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RICEVIAMO, 26-03-2007
dal Aldo Bianchi (*)

 

       Spettabile Redazione, ,
Da tempo leggo con vivo interesse i vostri articoli, in quanto animato da un vivo desiderio di conoscenza mi ero posto alla ricerca di eventuali possibili errori del Concilio. Sono un laureato in giurisprudenza e tra gli esami da me sostenuti per il conseguimento della laurea ho sostenuto quello di diritto canonico, per cui avevo una certa conoscenza del Concilio Vaticano II, dei suoi documenti, delle sue asserzioni ecc., nonché della sua natura di concilio pastorale –in sé criticabile se ne si hanno i fondamenti– e non dogmatico.

 

Egr. Dott. Bianchi,
la ringraziamo della sua lettera che invero ci offre l'occasione di chiarire meglio le nostre posizioni.

La sua ricerca critica sul Concilio Vaticano II (definito e voluto NON DOMMATICO, ma PASTORALE) non possiamo che encomiarla e suggerirla all'imitazione dei Cattolici di buona volontà, ricordando, come lei ben fa, che questo Concilio è criticabile se se ne hanno i fondamenti: il fedele cattolico non può assolutamente criticare il dogma, ma può e (a seconda del caso) deve criticare la pastorale del Vaticano II che, per sua stessa definizione ha voluto coinvolgere e responsabilizzare i fedeli, tutti i fedeli, e tale coinvolgimento responsabile va fatto sia quando esso comporta il plauso, sia quando esprime un rigetto o una condanna.
Oggi invece, stranamente, sembra che si è buoni cattolici soltanto se si parla bene del Concilio Vaticano II, la qualcosa è con ogni evidenza contraria allo spirito del Vaticano II stesso.

(*) Precisiamo che Aldo Bianchi è lo pseudonimo di chi ci ha firmato la lettera col suo vero nome e cognome.

      Il mio desiderio di conoscenza è cresciuto di anno in anno, quasi parallelamente alla mia personale crescita spirituale. L’occasione di grazia per la mia conversione a N.S. Gesù Cristo è stata l’incontro con il movimento di Comunione e Liberazione –so che lo criticate, su certi aspetti ne avete più che diritto (ho scoperto la dottrina della Regalità Sociale di Nostro Signore solo grazie a voi); sebbene per altri posso garantirvi che a volte le parole e gli insegnamenti del mons. L. Giussani sono fatte oggetto di adattamento da parte dell’attuale intellighenzia del movimento–.

 

È ovvio che Dio può servirsi di qualunque persona o cosa per comunicarci la sua Grazia, importante è però il non scambiare per grazia il mezzo di cui Dio si serve. Dio per benedire il popolo ebreo si servì di un'asina, ma l'asina non va scambiata con la benedizione, l'asina rimane asina.
Nel suo caso Dio può essersi servito di CL, ma CL rimane quel movimento negativo e dialogante che tutti sappiamo, al di là di eventuali buone intenzioni, alle quali stentiamo a credere.


      Il cammino è iniziato a seguito delle richieste di scuse per le colpe passate della Chiesa da parte del Santo Padre Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo del 2000. Quelle parole, per un ragazzo come me cresciuto sui testi (menzogneri) della scuola pubblica italiana, mi colpirono particolarmente: il Papa chiedeva scusa, ma allora davvero la Chiesa aveva rivestito per duemila anni il ruolo di oscurantista del progresso e –più in generale– di nemica del benessere umano? L’educazione avuta dal movimento mi porta ad indagare le cose senza pregiudizio di sorta prima di esprimere su queste un giudizio, così ho cercato di conoscere a fondo la Storia della Chiesa per scoprire come fosse possibile che un’istituzione teoricamente Santa potesse aver così miseramente “peccato” . L’indagine –con mia sorpresa–  mi ha portato alla scoperta, al contrario, di una Storia Gloriosa, ricca di luci e con ben poche ombre, tanto che oggi   –sia pure con il fardello di quell’atto di scuse– nelle discussioni con gli amici mi pongo come accanito difensore dell’Inquisizione, delle tanto vituperate guerre di religione, delle Crociate, della cristianizzazione del Sudamerica, ecc.

 

Parlare di colpe della Chiesa è negare il dogma della "Chiesa santa", così come chiaramente professato nel Credo.

Precisiamo subito che nessuno, neppure chi si chiami Giovanni Paolo II, può porsi contro il dogma! Il Papa non è al di sopra del dogma, egli deve ubbidire e sottostare al dogma.

