Il 18 Luglio dell'anno 1013 Eltrude, sposa di Goffredo(1), conte di Altshausen di Svevia , diede alla luce un figlio
maschio.
Gli sposi appartenevano entrambi a nobilissime famiglie, e nomi di gentiluomini
e di alti prelati si ripetono continuamente nei loro alberi genealogici.
Eppure di nessuno di costoro si è serbata durevole memoria, salvo
che del piccolo essere che venne al mondo orribilmente deforme.
Fu soprannominato "il Rattrappito", tanto era storto e contratto:
non poteva star ritto, tanto meno camminare; stentava perfino a star
seduto nella sedia che era stata fatta appositamente per lui; le sue
dita stesse erano troppo deboli e rattratte
(2) per scrivere; le labbra e il palato erano deformati al punto
che le sue parole uscivano stentate e difficili a intendersi. In un
mondo pagano(3) egli sarebbe
stato, senza esitazione di sorta, lasciato morire all'atto stesso della
sua nascita, soprattutto considerando che il piccolo Ermanno era uno
dei quindici [!!!] figli e che i competenti di novecento anni fa lo
dichiararono anche "deficiente".
Che cosa fecero quei poveretti (4) ancor sommersi in quelle che abbiamo la faccia tosta (5) di chiamare le "tenebre del medioevo"? (6) Lo mandarono (7) in un monastero (8) e pregarono per lui.
Erano stati i monasteri a raccogliere e a sviluppare tutto quanto era
stato possibile dell'antica cultura (9).
In Germania la cultura del passato veniva non soltanto dal sud latino,
ma anche dall'Inghilterra (san Bonifazio (10) del Devoshire) e, certamente, dall'Irlanda. Inoltre era
largamente diffusa tra il popolo. La cultura latina, piuttosto ardua (11), era addolcita da piacevoli elmenti germanici. C'erano traduzioni
in tedesco (12) dei Vangeli, nelle
chiese si predicava in tedesco e si può dire che tutti i grandi
nomi delle letterature latina e greca giungevano, attraverso il pulpito,
all'orecchio di tutti (13).
[...] Fu in uno di tali monasteri che venne mandato il mostriciattolo
deficiente.
Reichenau (14) sorgeva in una
deliziosa isoletta nel lago di Costanza, dove il Reno corre impetuoso
verso le sue cateratte. Il monastero era stato fondato prima di Carlo
Magno -esisteva cioè da più di duecento anni-. Sulla strada
maestra, sulla riva di fronte, transitavano continuamente viaggiatori
italiani, greci, irlandesi e islandesi. Le sue mura ospitavano dotti
famosi e una scuola di pittura.
Qui il ragazo crebbe. Qui il ragazzo che poteva a mala pena biascicare
poche parole con la sua lingua inceppata, trovò, chissà
in virtù di quale psicoterapia (15) religiosa, che la sua mente si apriva.
Neppure per un solo istante, durante tutta la sua vita, egli può
essersi sentito "comodo" o, per lo meno, liberato da ogni
dolore (16): quali sono tuttavia
gli aggettivi che vediamo affollarsi intorno a lui nelle pagine degli
antichi cronisti? Li traduco dalla biografia in latino: "Piacevole,
amichevole, conversevole; sempre ridente; tollerante; gaio; sforzandosi
in ogni occasione" -ah, ecco una parola di difficile traduzione-
"di essere galantuomo con tutti", mi pare che sarebbe il nostro
modo di esprimerci, oggi. Con il risultato che tutti gli volevano bene (17). E frattanto quel coraggioso giovinetto -che, ricordate,
non era mai comodo, né seduto su di una sedia, né sdraiato
in un letto- imparò la matematica, il greco, il latino, l'arabo,
l'astronomia e la musica.
Scrisse un intero trattato sugli astrolabi (18) e nella prefazione scrisse: "Ermanno, l'infimo dei
poveretti di Cristo e dei filosofi dilettanti, il seguace più
lento di un ciuco, anzi, di una lumaca"... "è stato
indotto dalle preghiere di "molti amici" (già "tutti"
gli volevano bene!) a scrivere questo trattato scientifico". Aveva
sempre cercato di risparmiarsi lo sforzo, con ogni sorta di pretesti,
ma, in realtà, soltanto a causa della sua "massiccia pigrizia";
tuttavia finalmente poteva offrire, all'amico al quale il libro è
dedicato, la teoria della cosa, e aggiungeva che, se l'amico l'avesse
gradito, avrebbe cercato, in seguito, di svilupparlo su linee pratiche
e più particolareggiate.
