 1974 pubblicò le sue Memorie con l'osservazione: "Se ora rendo noto tutto ciò, è solo per mostrare al mondo quale destino gli prepara il comunismo". Continuò il suo apostolato ad un ritmo pericoloso per un uomo di 83 anni. A Bogotà (Colombia) lo colse la malattia che si aggravò durante il lungo volo di ritorno. L'operazione ebbe successo, ma il suo grande cuore alla fine cedette. Morì il 6 maggio 1975. Paolo VI, il presidente Ford e il cardinale König guidarono la manifestazione d'omaggio di tutto il mondo (14). Al fedele amico (15) Padre Werenfried fu affidato l'ultimo elogio, il discorso presso il sepolcro. Il 15 maggio 1975 il Cardinale Josef Mindszenty fu tumulato nella basilica di Mariazell in Austria, dove la Madonna viene venerata anche come patrona d'Ungheria. Un giorno le sue ossa riposeranno nel duomo di Esztergom.
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(14) Il coro degli ipocriti... (15) "Amico"... che prima aveva approvato, giustificato ed elogiato la proditoria destituzione! |
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1892 1937
1947 1948 1956
1958 1960
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29 marzo: nasce a Mindszent 12 giugno: ordinazione sacerdotale 9 febbraio: il governo di Karoly lo mette agli arresti domiciliari nominato prelato pontificio 4 marzo: Vescovo di Veszprem 7 giungo: protesta contro la persecuzione degli Ebrei 31 ottobre: presenta al governo un memorandum per porre fine alle operazioni belliche inizio di novembre: arresto Domenica di Pasqua: lascia il carcere 7 ottobre: insediato come Arcivescovo di Esztergom e Primate di Ungheria 17 ottobre: lettera pastorale in difesa delle minoranze tedesche 4 novembre: i comunisti ottengono alle elezioni solo il 17% dei voti 8 febbraio: Pio XII gli conferisce a Roma la dignità cardinalizia Giugno: i comunisti ottengono il 22% dei voti, ma esercitano l'effettivo potere con l'appoggio sovietico 26 dicembre: i comunisti lo arrestano dal 26 dicembre al 2 febbraio: interrogatori e torture 3-5 febbraio: processo-farsa 8 febbraio: condannato all'ergastolo 23 ottobre: scoppia l'insurrezione 30 ottobre: in libertà 31 ottobre: in trionfo verso Budapest 3 novembre: appello radiofonico alla nazione 4 novembre: le truppe sovietiche soffocano l'insurrezione; trova rifugio nell'ambasciata statunitense 9 ottobre: Pio XII muore, suo successore é Giovanni XXIII 5 febbraio: muore sua madre rifiuta di accettare le condizioni per il suo rilascio 28 settembre: lascia Budapest per obbedienza a Paolo VI; ricevuto a Roma dal Papa e trasferimento a Vienna Inizia i suoi viaggi pastorali in tutto il mondo Luglio: invia a Paolo VI le sue Memorie 1 novembre: il Papa gli propone di dimettersi; egli declina l'invito. 5 febbraio: Paolo VI dichiara vacante la sede di Esztergom ottobre: pubblica le Memorie 6 maggio: muore a Vienna 15 maggio: è sepolto a Mariazell. Da tutto il mondo giungono pellegrini per pregare sulla tomba dell'intrepido Pastore. Anche Giovanni Paolo II gli tributò omaggio a Mariazell. |
Personaggi Andras Zakar: segretario del Card. Mindszenty. Bela Kun: comunista, capo del governo che instaura nel 1919 uno spaventoso regime di terrore. Decsi: colonnello di polizia ungherese che arresta (per la prima volta) il Card. Mindszenty. Famigerato tenente colonnello, il 26-12-48 arresta nuovamente il Card. Sotto di lui avviene il lavaggio del cervello del Card. Gabor Peter: comandante, al tempo del lavaggio del cervello. Tenente generale, capo del sistema comunista del terrore, un mostro sadico Grosz: vecchio arcivescovo torturato e condannato a quindici anni di carcere. Janos Horvath: comunista, direttore dell'Ufficio per gli Affari Ecclesiastici. Janos Kadar: ministro degli interni, oggi segretario generale del partito e capo dello stato. Edificava su menzogne, torture e morte. Nel 1950 viene fatto gettare in prigione da Rakosi e torturato per "titoismo". Kalman Kiczko: presunto "buon cattolico", difensore d'ufficio al processo del Card. Imre Miklos, comunista, direttore dell'Ufficio per gli Affari Ecclesiastici a Budapest. Imre Nagy: ministro degli interni. Nel 56 diventa primo ministro della breve primavera politica. Il 16 giugno 1958 fu giustiziato. Laszio Lekai, sacerdote, fedelissimo del Card., oggi suo successore come Primate e Cardinale. Laszio Rajk: ministro degli interni, in sostituzione di Imre Nagy. Col lui la repressione delle attività ecclesiali fu rafforzata. Mihaly Karoly: capo del governo rivoluzionario del 1918. Mons. Janos Mikes: primo Vescovo del giovane Mindszenty. Pal Maleter: coraggioso colonnello della rivoluzione: Il 16 giugno 1958 fu giustiziato. Rakosi: protetto dall'Armata Rossa calunnia il Card. Nel 1950 raggiunge l'apice del potere e fa gettare in prigione e torturare per "titoismo" addirittura il ministro degli interni Janos Kadar. Tibor Meszaros: sacerdote, fedelissimo del Card. e suo segretario nell'esilio. Zoltan Tildy: primo ministro supplente durante la rivoluzione del 1956 . |