Comunque, più correttamente, si sarebbe dovuto parlare non di colpe della Chiesa, ma di colpe commesse da uomini di Chiesa.

È assurdo che un Papa chieda scusa per colpe non sue, se di colpe si tratta. Nessuno può autorizzarlo a tanto. Come minimo avrebbe dovuto chiedere agli autori delle colpe se lo autorizzavano a parlare in nome e per conto loro: ma se una tal richiesta fosse stato possibile avanzarla, potremmo immaginare bene le risposte...

Certo è comunque che la richiesta di perdono avanzata da GPII ai nemici della Chiesa, agli uccisori dei nostri Martiri, ha scandalizzato non soltanto lei, ma un'infinità di persone e ha dato ragione ai diffamatori e agli ingiusti accusatori di nostra Santa Romana Chiesa: ora musulmani, ebrei e massoni possono vantarsi di avere avuto ragione! E allora ci sarebbe da chiedersi perché un Papa, che avrebbe dovuto difendere la sua Chiesa, ha riconosciuto come vere le accuse dei nemici della Chiesa (quasi fosse anch'egli nemico della Chiesa) fino al punto di chiedere perdono per colpe mai commesse? Sarà stato perché egli era un ebreo frankista? E ora lo vogliono fare santo con presunti quanto ridicoli miracoli! Perché? Per confermare la bontà del Concilio Vaticano II? o più semplicemente per dire che i nemici della Chiesa hanno ragione e la Chiesa torto?

La Chiesa poi è santa, non teoricamente, ma realmente, e la sua Storia è veramente e totalmente gloriosa, le ombre appartengono agli uomini, non alla Chiesa!.

Oggi si sparla dell'Inquisizione, perché non si capisce e non si apprezza più il valore della Fede, persa la quale, ci si danna (e non nell'inferno vuoto o psicologico di GPII, ma in quello vero e reale di cui parla N.S. Gesù Cristo e la Madonna di Fatima!).
Oggi si condannano e disprezzano le guerre di religione, ma si fanno e si osannano quelle della democrazia.
Oggi, nonostante che i buoni e virtuosi protestanti inglesi abbiano sterminato quasi totalmente tutte le popolazioni indigene dell'America del Nord, si continua a dire tanto male dei cattolicissimi Spagnoli che amarono, sposarono e si fusero con le popolazioni indigene dei territori da loro conquistati: gli Spagnoli sono i cattivoni, mentre gli sterminatori protestanti del Nord sono i buoni! Che bel modo di fare la storia! Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere!

      Quest’episodio mi ha indotto, pur nel quadro di un generale contesto di amore e rispetto per il Papa in quanto tale, a nutrire un certo “sospetto” verso alcuni gesti di GPII, come le Preghiere ecumeniche di Assisi, la visita alla sinagoga, la preghiera al muro del pianto, l’asserzione sull’inferno potenzialmente vuoto (sebbene a Fatima la Madonna l’abbia mostrato tutt’altro che spopolato) ecc., rispetto ad ogni singolo punto ho svolto qualche ricerca, e tutte le strade mi hanno sempre portato lì, al Concilio. A quel punto ho iniziato a provare un po’ di disagio, sentivo -ma senza sapere esattamente come e perché- che il Concilio aveva rappresentato uno strappo con qualcosa…

 

Se ai gesti di GPII aggiungiamo il fatto, vero e non immaginario, che egli era ebreo, la spiegazione dei gesti appare più che un "sospetto". Con questo nessuno alzi lo scudo dell'antisemitismo: non stiamo parlando male degli ebrei, stiamo solo dicendo che GPII era un ebreo e più sopra abbiamo citato gli ebrei tra i nemici della Chiesa, la qual cosa è una inconfutabile verità storica e faremmo un torto agli ebrei se non riconoscessimo la loro ostilità alla Chiesa Cattolica.

       In un libro di mons. Giussani, Perché la Chiesa, ho studiato che l’unico modo che ha oggi l’uomo contemporaneo per scoprire, incontrare ed essere allora certo dell’esistenza di Cristo è l’esperienza di una fede vissuta nella Tradizione della Chiesa Cattolica (in verità egli dice anche con la tradizione ortodossa), in un’intervista -sempre mons. Giussani- disse che la Chiesa si è allontanata dall’uomo perché ha smesso di annunciare Cristo in tutta la sua verità;

 

Veda un po' se abbiamo ragione di diffidare di CL e di Mons. Giussani: non è affatto cosa di poco conto vedere la santità della Tradizione nell'eretica chiesa ortodossa, come se l'eresia non fosse peccato... Ma l'eresia è un gravissimo peccato, per il quale si va all'inferno. Come si può vedere la santità della Tradizione nel peccato?!

allora, animato dall’inquietudine di cui supra, ho iniziato –traendo le conseguenze implicite del sillogismo desumibile dalle stesse parole del monsignore- a temere l’incoffessabile: che il Concilio Vaticano II pur essendo un concilio pastorale aveva de facto strappato qualcosa con la Tradizione.