E, lo credereste? con quelle sue dita tutte rattrappite, l'indomabile
giovane riuscì a fare (19) astrolabi, orologi e strumenti musicali. Mai vinto, mai ozioso!
In quanto alla musica -magari i nostri coristi d'oggi leggessero le
sue parole!- egli afferma che un buon musico (20) dovrebbe essere capace di comporre un motivo passabile,
o almeno di giudicarlo, e poi di cantarlo. In generale i cantori,
egli dice, si curano del terzo punto soltanto, e non pensano
mai. Essi cantano, o, per meglio dire, si sgolano, senza rendersi conto
che nessuno può cantar bene se la sua mente non è in armonia
con la sua voce. Per tali cantanti da strapazzo una voce forte è
tutto ciò che conta.
[
] È per altro quasi certo che egli fu il compositore dello
stupendo inno Salve Regina, dell'Alma Redemptoris, e di alcuni
altri (21).
Ma oltre a questo, Ermanno, dotato di un cervello stra orinariamente
attivo e vigoroso, e che era a conoscenza di tutte le tradizioni delle
più importanti famiglie del suo tempo, ed aveva accesso a molti
libri antichi che noi non conosciamo a causa delle distruzioni che in
anni successivi dispersero e rovinarono le biblioteche degli antichi
monasteri, scrisse un Chronicon (22) di storia del mondo, dalla nascita di Cristo al tempo suo (23). Si sa che l'opera si meritò le lodi dei competenti
del tempo, che la giudicarono straordinariamente accurata (24), fondata naturalmente sulle tradizioni (25), ma tuttavia obbiettiva e originale (26). Eccovi dunque il monacello storpio, chiuso nella sua cella,
ma desto, vivo, con gli occhi spalancati a seguire la scena del mondo
esterno eppure non mai cinico (27),
non mai crudele (è così frequente il caso che la sofferenza
generi crudeltà) e capace di tracciare un quadro completo delle
correnti della vita in Europa.
Venne il momento di morire. Lascio al suo amico e biografo Bertoldo
di parlarci di questo. "Quando alfine l'amorevole benignità
del Signore si degnò di liberare la sua santa anima dalla tediosa (28) prigione del mondo, egli fu assalito dalla pleurite e trascorse
quasi dieci giorni in continue e forti tribolazioni. Alfine, un giorno,
nelle prime ore del mattino, subito dopo la Santa Messa, io, che egli
considerava il suo più intimo amico, mi recai da lui e gli chiesi
se si sentisse un poco meglio:
- Non domandarmi questo, egli rispose, non questo!
Ascoltami bene.
Io morirò certamente tra breve. Non vivrò, non guarirò
più.
Riferisce poi il cronista che il paziente gli disse che la notte precedente
gli era parso di essere intento a rileggere il famoso Hortensius
di Cicerone con le molte sagge osservazioni sul bene e sul male, e gli
erano ripassate per la mente tutte le cose che egli stesso aveva avuto
in animo di scrivere su quello stesso argomento.
- E sotto la forte ispirazione di quella lettura, tutto il mondo presente
e tutto ciò che ad esso appartiene -questa stessa vita mortale
era divenuta meschina e tediosa- e, d'altra parte, il mondo futuro,
che non avrà termine, e quella vita eterna, sono divenuti indicibilmente
desiderabili e cari, così che io desidero tutte queste cose passeggere
non più che la impalpabile calugine del cardo.
- Sono stanco (29) di vivere.
All'udire queste parole di Ermanno, Bertoldo non seppe più trattenersi
e, dice, "ruppi in grida scomposte e pianti! Ma Ermanno dopo un
poco tutto indignato mi rimproverò tremando un poco per l'ira
e guardandomi di sottecchi con aria di meraviglia:
- Amico del mio cuore, -diss'egli- non piangere, non piangere per me!"
Dopo di che chiese a Bertoldo di prender le tavolette per scrivere onde
annotare alcune ultime cose.
- E -aggiunse il morente- ricordando ogni giorno che anche tu dovrai
morire, preparati con ogni energia per intraprendere lo stesso viaggio,
poiché, in un giorno e in un'ora che tu non sai, verrai con me,
con me, il tuo caro, caro amico.
E furono queste le sue ultime parole.
[
] Senza dubbio, allevare bene il corpo è cosa importante,
tuttavia subordinata; l'educar bene la mente è la cosa principale.
In questo povero, contorto ometto del Medioevo, brilla il trionfo della
Fede che ispirò l'amore e il trionfo dell'amore che fu leale (30) alla Fede professata.