 

Ecco la dimostrazione che, seguendo le buone ispirazioni, con umiltà, si può arrivare alla luce, alla verità.

Peccato che lo strappo del Vaticano II non è limitabile a "qualcosa", ma è grave, enorme e umanamente irrecuperabile. Però siamo certi che Dio provvederà, infatti ci ha assicurato che portae inferi non praevalebunt.

       Così, ha suscitato in me grande curiosità la figura di un vescovo cattolico, fiero oppositore della Messa Volgare, scomunicato verso la fine degli anni ottanta, ma i cui seminari –lessi un giorno su un articolo di Panorama– sono pieni, al contrario di quelli vaticani: mons. Marcel Lefebvre. Leggere i suoi documenti, e da questi i vostri articoli, è stato sconcertante, ho trovato una miriade di risposte a domande che da tempo mi ponevo, scoprendo nella sua complessità cosa sia stato il Concilio Vaticano II, e come realmente abbia operato la Massoneria nella società temporale e, ahinoi, nella Chiesa.

 

I meriti di Mons. Lefebvre sono tantissimi e siamo sicuri che Dio già lo sta ricompensando del buon lavoro fatto nella Sua vigna.
I nostri meriti invece sono minimi, e non per falsa modestia, ma perché realmente crediamo che tutti i meriti sono della Divina Provvidenza che ogni tanto non disdegna di servirsi della nostra pochezza.

La massoneria ha fagogitato tutto: si è imposta nella Chiesa con le sue logge (presenti financo in Vaticano). La stella massonica campeggia ormai ovunque, sostituendo sempre più la Croce, a cominciare dalle spalline dei militari al guanto di Paolo VI. Anche la bandiera europea ha tante stelle..., ma neppure una Croce, anzi ci si vanta di non avere la Croce che sarebbe segno di confessionalismo arretrato e superato. La Croce sta scomparendo financo dalle chiese: e mi pare giusto pensare che incosciamente i servi stupidi della massoneria capiscano che la Croce non ci sta bene nei moderni saloni conviviali e festaioli, nei quali scrosciano fragorosi gli applausi e si ammirano le danze... Eppure quei saloni continuano a chiamarli chiese! Misteri del Vaticano II !

      A questo punto mi sorgono però domande a cui non riesco a trovare prime facie risposta. Sicuramente in una visione Cristologia della Storia, l’attuale crisi della Chiesa va vista come un castigo di Dio all’umanità, generato in primis dal tradimento della gerarchia stessa.

 

Beh, non c'è molto da arzigogolare: la Madonna a La Salette [apparizione approvata dalla Chiesa!] parla chiaramente di castighi e pare che nel suo Segreto descriva i nostri tempi; la Madonna a Fatima parla di castighi, e per i nostri tempi.

L'umanità rispetto al 1846 (La Salette) e al 1917 (Fatima) non si è convertita, non è migliorata, anzi è moralmente peggiorata, basti pensare ai gravissimi ed orrendi peccati pubblici oggi tanto di moda, imposti, onorati e riveriti: ci riferiamo all'aborto, al divorzio, all'eutanasia, ai pacs, alle unioni "civili", all'omosessualità dilagante, ai calendari, al grandi fratelli, alle fattorie, alle isole di gente famosa per la sua immoralità, al turpiloquio, all'osceno ammirato e prosto in TV a tutte le ore..... È tutto uno schifo! E in tanto squallore morale spicca più vergognoso, colpevole e traditore il silenzio degli uomini di Chiesa, della Gerarchia in primis. "I preti, ministri di mio Figlio, i preti per la loro cattiva condotta, per le loro irriverenze e la loro empietà nel celebrare i Santi Misteri, per l’amore al denaro, l’amore agli onori e ai piaceri, i preti sono diventati cloache di impurità. [...] I peccati delle persone consacrate a Dio gridano verso il Cielo [...] Non si trova più alcuno per implorare misericordia e perdono per il popolo; non vi sono più anime generose e non vi sono più persone degne di offrire la Vittima senza macchia all’Eterno in favore del mondo. [...] La Chiesa avrà una crisi orrenda. " (La Salette)

      Ciò che mi sfugge è perché Il Signore possa permettere un castigo così tremendo, capace di portare alla dannazione tantissime anime che hanno avuto la sventura di nascere negli ultimi trenta-quarant’anni, e che a fronte di un mondo sì pervertito non hanno più neanche la luce della Santa Chiesa di Dio a guidarli. L’uomo è debole, se in confessione non lo si sprona a perseverare, a fuggire il male, se nell’educazione e nelle prediche si omette di insegnare cosa sia la giustizia di Dio, come lo si potrà sostenere a camminare in modo da non offendere Nostro Signore?

 

Dott. Bianchi, per rispondere a queste sue domande occorrerebbero dei volumi, e in effetti tanti volumi sono stati scritti in proposito; noi ci limiteremo a qualche osservazione.

L'umanità meriterebbe castighi peggiori per i suoi gravissimi peccati, privati e pubblici. Comunque non è bello interrogare Iddio, ponendolo quasi sotto accusa perché tantissime anime si dannano.
Il nascere non è mai una sventura, pure se negli ultimi trenta-quarant'anni: la vita è un prezioso dono di Dio. Ed è di fede che Dio dà a tutti la grazia per la salvezza, occorre però che l'individuo corrisponda alla grazia, ne segua gl'impulsi, le ispirazioni, anteponendo i diritti di Dio, la legge divina, al comodo e quieto vivere. Non è stato comodo per Mons. Lefebvre subire una scomunica, essere etichettato come disubbidiente e scismatico... Pensi come sarebbe stato più comodo e più piacevole per lui seguire l'andazzo: ne avrebbe acquisito tanti onori, forse anche il cardinalato, forse anche... Eppure Mons. ha preferito subire la calunnia, il disonore, la scomunica, tutto, pur di corrispondere alla grazia di Dio. Consideri ora che non succede diversamente per ognuno di noi. Quindi non mettiamo sotto accusa Dio (così come si è permesso qualche Papa, "Dov'eri tu, o Dio?"), ma noi stessi. Non dimentichiamo che Dio è SOMMA GIUSTIZIA e SOMMO AMORE: se ci castiga è perché noi nella nostra superba stupidità vogliamo il castigo!

      L’amore a Cristo, alla sua croce, può aiutare, ma i pigri, i tiepidi, i giovani infangati nelle sabbie mobili del peccato impuro, i vili, hanno bisogno di conoscere il timor di Dio. Ma, quale colpa hanno quei giovani non educati alla vera fede, che non scoprono le contraddizioni tra passato e presente della Chiesa, che pur conoscendo su certi punti la dottrina ufficiale, non trovano in confessionale una voce sola? Che colpa ha chi non crede, o meglio ignora per mancata educazione ricevuta, nonché per una liturgia che certo non aiuta, cosa sia la Transustanziazione, pensando magari che il momento principe della liturgia sia la predica del prete, tanto da disaffezionarsi alla messa se il parroco di turno è scarso nelle omelie?

 

La Croce! Come si può parlare di Croce in un mondo che predica la "cioia"? In un mondo cioioso la Croce porterebbe tristezza!
La pigrizia, la tiepidezza, l'impurità, la viltà non sono titoli per pretendere l'aiuto di Dio. Quei giovani hanno comunque il dovere di seguire la legge naturale e per di più non possono trovare eccessive difficoltà a trovare buoni testi, buoni libri... Se invece preferiscono appunto la pigrizia, la tiepidezza, l'impurità, la viltà, non si può dire che non abbiano delle colpe. Dio ha dato anche a loro l'intelligenza, la usino!

Non è che la non credenza possa giustistificare la cattiva condotta! Chi non crede quindi può avere come minimo la colpa di non ubbidire alla legge naturale, la colpa di non seguire la conseguenzialità della ragione, che, se rettamente usata, porta a Dio. E il semplice ammettere l'esistenza di Dio porta con sé tante conseguenze...
Pertanto non si può dire a priori che chi non crede non ha colpe.

      Voi mi direte che è proprio qui che si sta consumando l’apostasia, ma questo cosa significa, che il Signore giudicherà questi uomini, che pensano in buona fede di vivere la fede cattolica, come giudica i pagani?