Ermanno ci dà la prova che il dolore non significa infelicità,
né il piacere la felicità.
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(1) L'UTET e la Universale Rizzoli dicono
che Ermanno fu figlio di Wolverado II (o Wolverad), conte di Svevia, regione
della Germania occidentale.
(2) rattratte: rattrappite, contorte.
(3) un mondo pagano: gli antichi spesso lasciavano morire i bambini
nati deformi, ma i civili del nostro tempo non li fanno manco nascere!
i civili del nostro tempo ammazzano con l'aborto non solo i bambini deformi,
ma anche quelli che, pur belli e normali, non sono desiderati! la finezza
dei nostri tempi ammazza i deformi e i non desiderati!... Il superbo uomo
moderno, ripetendo il peccato originale, peccato di ribellione e di superbia
appunto, si mette al posto di Dio e stabilisce lui chi e quando deve nascere,
chi e quando deve morire: questa è la nostra civiltà !!!
altro che quella del Medioevo !!!
(4) poveretti: oggi noi, più intelligenti, più appropriatamente
li diremmo "incoscienti"...
(5) faccia tosta: giusto! esatto!
Si tratta di faccia tosta. Ogni tanto, grazie a Dio, si trovano degli
autori e dei professori che chiamano le cose con il loro vero nome, infischiandosene
della massa pecorona e acritica, capace solo di ripetere pappagallescamente
quanto dicono i libri "di testo" e "i grandi" alla
moda.
(6) la faccia tosta... medioevo: è la presunzione ed il
pregiudizio di ritenere primitivo, tenebroso e buio tutto ciò che
riguarda il Medioevo, età invece ricca di fermenti cristiani e
di spiritualità
(7) mandarono: si esprime meglio l'UTET (op. cit.): fu "portato"
(8) in un monastero: ovviamente non appena nato, ma all'età
di sette anni, e non per sbarazzarsene, per il propio comodo, ma per il
superiore interesse del bambino stesso; l'UTET chiarisce che "fu
portato alla scuola del monastero", quindi per fini
religiosi e scolastici.
(9) antica cultura: il meglio e il buono della cultura classica,
greca e latina.
(10) san Bonifazio: monaco inglese evangelizzatore della Germania.
(11) ardua: difficile. È un tedesco che scrive...
(12) in tedesco: Martin Lutero è arrivato tardi, circa 450
anni dopo! Lutero quindi non è affatto originale, neppure in questo!
(13) all'orecchio di tutti: quindi non è proprio vero che
nel Medioevo erano tutti ignoranti!
(14) Reichenau: (Augia dives) isoletta del lago di Costanza,
su cui sorgeva il monastero benedettino omonimo fondato nel 724, celebre
centro di cultura.
(15) chissà in virtù di quale psicoterapia: con tale
espressione l'autore mostra di non credere alla psicoterapia, molto in
voga e di moda ai nostri giorni (pure in certi ambienti religiosi), nei
quali tutto si fa risalire a traumi e controtraumi, che si pretende di
risolvere con psicoterapie e psicoanalisi fondate sulla psicologia, considerata
scienza pur non potendo essa definire alcuna legge di comportamento:
il vero motivo di tanta esaltazione è che la psicologia, pur contrabbandata
come scienza, ben si presta a fondare il più sfrenato individualismo
prima e il relativismo poi, per cui in morale tutto è scusabile
e tutto è scusato e nelle scienze il vero è relativo, tutto
è vero e niente è vero, il vero non esiste, per concludere
che non esiste il Vero per eccellenza, Dio.
(16) Portato al monastero, non nutre leopardiani rancori contro i genitori
e la natura, ma con amore si dà a Dio e agli studi, accettando
santamente la sofferenza della quale la Bontà Infinita di Dio lo
ha voluto arricchire. Di gran lunga molto meno ammalato, Giacomo Leopardi
avrebbe potuto essere un tantino l'Ermanno del XIX secolo, invece è
stato il rivoluzionario, il ribelle, colui che non si è vergognato
di mentire gravemente e pesantemente sul cattolicissimo padre e sulla
madre, colui che ha irrimediabilmente calunniato e diffamato i suoi genitori,
che si è ribellato a Dio e Lo ha bestemmiato come "natura
matrigna", colui che ha desiderato la morte, non per godere Dio,
ma per sfuggire alle sofferenze della vita naufragando dolcemente nel
mar del nulla. Ecco uno dei tanti frutti guasti dell'illuminismo!