 

Non confondiamo i termini. L'apostasia è la rinnegazione della della propria Religione, della verità conosciuta. Non c'è quindi apostasia in chi non conosce la verità, e Dio, Somma Giustizia, non condannerà per un peccato non commesso.
Stentiamo un po' a credere in una generalizzata buona fede, infatti certi cattolici moderni si dovrebbero chiedere come mai si pratichi tanto permessivismo, come mai prima si predicava e praticava tanto sacrificio, come mai prima si sia avuto un San Francesco [oggi non più Santo, ma ecologista ed animalista... intimo di Chiara d'Assisi, con la quale in manifesti matrimoniali si prende affettuosamente per mano...]. A nessuno è lecito essere tanto cieco da non fare talune riflessioni, taluni confronti. Certo a una Chiesa permissiva che predica la cioia, non è facile preferire la Chiesa del sacrificio, la Chiesa della Croce.

      Perché le colpe e i tradimenti di chi ci ha preceduto stanno rendendo oggettivamente più ardua la nostra salvezza, la cui unica “colpa” è esser nati, senza chiederlo, proprio in quest’epoca? Questo è il punto che mi sfugge, come si concilii in questo quadro la Misericordia di Nostro Signore con la sua Divina Giustizia.

 

Ribadiamo ancora una volta che Dio Somma Giustizia non condanna nessuno per colpe non commesse, ed essere "nati" non è una colpa, ma una grazia.

Noi perciò non dubitiamo affatto della Misericordia di Dio, perché crediamo fermamente che Dio è Amore Infinito e che Gesù si è sacrificato sulla Croce per tutti e per ciascuno di noi, anche per quei giovani che lei, Dott. Bianchi, vuole ritenere innocenti, pur vivendo essi nella dissolutezza e nel disordine morale.
Non dimentichiamo infine l'invito di Gesù, rivolto a tutti: Chi vuol venire dietro a me, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. Non dice di prendere ogni giorno la sua droga, il suo piacere, la sua cioia, ma la sua croce.

      Ultimamente sto affrontando un serio problema morale, mi piacerebbe molto potervene parlare ma per sua natura credo che sia più adatto ad un colloquio privato in cui l’interlocutore possa porre le domande opportune per meglio comprendere la reale portata del problema. Ho cominciato a parlarne con un parroco, che tra i tanti da me conosciuti mi è sembrato quello un po’ meno conciliare di altri; tuttavia per discernere a fondo la giustezza dei suoi consigli vorrei che voi –se possibile– possiate spiegarmi la dottrina in merito alla scelta del male minore, quando ve ne sono le condizioni e quando, comunque, non è mai lecito agire.

Speranzoso in una vostra cordiale risposta vi saluto cordialmente in Gesù, Maria e Giuseppe.

Aldo Bianchi

 

Il male non deve essere mai scelto, ma può essere subito e se io mi trovassi a dover comunque subire il male, preferisco, se mi è consentito, scegliere quello minore.
Quindi, ad esempio, non è lecito scegliere di approvare tra una legge abortista che consente di ammazzare 10 bambini e una legge abortista che consente di ammazzarne 1.000: perché nessuno può fare una legge che ammetta l'omicidio, neppure quello di un solo bambino. Il male non va mai scelto, non sunt facienda mala ut eveniant bona. E questo fu il caso di un triste referendum... Con il referendum si legiferava, votanto si "faceva" in ogni caso una legge assassina. Chi non voleva "farla" non doveva votare, anche se con il non voto si poteva determinare una brutta conseguenza. Ma di quella eventuale conseguenza non poteva essere incolpato il non-votante, perché norme e conseguenze non le aveva stabilite lui, ma gli erano state imposte.

Altro caso: si può fare qualcosa che comporti come conseguenza un male, purché quel "male" non sia il fine, lo scopo del fare. E in tal caso la scelta del male minore, a rigor di termini, non c'entra.
Ad esempio, si può operare una donna incinta, quando non se ne possa rinviare l'operazione, per salvarle la vita, pur in presenza del grave e serio rischio di causare quasi certamente la morte del nascituro: in tal caso, scopo dell'operazione non è l'aborto, ma l'evitare l'imminente grave pericolo di vita della madre. Si cercherà con ogni mezzo di salvare la madre e il figlio, ma, se non si dovesse riuscire, tutto rimarrebbe comunque nei limiti del lecito e del dovere.
Dott. Bianchi, non pensiamo di avere esaurito gli argomenti da la lei proposti, speriamo solo di averle dato materia di riflessione, pertanto ci consenta di concludere con i nostri più cordiali saluti.
                                                         In Gesù, Maria e Giuseppe,
                                                                      la Redazione

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