(17) Non è un caso se quello storpio viene eletto addirittura abate
del monastero benedettino di Reichenau! (vedi Rizzoli, op.cit.)
(18) È illuminante quel che scrive l'UTET a questo proposito: [a
Reichenau,] "paralizzato in quasi tutte le membra, rimase fino alla
sua morte, tutto dedito agli studi prediletti, all'insegnamento
e alla composizione dei suoi numerosi scritti. Il suo interesse si estese
ai campi più disparati dalla poesia alla musica, dalla matematica
all'astronomia e alla storia". E prima lo dice "cronista e poeta,
uno dei più grandi dotti del Medioevo". La Rizzoli
(op.cit.) definisce Ermanno "benedettino e storico tedesco",
mentre più restrittiva è la Treccani che, nel suo "Il
dizionario enciclopedico italiano" (vol. IV, pag. 452, Roma 1970),
lo dice "cronista" e aggiunge ben poco: "Monaco dell'abbazia
di Reichenau. Compose, oltre a diversi scritti di matematica, astronomia
e teoria musicale, una Cronaca universale, che giunge fino all'anno
della sua morte"
(19) a fare: cioè a costruire con le sue mani.
(20) musico: cantore.
(21) Più completa è l'UTET: "Altre opere sono le parole
e la musica di parecchi inni e sequenze (tra cui
alcuni vorrebbero annoverare la Salve Regina e l'Alma Redemptoris
Mater); De mensura astrolabii; De utilitatibus astrolabii (opuscoli
di astronomia); Computus (intorno a questioni di cronologia); De
conflictu rithmimachiae; De musica; ecc. Tra le opere poetiche vanno
ricordate De octo vitiis principalibus, poemetto allegorico diretto
alle suore per infondere il disprezzo del mondo; Conflictus ovis et
lini, uno degli esemplari più cospicui di quel genere poetico
medievale detto "contrasto", di attribuzione peraltro
incerta".
La Rizzoli (op.cit.) aggiunge che fu "compilatore di un martirologio".
(22) Chronicon:narrazione storica in cui i fatti sono registrati nella
loro successione temporale.
(23) L'UTET precisa: "La sua opera principale è una Cronaca
universale da Cristo fino al 1054, notevole per esattezza storica
e per equilibrio di giudizio: per il periodo dall'antichità
fino al 1039 egli si servì di una cronaca sveva precedente, per
il resto invece fece opera personale, attingendo prevalentemente ai propri
ricordi. Questa cronaca fu poi continuata da Bertoldo, discepolo di Ermanno,
e da Bernoldo."
(24) La Rizzoli (op.cit.) la dice "importante per il gran numero
di fonti utilizzate".
(25) sulle tradizioni: ossia sulla trasmissione orale di generazione
in generazione.
(26) La Rizzoli (op.cit.) la definisce "originale per la parte
finale in cui espone fatti a lui contemporanei".
(27) cinico: sprezzante.
(28) tediosa: noiosa, fastidiosa.
(29)stanco di vivere: questa non è l'espressione di un
disperato, di uno che vuole farla finita con la vita, di chi ribellandosi
a Dio non vuole più "prendere ogni giorno la sua croce"
dietro a Gesù; essa è invece il grido del subblime desiderio
di andare al più presto a Dio, per goderLo, per godere quel
"mondo futuro, che non avrà termine, e quella vita eterna,
che sono divenuti indicibilmente desiderabili e cari".
(30) leale...professata: mantenne le promesse proclamate dalla
fede.
BIBLIOGRAFIA - Santi, di Cyril Martindale, trad. di L. Krasnik, Jaca Book,
Milano; La Cronaca fu pubblicata da G. H. PERTZ, in Mon. Ger. Hist., Script.,
V. Hannover, 1844, riprodotta in MIGNE, PL, 143, 53-263; gli Inni, in
DREVES-BLUME, Analecta hymnica M. E., 50, 1907; altri scritti in MIGNE,
PL, 143; il De octo vitiis, da E. DÜMMLER, in "Zeitschrift für
deutsch. Altertum", 13, 1867; il Conflictus, da ÉD. DU MÉRIL,
in Poésies popul. latines antérieures au XIIe siècle,
Parigi, 1843; la Musica, da W. BRAMBACH, Lipsia 1884. H. GRANDE DIZIONARIO
ENCICLOPEDICO UTET, Vol. V, pag. 172, Torino 1956.
ENCICLOPEDIA UNIVERSALE RIZZOLI, Vol.VI, pag. 29, Milano 1967.
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